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novella settima 133

ritornò sopra il capo; e questo udire non sará senza utilitá di voi, per ciò che meglio di beffare altrui vi guarderete, e farete gran senno.

Egli non sono ancora molti anni passati che in Firenze fu una giovane del corpo bella e d’animo altiera e di legnaggio assai gentile, de’ beni della fortuna convenevolmente abbondante, e nominata Elena, la quale, rimasa del suo marito vedova, mai piú maritar non si volle, essendosi ella d’un giovanetto bello e leggiadro a sua scelta innamorata; e da ogni altra sollecitudine sviluppata, con l’opera d’una sua fante di cui ella si fidava molto, spesse volte con lui con maraviglioso diletto si dava buon tempo. Avvenne in questi tempi che un giovane chiamato Rinieri, nobile uomo della nostra cittá, avendo lungamente studiato a Parigi, non per vender poi la sua scienza a minuto, come molti fanno, ma per sapere la ragion delle cose e la cagion d’esse, il che ottimamente sta in gentile uomo, tornò da Parigi a Firenze: e quivi, onorato molto sí per la sua nobiltá e sí per la sua scienza, cittadinescamente viveasi. Ma come spesso avviene, coloro ne’ quali è piú l’avvedimento delle cose profonde, piú tosto da amore essere incapestrati, avvenne a questo Rinieri; al quale, essendo egli un giorno per via di diporto andato ad una festa, davanti agli occhi si parò questa Elena, vestita di nero sí come le nostre vedove vanno, piena di tanta bellezza, al suo giudicio, e di tanta piacevolezza quanto alcuna altra ne gli fosse mai paruta vedere: e seco estimò, colui potersi beato chiamare al quale Iddio grazia facesse lei potere ignuda nelle braccia tenere. Ed una volta ed altra cautamente riguardatala, e conoscendo che le gran cose e care non si possono senza fatica acquistare, seco diliberò del tutto di porre ogni pena ed ogni sollecitudine in piacere a costei, acciò che per lo piacerle il suo amore acquistasse, e per questo il potere aver copia di lei. La giovane donna, la quale non teneva gli occhi fitti in inferno, ma quello e piú tenendosi che ella era, artificiosamente movendogli, si guardava dintorno e prestamente conosceva chi con diletto la riguardava, accortasi di Rinieri, in se stessa ridendo, disse: — Io non ci sarò oggi venuta invano,