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CRU — 244 — CUC


Cruvecchia. V. cartedda. Nel Catanese.

Cruvecchiu. Metatesi di cuverchiu.

Cruvedda, Cruveddu. V. cartedda. Corruzione di corbello.

Cruvicchiaru. V. cartiddaru.

Cruvicchiuni. V. cartidduni.

Cruviseri. V. curviseri.

Cruzzari. V. truzzari.

Cruzzata. s. f. Colpo dato colla gruccia: grucciata.

Cruzzazza. s. f. accr. e pegg. di crozza in tutti i sensi. || Teschione, scrofaccia.

Cruzzetta. s. f. dim. di crozza, gruccia piccola: gruccetta.

Cruzzicchia, Cruzzicedda, Cruzzitedda, Cruzzitta. dim. di crozza in ogni significato. || Gruccetta, gruccettina. || Berghillenuzza.

Cruzzularu. V. trunzu.

Cu. prep. Strumentale: con. || Di compagnia: con. || Col pron. mia, tia, talora si pone avanti; mecu, tecu: meco, teco. || Per contra; avirila cu unu: averla con uno. || dari cu la testa a lu muru: dare del capo al muro. || Anche in italiano vi è co per con, come si trova nelle Favole d’Esopo. || Unita agl’infiniti fa render significato di gerundio, p. e. cu lu cantari si fici canusciri: col cantare si fece conoscere. || In paragone: con.

Cu'. V. cui.

Cubba. s. f. Spezie di volta a guisa di cupoletta che si fa per coperchio alle sorgenti d’acqua: arco, volta, cupoletta.

Cubbàita. s. f. Confettura o torrone di noci o mandorle e mele cotto: copeta. Si fa anche di giuggiolena. || prov. scrusciu di carta senza cubbàita, molta apparenza e nulla sostanza: molto fumo e poco arrosto.

Cubbaitàru. s.m. Venditor di copeta. || unni è è, dici lu cubbaitaru, modo prov. che importa: la cosa sta così, non v’ha da sofisticare. || fari la nota di lu cubbaitaru, dire una spesa eccessiva.

Cubbaltu. V. cobbaltu.

Cubbebbi. s. m. T. bot. Frutto aromatico di un albero indiano della grossezza del pepe: cubebe.

Cubbeta. (Vinci) V. cubbàita.

Cubbiceddu. dim. di cubbu: cubetto.

Cùbbicu. add. Che ha forma del cubo: cubico.

Cubbìculu. s. m. Camera piccola: cubicolo (Mort.).

Cubbitali. add. Di cubito, e parlandosi di caratteri vale grandissimi: cubitale. || a littri cubbitali, in grandi lettere: a lettere cubitali.

Cubbu. s. m. Figura di sei facce quadrate, uguali e gli angoli retti: cubo.

Cubbu. add. Dcesi del cielo quando è coperto: rabbriuscato, oscuro. || Di rumore grave, lontano: cupo. || cubbu cubbu: cupamente, cupo cupo.

Cùbbula. s. f. Volta che rigirandosi intorno a un centro si regge in sè medesima: cupola. || Per sim. la sommità convessa di varie cose: cupola.

Cubbulazza. s. f. pegg. di cùbbula.

Cubbulicchia, Cubbulidda. s. f. dim. di cùbbula: cupoletta, cupolino.

Cubbulinu. s. m. La lanterna delle cupole: capannuccio, cupolino V. lanterninu.

Cubbuluni. s. m. accr. di cùbbula: cupolone. || La parte superiore della carrozza che serve di coperta: mantice.

Cucca. s. f. T. zool. Uccello noto: civetta. Strix passerina L. || jiri cu la cucca, andar a uccellar colla civetta: andar a civetta. Tal uccellagione si dice pure: chiurlo, fistierella. || jucarisi a la cucca, burlar grandemente altrui: dar la quadra a uno. || aviri vizii quantu o cchiù di la cucca, modo prov.: esser astutissimo o civettare. || Prov. cu’ si vanta cu la so vucca o è asinu o è cucca, il vantar se stesso è male: chi si loda s’imbroda. || – di passa, uccello rapace notturno col becco verdastro, l’iride scura e l’ugna nere: gufo selvatico. Strix alugo L. || – furastera, uccello egizio che si vede talvolta in Sicilia. Strix o Bubo ascalaphus Savigny. || met. Femminetta sfacciata e ardita: civetta. || facci di cucca, per baia chi abbia il naso troppo adunco, e faccia sgradevole: ceffo da cuccoveggia. || ti salutu cucca, per dire addio, tutto è finito: addio fare. || cucca di maju: cuccolo. Cuculus canorus L. || tèniri la cucca, tener la posta ad alcuno per parlargli. || pari la cucca, lodare smoderatamente una persona per beffe o adulazione: piaggiare, dar l’allodola; fingere di non sapere una cosa che si sa: far le lustre. || essiri la cucca di tutti, essere acconcio a rapportare ogni cosa: servire di zimbello.

Cuccagna. s. f. Paese favoloso che si prende per felicità e abbondanza di tutte le cose: cuccagna. || Per sim. quel luogo dove per qualche festa si espone al pubblico ogni commestibile e con giuochi o prove si pigliano: cuccagna. || fig. fari cuccagna, tor di mano altrui con violenza: arraffare. || Per poltroneria.

Cuccagnisi. add. Dicesi di chi voglia vivere allegramente, ma senza travaglio: mangiapane. || pari lu cuccagnisi, fingere di non saper una cosa: far lo gnorri.

Cuccanata. s. f. (Mal.). Rabbuffo: canata.

Cuccaneddu. s. m. dim. di còccanu.

Cuccaniari. v. a. Riprendere: rinfacciare.

Cuccarda. s. f. Divisa o contrassegno solito portarsi dai militari o altri: rosa, e francescamente: coccarda.

Cuccareddu. s. f. T. zool. Sorta di uccello: alloccarello (Rocca). || Giovine stolido o di basso ingegno: castroncello.

Cuccetta. s. f. T. mar. Letticciuolo messo vicino ai bordi della nave per uso degli ufficiali o passeggieri: cuccetta. || E quello pe’ marinai: branda. || – di pani, camera ove si colloca lo scrivano colle gallette: pagliotto.

Cucchia. s. f. Due cose insieme: coppia. || nn’hai a manciari cucchi di pani, modo prov. che indica un tempo molto lungo per poter ottenere alcuna cosa. || – di pani, forma di pane che è a coppie: picce.

Cucchïamentu. s. m. Il coccoveggiare. || Beffamento. || L’andar in traccia d’alcuno, o lo sbirciare. || Atti smancerosi e leziosi: civettaggine.

Cucchiara. s. f. Strumento concavo col quale si piglia il cibo: cucchiajo. || Quello più grande bucherato o no con cui si mestano le minestre: mèstola. || essiri cucchiara di tutti pignati, dicesi di chi ha cognizione di molte cose: saccente. E per lo ingerirsi volentieri in ogni cosa: ciaccione. || li toi cucchiari, voce di spregio per contraddire o negare. || È sinonimo di