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CRI — 237 — CRI


Crianzazza. (Mal.) V. malacrianza.

Crianzelli. s. f. pl. Quegli atti di riverenza e di ossequio verso i superiori o di dimostrazione reciproca che per urbanità s’usano in certi tempi e certe occasioni: complimenti, pulitezze.

Criari. v. a. Il fare dal nulla: creare. || Originare: creare. || Dar l’essere materialmente, generare: creare. || Costituire, eleggere, ordinare novellamente: creare. P. pass. criatu: creato (A. V. ital. criare, Fra Guittone).

Criata. s. f. di criatu, serva, fantesca.

Criatazza di casa. s. f. Cattiva serva: fantescaccia, servaccia. || Per ispregio a femina sguajata, svenevole, ciarlona: zambracca.

Criatazzu. s. m. pegg. di criatu: servaccio, servitoraccio.

Criateddu. s. m. dim. di criatu: servitorino, fanticello, servitorello, servicello.

Criativu. add. Che crea o può creare: creativo.

Criatu. s. m. Colui che serve altrui per salario e per lo più porta livrea: servo, fante, valletto, creato (Forse dallo Sp. creado). || li criati si nun su’ tuccati su’ maniati, le fantesche se non sono disonorate sono state però brancicate; misera sorte di chi sta soggetto! per cui criati nnemici salariati.... e può uno esser amico del suo oppressore? il servo amare chi lo tien servo? || stari o mittirisi a criatu, acconciarsi al servizio di alcuno.

Criatura. s. f. Dicesi d’ogni cosa creata e specialmente dell’uomo: creatura. || Colui che è stato sotto la disciplina d’alcuno e allevato da lui: creatura. || Il portato nel seno della donna: creatura. || Per bambino, bambina o fanciulletto, fanciulletta. || È anche s. di criaturi nel senso di giovine, pulzella (A. V. ital. criatura, Dante).

Criaturedda. s. f. dim. di criatura: creaturella, creaturina. || Bambolino, bambolina, creaturina. || Pulzelletta.

Criatureddu. s. m. dim. di criaturi: bambolino, fanciullino.

Criaturi. s. m. Chi crea, Dio: creatore. || Ad uomo che ha dato origine: creatore. || add. Facitore: creatore. || Bambino e anco fanciullo. Dicesi anco per dispregio.

Criaturicchia. V. criaturedda. Diminutivo alla spagnuola (Sp. creadurica).

Criaturiddazzu. pegg. di criatureddu: bambolinaccio.

Criaturiddettu. (Piaggia) dim. di criatureddu: bambolinetto.

Criaturinu. V. criatureddu –dda.

Criaturuna. s. f. accr. di criatura, nel 3º sign.: creaturona.

Criazioni. s. f. Il creare, in tutti i sensi: creazione.

Cricca. s. f. T. orol. Membro uncinato degli oriuoli da tasca, che serve a tener a segno la catena sul tamburro in cui sta chiusa la molla: gancettino della catena. || Ogni ferro adunco: uncino. || V. pure cricchia.

Cricchi e Croccu (Juncirisi. Appropriasi a persone che stanno sempre in sui bisticci: esser la compagnia di Ponte a Rifredi, pochi e mal d’accordo. || Può significare anco l’unione di due tristi: il mugnajo è d’accordo col gabelliere. || cricchi e croccu e manicu di ciascu, dicesi per ischerzo quando i contendenti sono tre o più. || Brigata d’uomini per lo più tristi o simili: cricca, criocca. || Per cricchia V.

Cricchia. s. f. Rasura tonda che si fanno i preti in sul cocuzzolo: chèrica, chièrica. || Quella carne rossa che hanno in sul capo i galli, le galline e alcun altro uccello: cresta. || met. Capo: cresta. || Prov. nè tònaca fa monacu, nè cricchia fa parrinu: l’abito non fa il monaco, il solo esteriore non basta a costituire l’intimo. || cricchi di gaddu. T. chir. Escrescenze carnose che compariscono nell’ano: creste di gallo. || T. tip. Pezzo di legno attaccato ad una delle cosce del torchio, che serve a tener ferma la mazza: cricca.

Cricchiajaddu. V. carota. Così nel Catanese.

Crìcchiu. s. m. Capriccio, fantasticaggine: fisima. || veniri lu cricchiu ad unu: saltargli il ticchio o il ghiribizzo.

Cricchiutu. add. Che ha cresta o gran cresta: crestuto, crestoso. || Detto di prete che ha cherica: chiericuto, chercuto.

Cridenza, Cridenzia. s. f. Il credere: credenza. E per antonomasia la fede cattolica. || Opinione, sentimento interno: credenza. || Stima, buon nome: credenza. || aviri o dari cridenza, avere o dar fede: aver o dar credenza. || accattari, dari, pigghiari o vinniri a cridenza, fari cridenza, senza dar subito il danaro: comperare, dare ecc. a credenza, far credenza. || manciari o travagghiari a cridenza, senza pagare o essere pagato tosto: desinare o lavorare a credenza. || fari a cridenza, operar senza occasione, per nonnulla: far checchessia a credenza. || parrari a cridenza, senza proposito: dire a sproposito. || vrucculiarisi a cridenza, bravare a parole: far il bravo a credenza. || citari a cridenza, citar autorità che si possono negare: allegare morti. || Prov. cu’ duna a cridenza (o fa cridenza) perdi l’amicu e perdi li dinari, o cu’ ’mpresta li dinari o fa cridenza, ’mpresta ’nnimicizia e resta di senza: chi dà a credenza spaccia assai, perde l’amico, e i danari non ha mai. || Vale anco, saggio, prova: credenza. E lo assaggiare che fanno gli scalchi e i coppieri, le vivande e le bevande prima di servir il loro signore: far la credenza. || L’armario ove ripongonsi le cose da mangiare, e vi si distendon i piattelli pel servigio della tavola: credenza. || Quella tavola che s’apparecchia per mettervi il vasellame per uso della mensa, o di amministrazione pomposa di un sacramento: credenza. || E per sim. quella che s’apparecchia quando dicono messa i prelati: credenza. || L’assortimento de’ vasellami e piatteria per servigio della mensa e della credenza: credenza. || oggi nun si fa cridenza dumani sì, si dice per non fame mai: oggi non si fa credenza domani sì (torna domani e troverai così). || a cridenza, posto avv., sulla fede: a credenza. || farisi aumazzari o vuliri mòriri a cridenza, senza necessità esporsi a pericolo.

Cridenziali. avv. Di credenza: credenziale. || detto di littra, quella che presentano gli ambasciadori, gl’inviati per essere riconosciuti: lettere credenziali.

Cridìbbili e derivati V. credìbbili.

Cridinzedda. s. f. dim. di cridenza: credenzetta.