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178 giornata seconda

e da indi in avanti, per onor della sopravvegnente domenica, da ciascuna opera riposarsi; per che, non potendo cosí appieno in quel dí l’ordine da noi preso nel vivere seguitare, similmente estimo sia ben fatto, quel dí delle novelle ci posiamo. Appresso, per ciò che noi qui quattro di dimorate saremo, se noi vogliam tôr via che gente nuova non ci sopravvenga, reputo opportuno di mutarci di qui ed andarne altrove: ed il dove io ho giá pensato e provveduto. Quivi quando noi saremo domenica appresso dormire adunati, voglio, avendo noi oggi avuto assai largo spazio da discorrere ragionando, sí perché piú tempo da pensare avrete e sí perché sará ancora piú bello che un poco si ristringa del novellare la licenza, che sopra un de’ molti fatti della fortuna si dica: ed ho pensato che questo sará di chi alcuna cosa molto disiderata con industria acquistasse o la perduta recuperasse. Sopra che ciascun pensi di dire alcuna cosa che alla brigata esser possa utile o almeno dilettevole, salvo sempre il privilegio di Dioneo. — Ciascuno commendò il parlare ed il diviso della reina: e cosí statuiron che fosse. La quale, appresso questo, fattosi chiamare il suo siniscalco, dove metter dovesse la sera le tavole, e quello appresso che far dovesse in tutto il tempo della sua signoria pienamente gli divisò; e cosí fatto, in piè dirizzata con la sua brigata, a far quello che piú piacesse a ciascuno gli licenziò.

Presero adunque le donne e gli uomini inverso un giardinetto la via, e quivi poi che alquanto diportati si furono, l’ora della cena venuta, con festa e con piacer cenarono; e da quella levati, come alla reina piacque, menando Emilia la carola, la seguente canzone da Pampinea, rispondendo l’altre, fu cantata:

     Qual donna canterá, s’io non canto io,
che son contenta d’ogni mio disio?
     Vien’ dunque, Amor, cagion d’ogni mio bene,
d’ogni speranza e d’ogni lieto effetto;
cantiamo insieme un poco,
non de’ sospir né delle amare pene
ch’or piú dolce mi fanno il tuo diletto,
ma sol del chiaro foco