Istoria del Concilio tridentino/Indice del secondo volume

Indice del secondo volume

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Libro sesto - Capitolo X

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INDICE DEL SECONDO VOLUME

LIBRO TERZO

Capitolo I (aprile 1547-aprile 1548) |||
 p. 3

[Considerazioni dell’autore sul carattere particolare e sul valore della sua opera. — L’imperatore approva la condotta dei prelati rimasti a Trento, i quali convengono di rimanere inattivi, per non creare uno scisma. — Nona sessione: si rinvia al giugno la pubblicazione di nuovi decreti. — L’imperatore sconfigge gli smalcaldici a Muhlberg: l’elettore di Sassonia e il langravio d’Assia prigionieri. — Preoccupato della potenza imperiale, il papa si accosta al re di Francia. — Invio dei cardinali Capodiferro in Francia e Sfondrato a Carlo V. — Sommossa antispagnola a Napoli per l’introduzione dell’inquisizione. — Decima sessione: nuova proroga al settembre. — Accordo franco-papale. — La dieta di Augusta: cattolici e protestanti di fronte al concilio. — Assassinio di Pierluigi Farnese. — Il concilio sospende i lavori. — Da Augusta l’episcopato tedesco chiede al papa che restituisca il concilio a Trento. — L’imperatore ottiene dalla dieta la «remissione» del negozio conciliare, salve certe clausole. — Insistenze dello Sfondrato perché l’imperatore riconosca la traslazione a Bologna, mentre questi, a mezzo del cardinale Madruzzo, insiste pel ritorno a Trento. — La questione in concistoro: nuove insistenze del Mendoza e discorso del cardinale di Guise. — Il papa si riserva d’interpellare il concilio di Bologna, il quale si pronuncia per la legalitá della compiuta traslazione. — Risposta papale in tal senso al Mendoza e invito all’episcopato tedesco di recarsi a Bologna. — Vibrata protesta in concilio del Vargas e del Velasco, oratori imperiali, e del Mendoza in concistoro. — Il papa, assumendosi la parte di giudice, avoca a sé la decisione sulla validitá della traslazione, e invita i prelati di Bologna e di Trento a produrre le loro ragioni. — Rifiuto dei prelati di Trento e osservazioni dei procuratori di Bologna. — La questione rimane indecisa.]

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Capitolo II (settembre 1547-maggio 1549) |||
 p. 32

[Vane insistenze del papa presso l’imperatore per la restituzione di Piacenza alla Chiesa. — Tentativi per una lega con la Francia e Venezia. — Interim imperiale di Augusta, aspramente criticato a Roma. — Giudizio datone dal papa. — Censure e riserve del legato cardinale Sfondrato. — Proemio aggiunto all’Interim e sua solenne presentazione alla dieta. — L’imperatore promulga pure una Formula reformationis, su richiesta dei cattolici, e domanda al papa dei legati per applicarla in Germania. — Invio di tre legati, con bolla di concessioni e indulti. — Ostilitá dei cattolici e dei protestanti all’Interim e difficoltá incontrate nell’applicarlo. — Confutazioni scritte di esso. — Contrasti religiosi in Inghilterra durante la minoritá di Edoardo VI. — Difficoltá incontrate in Germania dall’ordinamento di riforma: i sinodi diocesani e provinciali, e varietá di credenze fra gli stessi cattolici. — Contrastata azione dei legati papali nell’applicazione della bolla papale.]

Capitolo III (giugno 1549-aprile 1551) |||
 p. 49

[Persecuzioni dei riformati in Francia. — Morte di Paolo III ed elezione di Giulio III. — Intendimenti del nuovo papa circa il concilio. — Innocenzo del Monte creato cardinale. — Carlo V incontra difficoltá nell’introdurre l’inquisizione nei Paesi Bassi. — Sue insistenze perché si riapra il concilio a Trento. — Timori del papa, che rimette l’esame della questione a una congregazione di cardinali. — Parere favorevole di essa. — Istruzioni date ai nunzi inviati in Francia ed in Germania per informarne quei sovrani. — Condizioni preliminari prospettate all’imperatore e da lui prese in considerazione. — Egli annunzia alla dieta l’ottenuto ritorno a Trento del concilio e invita ad intervenirvi. — Difficoltá e clausole messe innanzi dai protestanti. — Assicurazioni imperiali al papa. — La bolla di convocazione viene prima comunicata all’imperatore, che invano tenta di farla modificare. — Pubblicazione della bolla e malumore suscitato in Germania. — Recesso dietale del 13 febbraio. — Il papa nomina un legato e due nunzi al concilio, mentre l’imperatore assicura ampio salvocondotto ai prelati tedeschi. — Ottavio Farnese, per assicurarsi il possesso di Parma, ricorre alla protezione della Francia. Sdegno del papa e dell'imperatore, e origine di nuovi dissidi.]

LIBRO QUARTO

Capitolo I (maggio-1° settembre 1551) |||
 p. 73
[Ritorno del concilio a Trento: sessione undecima. — Nuovo invito papale agli svizzeri d’intervenire. — Aspro dissidio tra il papa ed Enrico II per la questione di Parma. — Minaccia francese d’un [p. 509 modifica]concilio nazionale. — Trattative e intransigenza delle due parti. — In concistoro l’ambasciatore francese protesta contro la convocazione del concilio a Trento. — I principi protestanti, disposti a recarsi a Trento, chiedono un salvocondotto non solo imperiale, ma conciliare. — Carlo V invia tre suoi rappresentanti: sua azione per l’intervento degli elettori tedeschi. — Sessione duodecima: cerimonia, esortazione letta dal segretario, fissazione della materia da trattarsi per la sessione d’ottobre. — Giacomo Amyot, a nome di Enrico II, rinnova la protesta contro il conventus tridentino. — Opposizione degli spagnoli a quella lettura. — Contenuto del documento e giudizi su di esso. — Misure di Enrico II ostili a Roma e contemporaneo editto contro i protestanti di Francia. — Carlo V cerca, brigando per la creazione di nuovi cardinali, di prevalere nel collegio cardinalizio.]
Capitolo II (2 settembre-10 ottobre 1551) |||
 p. 89
[Il concilio fissa gli articoli sull’eucaristia tratti dalla dottrina luterana e zuingliana. — Istruzioni ai teologi sul metodo da seguire nella trattazione: malcontento dei teologi italiani. — Esame degli articoli e redazione dei canoni. — Si approva di formare anche i canoni della dottrina. — I rappresentanti imperiali insistono che, per fissare la dottrina dell’eucaristia e trattare della comunione del calice, si attenda l’arrivo dei protestanti, pei quali chiedono un salvocondotto conciliare. — Il papa acconsente al salvocondotto e a differire la trattazione del calice, non dell’eucaristia. — Disputa fra i domenicani e i francescani sul modo come Cristo è presente nell’eucaristia. — Proposte di riforma degli abusi riguardanti questo sacramento. — La giurisdizione episcopale: excursus dell’autore sull’origine di essa e dei suoi abusi. — Sulle appellazioni: critica del Groppero e difesa del Castelli: proposta di riforme. — Sulle degradazioni e loro abusi. — In congregazione si conclude per la concessione del salvocondotto e per la dilazione di alcuni capi dell’eucaristia.]
Capitolo III (ottobre-novembre 1551) |||
 p. 115
[Sessione decimaterza: decreto dogmatico e canoni sull’eucaristia; decreto di riforma della giurisdizione episcopale, di dilazione di alcuni articoli sull’eucaristia. — Tenore del salvocondotto pei teologi protestanti. — Ricevimento degli inviati dell’elettore di Brandeburgo. — Risposta alla protesta di Enrico II. — Critiche dei protestanti ai decreti di questa sessione ed alla forma del salvocondotto. — In congregazione si fissano gli articoli della penitenza e dell’estrema unzione e quindici articoli di riforma degli abusi. — Nuovi tentativi del papa per trarre gli svizzeri al concilio. — Critica del metodo seguito dai teologi nella discussione. — Il decreto dogmatico della penitenza ed i relativi canoni. — Obbiezioni dei teologi di Lovanio e di Colonia sul potere di riservare i casi e sulle parole quaecumque ligaveritis; dei francescani sulla materia e parti della penitenza e sul significato [p. 510 modifica]dell’assoluzione; del Pelargo sull’istituzione di questo sacramento. — Fermo contegno del legato papale. — Decreto dogmatico e canoni sull’estrema unzione.]
Capitolo IV (novembre-dicembre 1551) |||
 p. 136

[Decreto di riforma della giurisdizione episcopale, contro le licenze ottenute a Roma, gli abusi dei vescovi titolari, le esenzioni dalla correzione episcopale, le lettere conservatorie, sul vestire del clero, contro la dispensa ai clerici omicidi, contro l’estensione della giurisdizione fuori della diocesi, l’unione di piú chiese, le commende dei benefici regolari, i benefici secolari posseduti da regolari e gli abusi del ius patronatus. — Arrivo a Trento degl’inviati del Württemberg. -— Carlo V si trasferisce ad Innsbruck. — Istruzioni papali al legato. — Sessione decimaquarta: pubblicazione dei decreti della penitenza, dell’estrema unzione e di riforma. — Critiche suscitate in Germania. — Dottrina e canoni del sacrificio della messa. — Gli inviati del Württemberg pretendono di presentare la dottrina formulata dai loro teologi, pei quali chiedono piú largo salvocondotto. — Risoluto contegno del legato. — Arrivo di altri inviati tedeschi, con analoghe pretese. Loro doglianze all’imperatore ed al nipote Massimiliano. — Creazione cardinalizia del Natale.]

Capitolo V (gennaio 1552) |||
 p. 153

[Redazione del decreto dogmatico e dei canoni dell’ordine sacro per la sessione successiva. — Assicurazioni imperiali contro il timore della guerra. — Arrivo a Trento degli inviati sassoni: le loro riserve e pretese ostacolano la loro recezione in sessione. — Per interessamento degli imperiali si concede di udirli in congregazione. — Rigida dichiarazione dei sassoni sulla forma del salvocondotto ai teologi protestanti, sul valore delle precedenti deliberazioni conciliari e sulla supremazia del concilio di fronte al papa. — Analoga dichiarazione degl’inviati del Württemberg. — Sessione decimaquinta: si proroga la pubblicazione dei decreti giá fissati, in attesa dei teologi protestanti, e si approva un nuovo salvocondotto, concordato fra il legato e gli imperiali.]

Capitolo VI (febbraio-agosto 1552) |||
 p. 168
[Propositi del legato e dei nunzi di ultimare rapidamente il concilio. — Timoroso dell’appoggio dato ai protestanti in concilio da Carlo V, il papa inizia trattative col re di Francia. — I protestanti insodisfatti del nuovo salvocondotto. — Il concilio continua i lavori: trattazione del matrimonio. — Lagnanze dei protestanti all’imperatore, che ottiene si soprassieda da ogni azione conciliare. — Disapprovazione del papa, crucciato con Carlo V e Ferdinando anche per l’assassinio in Transilvania del cardinale Martinusio. — Sdegno dei protestanti per un sermone del Pelargo. — L’elettore di Treviri lascia [p. 511 modifica]Trento, in breve seguito da quelli di Colonia e Magonza e da parecchi prelati e inviati, intimoriti da voci d’un accordo fra i protestanti ed Enrico II contro Carlo V. — Giungono a Trento teologi tedeschi e l’inviato del re di Portogallo. — Vane insistenze dei protestanti perché si proceda nei lavori. — Ribellione di Maurizio di Sassonia all’imperatore. — Breve papale trasmesso al legato per la sospensione del concilio. — Sessione decimasesta: viene proposta una sospensione per due anni. — Inutile opposizione degli spagnoli. — Critiche al decreto di sospensione. — Vicende della guerra favorevoli ai protestanti: liberazione dell’elettore di Sassonia e del langravio d’Assia. — Pace di Passavia.]

LIBRO QUINTO

Capitolo I (settembre 1552-giugno 1555) |||
 p. 183

[Al sospeso concilio Giulio III pensa di sostituire in Roma una congregazione di riforma. — Cause delle due prime riunioni del concilio e del lungo indugio frapposto alla terza. — Tentativo di Carlo V di rendere ereditari nel figlio l’impero e il titolo di re dei romani: opposizione di Ferdinando e di Massimiliano. — In Roma si cercano compensi alla diminuita potenza papale: visita a Roma del patriarca Sullakam. — Maria Tudor e la restaurazione cattolica. — Nomina del cardinale Pole a legato, ed ostacoli frapposti da Carlo V alla sua andata in Inghilterra. — Il matrimonio della regina Maria con Filippo. — Azione del Pole in Inghilterra per il ritorno alla Chiesa. — Persecuzioni dei riformati in Inghilterra ed in Francia. — Supplizio del Serveto a Ginevra. — Ingerenza di Ferdinando in materia religiosa: decreto sulla comunione del calice e promulgazione d’un catechismo. — Spirato il termine della sospensione, il concistoro non è d’avviso di riproporre il concilio. — Dieta di Augusta del 1555: Ferdinando propone un colloquio religioso, che il papa cerca di ostacolare. — Invio del cardinale Morone alla dieta. — Morte di Giulio III. — Breve pontificato di Marcello II: suoi propositi di riforma. — Elezione di Paolo IV: sua indole e suoi intendimenti. — L’ambasciata inglese per l’obbedienza. — Erezione dell’Irlanda a regno. — Il papa insiste per la restituzione dei beni ecclesiastici e del danaro di san Pietro.]

Capitolo II (luglio 1555-settembre 1557) |||
 p. 202
[Recesso di Augusta, col quale viene concessa la libertá e pacificazione religiosa. — Sdegno di Paolo IV. Ancora della sua indole, e suoi propositi. — Consigliato dal nipote cardinale Carlo, segretamente fa lega con la Francia per cacciare gli spagnoli da Napoli. — Creazione cardinalizia del dicembre 1555. — Il cardinale Pole arcivescovo di Canterbury. — I popoli d’Austria e di Baviera chiedono al re Ferdinando e al duca Alberto che si estenda anche a loro il recesso [p. 512 modifica]augustano: viene concessa la comunione sub utraque. — La riforma viene introdotta nel Palatinato. — Il papa nomina una congregazione per la riforma della curia: trattazione della simonia. — Aspre critiche di Paolo IV al concilio di Trento: sua intenzione di radunarne uno in Roma, con fini teocratici. — Suo sdegno per le novitá religiose d’Austria, Baviera e Polonia. — Tregua quinquennale di Vaucelles tra il re di Francia e l’imperatore: disappunto suscitato in Roma. — Mostrando di voler trasformare la tregua in ferma pace pel bene del concilio da radunarsi, il papa invia legati al re ed all’imperatore. — Il cardinale Carafa persuade abilmente Enrico II a rompere la tregua. — Bolla con cui i Colonna vengono scomunicati e privati dei loro feudi; il papa conferisce Paliano al nipote conte di Montorio. — Suo sdegno per la protezione accordata in Napoli ai Colonna. — Preparativi di guerra in Roma. — Carcerazione di cardinali e inviati dell’imperatore; inutile protesta del duca d’Alba, che, ormai certo dei propositi del papa, inizia l’offensiva con rapidi progressi. — Carlo V lascia la vita politica. — Il duca di Guise scende in aiuto del papa. — Creazione cardinalizia del marzo 1557. — Prigionia del cardinale Morone e rimozione del Pole dalla legazione inglese, per accusa di eresia. — Rovesci delle armi del Guise e suo richiamo in Francia dopo la battaglia di San Quintino. — Fortunata campagna del duca d’Alba. — Pace di Cave: visita di sottomissione del duca a Roma.]
Capitolo III (settembre 1557-dicembre 1559) |||
 p. 224

[Malcontento del papa per la poca severitá di Enrico II verso i riformati e per due editti lesivi della libertá ecclesiastica. — Insuccesso della conferenza religiosa di Worms. — I nipoti Carafa cadono in disgrazia di Paolo IV. — Impulso da lui dato all’inquisizione. — Piano di riforma della costituzione dello stato pontificio. — Opposizione del papa a Ferdinando eletto imperatore. — Morte di Carlo V. — Manifestazioni di riformati vietate da Enrico II. — Morte della regina Maria ed elezione di Elisabetta Tudor, non voluta riconoscere dal papa. — Ripristino dell’anglicanismo in quel regno. — Alla dieta di Augusta i protestanti riaffermano l’avversione a qualsiasi concilio subordinato al papa. Ferdinando riconferma i decreti sulla pace religiosa. — Pace di Câteau-Cambrésis: i sovrani s’impegnano ad un concilio per la pacificazione religiosa. — Progressi della riforma nei paesi cattolici, e persecuzioni. — Per introdurre l’inquisizione Filippo II dá ai Paesi Bassi un nuovo ordinamento episcopale, approvato dal papa. — Enrico II si oppone alle tendenze riformistiche del parlamento di Parigi: arresto dei capi. — Convegno di riformati a Parigi per fissare una comune professione di fede. — Inutile intervento dei principi tedeschi perché il re usi tolleranza. — Il papa sempre piú favorevole a rafforzare l’inquisizione e avverso al concilio. — Morte di Enrico II e di Paolo IV. — Tumulti in Roma contro i Carafa e l’inquisizione. — Provvedimenti presi dal collegio cardinalizio. — Persecuzione dei riformati in Spagna ed in Francia ad opera di Filippo II e di Francesco II. — Condanna a Parigi di Anne Dubourg.]

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Capitolo IV (dicembre 1559-luglio 1560) |||
 p. 243

[Elezione di papa Pio IV. — Riconosce subito la rinunzia di Carlo V al trono e la successione di Ferdinando. — In concistoro ed agli ambasciatori annunzia il proposito di convocare il concilio. — I valdesi: Emanuele Filiberto propone un convegno religioso per essi, avversato dal papa, che consiglia la maniera forte. — Cattolici e ugonotti in Francia; la congiura d’Amboise. — Il consiglio reale decide la convocazione d’un sinodo nazionale. — Il papa, avvertitone, si oppone, in vista del concilio generale, e suggerisce un accordo di Francia, Spagna e Savoia per debellare Ginevra, covo dell’eresia. — Emanuele Filiberto e il re di Spagna accampano difficoltá. — Filippo II sconsiglia a Francesco II il sinodo nazionale. — Anche il re di Francia è contrario all’impresa di Ginevra: deciso invece al concilio nazionale, chiede per esso un legato al papa. — Pio IV crede bene d’affrettare il concilio generale, e decide per Trento. — Invio del Tournon in Francia. — Nuovi motivi spingono il papa alla celebrazione del concilio: la difficile situazione dei cattolici in Scozia e le tendenze luterane di Massimiliano re di Boemia. — Solenne dichiarazione del papa agli ambasciatori sulla ripresa del concilio a Trento, ed istruzioni ai nunzi. — Filippo II favorevole ad essa, Francesco II contrario alla sede di Trento ed alla «continuazione», Ferdinando accampa pretese e difficoltá ancor piú gravi. — Ferme intenzioni del papa.]

Capitolo V (agosto-dicembre 1560) |||
 p. 261

[Progressi della riforma in Francia, Scozia, Paesi Bassi: contegno di Massimiliano re di Boemia. — Insurrezione ugonotta ad Avignone contro il governo pontifício. — Assemblea di Fontainebleau nell’agosto: rinvio d’ogni decisione agli Stati generali da radunarsi nel dicembre. — Il papa, preoccupato della minaccia del sinodo nazionale francese, convoca gli ambasciatori perché comunichino ai sovrani la revoca della sospensione del concilio tridentino. Obbiezioni mosse dall’inviato imperiale. — Lunghe consultazioni in Roma di fronte al vario atteggiamento dei sovrani. Ferdinando insiste nell’opporsi alla sede di Trento ed alla «continuazione»; la Francia vuole un concilio ex novo, mentre la Spagna vuole che si dichiari la «continuazione». — Giubileo e cerimonie in Roma. — Bolla di convocazione del 29 novembre. — Invio dell’abate Niquet in Francia, dei nunzi Delfino e Commendone in Germania e del Martinengo in Inghilterra per indurre quei principi e prelati a partecipare al concilio — Il Vergerio contro la bolla. — Francesco II contro il Condé e il Navarra, fautori degli ugonotti. — Morte del re e successione di Carlo IX sotto la reggenza di Caterina dei Medici e del Navarra. — Protezione accordata ai novatori. — Assemblea degli Stati generali a Orléans. — Tentativi del papa e dell’ambasciatore di Filippo II per spingere Caterina contro gli ugonotti. — Promesse con cui s’induce il re di Navarra ad abbandonarli.]

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Capitolo VI (gennaio-marzo 1561) |||
 p. 278

[Convegno protestante di Naumburg: decisione contraria al concilio comunicata all’imperatore. — Ferdinando consiglia i legati papali a recarsi a quel convegno, dove vengono rudemente trattati. — Inutile loro missione presso le cittá e principi tedeschi. — La regina Elisabetta vieta al legato Martinengo di passare in Inghilterra. — Risposta dei sovrani alla bolla. Ferdinando insiste per la «nuova indizione» e il riesame delle materie giá trattate. Analoghe richieste del re di Francia e sue lagnanze. — Gli Stati generali convocati in Orléans decidono riforme religiose lesive della libertá ecclesiastica. — Filippo II si lagna che nella bolla non sia chiaramente affermata la «continuazione» del concilio e la irrevocabilitá delle decisioni precedenti. — Disapprova anche che il papa abbia ricevuto l’inviato del re di Navarra. — Per timore d’interventi stranieri Pio IV avoca a sé il giudizio sopra una questione di precedenza fra il granduca di Toscana e il duca di Ferrara.]

Capitolo VII (marzo-agosto 1561) |||
 p. 287

[Nomina dei primi legati al concilio: i cardinali Gonzaga e Del Pozzo. — La Francia finisce con l’aderire in massima al concilio in Trento, come pure Filippo II e Sebastiano re di Portogallo. — Insistenza di Pio IV perché i prelati italiani raggiungano Trento. — Riuscito vano lo sforzo di sottometterli, il duca di Savoia fa la pace coi valdesi, concedendo libertá di culto. Malcontento del papa. — Timori di Pio IV per la situazione religiosa in Francia: legazione del cardinale d’Este. — Il re scopre che i cattolici brigano per aver l’aiuto di Filippo II contro gli ugonotti. — Editto regio favorevole a questi, contrariato dal parlamento. — Editto di luglio: convocazione d’una conferenza di prelati a Poissy. — Il papa cerca di ostacolarla o di limitarne Fazione mediante il legato. — Nell’assemblea degli Stati a Pontoise la nobiltá ed il terzo stato si oppongono ai privilegi religiosi e insistono per un concilio nazionale. — In una lettera a Pio IV la reggente espone tutto un programma di riforma religiosa d’intonazione protestante. — Fiducia del papa nell’azione conciliare. — Provvedimenti per ottenere la maggior partecipazione dei prelati italiani. — Difficoltá incontrate in Scozia dalla regina Maria Stuarda.]

Capitolo VIII (agosto-dicembre 1561) |||
 p. 299
[Urto fra cattolici e calvinisti alla conferenza di Poissy. Discorsi del re, dell’Hôpital, del Tournon, del Beza, del Lorena, del Despence, del Lainez. — Sodisfazione del papa per l’insuccesso di quella. — Contrastata azione del cardinale d’Este per far annullare l’editto d’Orléans e per sostenere le ragioni della Chiesa. — Filippo II, non senza minacce, insiste perché Caterina interrompa la tolleranza verso gli ugonotti, preoccupato anche della loro potenza nei Paesi Bassi. — Pio IV si oppone a che la legazione d’Avignone passi al cardinale di Borbone, [p. 515 modifica]e rinnova i suoi lagni per la protezione concessa in Francia agii ugonotti. — I prelati radunati a Poissy vedono nella concessione del calice un mezzo per indebolire il proselitismo calvinista. — Essa viene patrocinata dal cardinale d’Este, dopo ottenuta la sospensione dell’editto d’Orléans e il riconoscimento della propria nunziatura. — Il papa, sollecitato anche dall’ambasciatore francese, porta la richiesta in concistoro. Pareri contrari dei cardinali Paceco, Ghislieri, Carpi. — La decisione viene deferita al concilio. — Di questo Pio IV affretta l’inizio. Nomina di altri due legati, e insistenze perché intervengano pure i francesi. — In Trento due prelati polacchi non ottengono di esercitare procura per tutti i vescovi della loro nazione, per cui si ritirano. — Il processo contro Tanquerel, reo d’aver sostenuta l’autoritá del papa sul temporale del re, accentua il biasimo della curia per il contegno francese. — Il papa riserva a sé la riforma della curia.]

LIBRO SESTO

Capitolo I (gennaio-24 febbraio 1562) |||
 p. 321

[Congregazione preliminare alla riapertura del concilio. — Questione di precedenza suscitata dagli spagnoli, i quali insistono pure perché si dichiari la «continuazione» del concilio. — Sessione decimasettima: lettura della bolla e del decreto: opposizione spagnola alla clausola proponentibus legatis. — Progressi degli ugonotti in Francia: editto a loro favorevole del 24 gennaio. — In congregazione si propone di formare un indice dei libri proibiti. — Excursus dell’autore sui precedenti storici di detta proibizione. — Varie opinioni dei padri sulla questione. — Si riparla di salvocondotto ai protestanti, perché possano difendere i loro scritti. — Arrivo degl’inviati dell’imperatore e del re di Portogallo. — Richieste degl’imperiali e risposta conciliativa dei legati. — Congregazione generale per fissare il decreto sull’indice: allocuzione del cardinale legato Gonzaga.]

Capitolo II (febbraio-6 aprile 1562) |||
 p. 340

[Il Lansac inviato a Roma per assicurare il papa sulla politica religiosa della corte di Francia. — Conferenza religiosa di Saint-Germain. — Convegno di Saverne dei Guise coi protestanti di Germania: apprensioni destate in Roma. — Sessione decimottava. Questione di precedenza fra il Portogallo e l’Ungheria. Decreto sull’indice dei libri. Censure mosse ad esso. — Congregazione per trattare del salvocondotto: si rinnova quello del 1552 ai protestanti tedeschi, con promessa di estenderlo a tutte le nazioni dissidenti. — Articoli di riforma proposti in congregazione dai legati. — Ricevimento degli ambasciatori di Filippo II, di Cosimo di Toscana, dei cantoni cattolici svizzeri e del clero d’Ungheria.]

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Capitolo III (7-20 aprile 1562) |||
 p. 352

[In congregazione si esaminano i primi quattro articoli di riforma. — Si riaccende lunga e vivace la disputa sulla residenza de iure divino. — Esame degli articoli sulle ordinazioni a titolo di patrimonio, sulle ordinazioni e collazioni di benefici verso compenso, sulle prebende e distribuzioni dei redditi nelle chiese cattedrali o collegiate. — Tentativi per fissare il decreto ostacolati dalla questione del de iure divino: disparere fra gli stessi legati. — Si rimette alla congregazione generale se devasi o no procedere alla dichiarazione. La votazione tumultuosa ed incerta minaccia una grave crisi del concilio.]

Capitolo IV (21 aprile-14 maggio 1562). |||
 p. 370

[I legati sottopongono le sorte difficoltá al papa per averne istruzioni. Lagnanze degli spagnoli per la poca indipendenza del concilio. — Ricevimento degli ambasciatori di Venezia. — Le congregazioni esaminano gli altri articoli sulla divisione delle parrocchie, sulla fusione dei piccoli benefici curati, sui coadiutori da darsi ai curati ignoranti o viziosi, sulla soprintendenza vescovile ai benefici dati in commenda, sugli abusi dei questuanti. — Arrivo degl’inviati del duca di Baviera: questione di precedenza sui veneziani. — Pio IV biasima il contegno degli spagnoli in concilio, difendendo la condotta dei legati di fronte alle rimostranze di Filippo II e del Vargas. — Vivo malcontento della curia romana verso i legati, accusati di non saper difendere la supremazia pontificia dalle pretese dei vescovi. — Sospetti sui fini della politica spagnola. — Come Pio IV giudicasse la situazione. — Comunica ai cardinali la risposta da inviarsi a Trento. — Invio di altri prelati italiani al concilio. — Sua politica di accostamento alla Francia. — Riforma della penitenzieria. — Congregazione generale preparatoria della sessione: decisione di soprassedere circa le questioni della residenza e dei matrimoni clandestini. Risorge il litigio fra spagnoli e imperiali sulla «continuazione». — Sessione decimanona: si proroga la pubblicazione dei decreti ad altra sessione, fissandola al 4 giugno.]

Capitolo V (16 maggio-6 giugno 1562) |||
 p. 386
[Partenza del marchese di Pescara e arrivo degli ambasciatori francesi. — Il papa e la curia sono scontenti del Gonzaga, soprattutto per la mancata dichiarazione della «continuazione», mentre i padri si lagnano dell’eccessiva ingerenza di Roma nel concilio. — L’imperatore minaccia di richiamare i suoi ambasciatori, ove il concilio dichiari la continuazione. — Ricevimento dei francesi: ardito discorso del Pibrac. — Essi chiedono ai legati nuova indizione del concilio e riesame dei decreti approvati. — I partigiani della residenza ne chiedono la decisione, ed i francesi e gli imperiali che si sospenda la trattazione dogmatica e si discuta di riforma, in attesa della venuta dei protestanti. — Si abbandonano poi tali richieste, per timore d’una [p. 517 modifica]interruzione del concilio. — Ordine, poi sospeso, di Pio IV che si dichiari la continuazione. — Sessione ventesima: risposta del concilio al discorso del Pibrac e decreto di proroga al 16 luglio. — Proposta degli articoli della comunione sub utraque specie ed ai fanciulli. — Si insiste per trattare della residenza: il Gonzaga riconduce la calma promettendone la trattazione in altra sessione. — Gli imperiali consegnano ai legati il cosiddetto «libello di riforma» di Ferdinando I: risposta dilatoria di questi.]
Capitolo VI (7-23 giugno 1562) |||
 p. 400

[Si acuiscono i contrasti fra il concilio e Roma. — Il papa propone una vasta lega cattolica contro i protestanti, ma nessun principe vi aderisce. — Indole di Pio IV, e modi da lui usati con gli ambasciatori ed i prelati. — La missione del vescovo Visconti a Trento. — Il papa, scontento del Gonzaga, vorrebbe sostituirlo, ma poi si ricrede, per le rassicurazioni avute dall’arcivescovo di Lanciano sugli intendimenti dei legati e del concilio. — I teologi esaminano minutamente i singoli articoli della comunione sub utraque specie ed ai fanciulli.]

Capitolo VII (24 giugno-16 luglio 1562) |||
 p. 417

[Difficoltá sorte fra i padri per la formazione del decreto sull’uso del calice. — Il contrasto fra il Simonetta e il Gonzaga. — Introduzione dell’inviato bavarese, che chiede riforma del clero, uso del calice ai laici, ammissione dei coniugati al sacerdozio. — Blanda e generica risposta del concilio. — Gli imperiali presentano richiesta dell’uso del calice per i paesi imperiali. — Discussioni in congregazione. I francesi si associano alla richiesta. — Ottengono i legati che dal decreto sia esclusa la concessione del calice, con dichiarazione di trattarne a parte. — Congregazioni preparatorie della sessione: si respingono le dilazioni chieste per attendere i prelati francesi e tedeschi. Esame dei nove capi di riforma. — Il vescovo di Veglia parla contro le dispense per retribuzione, quello di Fünfkirchen contro le ordinazioni a titolo, quello di Csanad sulla necessitá d’iniziar la riforma dal papato. — Varia opinione dei legati sull’opportunitá di frenare la libertá di parola in concilio. — Vano tentativo dei francesi perché la sessione si limiti ad una proroga. — Gli articoli di riforma; proposte di emendamenti allo scopo di differire la sessione. — Sessione ventunesima: decreto della comunione del calice ed ai fanciulli, decreto che rinvia la decisione sulla concessione del calice, decreto di riforma. — Critiche mosse ai deliberati della sessione.]

Capitolo VIII (17 luglio-10 agosto 1562) |||
 p. 439
[Riconciliazione dei legati Simonetta e Gonzaga. — Filippo II fa dichiarare che non insiste sul de iure divino e sulla «continuazione», purché non si parli di «nuova indizione». — Nella prima [p. 518 modifica]congregazione si fissano norme per regolare le discussioni teologiche. — Si pongono in esame gli articoli del sacrificio della messa. — Malcontento dei francesi che si tratti in assenza dei loro prelati e teologi. — Il papa, ad affrettare i lavori del concilio, avoca a sè le questioni della residenza e del calice. — Nella discussione i gesuiti Salmeron e Torres violano le norme fissate. — Trattazione teologica della messa: si concorda che sia sacrificio, ma si è discordi sulle prove attinte dai testi sacri e sulla natura dell’ultima cena. — Opinioni dei teologi D’Ataide e Cuvillon. — Frate Antonio di Valtellina tratta dei vari riti della messa. — Difficoltá nella formazione del decreto, per i discordi pareri dei padri a ciò deputati. — Ricevimento dei procuratori dei vescovi di Ratisbona e Basilea. — Disparere sul modo di stendere i decreti. — Risorge la questione della residenza ad opera degli spagnoli. Azione dei legati per sopirla e per prevenire un accordo su di essa fra quelli e i prelati francesi attesi al concilio. — Gli ambasciatori francesi, non avendo ottenuto che si rinvii la trattazione dottrinale dopo l’arrivo dei loro padri, si lagnano vivamente coi legati.]
Capitolo IX (11 agosto-14 settembre 1562) |||
 p. 462

[Congregazioni generali sul sacrificio della messa. — Arrivo del Lainez. — Gli spagnoli chiedono la soppressione dei privilegi dei conclavisti: il papa acconsente. — Il Pibrac lascia Trento. — Risorgono le dispute sulla natura del sacrificio di Cristo nell’ultima cena. — L’arcivescovo di Praga insiste perché si tratti subito della concessione del calice, a favor della quale parla il Draskovich. — Insistono i francesi, ma invano, perché si differisca la sessione dopo l’arrivo dei loro padri. — Lagnanze per la lentezza del concilio. — Discussioni sulla concessione del calice: grande diversitá di pareri fra i padri. — Esposizione delle opinioni piú notevoli. — Non senza difficoltá i legati ottengono di rimettere la decisione al papa. — Si fissa il decreto del sacrificio della messa. — Articoli di riforma degli abusi nella celebrazione di essa ed altri. — Alcuni padri chiedono che il concilio pensi a riforme piú sostanziali.]

Capitolo X (15-17 settembre 1562) |||
 p. 486
[A Roma l’ambasciatore francese insiste per la proroga della sessione: il papa mostra di rimettersi al concilio. Come il Simonetta distornasse la proroga. — Nuove difficoltá ai decreti presentati. — Riunione degli ambasciatori: insistono perché il concilio affronti in pieno la riforma. Risposta evasiva dei legati. — Vana insistenza degli spagnoli nell’ultima congregazione perché la sessione successiva si fissi a lungo intervallo e senza determinarne la materia. — Sessione ventiduesima. S’informa il concilio della professione di fede di Abd-Issu, patriarca d’Assiria. — Pubblicazione del decreto della messa, del decreto de vitandis et observandis nella medesima, di quelli di riforma, sulla concessione del calice deferita al papa e sulla nuova sessione al [p. 519 modifica]12 novembre. — Malcontento dell’imperatore e dei suoi sudditi per il deferimento al papa della concessione del calice. — Giudizi sui decreti pubblicati, in particolare circa il vietato uso del volgare nella liturgia, l’ingerenza data ai vescovi nei beni delle opere pie e nella commutazione dei testamenti, la riserva concessa al papa nelle dispense. — Sodisfazione di Pio IV per l’esito della sessione, e sua tattica per vincere le resistenze che ritardano l’opera e la fine del concilio.]