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novella settima | 19 |
riso porse agli uditori, ma sé de’ lacci di vituperosa morte disviluppò, come voi udirete.
Nella terra di Prato fu giá uno statuto, nel vero non men biasimevole che aspro, il quale, senza niuna distinzion far, comandava che cosí fosse arsa quella donna che dal marito fosse con alcun suo amante trovata in adulterio, come quella che per denari con qualunque altro uomo stata trovata fosse. E durante questo statuto, avvenne che una gentil donna e bella ed oltre ad ogni altra innamorata, il cui nome fu madonna Filippa, fu trovata nella sua propria camera una notte da Rinaldo de’ Pugliesi suo marito nelle braccia di Lazzarino de’ Guazzagliotri, nobile giovane e bello di quella terra, il quale ella quanto se medesima amava; la qual cosa Rinaldo veggendo, turbato forte, appena del correr loro addosso e d’uccidergli si ritenne, e se non fosse che di se medesimo dubitava, seguitando l’impeto della sua ira l’avrebbe fatto. Rattemperatosi adunque da questo, non si potè temperare da voler quello, dallo statuto pratese, che a lui non era licito di fare, cioè la morte della sua donna. E per ciò, avendo al fallo della donna provare assai convenevole testimonianza, come il dí fu venuto, senza altro consiglio prendere, accusata la donna, la fece richiedere. La donna, che di gran cuore era, sí come generalmente esser soglion quelle che innamorate son da dovero, ancora che sconsigliata da molti suoi amici e parenti ne fosse, del tutto dispose di comparire e di voler piú tosto, la veritá confessando, con forte animo morire che vilmente, fuggendo, per contumacia in esilio vivere e negarsi degna di cosí fatto amante come colui era nelle cui braccia era stata la notte passata. Ed assai bene accompagnata di donne e d’uomini, da tutti confortata al negare, davanti al podestá venuta, domandò con fermo viso e con salda voce quello che egli a lei domandasse. Il podestá, riguardando costei e veggendola bellissima e di maniere laudevoli molto, e secondo che le sue parole testimoniavano, di grande animo, cominciò di lei ad aver compassione, dubitando non ella confessasse cosa per la quale a lui convenisse, volendo il suo onor servare, farla morire. Ma pur, non potendo cessare di