l’avea; la qual tornò e disse di sí. La fante adunque, che giovane e gagliarda era, dalla donna aiutata, sopra le spalle si pose Ruggeri, ed andando la donna innanzi a guardar se persona venisse, venute all’arca, dentro vel misero, e richiusala, il lasciarono stare. Erano di quei dí alquanto piú oltre tornati in una casa due giovani li quali prestavano ad usura, e volonterosi di guadagnare assai e di spender poco, avendo bisogno di masserizie, il dí davanti avean quella arca veduta ed insieme posto che, se la notte vi rimanesse, di portarnela in casa loro. E venuta la mezzanotte, di casa usciti, trovandola, senza entrare in altro ragguardamento, prestamente, ancora che lor gravetta paresse, ne la portarono in casa loro ed allogaronla allato ad una camera dove lor femine dormivano, senza curarsi d’acconciarla troppo appunto allora; e lasciatala stare, se n’andarono a dormire. Ruggeri, il quale grandissima pezza dormito avea e giá aveva digesto il beveraggio e la vertú di quel consumata, essendo vicino a matutin si destò: e come che rotto fosse il sonno ed i sensi avessero la loro vertú recuperata, pur gli rimase nel cerebro una stupefazione la quale non solamente quella notte, ma poi parecchi dí il tenne stordito; ed aperti gli occhi e non veggendo alcuna cosa e sparte le mani in qua ed in lá, in questa arca trovandosi, cominciò a smemorare ed a dir seco: — Che è questo? Dove sono io? Dormo io o son desto? Io pur mi ricordo che questa sera io venni nella camera della mia donna, ed ora mi pare essere in un’arca. Questo che vuol dire? Sarebbe il medico tornato o altro accidente sopravvenuto, per lo quale la donna, dormendo io, qui m’avesse nascoso? Io il credo, e fermamente cosí sará. — E per questo cominciò a star cheto e ad ascoltare se alcuna cosa sentisse: e cosí gran pezza dimorato, stando anzi a disagio che no nell’arca, che era piccola, e dolendogli il lato in sul quale era, in su l’altro volger volendosi, sí destramente il fece, che, dato delle reni nell’un de’ lati dell’arca, la quale non era stata posta sopra luogo iguali, la fe’ piegare ed appresso cadere: e cadendo fece un gran romore, per lo quale le femine che ivi allato dormivano si destarono ed ebber paura, e per paura tacettono.