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atto secondo | 93 |
Morirai lungi da me! (Singhiozza) O mia cetra guizzante e leggiera... io non accarezzerò più i tuoi fianchi flessuosi di fanciulla, vibranti e convulsi d’amore sotto le mie dita ardenti!.. O mia cetra, ora garrula di risa ed ora querula, io non potrò più cullarti fra le mie braccia, e raddoppiare di strofa in strofa il tuo folle slancio, di qua, di là, sempre più lontano, sempre più in alto, fino alla vetta vertiginosa della mia voce!... O mia cetra delirante d’amore, io non accarezzerò più l’arruffìo delle tue cardie elettrizzate dagli uragani e roventi di lussuria!.. Mi ricordo ancora delle tue belle risate stridenti, quando cercavo d’introdurti per forza nella testa un po’ di logica, girando violentemente le chiavette di metallo che moderano la tua discordante follia!... (Singhiozza).
FAMONE.
Sire! Sire!... Bisogna condannare a morte l’Idiota, che non ha mai fame... e che non fu mai grasso!... Egli va gridando insulti contro gli stomachi dei Citrulli e contro tutte le leggi intestinali!...
MAZZAPICCHIO.
che ha afferrato l’Idiota e lo spinge davanti al Re:
Costui non parla che di Stelle, di Nuvole e di Comete!... Egli conversa familiarmente col Sole, e parla del Mare come d’un suo parente... È un accolito del Demonio che attirerà su di noi malefizî d’ogni sorta!
L’idiota oscilla, barcolla sulle sue lunghe gambe stecchite, e cade su uno sgabello davanti al Re.