Documenti visconteo-sforzeschi per la storia di Milano III

Emilio Motta

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DOCUMENTI


VISCONTEO-SFORZESCHI


PER LA STORIA DELLA ZECCA DI MILANO




PARTE SECONDA.


PERIODO SFORZESCO

(Continuazione).





344. — 1479, luglio 30, Milano. — Grida sulle monete e limitazione di quelle d’argento, e conferma di altre gride [Reg. Panig., Y. 26. - Bellati, Mss.].

«Li grossi da soldi xx che debano essere den. vij pexi grani xxij luno soldi xx.
«Li grossi da soldi x che debbeno esser den. iiij gr. vj lune soldi X.
«Li grossi da sol. viij che debbeno essere den. iij gran, iiij luno soldi viij.
«Li grossi da sol. cinque che debbeno essere den. ij e mezzo luno sol. v.
«Li grossi da sol. iiij luno soldi iiij
«Li grossi da sol. iij luno sol. iij.
«Li trentini sol. ij den. vj.
«Li grossi chavevano corso den. xxvij sol. ij den. o.
«Quidecini, soldini, sexini, quintini et treline per il precio suo dal quale son denominate ".
Delle forestiere:
«Li troni venetiani sol. xiij.
«Li marceli venetiani cioè mezi grossi sol. vj. den. vj.
«Li marcheti novi s. o den. viij. [p. 104 modifica]
«Li novini et desdotini de genoa per il corso suo date ex nomine.
«Li grossi mantoani dal tabernaculo sol. vij den. x.
«Li grossi montoani novi dala testa sol. xiij.
«Li carlini papali sol. vij den. vj.
«Li quindecini dala raza Lodeschi cioè de una testa sol. j den. o.


345. — 1479, luglio 30. — Supplica di Stefanino della Caminata, al soldo del conte Pietro dal Verme, passata a Sforza Secondo. Aver egli venduto certo frumento ad un mercante e " esso mercadante in presentia de molte persone gli dete in pagamento certi denari ianuini (genovesi) da soldi sete et denari sex, et altre monete false circha ala suma de libre vii et soldi „. Come " ignorante de talle falsità credendo dicti denari fossaro boni „ andò a Brenno, villa del Sig. Sforza, presso Borgonuovo, dove dopo di aver comperato con tali monete del frumento fu inseguito e ferito dai famigli sforzeschi, ai quali colla fuga si sottrasse, riparando sul territorio del co. Pietro (Torelli?). Invoca di non essere oltre molestato e di rilasciargli le cavalle e mule sequestrate in un al frumento [Classe: Zecca].

346. — 1479, luglio 30, Milano. — D’ordine ducale si spediscono nelle parti di Bellinzona e di Lugano Gio. Andrea da Besozzo, cancelliere dell’officio delle monete false, e Donato da Molteno, officiale come sopra, per la presa di certo " Dominicum fratrem Tambarroni habitantem valis lugani nec non Zanetum de Arona „, con autorità di confiscare altresì i beni mobili ed immobili di proprietà di prete Giovanni dei Roggeri di Asti, tutti imputati di falsa moneta {Boll. stor. d. Svizz. Ital., 1893, p. 79].

347. — 1479, agosto 2, Milano. — Supplica di un Novarese rimessa ai Commissarj sopra le monete onde farsi sborsare la 3° parte spettantegli, per avere denunciati Israele ebreo di Novara e Lazzaro ebreo di Angera spenditori di monete false. Israele, catturato e " conducto nela rocheta [p. 105 modifica]de P. Vercelina „, confesso, veniva multato in ducati 300 d’oro, a commutazione della pena capitale [Classe: Zecca]1.

348. — 1479, agosto 18, Milano. — Viene rimessa ai Commissarj sopra le monete false la supplica diretta ai duchi di Milano da Giovanni dicto Luglio di Nazari, abitante nella pieve di Locate, detenuto da tre settimane nella rocchetta di P. Romana " per imputatione factali de bavere comprate libre tre de soldini non boni pretio de soldi xxx et tali ex causa per li domini deputati super ordine monctarum fusse condemnato de vita .... et puoy mediante la clementia vostra esserli facta gratia de tale condemnatione et reducto ad condemnatione di essere fusticato „. Essendo gravato " de cinque fantine una de le quale è sposa et le altre da marito, et de uno fiolo grande, che certe havendo loro tale fustificatione li seria una grandissima infamia et vergogna, vogliano evitargli tal condanna " etiam consyderato che esso poverelo lohanne è graviter infirmo et in articulo mortis „. [Classe: Zecca].

349. — 1479, novembre 18, Milano. – Buratto de Rezio, su proposta di Giov. Ant. da Castiglione e soci maestri della zecca milanese, è deputato ad officiale per le monete false nel ducato [Classe: Zecca. — Motta, Zecchieri di Milano nel 1479. p. 12].

     Senza data, ma decreto di Bona e G. Galeazzo Maria Sforza come il sopraindicato, è la nomina consimile per Giovanni Maria de la Manna, cittadino cremonese.

350. — 1480. — Supplica alla duchessa reggente Bona di Savoia di un Alessandro d’Adda, abitante in Olginate, detenuto dal capitano della Martesana per avere " tonso moneta Venetiana et banita „. Ma ciò aver egli fatto (cosi [p. 106 modifica]nella sua supplica) soltanto per " aliquantulim substentare octo filioli picoli quali ha „. Non corrompe moneta milanese e soltanto quella veneziana perchè bandita e non spendibile nel ducato: " et solum per la soma de libre viii et soldi v imperiali „. Chiedeva la liberazione: ma l’ottenne?... [Gazz. numismatica di Como, a. VI, 1881, n. 8, p. 64].

351. — 1480, febbraio i, Milano. — Concessioni fatte agli ebrei da Bona di Savoia e dal figliol suo Gio. Galeazzo Maria Sforza sullo spendere e ricevere monete2. [Reg. ducale n. 53, fol. 115 seg. — Edito in Muoni, La zecca di Milano, p. 31 segg].

     La supplica degli Ebrei diretta ai duchi di Milano era tale:
     Ill. et Ex. principes. Benchè li vostri fidelissimi servitori li hebrey del Dominio de V. S. siano stati et deliberano essere obedienti alli decreti et ordini ducali circa al recevere et spendere le monete loro, nondcmeno perchè per certi officiali vostri spesse volte sonno molestati, turbati et inquietati et in diversi modi ultragiati et maltractati, et dato che doppoy (dopo) molti distratij et damni se trovano innocenti de sibi imputatis, non passano però senza vergogna et damni assay. Et desiderando obviare a tale indebite spese, incommodi et disturbij recorreno ad V. Sig.ria humilmente, supplicando ut his attentis se degnano V. S. per patente littere decernere et declarare che per recevere nè spendere o prestare oro nè monete contro la forma de le cride non possano tir (esser) inquietati, pure habiano così pubblico corso in la terra dove si spenderanno o prestaranno le dicte monete, et che per monete false o tosate o altramente reprobe fino alla somma de uno ducato non li possa fir (essere) dato impazo alchuno se non in tagliarli tale monete. Et se da lì in suso gli sarà suspitione e difecto alchuno, solo habiano da essere denanti da li officiali de le cittade et terre dove habitarano, che habiano a vedere [p. 107 modifica]et intendere se seranno in dolo vel ne. Et se scranno innocenti de sibi imputatis siano penitus absolti et liberati. Et se per legitime prove se troveranno bavere speso o prestato siano puniti videlicet fino alla somma de fiorini dece a soldi xxxij imperiali per fiorino siano condemnati per uno dece et non ultra: et se da lì in suso se troveranno bavere speso o prestato siano puniti secondo la l’orma de li ordini et decreti ducali vigenti super talibus. Ulterius se degnano per easdem litteras declarare che non sia alchuno officiale presente ne futuro che ardischa né presumma andare a cercare ad essi Ebrey, nò alchuno di loro per facto de monete così doro come dargento, se de volta in volta non bavera spetiale commissione et specifica in scriptis da V. S.ria signate per lo vostro secretarlo et lo nome del hebreo dove andaranno ad cercare de volta ili volta. Et altrame.ite gli sia licito vetarli, et non lassarli cercare in casa ne in li loro banchi; et queste cose non obstante alchuna ordinatione vel spetiale commissione se trovassem in contrario. Ale quale V.re Celsitudine se degnano de sue potestatis plenitudine derogAvc in opportuna forma, declarando che per cride ne ordini se facesseno in futurum non se intenda essere derrogato al dicto decreto et ordine ale presente littere nisi de eis fiat expressa mentio de verbo ad verbum. Et nisi se obviarà alla indebite spese et vexatione quod tanti’n se falaranno seranno puniti in modo haveranno casone de abstenerse. Alitcr remagneranno spesse volte indebitamente oppressi et oltragiati et dilapidati, che non credcno essere de mente de V. S. alle quale se recomandano.

352. — 1480, aprile 8, Milano. — Decreto che vieta la spendizione di tutte le monete false e tosate [Reg. Panig., H. 56. - Bellati, Mss.].

Tariffa stabilita come al numero 344.

353. — 1480, giugno 17, Milano. — Gasparino Marchesi ottiene la grazia ducale di ritornare nel suo pristino stato dappoi che fu detenuto per aver speso certe monete false [Reg. duc. O. O. fol. 21].

354. — 1480, luglio 8, Milano. — Decreto per il quale i fiorini del Trecco ed i Gatteschi, e così pure le monete [p. 108 modifica]forastiere proibite non si possono spendere nè ritenere [Reg. Panig., II. 75 — Bellati, Mss.].

355. — 1480, luglio 8, Milano. — Decreto relativo alle monete d’oro e d’argento e loro valore [Reg. Panig. H. 76 t. — Bellati, Mss.].

Tariffe per:
" Li testoni ducali de justo peso per libr. iiij sol. ij.
" Li ducati venetiani de justo peso libr. iiij sol. ij.
" Li fiorini largiti de justo peso libr. iiij sol. i.
" Li fiorini de camera justo peso libr. iiij sol. o.
" Li fiorini de reno de gran tri libr. iij sol. iij.
" Scuti de Franza de gran tri libr. iij sol. xv.
" Scuti de Savoya de gran tri libr. iij sol. xij.
Il resto come alla specifica dei documenti antecedenti.

356. — 1480, settembre 7, Milano. — Decreto che vieta di tener monete d’oro e d’argento proibite, come pure di portarle nel Dominio Ducale e di introdurle per transito [Reg. Panig., H. 82 t. - Bellati, Mss.].3

357. — 1481, maggio 22, Milano. — Decreto che vieta di spendere e ricevere monete forestiere come pure di tenere monete tosate, falsificate, non che i trecchi ed i gatteschi [Reg. Panig., H. 96. t. — Bellati, Mss.].

358. — 1481, giugno 27, Milano. — Conferma delle gride perchè non si spendano monete forastiere, nè i gatteschi, nè i fiorini del Trecco, e così pure non si abbiano a spendere i grossi da soldi 20 oltre il prezzo stabilito [Reg. Panig., H. 103. — Bellati, Mss.].

359. — 1481, settembre io, Milano. — Filippo degli Eustachi, castellano di Porta Giovia, vende a Gio. Ant. da Castiglione, Francesco Pagnani e Giov. Morosini, soci nella [p. 109 modifica]zecca di Milano, " scarsitias et largitias dictae Ceche „ donategli dal duca di Milano, per L. 8000 imperiali, più altre L. 400 da versare alla fabbrica del duomo di Milano (Trivulziana. Cod. 1817, fol. 263, IV. — Cod. 1822 ibi. 165).

360. — 1481, ottobre 30, Milano. — Decreto sul valore delle monete d’oro e perché non si spendano, né si tengano i trecihi, i gatteschi ed altre monete forastiere [Reg. Panig., II. 121 - Bellati, Mss.].

361. — 1482, febbraio 8, Milano. ~ Decreto relativo al valore delle monete d’oro e dei grossi da soldi 20 e delle monete nostrane e forastiere tosate, bandite |Reg. Panig. II. 145 — Bellati, Mss.].

«El ducato testono et venetiano de bono et justo pexo se spendano da calende aprili inanzi libr. iiij sol. v.
«El ducato largho de bono et justo pe.xo se spenda libr. iiij sol. iiij.
«Li scuti de frazza de grani tre libr. iij sol. xvij.
«Fiorini de Reno de grani tre libr. iij sol. iiij.
«Grossi da soldi xx debono essere denarj vij peso grani xxij luno se spendano dal dicte calende inanze sol. xx et den. vj libr. j s. o d. vj ".

362. — 1482, aprile 1, Milano. — Decreto di proroga alla grida delle monete fino alle Calende di maggio [Reg. Pang., II. 147 t. - Bellati, Mss. ].

363. — 1483, ottobre 4, Milano. — Il duca di Milano " ad complacentia del Ambasiatore „ degli Svizzeri, permette a maestro Guglielmo di Alemagna di battere oro e argento nella casa da Andrea Candiani, da lui affittata in Milano [Arch. civico. Lett. ducali 1478-88 fol. 166 t. — Bull. stor. della Svizz. Italiana, 1883 p. 173]4.

[p. 110 modifica]364. — 1484, maggio 10, Milano. — Grida relativa al deprezzamento di soldi uno per ogni ducato [Reg. Panig., II. 20 r. - Bellati, Mss.].

«Limitatione è questa:
«El ducato testono de bono et justo pexo libr. iiij sol. x.
«Ducato venetiano de bono justo pexo libr. iiij sol. x.
«Ducato ungaro de bono et justo pexo libr. iiij sol. x.
«Ducato zenovino de bono et justo pexo libr. iiij sol. x.
    «Declarando che se alchuno deli suprascripti ducati testoni venetiani, ungari et zenovini se trovarano calare uno grano, tunc et eo casu calino de valuta uno pegiono per pezo et calando de uno grano in suso non si possine spendere per niente et non habiano corso in lo dominio ducale.
    «Ducato largo de qualuncha stampo de bono et justo pexo libr. iiij sol. viiij.
    «Et calando dicto ducato largo uno grano cali ancora de valuta uno pegione per pezo, et da uno grano in suso non se posseno spendere.
    «Ducato roverino non calando più de duy grani libr. iiij sol. vij et calando più de duy grani non se possino spendere ne ricevere.
«Corona de Franza de grani tri per cadauno libr. iiij sol. ij.
«Fiorini de Reno de grani tri per caduno libr. iij sol. vij».
Trechi et gateschi banditi come dalle precedenti gride.

365. — 1484, ottobre 5, Milano. — Grida sulle monete d’oro e d’argento [Rcg. Panig., H. 212. — Bollati, Mss.].

    Banditi nuovamente i trecchi ed i gatteschi. Divieto di accettare o spendere le monete forestiere «de quale condictione se sia 11 bandite come " bolzonaya ". Gli " scutii del sole non siano spexi per più precio come quelli de Franza ma siano ad equale modo spesi ".

366. — 1485, giugno 9, Milano. — Nuovo bando sulle monete [Reg. Panig. II. 228t. — Gridario. — Bellati, Mss.].

    Divieto della spendizione delle monete forastiere " excepte monete venetiane de qualunche stampo siano ". Nuovo bando dei trecchi e dei gatteschi. Termine 10 giorni ad esitare dette monete o a portarle «ala zecha dove serano pagati quello che valerano ".

[p. 111 modifica]367. — 1486, giugno 2, Milano. — Decreto con cui è vietata la spendizione delle monete forestiere [Reg. Panig., I. 18 - Bellati, Mss.].

    " Habiando lo nostro Ill.mo et E.mo Sig. nel anno de Mcccclxxxv. prox. pass, per sue pubbliche cride facto bannire tute le monete forestere, excepto le venetiane, per li respecti se conteneno in quelle al quale tempo fideva portato e speso de grande quantitade de parpagliole, molto basse di liga de quello dovevano essere secondo la boutade del oro et moneta ducale quale se spendevano et smaltiveno in questo ducale dominio ala sfrenata senza retegno alcuno, et perché de novo.... ne sono conducte et di continuo suono conducte et portate cosi in questa inclita citade corno dominio de grande quantitade de parpagliole de pezore sorte et minora liga assay che de prima» bando di dette parpagliole, sotto le penalità consuete, nelle quali incorreranno altresì coloro che spenderanno " li quarti che hano corso per octo imperiali», tempo 3 giorni ad esportarli fuori del ducato od a consegnarli in zecca per bolzonay. Conferma dei precedenti bandi dei trecchi e dei gatteschi.

368. — 1486, giugno 28, Vigevano. — Grida sopra le monete [Trivulziana. Cod. n. 173].

    Spendendosi giornalmente i fiorini di reno “ li quali secundo li asazi ne sonno facti non sono a la bontà che solevano essere, se ritrovano de doy caracteri et mezo manco de la bontà soa, secundo la diversità di sui stampi, et anchora essere di minore de peso quello doverebbeno essere " si fa grida di non ricevere detti fiorini di reno, “ sia de che stampo si voglia de peso de grani tri manco del ducato, si non alla valuta de libre tre et soldi sexe d’imperiali per ciascaduno fiorino.“ Bando dell’altre monete forestiere “ excepto le venetiane, le quali se declara doverse recevere et spendere li troni per soldi xiiij et li marcelli o sia mezi troni per soldi setti, et non più, non toxati, né alcuni trecchi, nè gatteschi».

369. — 1486, luglio 3, e settembre 4, Milano. — Decreti coi quali sono ridotti i fiorini del Reno a L. 3 soldi 6 e bandite le monete forastiere, eccetto le veneziane, da [p. 112 modifica]spendersi a ragione di soldi 14 i troni e di soldi 7 i marcelli. [Reg. Panig., I. 19. 20. — Bellati, Mss.].

    eccetto le veneziane, da spendersi a ragione di soldi 14 i troni e soldi 7 i marcelli.

370. — 1486, agosto 22, Milano. — Istruzioni e ricordi di Lodovico il Moro, duca di Bari, sopra l’officio delle monete [Trivulziana. Cod. n. 173].

    Erano stati deputati all’officio sopra le monete della zecca di Milano: Antonio da Laudriano, tesoriere generale, Aloisio Cagnaia amministratore generale del traffico del sale, Giovanni da Beolco e Giov. Morigia mercadanti milanesi. I ricordi i seguenti: fare rivedere tutti i processi "facti da anni tri in qua alla impresa delle monete» riferendo al duca "de quello se trovarà". Vedere quante "inventione sonno facte fin qui et si sonno facte alcune liberatione senza littere del Signore, et si sonno alcuni processi pendenti". Non fare grazie senza licenza ducale. Provvedere «chel judice che attendarà a fare li processi a questa impresa staga residente attento chel ha salario de xvi fiorini el mese ". Si provveda "che li deputati almeno tre volte la septimana vengano al officio, per intendere et provedere corno sera bisogno ". All’impresa poi stimavasi deputare mss. Franceschino di Mazi orefice «come era al tempo del Ill.mo Sig. duca Galeaz, perchè è homo di gran bontà et experientia. Al tempo del prefato Ill.mo Sig. Duca Galeaz erano deputati ultral dicto m. Franccschino m. Zoanne Melzo, m. Zoanne Botto, m. Scipione Barbavara et m. Francischino da Castel Sanpetro, quali sonno tutti homini di grande integrità, bontà et experientia et facevano molto bene servare li ordini ".

371. — 1486, ottobre 11, Milano. — Decreto che stabilisce il valore degli scudi del sole e di Francia [Reg. Panig., I. 22. — Bellati, Mss.].

    Allo scopo di "eradicare in tuto lo spendere et ricevere del oro, che non sia bono, et de justo pexo», ciò che non avviene; udito spendersi gli scudi del sole per libre 4 e soldi 6 imp. e gli scudi di Francia per L. 4 soldi 3, peso non giusto, determinasi la tariffa di L. 4 e soldi 2 imp. per scudo.

[p. 113 modifica]372. — 1487, luglio 12, Pavia. - Decreto per la riduzione del corso dell’oro e delle monete, con divieto di tenere e spendere quelle forestiere [Reg. Panig., I. 33 t. - Bellati, Mss.].

«Li ducati testoni ducali de justo et bono pexo L. 4 s. 10.
«Li ducati venetiani L. 4 s. io.
«Li ducati ungari L. 4. s. io.
«Li ducati zenovini de ogni stampo o sigillo L. 4 s. 9.
«Li fiorini larghi boni de pexo secondo lo campiono L. 4.
«Li fiorini papalini de grani duy L. 4. s. 7.
«Li scuti de Pranza de grani tri L. 4. s. 2.
«Li scuti dal sole boni de pexo del ducato L. 4. s. 4.
«Li fiorini de Reno boni de oro de grani tri L. 3. s. 6.

373. — 1487, agosto 9, Milano. — Conferma dell’officio delle monete fatta in Princivallo da Lampugnano [Reg. ducale Q Q fol. 247].

374. — 1487, novembre 7, Milano. — Si inviano in diverse parti del ducato milanese Felice Visconti, notaio della camera ducale, e certi balistrieri " per mettere le mane in capo ad alcuni fabricatori et expenditori de monete false „. [Classe: Zecca].

    Altro ordine ducale, senza data, (ma del 149....) riguarda l’invio di Ziliolo de’ Roberti e di Beltramo Scarabelli, provvisionati ducali in diverse parti del ducato milanese per la cattura di «certi fabricatori et expenditori de monete false et maxime uno Jeanne da Montefico, Lanfredo Tartaro et el Guarco de Grondona " [Ibidem].

375. — 1487, novembre 18, Norimberga. — L’imperatore Federico III conferma a G. G. Trivulzio la compera fatta dal conte Gian Pietro Sacco del feudo di Mesocco, aggiungendo agli altri privilegi quello di battere moneta [Gnecchi, Monete dei Trivulzio, p. XXII. — Tagliabue, È davvero esistita la zecca di Mesocco? in Riv. ital. di numism., 1890 fasc. III. p. 408].

[p. 114 modifica]376. — 1488, gennaio 8, Milano. — Decreto per il quale l’oro e le monete si devono spendere al solito corso e revoca di certi ufficiali [Reg. Panig., I. 43 t. - Bellati, Mss].

377. — 1488, 28 gennaio, Milano. — Nomina dell’orefice maestro Antonio Ambrogio da Solavo ad officiale soprastante la zecca di Milano [Reg. ducale, n. 30, fol. 148. Motta, Zecchieri di Milano nel 1479, p. 7 nota 2, dell’estratto].

378. — 1488, marzo 11, Milano. — Nuovi ordini circa le monete nel ducato [Trivulziana, Cod. n. 173.].

    Dietro i triplici lamenti di M. Giovanni Morosini, «maestro de la cecha de Milano», che cioè «per tutto el dominio se spendano monete forestere quale sonno de cusì poca valuta, che sonno differente de soldi iiij per ducato»; che si spendono «oro et monete false de diverse stampe», e che si «tosano l’oro et monete per Io dominio ", il consiglio ducale presieduto da Lodovico il Moro stabilisce 15 nuovi ordini in salvaguardia della legislazione monetaria: I. Confermati gli ordini sopra le monete false fatti nel passato anno e replicati nel presente; II. Siano dirette lettere a tutti i commissari, referendarj, ecc. nel ducato per la punizione dei contravventori; III. Data al Morosini piena facoltà 11 per potere transcurrere el ducal dominio per prohibire ahi mancamenti» con facoltà di eleggere idonei officiali in quelli loci dove sera bisogno, che exercischano lofficio de inquisire delinquenti «con attribuzione di un trombetto ducale «el qual vada cum il dicto M. Zoanne a transcurrere el dominio adciò se resista a questi mancamenti». IV. Ms. Battista Negri, Giacomo da Corte e Alessio Albonese diano balestrieri e provvisionati ad ogni richiesta e così si commette al Capitano di giustizia ed al Podestà di Milano «che fazano il medesmo». V. Per le precedenti gride essendo stati revocati " tutti li officiali deputati da qui in dretto per inquirere oro et monete false, per le grande extorsione et robarie facevano «siano eletti nuovi officiali in loro rimpiazzo; VI. Ammonizione a tutti li " spenditori de caxa (ducale) che da mò inance non presumano spendere, ricevere ne lenire oro aut moneta centra li ordini «; VII. Che i banchieri di Milano rispettino gli ordini, non impedendo agli officiali " di cercare in li soi banchi loro et monete false et bannite» vietando " quando se ritrovano monete tose, false aut damnate " di essere tagliate «dicendo che ad loro è licito [p. 115 modifica]tegnire dogni doro et monete in capsa, cusì bannite»; Vili. Tutte le monete " tosate da 15 dinari in suso siano tagliate et tamen siano lassate a quelle persone alle quale scranno trovate et tagliate"; IX. Che siano ammoniti da Lodovico il Moro «el thesorero de la Ill.ma madona Duchesa, Zovane maria Mezabarba, Matheo dal Castellatio, Paulo da Rippa, Jacobino da Cresentino et Thomaso da Cropello et li altri spenditori de la Corte» ad osservare gli ordini predetti, pena la privazione dei loro offici; X. Che i Deputati sopra le monete, oltre alle gride fatte, abbiano da loro due dei banchieri di Milano e due " de caduna arte» ammonendoli al osservare essi pure gli ordini «altramente siano puniti senza rispcto et remissione alcuna»; XI. Che siano «suspesi tutti li condemnati da qui indreto attento che la observantia deli ordini è stata in qualche turbatione per la inlirmità de lo Ill.mo Sig.re M. Lodovico, la qual suspensione se intenda però in tempore liberationis ma a ciò che siano più obedienti se tengano cusì su la corda ", XII. Scrivere ai diversi feudatarj nel ducato perchè prestino favore agli officiali sopra le monete, sotto pena di 1000 ducati e più all’arbitrio del duca; XIII. Che il Duca d’or innanzi non conceda più licenza «a niuna persona di potere cavare argento fora del dominio per condurlo altrove, nisi servata forma Ceche Mcdiolani, aciò che se facia più monete che se pò». XIV. Che si faccia una volta al mese l’assaggio delle monete veneziane e genovesi Il adciò se possa vedere se saranno in quella bontà et fineza de argento che sonno de presente ". XV. Sospesa «in queste cose de monete >» ogni grazia o remissione di qualunque maniera; revocata qualunque già scritta o mandata per relazione dai cancellieri e segretari ducali.

379. — 1488, luglio 28, Milano. — Decreto sulle monete d’oro e d’argento [Reg. Panig., . 51. — Gridario. — Bellati, Mss.].

    Non si spendano i grossoni ducali da soldi 21 per più di soldi 21 e mezzo. Bando delle monete erose e forestiere, e termine di 4 giorni «a qualuncha persona se ritrovasse havere monete forestiere maxime marcelli ad poterli liberamente portare fora del dominio ducale».

380. — 1489, marzo 23. — Enrichetto de’ Bigurli, Jacobo Isimbardi, e Cristoforo de’ Guidoboni, cittadini di Tortona, [p. 116 modifica]monetari, condannati al fuoco [Cod. Trivulziano, n. 1819, fol. 423 t.].

381. — 1489, maggio 17, Milano. — Decreto sulle monete forestiere [Reg. Panig., I. 119 t.— Bellati, Mss.].

Nuovo bando completo anche per avere certezza " essere per la malore parte falsificate». Termine 8 giorni a sbarazzarsene. I fiorini di Reno poi non si spendano per più di soldi 66 di imperiali " essendo de bono peso cioè de tri grani mancho del ducato testone».

382. — 1489, giugno 25, Milano. — Grida che stabilisce il corso delle monete d’oro e d’argento [Reg. Panig., I. 80 t. — Bellati, Mss].

Col 1° gennaio 1490 stabilita la seguente limitazione:
    «Ducati testoni ducali e Ducati venetiani de justo et bono pexo per libr. 4 soldi 2 imperiali.
    «Fiorini larghi de bono et justo pexo di qualunque stampo libr. 4 sol. I.
    «Fiorini de Camera de bono et justo pexo libr. 4.
    «Et tuto laltro oro al precio sera per altre cride et ordinatione limitato alla valuta deli soprascripti ducati.
    «Grassoni ducali da s. 20 de pexo de dinari 7 et grani 22 libr. I s. o d. o.
    «Grossi ducali da s. 5 de pexo de dinari 2 et grani 12 per libr. o s. 5 d. o.
    «Grossi ducali da soldi io de pexo de denari 4 et grani 6 libr. o s. IO.
    «Grossi ducali da s. 3 de pexo de dinari ij grani vj s. 3.
    «Soldini ducali de pexo de denari j grani j per libr. o sol. i.
    «Trelini, dovine et dinari picoli facti nela ducale cecha al corso suo.
    «Apresso se segnifica ad caduna persona utsupra che dal dicto calende de Zenaro prox. fut. inanze el prefato sig. nostro non vole che se spenda altre monete ducali cha le soprascripte che sono state fabricate nel tempo del prefato Signore quondam duca Galeazo et da lhora in qua, sotto la penna che sera ordinata per altre cride,» e quelle si fabbricheranno nell’avvenire nella zecca ducale «quale serano bone alla valuta del ducato da soldi 82 per ducato ".

[p. 117 modifica]383. — 1489, dicembre 23, Milano. — Decreto che proroga la precedente Grida sulle monete d’oro e d’argento fin alle calende di gennaio del 1491 [Reg. Panig., I. 111. — Bellati, Mss.].

384. — 1491, febbraio 21, Milano. — Si concede ai fratelli Pietro Giorgio e Gerolamo da Lampugnano, custodi della zecca di Milano, " cum ipsi fratres aliis perpediti negotiis exercitio eiusdem offitii presentialiter interesse nequeant „ di mettere in loro surrogazione una idonea persona [Reg. ducale., n. 126 fol. 15 t.].

385. — 1491, marzo 3, Milano. — Vien scelto a soprastante della zecca di Milano il giojelliere maestro Giacomo Crivelli [Reg. duc., n. 126 fol. 20. — Motta, Zecchieri di Milano, p. 7, nota 2].

    Ai 26 ottobre 1493, con decreto ducale datato da Pavia, gli si concede d’impetrare dall’imperatore di Germania il riconoscimento a monetario della zecca milanese [Reg. duc., n. 61, fol. 85]5.

386. — 1491, giugno I, Milano. — Decreto sul giusto corso delle monete, e sulle monete bandite [Reg. Panig. I. 139 t. — Arch. civico Lett. ducali 1489-96, fol. 94 t. — Mss. Bellati.].

    «Ducati testoni ducali, ungari et vcnetiani per libre 4 s. 10.
    «Ducati zenovini, et fiorini larghi per libr. 4 soldi g.
    «Ducati papalini sive rogorini o da la nave per libr. 4 s. 7.
    «Scuti di Franza per libr. 4. s. 2.
    «Scuti dal sole de pexo del ducato per libr. 4 s. 4.
    «Fiorini de Reno de grani tri per libr. 3 s. 6.

[p. 118 modifica]

    Con bando ai trecchi e gatteschi et monete forestiere cattive e falsificate per la maiore parte eccetto le seguenti " essendo bone de argento et non tonsate»:
    Li troni per libr. o. s. 14 d. 8.
    «Marcelli per libr. o s. 7 d. 3.
    «Carlini papali et zenovini per libr. o. s. 7 d. 6.
    «Grossi mantoani et ferraresi da s. 8 libr. o s. 8 d. o.
    «Et così le altre monete zenovese, essendo bone ".

387. — 1491, agosto 20 Pavia. — Negasi grazia a colui " pro quo est petita gratia ut ex Triremi eripiatur in qua iam biennium est „ a causa di monete false, mandatovi dal duca di Milano [Classe: Zecca].

388. — 1491, settembre 7, Milano. — Lettera del dr. Bernardino d’Arezzo al duca di Milano: " i boni ordini circa le monete forastere „ osservarsi con gradimento dai sudditi. " Nunc vero da octo dì in qua pareli officiali sonno deputati circa ciò per M. Francesco (Fontana) si trovano alchune monete de quelle sonno permesse de spendere che non sono al iusto peso ghe le toglieno con le altre bene si ne hanno, dilchè li subditi vostri se doglieno con dire che poche monete si trovano che sieno bone al peso, maxime de le vechie, et de le nove ancora ne sonno facte poche „ [Classe: Finanze Monete, Cartella 846].

389. — 1491, settembre 27, Milano. — Grida sulle monete [Reg. Panig., I. 150 t. — Arch. civico, Lett. ducali 1489–96, fol. 103 t. - Mss. Bellati.].

    Nessuno ardisca ricevere né spendere «monete veneziane, cioè troni, mozinigi (Mocenigo), marcelli excepto li marcheti, quale si intendono in tuto esser baniti nè carlini papaligrossi de la bissa ducali quali non siano de debito peso qua infrascritto notato ". Cioè:
    «Grossi da s. 5 da la bissa d. 2.
    «Carlini papali d. 2 gr. 23.
    «Marcelli d. 2 gr. 16.
    «Troni d. 5 gr. 8.
    «Mozanichi d. 5 gr. 8 ".

[p. 119 modifica]390. — 1492, febbraio 14, Milano. — Gli officiali sopra le monete al duca di Milano, a risposta delle lagnanze dei Genovesi, gravantisi " del grossono milanese, quale gli è scripto se debia spendere al corso del suo, dicendo non essere di tanto peso, quanto è il suo et per questo valere qualche cosa manco „. Fatto d’ambedue gli assaggi da Giov. Morosini, " officiale sopra la cecha „ si trovò " lo Genoese essere de peso grani in più del milanese, ma de minor bontate, et calcolato luno et laltro in liga trova chel nostro avanza el suo di qualche cosa, pure valere tanto quanto el suo „ [Classe: Zecca]

391. — 1492, febbraio 18, Milano. — I maestri sopra le monete al duca di Milano, in risposta alle lettere 14 corr. dei Deputati sopra le monete di Genova, per le quali scrivono " che non voriano che li Marcelli et Troni se sperdesseno in Genoa, „: esaminato, d’ordine ducale, " se per haverli loro banditi la camera vene ad reccvere damno „ trovasi che " questo sarà pur in qualche dammo de la Camera, ultra che ne darla grande difficultate a trovare persona che acceptasse el partito de Genoa quando li pagamenti non si potesseno fare a quelle monete che correno in Milano6, e seria ancora al parere nostro poco honorevole al stato, quando Genoesi refutassino quelle monete che se spendano et recevano in tutte le altre parte del dominio, essendo bone et iuste di peso „ [Classe: Zecca].

392. — 1492, febbraio 27, Milano. — Antonio Fugger7 [p. 120 modifica]tedesco, fil. del qd. Andrea, abitante in Milano nell’albergo del Pozzo, a P. Ticinese, a nome proprio e di Gio. Felino e soci, alemanni, resta creditore di Gio. Antonio da Castiglione e di Giovanni Morosini, esercenti la zecca ducale in Milano di L. 2222. 8. 2 imp. " occasione resti marchorum 394 s. 5. d. II granorum sex et 314 unius grani argenti fini, dati et venditi per dictum Antonium suo et dicto nomine ipsis sociis " [Rog. del notaio Gio. Giacomo Scaravaggio, cit. nel Cod. Trivulziano n. 1818 fol. 377 t.].

393. — 1492, maggio 11, Genova. — Invio a Milano di due assaggiatori della zecca genovese, d’ordine del duca Sforza, " per fare il paragone de la bontà del argento del grossone „ di Genova con quello milanese [Riv. ital. di numism. 1888 fasc. IV. p. 487].

394. — 1492, maggio 31, Pavia. — Ordine del duca di Milano al vicario del podestà di Pavia perchè rilasci " messer Nicolao da Ponte scolaro piamontese detenuto per imputatione de monete false, commandandoli chel uscisca del Dominio dal quale volemo che Ihabii el bando „ [Riv. ital, di numism. 1888 fasc. IV. p. 485].

395. — 1492, agosto 23, Milano. — Il duca di Milano concede ai presidenti della Comunità di Parma, dietro loro supplica, il libero corso delle monete quando non siano difettose che di un solo grano [Zanetti, Monete d'Italia, vol. V, p. 109].

396. — 1492, novembre 3, Milano. — Grida sulle monete Genovesi [Reg. Panig., I. 163. — Bellati. Mss.].

    " Essendo facto intendere che in la cecha de Genoa sono fabricate et fabricano monete de varii pretii, le quale non sono de quella bontate che sono le ducale novamente fabricate havendo respecto a! pretio che Genoesi gii hano limitato: è parso al prefato Sig. de bene chiarirse dela bontà de diete monete genoesi, et così factone fare opportuni assagii per li maestri dela Cecha in Milano, si è trovato essere per la verità corno gli è stato significato». Per il che stabilitasi per dette monete la riduzione seguente:

[p. 121 modifica]

    «Li grossi da soldi 45 de peso de denari 16 gr. 4 per soldi 43 milanesi luno.
    «Li grossi da soldi 30 de peso de den. 10 gr. 19 per soldi 29.
    «Li grossi da soldi 22 d. 6 de peso de den. 8 gr. 4 per s. 22,
    «Li grossi da soldi 15 de peso de den. 5 gr. io per s. 14.
    «Li grossi da soldi 2 den. 3 de peso de den. 5 gr. io per s. 14,
    «Li grossi da soldi 7 den. 6 de peso den. 2 gì’. 17 per s. 7. den. 3.
    Intendendo così de li vecchii come de li novi che al presente sono fabricati, ma che li grossi vechii da s. 7 d. 6 siano de peso de den. 2 gr. 21 luno sotto pena de perdere dicti grossi et de pagare per uno quatro».

397. — 1493, 10.......8) — Lettera di Francesco Fontana ai duca di Milano in merito al detenuto ])er monete false Ambrogio da Caresana. Aver il prigione confessato il delitto suo: " ad epso Ambroso fò trovato libre xvi de grossi ducali novi da 3 falsi, li quali voleva expendere in Milano. „ Fattolo esaminare " ha confessato haverli avuti da uno maestro Luca da Sanzorzo quali li fabbricava in Monferrato, et che gli li dede ad expendere ad la mitate del guadagno „. Ma non averne " speso se non uno in Milano, nè may sè impazato da monete false che hora. „ Lo si era condannato, secondo gli statuti " in la pena del focho „ con confisca dei beni. Ma per esser l’imputato giovane di appena 25 anni, poverissimo e carico di figliolanza, il Fontana trovava di doverlo raccomandare per la commutazione della " pena del focho in altra più moderata comò seria de farlo scovare, tagliarli una orecchia et darli il bando „ dal ducato. La lettera continua riferendo l’arresto d’un altro tosatore di monete false, un tal Alvisio de Uglono, che ebbe due mogli, con figli relativi. " Ha confessato havere tonsato ducati, testoni ducali et uno ducato ducale da duoi ducati et altri ducati de vari stampi che in tutto possono essere da xvi ad xviii „ [Gazz. Numismatica, a. 'I, 1886, p. 64].

[p. 122 modifica]398. — 1493, agosto 17, Milano. — Grida sulle monete, cioè sui Carlini papali [Reg. Panig., I. 171. — Bellati, Mss.]

    Ha inteso el nostro Ill. S. che de presente se fabricano carlini papali, quali non sono del peso et bontà che li altri carlini vechii fabricati al tempo de li sumi pontifici passati, deli quali sono portate notabile summe nel dominio ducale. ... et havendo facto fare per li suoi maestri de la cecha in Milano assagio deli dicti carlini novi ha trovato essere non altramente chel haveva inteso, perchè sono legieri de sei et septe grani al peso deli vechii, et manchi in bontà tri grani». Si riducono «dicti carlini papali novi al pretio de soldi sei et denari tri imperiali, li quali carlini se intendano essere quelli che de presente sono fabricati in Cecha de Roma, et che da uno lato tengano le imagine de san petro et san paolo sculpite et da laltro lato la insigna col bove del presente summo pontifice, et con le littere intorno quale dicono Alexander vj pont. max».

399. — 1494, gennaio 12, Milano. — Permesso del duca di Milano per impetrare della Maestà Imperiale il grado di monetario nella zecca di Milano rilasciato ai fratelli Dionigi e Donato da Seregno, cittadini milanesi [Reg. ducale., n. 61 fol. 178 t. — Motta, Zecchieri di Milano, p. 5 nota 4. — Caffi, Arte antica lombarda in Arch. stor. lomb., 1830, p. 600.].

    Altre consimili concessioni, in data Vigevano 24 febbraio e Pavia 8 luglio 1494, a favore di Martino da Garbagnate e dei fratelli Gio. Pietro, Giov. Antonio e Donato da Varese (Reg. ducale, n 61, fol 170 t. — Missive n. 18 fol. 42 t. — Motta, loc. cit.).

400. — 1494, 21 febbraio Vigevano. — Invio nelle parti di Bellinzona di Felice notaio della camera ducale " con alcuni balestreri e fanti per detenire certi fabricatori et expenditori di monete false „ [Boll. stor. della Svizz. italiana, 1880, p. 146].

401. — 1494, agosto 8. — Il duca di Milano concede al pittore Ambrogio Preda e suoi compagni Francesco de’ Galli ed Accino da Lecco9, di recarsi, dietro richiesta [p. 123 modifica]fattane da Massimiliano I, alla zecca imperiale per intagliarvi i conii delle nuove monete che intendeva far battere. [Riv. ital. di numismatica fasc. IV, 1888 p. 485 — Motta E. Ambrogio Preda e Leonardo da Vinci, Arch. stor. lombardo fasc. IV, 1893 p. 979].




IV. - LODOVICO MARIA SFORZA.


402. — 1494-1499. — Serie delle monete di Lodovico Sforza e di Beatrice d’Este [Gnecchi, Monete di Milano, p. 91 e Riv. numismatica, I 1894, p. 52].10.

403. 1495, febbraio 16, Milano. — Ordini circa gli officiali sopra le monete, essendone prefetto il cons. ducale Francesco Fontana [Reg. Panig., I. 211 t. — Bellati, Mss. — Antiqua Ducum Mediolani Decreta. Mediolani, 1654, p. 420].

404. — 1495, febbraio 17. — Tommaso da Marliano ottiene licenza ducale di poter impetrare dal Re dei Romani il privilegio di monetario nello stato milanese [Missive, n. 198, fol. 160].

405. — 1495, marzo 2., Amboise. — Decreto in favore di Gian Giacomo Trivulzio per poter coniare monete nella di lui zecca di Mesocco [Reg. Panig., N. 168 t. — Tagliabue, loc. cit., p. 46].

406. — 1495, marzo 4, Milano. — Revoca del precedente decreto relativo agli ufficiali delle monete [Reg. Panig., I. 216. - Bellati, Mss.].

[p. 124 modifica]407. — 1495, aprile 7, Milano. — Grida di bando dal dominio ducale contro Giorgio dalla Schiarella reo di compera e spendizione di false monete [Reg. Panig., E. E. 210].

408. — 1495, aprile 30, Milano. — Grida contro Giacomino da Olgiate e Giovanni Frisiano, tosatori di monete [Reg. Panig., E. E. 213 t.].

409. — 1495, ottobre 30, Pavia. — Si stampa il " Tractatus Monetarum „ di Francesco da Corte [Panzer, vol. II, p. 333. — Comi, Memorie bibliografiche per la storia della Tipografia Pavese, 82 e 96.].

410. — 1496, marzo 2, Amboise. — Lodovico, duca di Orleans, concede a G. G. Trivulzio di battere moneta alla bontà di quelle d’Asti e di Francia [Gnecchi, Monete dei Trivulzio, p. XXII. — Tagliabue, È davvero esistita la zecca di Mesocco? in Riv. Ital. di numism. p. 412].

411. — 1496, giugno 3, Milano. — Grida sul prezzo delle monete d’oro e d’argento [Reg. Panig., I. 241. — Bellati, Mss.]

    L’oro limitato come segue:
    «Ducati testoni ducali ungari et venitiani per L. 4 s. 10.
    «Ducati zenovini et fiorini larghi L. 4 s. 9.
    «Ducati papalini sive rogorini o de la nave L. 4 s. 7 —
    «Scuti de Franza L. 4 s. 2 —
    «Scuti del sole del peso del ducato L. 4 s. 4 —
    «Fiorini de Reno de grani tri in quatro L. 3 s. 6 — «.
    «Nuovo bando dei fiorini trcchi e gateschi ed altre monete

forastiere, eccezione per le seguenti e al corso come indicato:

    ««Li troni per s. 14, den. 6.
    ««Marcelli per s. 7 den. 3.
    ««Carlini vegii papali et zenovini s. 7 d. 6.
    ««Carlini papali dalla vacha del moderno papa s. 6 d. 6.
    ««Grossi mantovani et feraresi s. 8 d. — Et così le altre

monete zenovese essendo bone et al pexo justo».

412. — 1496. — Istruzioni dal duca di Milano date a Giacomo Alfieri nominato custode del tesoro della rocchetta [p. 125 modifica]di P. Giovia [Beltrami, Castello di Milano, II ediz., p. 500. — Canetta, Il Castello di Milano, in Arch. stor. lomb., X, 1883, p. 377. — Motta, Il tesoro di Pavia in Gazzetta Numismatica, vol. VI, 1886, p. 79.].

    Negli " Ordini di Lodovico il Moro intorno al governo dello stato di Milano dopo la sua morte nel caso di minorità del figlio n editi dal Molini (Documenti, I, 297) e ripubblicati dal De Maulde (p. 25 e 32) e dal Pasolini (Caterina Sforza, III, 432) è ricordato il tesoro ducale che vuole «resti in rocha». Brano riferito anche dal Beltrami (loc. cit., p. 498)11.

413. — 1497, giugno I. — Decreto ducale che assolve fra Michele Rana, Cavaliere Gerosolimitano, accusato di monetazione falsa [Gazz. Numism., a. VI, 1886, p. 64].

414. — 1497, novembre 3, Milano. — Grida sulle monete e bando dato a certi fiorini e ducati del Reno [Reg. Panig., I. 265 t. — Bellati, Mss.].

    «Li ducati, schiiti et fiorini de Reni balliti sono li infrascripti zoc:
    «Prima florini de reni novi, che hano da uno canto sancto Andrea, o vero sancto filippo et da laitro scudazoli quatro.
    «Item florini de reni novi, che hano da uno canto la balla, et da laitro uno re, con una stella tra luno et laitro pede.
    «Item florini de reni novi, che hano da uno canto la balla et da laitro uno sancto in cathedra con uno scudazolo con una aquila de sotto.
    «Item florini de reni novi, che hano da uno canto le balle, da laitro sancto Michele, et anchora de altre sorte novi, quale etiam sono bassi de oro.
    Item schuti del sole furono facti a Napoli quali calano grani viij per cadano et sono bassi de oro.
    «Item ducati del Duca de Borbono quali hano da uno canto una testa discapilata con uno frixo et da laltro uno a cavalo armato.
    «Item ducati de Spagna quali chano da uno canto doe teste [p. 126 modifica]zoè luna del Re et laltra de la regina, et de laltro canto la sua insegnia sig. loh. ant.».

415. — 1498. Nello spesato del ducato di Milano per il 1498 si trova la posta di L. 400 " pro oblatione Sancti Joseph ex denariis scarsisiarum Ceche Mediolani deputatis ad fabricam altaris Sancti Joseph „ [Trivulziana, Cod. n. 174].

416. — 1498, febbraio 9, Milano. — Lettera di Bartolomeo Calco a Costantino Cominato, in nome del duca di Milano, sul modo di ricuperare un tesoro riposto nel palazzo di Caterina Sforza-Riario " al tempo de le novità d’Imola „, e tolto da un muratore [Pasolini, Caterina Sforza, III, 284].

417. — 1498, dicembre 12, Milano. — Ragioni per il maestro della zecca di Milano circa il peso che si usa in Milano e la moderazione pretesa dai mercanti alemanni [Reg. duc. Z. Z. fol. 226].

    «Havendo el Mag.co M. Bartholomeo de Madijs Bernese richiesto al nostro signore Ill.mo duca de Milano per parte de alchuni alamani mercanti, che si vogli moderare el pesso de la Cecha: et redurlo al proprio signo de quello del Comune de Milano che si domanda el pexo sive marche de S.to Ambrosio, se gli risponde el pexo de la Cecha presente essere al solito ne è memoria in contrario che may fosse altramente: et tal cecha per lo prefato Signore essere dato al magistro con quelli pexi proprii: et che de questo non possino dolersi alchuni debitamente. Non di mancho sua Ex.tia è per fare etiam in questo corno fa in tute laltre, non havendo risguardo al interesse proprio per compiacere alla richiesta del dicto M. Bartholameo et mercanti, sarà contenta per gratia et gratificatione far fare tale effecto, et pagar ley al magistro de la Cecha el damno che per questa cossa patirà, ma perchè tali mercadanti mal ricognoscenti di tale apiacere hano hauto a dire che obtenuta tal cossa voleno poy domandare el damno che ne possino haver patito per lo passato, sua Extia primo et ante omnia vole sua ciareza (chiarezza) autentica de tuti dicti mercanti chi voleno usare di tal pesso che recognosceno questo a piacere de sua Ex.tia: et che may domandarono cossa alchuna per lo passato renutiando etc.».

[p. 127 modifica]418. — 1499, febbraio, 27, Asti. — G. G. Trivulzio concede a maestro Giacomo dei Corradi di Reggio, zecchiere in Asti, di stampare monete coll’impronta, armi e nome di Lodovico XII di Francia [Tagliabue, È davvero esistita la zecca di Mesocco? in Riv. ital. di numism., 1890, p. 413].

419. — 1499, giugno I, Milano. — Grida relativa alle monete d’oro e d’argento [Reg. Panig., L. 36. — Bellati, Mss.].

    Replicata la limitazione delle monete d’oro nei seguenti termini:
    «Ducati ducali ungari et venitiani L. 4, 10.
    «Ducati zenovini et fiorini larghi L. 4, 9.
    «Ducati regorini et de la nave L. 4, 7.
    «Scuti del sole al pexo del ducato L. 4, 4.
    «Scuti di Franza L. 4, 2.
    «Fiorini de Reno de grani tri in quatro L. 3, 6.
    «Ducati bolognexi dopii L. 8, 16.
    «Et perchè più volte per altre cride è stato prohibito luxo de le monete forestere et fiorini trechi et gateschi et li altri fiorini de mancho liga de li quali sono stati expressi li contrasegni, et cossi li scuti del sole de octo grani facti a Napoli, et altri scuti bassi et falsi et ducati del Duca de Borbono et queli de Spagna del contrasegno dato et cossi qualuncha altro oro mancho de liga, et pur multiplicano nel dominio et ultra la confuxione qual se genera, ne segue grande detrimento si ali subditi quanto ale intrate del prefato Sig.re ultra che dano causa potissima al excessivo crescimento del pretio del oro, per essere de mancho liga et falsificati per la magiore parte, in nome de sua sublimità se da de novo a dicto oro et monete forestere, salvo ut infra, total bando del suo dominio ". Concesso di spendere liberamente «le infrascripte monete con le ducale al pretio infrascritto essendo bone dargento et al justo pexo videlicet:
    «Li Troni per s. 14 den. 6 luno.
    «Mozanighi s. 14 den. 6 luno.
    «Marcelli s. 7 den. 3 luno.
    «Carlini papali vegij s. 7 den. 6 luno.
    «Carlini papali del bove s. 6 den. 6 luno.
    «Grossi ferraresi de sol. 8 per s. 8 den. o lune.
    « Grossi mantuani de sol. 8 per s. 8 den. o luno.
    «Grossi genovesi de sol. 45 per L. 43 den. o luno.

[p. 128 modifica]

    «Grossi genovesi de sol 30 per L. 29 den. o luno.
    «Grossi genovesi de sol 22 den. 6 per L. 22 den. o luno.
    «Grossi genovesi de sol. II den. 3 L. II den. o luno.
    «Grossi genovesi de sol. 7 den. 6 vegij per s. 7 den. 3.,
    «Grossi genovesi de sol. 7 den. 6 novi per s. 7 den. 3.
    «Et quando ad alcuna persona se ritrovassero dele predicte monete concesse ad spendere, mancho del debito pexo, li serano tagliate per li offitiali di monete et toltoli la mittà n. Confermato nuovamente il bando di u tute le altre monete forestere, maxìme grossoni de soli/i 22 per essere de minore liga et consequentemente de mancho valuta».
    «Item che li dinari minuti de Zenua se possano spendere de là de Pò n. Termine 15 giorni a tutti di liberarsi delle monete bandite forestiere:
    «El qual oro si è questo:
    «Fiorini da Reno che hanno da uno canto la balla; da laltro canto sancto Iohanne baptista con uno c tra luno et laltro pede, et valeno sol. 54 den. 9 per qualuncha.
    «Fiorini de Reno che hano da uno canto la balla, da laltro canto uno sancto in uno razo con una bacheta regale in mane sinistra et de la drita segna con uno dito, con una aquila de sopra dal dito, et valeno sol. 57 den. 3 per caduno.
    «Fiorini da Reno che hano da uno canto schuti tre con una h in mezo li scuti, da laltro canto sancto paolo in cattedra con uno schuto sotto li pedi et una spata da mane drita, et de la sinistra uno libro, et valeno L. 3 d. 7 per qualuncha.
    «Fiorini de Reno che hanno da uno canto uno Imperatore con uno mondo in mane sinistra et dela drita una bacheta regale et valeno L. 3. sol. 2. den. II per caduno.
    Et per le soprascripte proxime quatro qualitate de fiorini de reno serano puniti li contrafacienti in soldi duy imperiali per qualuncha pezo chc spectarano ali offitiali predicti, et li serano tagliati».
(Continua).

Emilio Motta.          



[p. 221 modifica]


DOCUMENTI


VISCONTEO-SFORZESCHI


PER LA STORIA DELLA ZECCA DI MILANO




PARTE SECONDA.


PERIODO SFORZESCO

(Continuazione).




V. — LODOVICO XII DI FRANCIA.


420. — 1499-1512. — Serie delle monete di Lodovico XII, re di Francia e duca di Milano. [Gnecchi. Monete di Milano, p. 95 e in Riv. ital. di numismatica, 1894, fasc. 1, p. 53].

421. — 1499, dicembre 9. — " Tractatus de cambiis fratris Thomae Caietani ordinis Predicatorum et sacrae theologiae professoris ad Venerabilem praedicatorem et priorem Brixiae fratrem Andream Brixiensem ejusdem ordinis „. [Opuscolo a stampa in-8 s. tip. e anno, nella Trivulziana.

     In calce a questo rarissimo opuscolo che ha molta attinenza colla storia dei ragguagli della moneta milancse si legge: «Et haec de cambiis dicta sunt Mediolani in conventu S. Mariae Gratiarum Anno salutis 1499 Die viiij Decembris. "

422. — 1500, gennaio 19. — Grida, che proscrivendo molte monete, assegna a quelle che hanno corso legale, il valore, e ne indica il conio. [A stampa, esemplare unico [p. 222 modifica]nella Biblioteca Trivulzio. — Edita dal Ceruti, Cronaca milanese di Ambrogio da Paullo dall’anno 1476 al 1515, in Miscellanea di storia italiana, vol. XIII, 1872, p. 355. Cit. dal Porro. Catalogo dei mss. della Trivulziana, p. 424, dal Ghiron. Una grida milanese a stampa del XV secolo, in Arch. stor. Lombardo, fasc. II, 1880, p. 300, e dai Gnecchi. Monete dei Trivulzio, p. XXIV].

(Vedine il facsimile nell’annessa Tavola eliotipica).

423. — 1501, maggio 17, Milano. — Nuova grida che in tutto conferma la precedente del 19 gennaio 1500. [Arch. Civico. Lettere ducali 1497-1502 fol. 207].

    «In questa grida è ripetuta alla lettera quella al n. 422. Ma è strano che tra le due medesime gride, ovvero tra l’esemplare a stampa e quello d’archivio, pure coevo, corrano alcune differenze di tariffa, ed anche di qualità di monete. Non possiamo ometterle.
    «La prima tariffa dell’oro «che se ha ad spendere» suona qui:
    «Lo oro che se ha ad spendere con il suo pretio è questo, videlicet.
    «Ducati de Milano, Ongari, Venetiani, da Napoli, Papali, Savoyni, Fiorentini, Zenovesi, Luchesi, Ferraresi, Mantuani, Bolognesi, Senexi, Salutiesi, Pexorini et Portogalesi et qualuncha altri ducati boni de pexo et de oro per L. 4 s. io.
    «Ducati Bolognesi dopij che calano grani ij qualunche L. 8 s. 18.
    «Ducati Rogorini et da la nave L. 4 s. 8.
    «Scuti dal sole per L. 4 s. 7.
    «Scuti de Pranza L. 4 s. 4.
    «Fiorini da Reno de grani iij in quatro L. 3 s. 6.»
    Laddove il testo della stampa dice: «Tute le monete ducale secondo il solito» è da avvertire che nel documento d’archivio non figurano i grossoni genovesi da s. 30. Per contro vi leggiamo:
    «Grossoni ferraresi da s. 8 per s 8.
    «Grossi Mantuani da s. 8 per s. 8.»
    A vece poi del testo stampato: «Tute le monete de lo illustrissimo signore Johanne Jacobo» troviamo semplicemente
    «Grossoni da s. 22 del Sig.r Jo. Jacobo trivultio per s. 22.»
    La tariffa delle parpagliole varia per quelle segnate soldi 2 e denari 3, che diventano soldi 2 e denari 4.

[p. 223 modifica]424. — 1502, febbraio 19, Milano. — Concessione del Commissariato all’Ufficio delle monete in favore del giuresperito Cio. Agostino Porci [Reg. Panig., O. 157 t.].

    Il Porci era pavese e la sua impresa araldica è tra quelle edite nel «Ragionamento di Mons. Paolo Giovio sopra i motti e disegni d’armi, ecc. «(Venezia, Ziletti, 1556, p. 12).

425. — 1502, agosto 7, Milano. — Dimanda dei Milanesi a re Luigi XII colla quale, lamentando la mancanza di buona moneta indigena, e quindi l’introduzione e diffusione nello Stato, di monete erose d’altri paesi che inceppavano il plateale commercio, la città chiede la coniazione di nuova moneta legale, previa la riforma di alcuni decreti anteriori intorno alla medesima, dannosi e disonesti. [Biondelli. Nuovo documento storico ecc. in Arch. stor. lombardo. V. 1878, p. 188 e 202].

    «Ne Civitas pecunia aere contaminata repleatur, petitur provideri, quod monetae forenses non expendantur nisi secundum ordines antiquos; et quia hoc fieri non poterit, nisi monetae novae cudantur in presenti Civitate, petitur quod ad cecham laboretur; itemque deputentur aliqui qui moderentur decreta super ipsis monetis condita, inter quae sunt qunedam aspera et inhonesta». La risposta reale era: " providebitur in firma facienda novissime condiictoribus datiorum».

426. — 1504, ottobre 1.° — Lodovico XII fa grazia a Paolo della Torre e Paolo Meraviglia, inputati d’aver tosate monete d’oro e d’argento e spesele. [Trivulziana. Codice n. 1817, fol. 263 t.].

427. — 1505, gennaio 7, Milano. — Capitoli della zecca di Milano abbocata da Giovanni de’ Torretini di Lucca e compagni. [Archivio notarile di Milano, a rogito Mainardo de’ Grassi, nelle filze del notajo Zunico — Arch. di Stato. Finanze - Monete, cartella 846]12.

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    «Capitula zeche huius inclite civitatis Mediolani, cum quibus Ill.mus d. d. Magnus Magister Francie et generalis citra montes regius locumtenens ipsam zecham Johanni Torretino et sotijs concessit, ac data est zecha predicta de comissione ejusdem dominationis pro abbocata modis et formis infrascriptis ut ex relatione Mag.ci domini Antonij Turpini generalis Texaurarij facta existente penes Maynardum de Grassis constat.
    «Primo, quod Magister et sotij fabrice seu zeche predicte habeant et teneant ipsam zecham ad laborandum et laborari fatiendum de infrascriptis monetis per annos quinque proxime futuros, more unius datij, incipiendo a die deliberationis in antea Millesimi quingentesimi quinti et finituros die ultima decembris anni venturi Millesimi quingentesimi noni, et cum obligatione solvendi honorantias debitas et solitas Magistratui Cancellarie et alijs offitialibus.
    «Item quod habeant dicti magister et sotij domum totam ipsius zeche liberam et expeditam, et eam possideant absque solutione alicuius fleti, durante tempore locationis sue.
    «Item quod dicti Magister et sotij habeant et consignantur eis omnia utensilia ipsius zeche, que sint extimata ut moris est, et facta extimatione teneantur ea solvere secundum ipsam extimationem fatiendam.
    «Item quod dicti Magister et sotij utsupra teneantur et debeant solvere omnem quantitatem argenti que portabitur in zecham ad computum librarum viginti septem, soldorum sex pro qualibet marcha argenti fini infra octo dies a die consignationis dicti argenti.
    «Item quod dicti Magister et sotij utsupra teneantur fabricari facere omnem quantitatem argenti, que portabitur in zecham sub pena soldorum viginti pro qualibet marcha argenti fini, applicanda regie Camere, salvo quod pro argento aureato quod portabitur in zecham pro partiendo servetur solitum.
    «Item quod dicti Magister et sotij utsupra teneantur fabricari facere omni mense dictorum quinque annorum tantam quantitatem monetarum infrascriptarum sub modis et formis et bonitatibus infrascriptis ad ratam in primis novem mensibus cujuslibet anni quantam capit et capere potest summam valoris scutorum sex mille auri a solle, videlicet grossorum de soldis decemocto, qui sint in numero viginti novem cum dimidio grani decemocto et tertium unius grani pro qualibet marcha, et in liga a denari is undecim granis tredecim cum dimidio, hoc est tenentes onzias septem, denarios decemseptem argenti fini pro [p. 225 modifica]
qualibet marcha, et habeant de remedio in pendere denarium unum pro marcha, et in liga granum unum pro quarto ontie; grossorum a soldis novem, qui sint in numero quinquaginta novem grani deceni octo et tertium unius grani pro qualibet ii:archa et in liga a denarijs undecim gianis tredecim cum dimidio, hoc est tenentes ontias septem denarios deceniseptem argenti fini pro qualibet marcha, et habeant de remedio in pondere denarium unum pro quarto ontie; grossorum de soldis sex, qui sint in numero octuaginta deo tertij duo pro qualibet marcha, et in liga a denarijs decem granis decem octo, hoc est tenentes ontias septem denarios quatuor argenti fini pro qualibet marcha, et habeant de reniedio in pondere denarium unum ciim dimedio pro marcha, et in liga granum unum pro quarto ontie. Qui omnes grossi sint justi et ponderati de uno ad unum retondi, dealbati et eque monetati, juxta solitum. Et in ultimis tribus mensibus cujuslibet anni tantam quantitatem grossorum de soldis viginti duobus et denarijs tribus quantam similiter capit summam valoris scutorum sex mille auri a sole omni mense dictorum trium ultimorum mensium cujuslibet anni, qui sint in numero viginti quatuor, et in liga a denarijs undecim granis tredecim cum dimidio, hoc est tenentes onzias septem denar. decem septem argenti fini pro qualibet marcha. Et habeant de remedio in pondere denarium unum pro marcha, et in liga granum unum pro quarto ontie, et sint justi, bene ponderati de uno ad unum rotundi, dealbati et eque monetali.
    «Item quod liceat dictis Magistro et sotijs utsupra fabricari facere quantamque aliam quantitatem suprascriptarum monetarum a soldis decemocto, a soldis novem, a soldis sex et a soldis viginti duobus et denarijs tribus tantum ad suuni libitum ultra summam specificatam utsupra quam teneantur primo et ante omnia facere.
    «Item quod non possint nec dcbeaut dicti Magister et sotij utsupra fabricare ncc fabricari tacere aliquas monetas a soldis duobus inclusive aut abinde infra absque licentia obtenta ab Ill.mo domino d. Magno Magistro Frantie ac Regio citra montes locumtenente.
    «Item quod quotienscumque et quandocumque eis mandabitur per Ill.mum d. d. Magnum Magistrum Frantie etc. fieri debere grossos valentes soldos duos usque ad summam quarte partis quantitatis monetarum fiendarum omni mense, ut supra specificatum est, loco earum, quod teneantur et obligati sint dicti incantatores et sotij fabricare et fabricari facere dictos [p. 226 modifica]grossos a soldis duobus usque ad dictam quantitatem quarte partis secundum bonitatem et pondus prout ordinabitur per prelibatum dominum Magnum Magistrum etc. dummodo non habeant pro manufactura plus nec minus quam soldos septem pro marcha, et cum solito remedio, compensandos in dieta quantitate valoris scutorum sex mille auri fatienda omni mense utsupra, et aliter nec alio modo non possint fabricare nec fabricari facere de dictis grossis a soldis duobus et utsupra.
    «Item quod dicti Magister et sotij teneantur et obbligati sint per totum mensem Martii prox. futur. anni presentis Millesimi quingentesimi quinti fabricari fecisse de suprascriptis monetis usque ad summam valoris scutorum duodecim mille, et in mense Aprilis sequentis summam scutorum sex mille, et in mensibus May et Junii tunc secuturis summam scutorum decem octo millium. Et postea successive de mense in mense durante tempore locationis summam scutorum sex mille utsupra omni mense. Jta et taliter quod singulis tribus mensibus debeant supplevisse ad summam scutorum decemoctomillium.
    «Item si contingerit dictis Magistro et sotijs fabricari fecisse in primis mensibus mayorem quantitatem quam sit summam scutorum decem octo millium quod eo in casu possint illam quantitatem mayorem compensare in alijs mensibus prout eis videbitur.
    «Item quod dicti Magister et sotij utsupra teneantur pro quibuscumque monetis fiendis ad ipsam zecham solvere operarijs, monetarijs, judici, superstantibus, custodibus, assagiatoribus et incisoribus seu taliatoribus ferrorum et prout hactenus observatum est.
    «Item quod omnes scarsisie et largisie que fieri contingerit ipsarum monetarum durante dieta locatione dictorum annorum quinqae sint et esse debeant in totum dictorum Magistri et sotiorum absque aliqua solutione fienda regie Camere.
    «Item ut tutius equo animo dicti Magister et sotij utsupra fabricari facere valeant monetas superius ordinatas, et sciant ex earum quantitatibus monetarum fabricandarum utsupra se posse exonerare et habere equivalentiam in auro Mag.cus dominus Antonius Turpinus regius generalis thexaurarius se obligat accipere ab eis Magistro et sotijs pro primo anno dictorum quinque annorum tantam quantitatem suprascriptarum monetarum quantam capit summam scutorum duodecim millium auri a sole singulis tribus mensibus ipsius primi anni, videlicet pro primis tribus quarterijs sive primis novem mensibus tantum [p. 227 modifica]pretio librarum quatuor soldorum octo juxta proclamationes noviter factas, et eo pretio ea scuta ad dictam usque quantitatem eis Magistro et sotijs dare de tribus mensibus in tribus mensibus utsupra pro equivalentia ipsius nionetaruni quantitates utsupra. Et pro predictis adimplendis etiam ipse doniinus Thesaurarius se obligat dare et solvere eis Magistro et sotijs illud plus quod solverent in emendo senta ultra cursum proclamationum, ipsis tamen solventibus dieta scuta sive ementibus ex monetis novis in dieta zecha tunc fabricandis et utsupra specificatis et hoc cum partecipatione Magistratus Intratarum et domini Baptiste de Cribellis Comissarij ipsius domini Thesaurarij, casu quo non levaret quantitates predictas earum monetarum in dictis terminis, et non solveret quantitates predictas dictorum scutorum a sole ut supra dictum est.
    «Item quod dicti Magister et sotij teneantur et obligati sint omnino ad fabricandum et fabricari fatiendum dictam omnen quantitatem monetarum obligi predicti, modis et formis predictis. Et casu quo non reperiantur supplevisse obligationi de quaterno in quaterno, quod tunc et eo casu incurrant pennam et incurisse inteligantur soldorum quatuor pro qualibet marcha illius quantitatis monetarum que restaret fatienda et deficeret juxta formam capitulorum et plus usque ad summam scutorum quinquecentum omni anno respectu dictorum scutorum quinquecentum tantum, secundum quod Magicus dominus Thexaurarius et dominus Franciscus de Roma se invicem se conveniant.
    «Item quod nulla persona cujuscumque condictionis existat possit nec valeat quoquo modo in toto regio ducali dominio hujus status Mediolaru’, salvo in civitate Janue fabricare et fabricari facere aliquas monetas auri et argenti preterquam dicti Magister et sotij zeche predicte durante presenti locatione.
    «Item quod quelibet persona cujusvis status et preheminentie existat que conducere voluerit aliquam quantitatem auri et argenti, teneatur et debeat ad introytum portarum Mediolani notifficare dictam quantitatcm sive auri sive argenti in granis, virgis vel bolzonalijs offitialibus deputandis per ipsum Magistrum et sotios dictus portus sumptibus utsupra, et deinde ipsam quantitatem consignare dicto magistro et sotijs infra tres dies sub penna perdendi talem aurum et argentum. Et ulterius sub pena florenorum quinque pro qualibet marcha, (juc perveniat pro tertia parte in regiam ducalem Cameram, pro tertia parte in Magistrum et sotios diete zeche, et pro alla tertia in accusatorem et repertorem dicti auri et argenti.

[p. 228 modifica]

    «Item quod nulla persona cujuscumque condictionis et utsupra non audeat nec presumat portare nec extrahi facere aliquam quantitatem auri et argenti de civitate et ducatu et tote dominio ducatus Mediolani etc. in pezijs, grana, vergis, bolzonalijs nec in monetis bolzonalis sub pena amissionis dicti auri et argenti et plaustrorum, bovuum, navium et equorum cum quibus portarentur. Et ulterius sub pena florenorum decem pro qualibet marcha, que pena perveniat utsupra. Et si contingeret quod per Christianissimum Regem dominum nostrum etc. fieret alicui persone licentia exportandi vel extrahendi et exportare vel extrahi fatiendi aliquam quantitatem auri et argenti de dictis civitate et dominio ducatus Mediolani, quod eo casu debitum fiat restaurum ipsis Magistro et sotijs, salvo quod licitum sit prelibato Christ.mo Regi, duci nostro, et Regine ducisse nostre et eius locumtenenti generali citra montes etc. posse emere et emi facere tam intra ducalem dominium quam extra, et intrari facere in Mediolanum et abinde extrahere prout sibi placuerit omnem quantitatem auri et argenti pro usu Curie sue videlicet pro fatiendis recamis argenteijs et hijs similibus rebus.
    «Item quod dicti Magister et sotij teneantur dare bonas et idoneas fidejussiones de libris octomilibus, de reddendo bonam rationem auri et argenti quod portabitur in zecham, et ulterius fidejubere in forma Camere pro suprascriptis omnibus capitulis adimplendis in termino dierum quindecim facta expeditione.
    «Item quod dicti Magister et sotij utsupra de condemnationibus et inventionibus quos fieri continget contra delinquentes, falsificatores et tonsatores monetarum auri et argenti videlicet de illis que excedunt summam ducatorum centum habeant et habere debeant durante tempore predicto dictorum annorum quinque solummodo decem pro centinario, et de illis que erunt... abinde infra videlicet a ducatis centum infra habeant et habere debeant tertiam partem.
    «Item quod dicti Magister et sotij utsupra in condemnationibus et inventionibus predictis possint componere et remittere a florenis decem infra quando eis non relevaret mayorem summam dictorum florenorum decem.
    «Item si oriretur differentia inter dictos Magistrum et sotios et superstites dicte zeche in facto auri tantum, servetur solitum.
    «Item casu quo per annum presentem Millesimi quingentesimi quinti proclamationes ultimo loco facte auri et monetarum non observarentur et non habeant locum secundum [p. 229 modifica]earum tenorem, quod dicti Magister et sotij co m casu non teneantur ad aliquod obligationum quod habeant utsupra nec camera et agentes pro ea versus cos.
    «Item si contingeret in Civitate Mediolani aliquain vigere pestem durante tempore presentis locationis, quod deus avertat, taliter quod non possit laborari ad dictam zecham, dicti Magister et sotij non teneantur laborari tacere pro eo tempore in quo adesset talem impedimentum ipsius pestis, sed prorogetur et instauretur eis aliud tantum tempus quantum relevaret tempus in quo non potuisset laborari utsupra. Et similiter non teneantur pro tempore in quo adesset impedimentum epidemie et guerre propter quog argentum non possit conduci ex partibus Alamanie ad civitatcìn AlcJiolani.
    «Item quod dicti Magister et sotij et offtiales, operarij, monetarij que zeche predicte serventur exempti, et possint libere et impune arma portare secundum tamen ordinationem Ill.mi domini domini Magni Magistri Frantie factam pro hijs qui habent portare arma, ac uti et gaudere alijs honoribus prout hactenus servatum est.
    «Item quod dicti Magister et sotij possint et valeant exigere et exigi tacere quoscumque suos debitores quavis causa et occaxione in forma Camere.
    «Item quod ad omnem instantiam et requisitionem dictorum Magistri et sotiorum restituentur (?) proclamationes ultimo loco facte ad spendendum et recipiendum monetas auri et argenti ubique locorum regij ducalis dominij Mediolani prout expediens et opportunum fuerit.
    «Item quod nemo possit nec valeat in aliquibus civitatibus, terris et locis ipsius regij ducalis dominij tenere neque ponere aliquos banchetos in aliquibus locis publicis ad emendum monetas prohibitas nisi illi que deputabuntur ab eis Magistro et sotijs sub pena.
    «Item quod deputantur de mense in mensem prout solitum erat fieri quatuor Comissarij qui teneantur transcurrere per loca ubi expediens et opportunum fieret, et ad banchos ad videndum et diligenter investigandum ne monete tam auri quam argenti expendantur et recipiantur pluri pretio quam quod limitatum est in proclamationibus et etiam ad investigandum ne monete auri et argenti utsupra prohibite per proclamationes expendantur.
    «Item quod dicti incantatores et sotij qui abbocaverint ipsam zecham habeant et habere debeant pro aventagijs Florenos [p. 230 modifica]quinquecentum a soldis triginta duobus imperialium pro floreno, videlicet florenos centum omni anno dictorum quinque annorum solvendos eis super inventionibus, condemnationibus et compositionibus falsificatorum ex denarijs illius partis que pervenire habebit in regiam ducalem Cameram, et casu quo conditio ipsius zeche pro camere melioraretur et augeretur, quod eo casu avantagia predicta solvantur eis primis abbocatoribus per illos qui meliorem fecerunt condictionem, quibus dividi solvantur utsupra dictum est.
    «Itemquod dicti Magister et sotij non possint durante presenti locatione dictorum annorum quinque quoquo modo amoveri a possessione ipsius zeche sub pena reffectionis omnium damnorum et interesse per eos Magistrum et sotios passorum et sustinendorum.
    «Item quod dieta Zecha inchantetur hinc ad diem sabati proximi futuri et deliberetur per ipsam totam diem sabati que erit die undecima presentis mensisjanuarij anni presentis 1505.»


428. — 1505, gennaio 29. — Francesco da Roma, figlio del qd.m i. u. d.r Cedrone da Roma, cittadino, mercante e banchiere milanese13 nonché amministatore generale del traffico del sale nello stato di Milano, assume per conto del Torretini in soci suoi " pro medietate dicte zeche „ i nobili Francesco Moriggia del q.dm mag.co Giovanni, a S. Eufemia, Battista d’Appiano del14 q.dm Giovanni, a S. Protaso ad monacos e Bernardino della Valle del q.dm Berto, a S. Giovanni in Conca. [Arch. notarile Milano. Notaio Zunico].

Co’ patti seguenti:

    «Primo, quod prefati domini Franciscus de Morigijs et Bernardinus sint et esse debeant generales administratores [p. 231 modifica]dicte zeche, et eos ipsi domini Franciscus de Roma et Baptista vigore presentis instrumenti elligerunt et elligunt ac deputaverunt et deputant in generales administratores et pro generalibus administratoribus dicte zeche, et omnium ad ejus usum fatientium et que in eam operari contingent durante tempore dicti incantus et deliverationis. Etiam cum omnimoda auctoritate et potestate quecumque fatienda que ad uffitium generalem administratorum pertinent et juxta solitum salvo ut infra. Et quod ipsi domini Franciscus de Morigijs et Bernardinus teneantur et obligati sint sese et personas suas accurate exercere in dicta zecha et administratione predicta ad comodum et utilitatem dictorum omnium sotiorum, et rationes et scripturas ipsius zeche quiseumque facere et fieri facere, ae etiam reddere cunta et rationes ipsius zeche expensarum et hieri, alijs omnibus sotijs predictis quotienscumque ab eis requisiti fuerint. Pro cujus administrationis et exercitij mercede et honorantia dicti domini Franciscus de Morigijs et Bernardinus habeant et habere debeant antepactum videlicet dictus dominus Franciscus Morigia schutos decem (?) a libris quatuor et soldos octo imp. pro singulo omni mense et dictus dominus Bernardinus libr. quatuorcentum imp. in anno durante dictum incantum et deliveratione. Et quo ad dictam administrationem exercuerunt, quos denarios omni anno possint in sese retinere ad suum libitum voluntatis ad finem cujuslibet anni.
    «Item quod omne lucrum quod fiat ex dicta zecha dividatur et dividi debeat hoc modo videlieet pro medietate sit et esse debeat prefati d. Francisci de Roma et pro altera medietate dictorum dominorum Francisei de Morigijs, Baptiste et Bernardini.» Con pari divisione in caso di perdita e con punizione del socia fraudolento. I soci non potevano poi comperare l’argento che al prezzo convenuto, e ciascuno d’essi, per il tempo stabilito, doveva aver depositata la propria parte di scorta in società.

429. — 1505, marzo 20, Milano. — Decreto che vieta a chiunque di dare o far dare denaro od altra cosa agli officiali sulle invenzioni delle monete. [Reg. Panig., N. 25 t. — Bellati, Mss. — Edito in Pèlissier (L. G.). Documents pour l’histoire de la domination française dans le Milanais, 1499–1513. Toulouse, Privat, 189 1, p. 111, n. 31).

[p. 232 modifica]430. — 1505, luglio 24, Milano. — Grida perchè nessuno si immischii delle zecche laltrui, nè mercanteggi monete forestiere. [Reg. Panig., N. 32 t. — Bellati, Mss.].

    «Habiando la Maestà del Ch.mo Re Sig.re et Duca nostro de Milano totalmente deliberato non mancare dele provisione necessarie per redurre el corso del oro et monete al suo drito camino, et debite valute, et anche la sua Zecha de Milano lavora et facia dele monete, et manchando operarj et maestri per esserne molti absentati et andati a operare in altre ceche forestere, ha ordinato che non sia persona alcuna che olsa nè presuma da ora in ante lavorare ne fare lavorare nè tore impresa alcuna de veruna cecha forestere nè in quelle participare in alcuno modo directo aut indircelo, et se alcuna persona lavorasse aut facesse lavorare aut partecipasse et li havesse impresa comò è dicto de sopra, se debia in tuto retraere in fral termino de octo giorni dopoi la publicatione dela presente crida sotto pena de la confiscatione de tuti li soy beni.» Divieto in pari tempo di «fare merchantia de monete forestere sotto la pena predicta. "

431. — 1505, ottobre 11, Milano. — Grida che vieta di accettare o spendere certi scudi che non siano dello stampo regio se non per due parpagliole ossia a soldi 4 di meno della valuta, sotto pena della perdita degli scudi e di multa di IO fiorini per cadaun scudo. [Reg. Panig., F. F. 105. — Bellati, Mss.].

432. — 1507, novembre 8, Milano. — Decreto che vieta la spendizione degli Imperiali forestieri. Reg. Panig., N. 100. — Bellati, Mss. — Pèlissier. loc. cit. p. 162 n. 58].

    Stante la «grande jactura " per la " grandissima confusione, abusione et multitudine de dinari minuti appelati imperiali facti in altri dominij sotto stampi forasterij li quali per avaritia de alcuni tristi se vano comprando fora del dominio regio, et dopoy per cupidità de guadagno se portano sive conducano in la dieta Cita de Milano et in altre citade et lochi desso [p. 233 modifica]dominio dove li dispensano et spendano et fano spendere et dispensare et alcuni ne fano etiamdio mercantia " se ne vieta la spendizione.

433. — 1507, novembre 13, Milano. — Decreto che vieta la spendizione degli Imperiali e di esportare dal dominio di Milano qualsiasi quantità di oro e d’argento [Reg. Panig., N. 101. — Bellati., mss. — Pélissier., Documents p. 163, n. 58].

434. — 1508, febbraio 26, Milano. — Decreto di bando a certi scudi fabbricati fuori del Regio dominio [Reg. Panig., N. 107. — Bellati, Mss. — Pélissier., loc. cit. p. 165].

    Non si ricevano che «scuti d’oro» di quelli «fabricati in le zeche de la Maestà sua, sotto pena de perdere tali scuti et de pagare per uno quatro depso oro prohibito.» Termine 15 giorni a smaltirli.

435. — 1508, giugno 14, Milano. — Decreto sulle monete d’oro e d’argento e loro corso [Reg. Panig., N. 115. — Bellati, Mss. — Pélissier, loc. cit., p. 174, n. 62].

    "Benché da qui in dreto, per obviare a li grandi desordini e confusione che sono state e sono de presente, circa ci corso de le monete, nel nostro paese e ducato de Milano, fusseno state facte certe constitutione, decreti et ordinatione, in le quale era expresso, contenuto e declarato el pretio e valore de caduna specie d’oro e de argento, che intendevamo bavere corso e missa nel nostro dicto paese l’ducato de Milano, dasendo bando a tute le altre monete forastiere havere corso d’alora avante né altramente, se non secundo ciò cuitenuto in le diete ordinatione, le quale furno publicate come aperteneva; nondimanco, noi havemo intenduto che per causa de questo, in le signorie et potentati di Venetia, Fiorenza et altri lochi circumvicini li ducati d’oro et altre peze se prendano per più alto pretio che non è contenuto e designato in le dicte ordinatione, et anchora, che alcuni mercadanti, bancheri, cambiatore et altri, che non cercano se non de inrichirsi sopra li nostri subditi per il traffigo quale fano per le diete monete, hanno dato de loro auctorità corzo a le diete monete prohibite, et a le altre che [p. 234 modifica]erano permisse per più gran precio che non valevano; talmente che le nostre dicte ordinatione non hano possuto essere intertenute et observate in esso nostre paese e ducato, e che lo desordine e confusione li è de presente cusi grande e più che non era davante la publicatione d’esse ordinatione, in tropo grande prejuditio e danno de noi e de nostri subditi e de la republica de dicto paese, e più seria se promptamente e vertuosamente non li fosse proveduto.» E per «obviare a dicti desordini e confusione le monete d’oro e d’argento, qui apresso specificate e declarate e non altre, haveranno da qui inante corso e missa nel dicto nostro ducato, per il pretio designato, in questa presente ordinatione. E quanto a le altre monete forastere, non haveranno alcuno corso da qui inante, ma saranno bandite et defendute, che non haverano corso; ma li daremo termine di poterle smaltire e spendere e portare fora del dicto nostro ducato uno mese proximo a venire, incomenzando al di de la publicatione de la presente ordinatione; et oltra di questo, siamo stati consigliati di far lavorare in la dieta nostra cecha de Milano monete d’oro et d’argento, in le specie et valore che scranno qui apresso specificate et declarate» — le le peze e monete d’oro e de argento, qui apresso specificate e declarate solamente haverano corso e missa per li pretii qui de sotto limitati, videlicet:
    «Li ducati boni et de juxto pexo, a libre quatro et soldi tredici imperiali, li quali habiano a essere in bontà a caractere vintiquatro cum el rimedio de meza quarta per onza, et in peso dinari doi et grani vinti uno per ducato.
    «Ducati de Milano, de Venezia, de Ungaria, de Napoli, Papali, de Savoya, de Fiorenza, de Zenoa, de Luca, de Ferrara, de Mantoa Bolognexi, Senexi, de Monferrato, Perusini, Astesani, Portugalexi, tutti boni et de justo pexo corno de sopra è specificato, ad simile pretio de libre quatro et soldi tredici imperiali.
    «Ducati rogurini quali siano de bontà comò li altri ducati et in pexo a dinari doi et grani desnove, L. 4 s. 10.
    «Ducati dopi] de Bologìia, che calano doi grani de pexo, a L. 9 s. 4.
    «Li sciiti soìeti L. 4 s. 9.
    «Li sciiti a la corona L. 4 s. 6.
    «Li fiorini de Reno L. 3 s. 8.
    «Et tute le altre peze d’oro che non sono qua de sopra specificate non haverano corso alcuno in lo dicto stato et dominio nostro de Milano.

[p. 235 modifica]

    «E qua ntoa le monete le quale haverano corso, havemo ordinato che se possino spendere et recevere le peze qua de sotto declarate videlicet:
    «Grossoni appellati testoni de Milano, che siano boni et de justo pexo, de soldi vintidoi et dinari nove imperiali, a libra una, soldi due, denari nove, e li mezzi testoni al etiuipolente.
    «Le altre peze de monete ducale antique, salvo da soldo uno in zoso, non se possino spendere ne recevere, ma siano portate a la prefata nostra cecha de Milano, dove li serano pagate, secundo la soa debita valuta.
    «Li grossoni nostri regali da soldi xviij a dicto pretio de soldi xviij.
    «Grossoni regali da soldi nove a s. viiij.
    «Grossi regali col porco spino da soldi 6 s. 6.
    «Grossi regali da soldi doij s. 2.
    «Grossi regali novi da soldi sey che hano l’arma nostra regale da uno canto et sancto Ambrosio a sedere da laltro, a soldi 6.
    «Grossi regali da soldi tri, che hano lamia regale da uno canto et lo fazolo da laltro, a soldi tre.
    «Soldini nove quali hano la croce da uno canto et el scuto nostro de Pranza cum tri gigli da laltro, s. 1.
    «Le altre monete inferiore facte in la dicta nostra cecha de Milano, novi et vegi, se possino spendere al corso suo solito
    «Le parpaiole nostre de Franza che hano da uno canto la croce cum gli giglij, et la corona, et uno scuto cum tri gigli se spenderano a L. 2 s. 5.
    «Parpaiole del Delphinato che hano da uno canto la croce cum li giglij et delfino, et da laltro el scuto cum li tri giglij et delphini, L. 2 s. 5.
    «Le parpaiole dal Karolus de Franza, a L. 2 s. —
    «Li quarti de Franza L. 2 s. 7.
    «Et similmente haverano corso le monete forastere infrascripte al pretio et valore qua de sotto declarate:
    «Troni et berlinghe, sive monzanichi, a soldi xiiij et dinari sey s. 14 den. 6.
    «Marcelli da Venetia a soldi sette et dinari tri s. 7 d. 3.
    «Carlini papali vegij, a soldi sette et dinari sey s. 7 d. 6.
    «Carlini papali da la vaca, a soldi sey e dinari sey s. 6 d. 6.
    «Grossi da Ferrara da soldi octo s. 8.
    «Grossi da Mantoa da soldi octo a simile pretio s. 8.
    «Grossi de Genoa d’uno terzo de ducato L. i s. 9 d. 4.
    «Et li mezi al equipolente.

[p. 236 modifica]

    «Grassoni testoni zenoesi a libra una soldi doi et dinari sey L. 1 s. 2 d. 6.
    «E li mezi al equipolente.
    «Grossi de Genoa da soldi sette et dinari tri s. 7 d. 3.
    Aggiungevasi, per la miglior esecuzione della grida: «Et ancora, per provedere ad molti inconvenienti e desordini» volemo e per la presente similiter coniandamo che non sia persona alcuna ut supra, la quale ardisca ne presuma cernere ne far cernere moneta forte da la manco forte, ne trabucare ne fare trabucare, ne fondere ne fare fondere alcune monete fabricate in la dieta nostra cecha de Milano, sotto la pena del bavere e de la persona, comò per li ordini e decreti passati se contene.
    «Volimo ancora che non sia persona alcuna che possa tenire ne far tenire bancheti in la cita nostra de Milano, nec per le altre citade, terre, e lochi del dicto nostro dominio de Milano, per comprare monete e bolzonalia, se non quelli che serano deputati per lo dicto magistro de cecha e compagni, quali siano obligati dare idonea securtà al offitio de le monete de fidelmente comprare corno li sarà comisso.
    «E perchè niuno possa restare inganato o vero damnificato per Io presente ordine e novo decreto, se declara e concede, e per queste nostre declaramo et concedemo termine uno mese, dopoi la publicatione de queste nostre, a poter smaltire e spendere le peze d’oro e d’argento, le quale non sono comprese in la presente ordinatione....»

436. — 1508, giugno 17. — Ordinazioni fatte per la coniazione delle monete nelle città di Milano e di Asti, al peso del marco di Milano, valendo il ducato soldi 93 milanesi. [Argelati. De Monetis II, 281].

    «Grossoni, sive Testoni Solidorum 22, et Denariorum 9, pro singulo Grossono, fiunt numero Petiarum 24, pro singulo Marcho: et sunt in liga Denariorum 11., et Granorum 13 cum dimidio: et tenent de fino, seu pretiosiore argento, uncias septem, et Denarios 17, pro singulo Marcho. Et habent de remedio in pondere Denarium unum: et in liga granum unum pro quarta parte cuiuslibet unciae.
    «Grossoni Solidorum 6 fiunt numero Petiarum 60, pro singulo Marcho: et sunt in liga Denariorum 7, et Granorum 8, cum dimidio: et tenent de fino uncias quinque, et Denarium unum [p. 237 modifica]pro singulo Marcho: et habent de remedio in pondere Denarios duos pro Marcho: et in liga granum unum pro quarta parte unciae.
    «Grossi Solidorum trium fiunt numero Petiarum 95, et tertiorum 2, pro singulo Marcho: et sunt Denariorum sex in liga et tenent de fino uncias quatuor pro Marcho; et habent de remedio in pondere Denarios duos pro Marcho: et in liga granum unum pro quarta parte unciae.
    «Soldini fiunt numero Petiarum 206 pro singulo Marcho: et sunt Denariorum quatuor, et Grani sex in liga: et tenent de fino uncias duas, et Denarios 20: et habent de remedio in pondere Denarios tres pro Marcho: et in liga granum unum pro quarta parte unciae.
    «Terlinae, quarum quatuor valent Solidum, fiunt Petiarum 220 pro Marcho: et sunt Denarii unius: et tenent de fino Denarios sexdecim pro Marcho: et habent de remedio in pondere Denarios sex pro Marcho: et in liga granum unum pro quarta parte unciae.»
    Per la zecca di Asti l’Argelati aggiunge l’ordinazione: «Quod Conductor fabricae Monetae teneatur solvere in emptione auri fini, seu pretiosioris pro quolibet Marcho de Trojs Ducatos sexaginta noveni.
    «Item quod teneatur tacere Ducatos in liga de caractis 24, et pro Marcho numero 70: Etsi reperientur in liga de caractis 23, et quartis tribus cum dimidio alterius caracti, et in pondere numero 72, cum dimidio, quod habeantur pro bonis; ita quod Conductor habeat de remedio in liga octavam partem unius caracti, et in numero medium Ducatum; qui Marchus de Trojs est unciarum novem, et tertia pars alterius unciae ex nostris; hoc est unciae novem, et denariorum octo; qui faciunt tertiam partem unius ex nostris unciis. Vigintiquatuor Denarii faciunt unciam: et vigintiquatuor Grana unum Denarium: et isti Denarii considerantur dupliciter: uno modo prout supra: altero modo quoad distinguendum gradus pretiositatis argenti; cum pretiosius argentum sit duodecim Denariorum, ut dictum fuit supra».

437. — 1508, giugno 20, Milano. — Decreto per il quale si devono spendere ed accettare le monete d’oro e d’argento secondo il “corso solito darante il mese prefixo et limitato al spendere dele monete„ [Reg. Panig., N. 121 t. — Bellati, Mss. — Pélissier., loc. cit. p. 182, N. 63].

[p. 238 modifica]438. — 1508, giugno 20. — Leggesi nella Cronaca milanese dall’anno 1476 al 1515 di Maestro Ambrogio da Paullo, edita dall’abate Ceruti [“Miscellanea di Storia italiana„ vol. xiii, 1872, p. 215].

    «Adì soprascritto fu poi fatto la crida a Milano de li cavallotti abbatudi, et cossi de ogni altra moneda fumo abbattudi per refarne delli altri novi, ma io credo non fusse per bontà alcuna, ma solum per il guadagno, et desfare le monete bone et farne de cattive, et cossi se comenzò a lavorar alla zecca de Milano, fazendo ambrosini da ss. 6 et colombine da ss. 3 menuti, triini et sesini et grossoni novi con la testa del roy, et li ducati forno tutti abbattuti a 1. 4 ss. 13, perchè valeano 1. 5 ss. 3. et cossi li scudi a 1. 4 ss. 9, che correano 1. 4 ss. 19, et cossi il fiorino d’oro; finalmente ogni moneta fu abbattuda, eccetto la nova fatta in zecca, che si comenzò a spendere per le cride fatte, che non se spendesse altre monete de qual sorte se volesse, se non le nove, et secondo se contenea le cride fatte, et misono sopra officiale a torli li altri dinari a chi li spendeva, et a talare; era fora li banchetti per cambiare et talare le monede vegie, che credo fusse gran guadagno alla zecca, et cossi si ottenne de non spendere altre che le monede nove, et li ducati, scudi, fiorini, grossoni, et secondo le cride fatte; et questo principio fu adi 22 del soprascritto, che si dettero fora le monede».
    Aggiunge il Ceruti che lo Smagliati nella sua Cronaca cita una grida 23 giugno 1508 per cui furono bandite tutte le monete da un soldo in su, tutti i cavallotti e le monete ducali dal quarto in fuora; banditi li quindicini, colombini, ambrosini, che al dir del cronista erano pur buone monete; che al primo di luglio u venero fora alcune monete nove fatte a Milan, quale fattone paragon, a pena valevano duoi terzi de quel che si spendevano; " e al 6 agosto «fu posto un banco de dinari sotto l’arenghiera in la bottega di Carisio, al quale si coglieva le monete bandite, e pagavasi li cavallotti a soldi 4 denari 6, l’uno, e alquanto più, secondo il peso, ed eran questi per far pegiore monete, anzi falze, et indi fecero che si spendean per soldi 6, denari 6 l’uno, poi gli tornaron a bandire».

439. — 1509, luglio 26, Milano. — Decreto per il quale devono aver corso nel ducato le monete coniate nella zecca di Bellinzona. [Reg. Panig., N. 155. — Bellati. Mss. — [p. 239 modifica]Pélissier. Documents cit. p. 207, n. 73. — Motta. Le origini della zecca di Bellinzona, in “Gazzetta numismatica” di Como, V, 1885, p. 84].

440. — 1509, agosto 10, Milano. — Grida sulle monete, e conferma delle gride precedenti. [Reg. Panig., N. 158. t.]

    In ispecie conferma della grida 14 giugno 1508, avendo inteso «chel corso del oro et de le monete anchora hanno principiato a fare mutatione et augumento de pretio, il che procede per la moltitudine deli fiorini de reno che sonno bassi d’oro et legieri de pexo, et anchora per la varietà dele monete triste che sonno comparse et spese in queste passate occurentie de guerra, ale quali per li nostri officiali non sé possuto resistere et provedere comò se aperteneva “Divieto pertanto di ricevere i fiorini di reno” siano de che stampo se voglia, salvo se non serano boni doro, et de pexo a grani tri manco del ducato doro et non più, et le parpajole quale erano poste a dinari vinti nove sive soldi dei et dinari cinque non se possino spendere ne ricevere se non per dinari vinti octo sive soldi doy et dinari quatro. “Si spendano inoltre i ducati d’oro a L. 4 soldi 13; gli scuti soletti a L. 4 s. 9; gli senti ala corona L. 4 s. 6; i grossoni a soldi 22 e denari 9; «Et per questo non se intenda de derogare ala concessione facta ali S.ri de le lighe per la Cecha de Belinzona.”

441. — 1509, novembre 27, Milano. — Grida sulle monete Genovesi. [Reg. Panig., N. 183 t. — Bellati, Mss.].

    «Intendendo il danno derivante dallo spendere delle monete deboli genovesi ovvero «dei grossoni genovini per soldi trenta, per soldi xv et per soldi vij e mezo l’uno novi stampiti sotto il nome dela regia Maestà sua daia conquesta dessa cita de Genoa in qua, licet non siano a tanta bontà et penso che si possino spendere per tale pretio, corno se trovato secundo li assaggi facti dessi “si ordina di non ricevere detti grossoni «per più di soldi xxviij luno et così li altri sopranominati ala rata.”

442. — 1510, febbraio 23, Milano. — Decreto sulle monete forastiere e perchè non si abbia ad esportare ne oro, né argento fuori del dominio di Milano. [Reg. Panig., N. 189. — Bellati, Mss.].

[p. 240 modifica]443. — 1510, maggio 2, Milano. — Si definisce la vertenza tra Bernardino Morosini, commissario regio delle monete, e Alessandro da Gambarana e Bartolomeo Ferrari, fermieri generali e maestri delle entrate, nonché Battista Crivelli regio maestro della zecca di Milano. Galeazzo Porro e Antonio Rozzasco, deputati dai fermieri alle "expeditiones quae in dies fieri occurrent„ all’officio delle monete, con voce, consiglio e firma coadiuveranno e contrasegneranno gli atti del Morosini, desistendo egli dalla sua opposizione. [Trivulziana Cod. n. 173].

444. - 1510, giugno 29, Milano. — Decreto che permette la spendizione delle monete teutoniche, vale a dire quelle state coniate nella zecca di Bellinzona. [Reg. Panig., N. 208. — Bellati, Mss. - Motta, Origini, p. 84].

445. — 1510, agosto 27, Milano. — Grida sulle monete. [Reg. Panig., N. 212 t. — Bellati, Mss.].

    «Per essere di novo comparso alcuna sorte de soldini stampiti in la Cecha de Casale et di Saluzo li quali hano da uno canto, cioè quelli da Casale, la Croce corno hano li nostri soldini, et da laltro canto uno sanato che è a similitudine de sanato Ambrosio ma non ha la scuriata in mane, quelli de Saluzo la croce da uno canto et da laltro laquila con due teste, li quali soldini per li assagij facti non valeno se non circha a octo dinari " si fa pubblico divieto di loro spendizione ed importazione nel ducato.

446. — 1511, febbraio 17, Milano. — Decreto sulle monete forastiere. [Reg. Panig., N. 247 t. — Bellati, Mss.].

    Nuovo bando delle monete " quale novamente se fabricano nela Cecha de Casal de Monteferrato, zoè soldini, danari da sey soldi, grossoni et ducati e scudi» monete risultanti per gli assaggi fatti «pegiore de qualuncha monete sia da molti anni in qua comparsa in questo dominio.» Divieto pure delle «terline false del stampo con simile a quelle sono fabricate nela Cecha de Milano, che non solamente hano causate interruptione de dicti ordini, ma ancora iiano dato materia de fare [p. 241 modifica]refutare, come pare, che per molti se refutano quelle sono fabricate nela dieta Cecha de Milano, quantoncha siano de tale bontà che non se li possa opponere, che saria uno gran caricho et deshonore del Magistro dela Cecha de sua Maestà. "
    «Si concede licenza " che li grossoni de Aste, ferraresi, mantuani, et tedeschi se possano spendere et ricevere al pretio de soldi 22 per acaduna et non per più. " Banditi invece, in tutto, i grassoni del Monferrato, Bolognesi e Savoini.

447. — 1511, dicembre 12, Milano. — Gregorio Stubmer fil. del q.dam d. Paolo, procuratore di Giacomo Fugger e nipoti, alemanni, si presenta alla casa della Zecca di Milano, in S. Mattia alla moneta, ed ivi, presenti e ascoltanti don Galeazzo Barzizza ed altri degli amministratori di detta zecca, l’invita a volergli pagare immantinenti marchi 539. s. 2. d. 20 di grani 7 1|2 argento a computo di ducati 6 da soldi 93 imp. per ducato, per ogni marco d’argento, altrimenti protesterà spese e danni. [Rogito notajo Cosma Brenna citato nel Cod. Trivulziano n. 2818 fol. 317, III].

448. — . . . . . ."Per la Cecha de Milano et Moneta doro et argento,, — Ricordi. [Trivulziana, Cod. 173]15.

    «Prima se trova uno Magistro de la Cecha che sia homo da bene et non cupido de tropo guadagnare et le manifature li siano date comò se fazeva al tempo del Duca Francesco, Duca Galeaz et Duca Ludovico et che li scarsisi sicno de la Camera et la camera li donava al Domo tute o parte, altramente sempre se lavorarebe scarso; poy se faza diligentia de havere argento fino per fare le monete fine azò el Ducato se possa stabilire perchè non se potrebe stabilire con moneta de bassa liga et cossi non sarebe fora de proposito a pratichare con qualcho todescho o per compagno o non compagno che non manchissa de argento et cossi de concordare tuta la moneta doro adredo al Ducato secando el pexo et la bontà cossi al scudo como li Renes et altro ori) et cossi de fare comandare [p. 242 modifica]a quelli che peschano loro (l’oro) chel portano a Milano a vendere et anchora pregare li Signori de Vigeveno (Trivulzio) che non fazano pagare datio de oro né zoye perchè non fu may solito per li Signori passati, et de fare el Decreto o crida contro de quelli che vano fora del dominio a fabricare ceche o vero portare argento a diete ceche o mandare sotto la pena de la vita et confiscatione de beni. Item de non fare tropo qualità de moneta e se faza solamente grassoni et mezzi grassoni, ambrasini de argento ambrosino et non de bassa liga, saldini et trilini et se voy fati marchi cento de grossoni fati marchi xx o de mezzi grossoni et xij de ambrosini et vj de trilini et al nadale qualchi denari pizinini et cossi al Ducato se stabilirà.
    Item non se faza executione contra artexani né poveri salvo tagliare le monete et renderli et se alchuno falla in falsa moneta né toxare ne fare cecha fora del dominio et cossi de mandare argento fora del dominio non gli perdonati. Item de dare auctorità, ala schola de li fabrici16 de fare sazo (assaggio) de tutte le monete et refferire.»

449. — 1511, marzo 1, Milano. — Grida sulle monete, e perchè non si facciano stampi senza licenza, e gli operai, o monetari che si trovano presso le zecche forestiere abbiano a ritornare. [Reg. Panig., N. 258 t. — Bellati. Mss. — Pélissier, loc. cit. p. 247, n. 84, colla data errata del 3 marzo].

    «Quantuncha a li giorni proximi passati sia stabilito et publicato in nome de la Regia Maestà che niuno havesse ardire de refutare le terline fabricate ne la cecha de Milano de sua Maestà, e siano deputati a la cecha et a piaza del Domo et del Broleto persone per potere decernere le bone da le cative, comò in dicto ordine fu publicato se contene, nondimeno pare che poche ne siano portate, forse con speranza di spendere le cative insema con le bone, contra la forma de dicti ordini, e volendo a li predicti inconvenienti sua Maestà provedere, inherendo a le predicte cride et ordini, ha ordinato e così, per le presente, in nome de la prefata regia Maestà, se fa publica crida e comandamento ad qualuncha persona, la quale se trovasse bavere de presente de le terline stampate [p. 243 modifica]con lo stampo de tri zilii, sia tanta quantità quanto se voglia, in termino de giorni octo proximi, debia consignarle a la cecha o vero a le piaze del Domo e Broleto, dove sarà deputato persone experte quale li cernirano le bone da le cative, senza pagamento alcuno, e poy le cative li serano solamente tagliate et restituite insema con le bone, e in questo nessuno ardisca de manchare, perchè sei se ritrovarà poy, passato dicto termino de giorni octo, qualche persona che ne havesse haute de presente e non le havesse consignate da uno ducato in suxo, se li farà per pena de perdere tuta quella quantità de terline haverano hauto e più sotto quella mazore pena parirà a li deputati sopraciò, e quando diete terline non portarano siano da uno ducato in zoxo, perderano le diete terline e pagarano per una quatro bone; e questo se fa solamente per disperdere e consumare più che sia possibile le diete terline cative.
    E perchè ancora è devenuto a notitia che le stampe quale se adopereno ne le ceche circonstante sono facte per persone subdite de la regia Maestà e nel dominio de la prefata Regia Maestà, e se fano de esse stampe quasi a la similitudine de quelle se adopereno ne la cecha de Milano, per questo se fa publica crida et comandamento, e corno è dicto de sopra, che niuno olsa ne presuma far stampe ne spontoni per far stampe, per uso de alcuna cecha sia quale se voglia, se prima non bavera portato el disegno de esse stampe al offitio de monete, e poi hauta in scripto la licentia de potere esse stampe fabricare, sotto pena de ducati cento da essere applicati a la regia camera, per qualuncha ferro se troverà bavere facto da bora inante.
    Et ancora in nome de Sua Maestà se comanda ad qualuncha operarlo et monetario quale se ritrovarà laborare ne le ceche forestere, voglia e debia, sotto pena de privatione de non potere più operare et laborare ne la cecha regia de Milano, e debiano cessare de operare in dieta cecha e retornare nel termino de giorni octo, e sotto la medema pena non ardischano da bora inante laborare ne operare in diete ceche forastcre ne qualuncha desse senza licentia de li deputati sopra questo».

450. — 1511, aprile 14, Milano. — Grida sulle monete. [Reg. Panig., N. 264. — Bellati., Mss.].

[p. 244 modifica]

    «Quantunche li giorni passati siano facte publice cride per le quale sia facto ad intendere ad ogni persona che la M.tà Regia vole se spendano le terline dali zilij fabricate in la cecha de Milano le quale sono bone, e perchè pare che qualcheduno dicha che non siano bone, quelli dala cecha se offereno ad stare al palangone che sono facte ala bontà de L. 4 s. 13 per ducato corno sono le altre monete fabricate in dieta cecha de Milano, nondimeno pare che per non esserli posto pena ali contrafacienti non se observa, che cede in grandissimo caricho dela Regia Maestà et di sua Cecha, et non poche dampno deli subditi. E perchè ancora sé inteso essere molti li quali voleno fare pagamento integrale de esse terline, il che non è da tolerare, perochè esse terline et altre monete minute sono facte per commodità di cambiare, e per suplire a pagamenti chi altramente non se potesseno compire, però volendose provedere a tali inconvenienti in nome et per parte de sua M.tà se fa bando et comandamento a qualuncha persona... che non ardisca ne presuma refutare diete terline fabricate in la cecha de Milano, sotto pena de pagare per una quatro de quella quantità refutarà... Intendando però che quando li pagamenti se vorano fare sarano de mazor summa che L. 20 imp. niuno possa essere astrecto a torle et acceptare, ma quando siano de L. 20 et da lì in zoso, in tal caso sia tenuto ogni persona prendere il quarto de tale pagamento in tante de esse terline et non possi essere astreto al più de dicto quarto a prenderle ".

451. — 1511, agosto 18, Milano. — Grida sulle monete d’oro e d’argento. [Reg. Panig., N. 274 t. — Bellati., Mss. — Pélissier., loc. cit. p. 260, N. 89].

    Conferma delle precedenti gride monetarie, in ispecie di quella del giugno 1510. Lamenti sulla loro inosservanza. Provvedimenti ai diversi inconvenienti causati da coloro che vanno a lavorare nelle zecche estere, dagli esportatori dell’oro e dell’argento, dagli officiali che accettano donativi, ecc. Si aggiungeva:
    «Ancora per provedere a molti errori, se fa sapere ad ogniuno in nome de la prefata Maestà che, quantuncha li mercati et conventione se soleno fare fra li subditi et parimente lettere de cambio ne le quali se sol dire «li pagamenti se habiano da fare in bona moneta de Milano corrente«, et per questo [p. 245 modifica]molti se persuadeno potere pagare de qualuncha moneta ancora prohibita purché per alcuno modo habia il corso, che la prefata regia Maestà intende et vole, et per la presente se dispone che li pagamenti quali da bora avante se haverano ad fare, se debiano fare secundo li ordini predicti et ninno possa essere astreto prendere pagamento per altro modo se non tanto quanto in essi ordini se disponeno et non altramente, etiam che altramente fusse el corso commune.
    «Ancora in nome de la prefata Regia Maestà se fa ad sapere comò per provedere a le fraude de alcuni, liquali se sono sforzati de fabricare monete in alcune ceche forestere, zoè dinari da soldi sey, da tri et soldini et altre monete con il stampo molto similiante al stampo de la cecha de Milano de Sua Maestà, acciochè li subditi potesseno facilmente credere diete loro monete forestere essere de quelle se fabrichano in dieta cecha de Milano et con questo modo poterla distribuire et smaltire nel dominio di Sua Maestà, quantuncha siano de inferior bontà et senza comparatione, però Sua Maestà ha ordinato et conceduto se posseno fabricare ne la cecha de Milano et così se fabricarano da bora in inante denari da sei soldi, da tri et soldini nel stampo novo qua de sotto impresso et qual non si poterà per alcuni contrafare o vero asimigliare.
    «Et anchora perché Sua Maestà ha inteso per la coruptela de le tedine false stampite fora de la cecha de Milano al stampo de tri zilii, le qual per essere diversamente fabricate et alcune di qualche bontà, quantuncha non tale quale sono quelle fabricate in dieta sua cecha, in modo che per essere stato la similitudine del stampo de sorte che non si poteva ben comprehendere ne decernere quale fusseno le bone, zoè quelle erano fabricate ne la sua cecha de Milano et quale fusseno le diete cative; del che è suceduto che sono refutate non solamente le cative ma ancora le bone, zoe ([uelle son fabricate ne la cecha de Milano a le quali non se li poteva fare oppositione alcuna, ne in questo non bavere potuto portare provixione, proclamatione ne comandamenti sopra ciò facti; per el rispecto predicto però, Sua Maestà, per provedere che ancora a li subditi non gli habia ad manchare moneta inferiore per comodità dil spendere, però ha ordinato et stabilito non fabricano più terline, ma se possano fare et fabricare in dicta sua cecha de Milano sexini quali harano ad essere de bontà de le altre monete sono permisse fabricare secundo li ordini et capituli d’essa cecha de Milano ".

[p. 246 modifica]

    La tariffa monetaria si può dire identica a quella data al n. 435 (grida del 14 giugno 1508). V’è aggiunta la specifica delle monete «inferiori, facte» o da farsi nella zecca milanese, e cioè:
    «Grossi da s. 6 novamente fabricandi che hano da uno canto la corona con le palme, da laltro el scuto ducale con li ziglij et bissa per L. — s. 6.
    «Grossi da s. 3 con lo fazolo da uno canto et da laltro la bissa con duy gillij per L. — s. 3.
    «Soldini che hano da uno canto el ducale, da uno canto a quarto da laltro la bissa con tri gillij L. — s. i.
    «Sexini che hano da uno canto una L. incoronata, da laltro la bissa per L. — s. — d. 6».

452. — 1512, febbraio 12, Milano. — Grida perchè chiunque avesse trovato un sacchetto con 3 sacchetti insieme contenente certo quantitativo di ducati d’oro, fiorini del Reno e grossoni, stati perduti da Luigi da Porta Romana li debba notificare entro 8 giorni al Rev.do frate Lodovico Primi, predicatore del Duomo e dei frati della Pace che gli saranno donati io ducati d’oro. [Reg. Panig., G. G. 815 t.].

453. — 1512, maggio 1, Blois. — Lodovico XII, re di Francia, accorda a G. G. Trivulzio di batter moneta nel castello di Musso come faceva a Mesocco. [Gnecchi. Monete dei Trivulzio, p. xxii. — Tagliabue. È davvero esistita la zecca di Mesocco? p. 50].

(Continua).

Emilio Motta.               

[p. 389 modifica]


DOCUMENTI


VISCONTEO-SFORZESCHI


PER LA STORIA DELLA ZECCA DI MILANO




PARTE SECONDA.


PERIODO SFORZESCO

(Continuazione).




V. — MASSIMILIANO SFORZA.


454. — 1512-1515 — Serie delle monete di Massimiliano Sforza [Gnecchi, Monete di Milano, p. 103 e in Riv. ital. di Num., 1894, fasc. I, p. 55].

455. — 1513, aprile 9, Pavia. — Decreto che autorizza la spendizione delle monete che verranno coniate nella zecca di Bellinzona [Reg. Panig. E. 171 e 207. — Bellati. Mss. cit. — Motta, Origini della zecca di Bellinzona, 1. c., p. 13].

456. — 1513, aprile 9, Pavia. — Decreto con cui sono banditi " i Grossoni et monete che se fabricano in la cccha di Monferrato „ che sono " di assai minore bontà et valuta de quelle doveriano essere „ [Reg. Panig. L. 170 t. - Bellati, Mss.].

457. — 1513, ottobre 27, Pavia. — Massimiliano Sforza avendo " cognosciuto la esperientia, sufficentia et pratica che ha Jo. Francesco da Lanate dicto Binasco „ gioielliere ducale " in cose de dissegno et nel arte del artificio: et anche sapendo la fede, integrità et bona servitù sua " verso [p. 390 modifica]la corte, " in recompensa de parte de li benemeriti soi „ lo costituisce " revisore de la cecha generale de Milano „. [Arch. stor. lombardo, 1893, p. 1065].

    Il Binasco è anche noto come valente miniatore.

458. — 1514, febbraio 4, Milano. — Grida sulle monete e sul corso delle medesime [Reg. Panig. L. 200 t. — Bellati, Mss.].

    Banditi totalmente «li Ducati, scuti, grossoni, et tute le altre monete de Monferrato et de Saluzo et così li Scuti et monete de Savoya» Bandite eziando «le parpaliole de Barbono da soldo uno dinari nove et le monete Luchese et Bolognese». E la tariffa come segue per le altre:
    «Ducati papali, de lo imperatore, de Milano, de Venetia, de Ungaria, de Napoli, Portugalesi, Ragonesi, de Fiorenza, de Genoa, de Luca, de Ferrara, de Mantoa, de Sena, de Perusia, de Saspolcro, Astesani boni et de justo peso a L. 4 s. 13 per ducato.
    «Ducati bolognini a L. 4 s. 12.
           "      rogorini a L. 4 s. 10.
    «Scuti Soleti a L. 4 s. 9.
           "      de Corona a L. 4 s. 6.
    «Fiorino de Rheno a debita bontà et peso del Marcello a L. 3 s. 8.
    «Tute le altre peze doro che non sono specificate in la presente arida, che non sono bone et di justo peso, non barano corso alcuno nel stato et dominio de Milano.
    «Le monete cioè li Grossoni appelati testoni de Milano boni et de justo peso se haverano spendere et recevere soldi vinti dui et dinari nove luno.
    «Li mezi Grossoni seu testoni allo equipolente.
    «Le monete fabricate in Cecha de Milano da qui indreto et che si fabricarano alla debita bontade se spendano et recevano al consueto alla rata del ducato videlicet L. 4 s. 13, sopra la qual valuta sono fabricate et se fabricarano epse monete.
    «Le Parpaiole de Franza, solite spendersi s. 2 den. 6 se spendano et recevano se non s. 2 d. 4 luna.
    «Le Parpaliole de Carolus s. 2 d. —
    «Li quarti de Franza s. — d. 7.
    «Troni et mozinighi s. 15 d. — [p. 391 modifica]
    «Marcelli de Venetia s. 7 d. 6.
    «Li Marcheti s. — d. 9.
    «Carlini papali vechii s. 7 d. 6.
              "          "       dal Buo s. 6 d. 6.
    «Grossi da Ferrara da s. 8 s. 8.
              "      "   Mantoa da s. 8 s. 8.
    «Grassoni da Genoa, che si spendevano s. 30 se spendano et recevano s. 29.
    «Li mezi depsi Grassoni allo equipolente.
    «Grassoni genovesi, cioè quarti de ducati, se spendano et recevano equalmente, como li Grossoni de Milano facti alla bontà et peso depsi grossoni de Milano.
    «Li altri Grossoni forastcri non exceptuati de sopra, se spendano et recevano s. 22 d. 6 luno.
    «Li mezi depsi Grossoni allo equipolente.
    «Grossi da Genoa da s. 7 d. 3 s. 7 d. 3.
              "      Fiorentini da s. 8 s. 8.
    «Julij da s. 8 d. 6 s. 8 d. 6.
    «Le valute doro et de argento, quale se fabricarano in la Cecha de Belinzona, alla conformità et corcspondentia de li ducati et monete de Milano, se spendano et recevano a paro pretio et equal corso di quelle de Milano, essendo facte secundo li Capituli, quali ha l’E.x.tia del Ill.mo Sig.r Duca nostro, con li Sig.ri Elvetij.
    «Li ducati d’oro et argento quali se stamparano in la dicta Cecha de Belinzona alla conformità et correspondentia de quelli de AUamania alta, cioè de li altri Cantoni Confederati, se admecterano a paro pretio et equal corso, conio se farà li altri ducati doro et valute de argento de li altri Cantoni, perchè etiam secundo la Conventione ha l’Ex.tia del Ill.mo Sig.r Duca nostro con li Sig.ri Elvetij, tal oro et valute debeno essere admisse et recepute nel suo paese tanto di qua da monti, quanto di là, si tra li subditi de sua Ex.tia et de li prefati Sig.ri Elvetij, quanto da loro Signori ne li pagamenti se gli havcrano a fare».

459. — 1514, marzo 5, Milano. — Proroga fino al 20 marzo delle gride sul corso delle monete [Reg. Panig., L. 205 t. - Bellati, Mss.J.

460. — 1514, marzo 24, Pavia. — Decreto di conferma relativo alla spendizione delle monete coniate nella zecca di [p. 392 modifica]Bellinzona [Reg Panig., L. 207 t. — Bellati, Mss. — Motta, Origini, ecc., loc. cit., p. 13].

461. — 1515, febbraio 5, Milano. — Grida sulle monete [Reg. Panig., L. 229 t. — Bellati, Mss.].

    Conferma della tariffa esposta nella grida del 4 febbraio 1514. Tempo un mese a smaltire le monete bandite, portandole fuori del ducato o consegnandole u in cecha, o al bancheto che se deputarà per el magistro de Cecha, sopra la piaza del domo de Milano dove li sarano pagate et permutate in tante bone et debite valute ".

462. — 1515, febbraio 15, Milano. — Patti di Davide da Terzago per assumere la zecca di Milano [Trivulziana, Codice n. 173].

    «Al nome de dio adì 15 febraro 1515.
    «Io David da Terzago sonno contento tuore la fabrica de la Mag.ca cecha de Milano comò apresso.
    «Sonno contento di essere obligato fare fabricare marche 6000 de bona valuta cioè treyne, soldi, trisoldi, et a soldi 5 sopra la bontà de libre 4 s. 13 per ducato doro per le quale marche 6000 li saria de perdita de longa valuta, corno di presente si spende alla curta cioè a libre 4 s. 13 per ducato corno di sopra L. 6347.10, videlicet libre sei mille trecento quarantasette soldi dece et per questo damno solum è richesto L. 20000 di presente le quale valute siano tutte deliberate fra mesi quatro proximi.
    «Io non volio esser obligato a pagare utensilij de zecha, nè alcuna horonanza de ferri nè de officiali alcuni excepto la manifactura deli stampi: et quando essi stampi serano consignati a quello sera Magistro de zecha dopoi siano fabricate esse marche 6000 che quello sera costata essa manifactura li sia pagata per dicto Magistro pando (?) però li officiali de la soprascripta Cecha al modo consueto et non altramente.
    «Item volio havere auctoritate de deputare quelle persone me piacerano per comprare alli banchetti tanto in Milano quanto de fora de Milano et che persona alcuna non possa comprare argento, bolzonaglie nè valute forestere nisi fabrici et batifolie per uso suo tantum.
    «Item volio che omne damno che potesse seguire per causa de dicta fabrica sia a mie spese, et e converso che ogni [p. 393 modifica]utilitate de scarsisie et larghisie, et ogni altra utilitate quale li potesse essere sia a mio commodo, né in tale cossa possa essere molestato.
    «Item richedo la casa dela cecha libera a mio piacere secondo il solito.
    «Item richedo, corno è honesto, che tutte le condennatione se farano in questo tempo alli delinquenti centra li ordini de la prefata Cecha sia mio el terzo, comò disponeno le cride facte sempre, né persona alcuna se possa liberare essendo manifesto el debito in preiuditio mio per dicto tertio.
    «Item richedo che li officiali quali si hanno ad mettere per la domino vicario et dominio Vincentio Boncunto siano collaudati per mi et non altramente: questo si dice solo per essere le persone discrete ".

463. — 1515, marzo 26, Milano. — Grida che conferma quella precedente sul corso delle monete [Reg. Panig., L. 238 t. — Bellati, Mss.].

464. — 1515, aprile 30, Milano. — Riforma della grida sulle monete d’oro e d’argento [Reg. Panig., L. 243 t. Bellati, Mss.].

    «Consyderando lo Ill.mo Sig.r nostro duca de Milano, li giorni passati, lo excessivo pretio et grande augumento havevano preso le valute de oro et monete in questo suo inclyto dominio, et la causa di questo procedere da le monete forastere, parte adulterine, et parte fabricate de minore bontate et liga in altri dominij, che non sono quelle che sono stampate ali tempi de li Sig.ri passati soi predecessori in la Cecha de Milano, quale in ogni tempo ha reportato il principato tra le altre Ceche de Italia de lavorare justantente et in bona el optima liga, le quale monete forastere erano talmente abundate in questo suo dominio, per la gran cupiditate de molti, che non attendevano a fare altro, che farne mercantia: che le bone valute, maxime le fabricate in essa Cecha de Milano, aut erano esportate fora del dominio, et disfacte, per convertirle in pegiore valuta, aut erano tenute in ascosto, in modo che non apparevi altro oro ne moneta se non forastere, de cativa sorte, per la qual cosa ci prefato Ill.mo Sig.r non tanto per beneficio suo, quanto de tuti li populi et subditi soi, fu necessitato fare la redutione de oro et moneta, et farne bandire molte, secundo per le cride facte li di passati se fece [p. 394 modifica]intendere Et credeva Sua Sig.ria sicomo haveva facto tal ordine a bon fine, acciò se evacuasse el suo paese de tale adulterine et cative valute, così ogniuno o la magior parte dovesse restare tacita et contenta che diete Gride se dovessino osservare. Ma perchè sono comparsi alcuni mercadanti et persone li quali se sono doluti de tal reductione de oro et monete, secundo le Gride publicate, domandando con grandissima instantia, che se gli voglia compiacere de reformare le prime Gride, facte sopra essi oro et monete, in la forma che si contane qua de sotto aliando che per questo non mancarano bone valute: et che loro, et altri mercadanti et tuta la Gita et dominio, ne starà meglio, Sua Ex.tia quantuncha creda, che seguendosi la forma de le prime cride, la cita et tucto el suo dominio, ne seria stato assai meglio, tutavolta perchè lamore, quale lei porta ali soi subditi è tale, che in ogni occurentia sempre postponeria el suo benefitio privato a quello del publico, è restata contenta de compiacere essi soi Mercadanti, etiam che lantiveda, che questo sarà per nocere non solo sua Ex.tia ma molti altri de li soi Subditi, et così per gratificar essi mercadanti, ha ordinato se fatia la reformatione de le diete valute circa el spendere et recevere comò qua desotto.


        «Quale oro et moneta sono ut infra videlicet:


    «Ducati papali, de limperatore, Milanesi, Venctiani, Ungari, Napolitani, Portugalesi, Ragonesi, Fiorentini, Genovesi, Luchesi, Favensi, Mantoani, Senesi, Perusini, da Saspolcro, Astesani libre 4 soldi 15.
    «Ducati Bolognesi libre 4 s. 14.
           "      Rogorini lib. 4 s. 12.
    «Scuti dal sole lib. 4 s. 11.
    «Corone del Re lib. s. 8.
    «Fiorini de Rheno lib. 3 s. 9.
    «Grossoni Milanesi lib. 1 s. 3 d. 3.
             "          Genoesi al peso de li ducati lib. i s. 3 d. 3.
             "          Tedeschi lib. 1 s. 3.
             "          Ferraresi lib. 1 s. 3.
             "          Mantoani lib. 1 s. 3.
    «Terzi de ducati Genoesi vechij lib. i s. io.
             "             "             "        novi lib. I s. 9.
    «Mozanighi lib. — s. 15 d. 3
    «Dinari Todeschi con le lettere quale hano la testa, et de peso lib. — s. 13 d. 6.

[p. 395 modifica]

    «Parpaiole de Franza libr. — s. 2 d. 4.
    «Parpaliole de Carolus lib. — s. 2.
    «Troni justi de peso s. 15 d. —
    «Marcelli de justo peso s. 7 d. 6.
    «Marchete s. — d. 9.
    «Juliy papali s. 8 d. 6.
    «Carlini dal Buo de peso s. 6 d. 6.
    «Grossoni de Ferrara s. 8 d. 6.
             "            Mantoani dicti busuloti s. 8 d. 6.
    «Grossi Fiorentini dopij de justo peso s. 8 d. 3.
    «Carlini papali boni et de justo peso s. 7 d. 6.
    «Ambrosini Milanesi de peso s. 6 d. —
    «Columbete Milanese de peso s. 3 d. —
    «Soldini Milanesi .             ┐
    «Quindecini                         │     al suo medemo pretio.
    «Dinari da cinque sesini  ┘
    «Mezi testoni de ogni stampo, ala rata de li testoni ".

465. — 1515, maggio 11, Milano. — Massimiliano Sforza, duca di Milano, conferma i privilegi dei monetarii milanesi (Arch. Civico, Lettere ducali 1512-1523, fol. 325. — Argelati, De Monetis, II, 272].




VII. — FRANCESCO I DI FRANCIA.


466. — 1515-1522. — Serie delle monete di Francesco I re di Francia e duca di Milano [Gnecchi, Monete di Milano, p. 105 e in Riv. ital. di num., 1894, fasc. I, p. 55].

467. — 1515, settembre 30, Milano. — Decreto sul valore di certe monete d’oro e d’argento [Reg. Panig., L. 283 t. - Bellati, Mss. - Ceruti A., Scipionis Vegii Historia, in Bibl. Histor. Italica, Vol. I. Milano, 1876, p. 20, nota].

    «Scuti Soleti de Sua Maiestà se spendano per la presente cita, et tuto el dominio de Milano, a libre quatro et soldi sedece per ciascuno, e li grossoni da Milano a soldi vintiquatro luno, et le parpayole quale se solevano spendere soldi dui, dinari sei, che se spendano soldi dui et dinari cinque ". [p. 396 modifica]468. — 1515, dicembre 6, Milano. — Grida sul corso e valore delle monete [Reg. Panig., L. 294 t. — Bellati, Mss. — Ceruti, loc. cit., p. 22, nota].
    «El Ducato doro largo, de bone et justo peso L. 53. — imperiali.
    «El Ducato rogorino de bono oro et justo peso L. 4 s. 17.
    «Et Scuto dal sole, de bono oro et justo peso L. 4 s. 16.
    «Scudi del Re de bono oro, et justo peso L. 4 s. 13.
    «Mezi Scuti e meze Corone di bono oro et justo peso alo equipolente, digna relatione habita.
    «Fiorini de Rheno, de bono oro et justo peso, et non gateschi ne trechi L. 3 s. 12.
    «Grossoni d’argento de Milano, de Genoa, Ferrara et Mantua et Todeschi integri et de justa liga L. 1 s. 4.
    «Li mezi Grossoni de li predicti stampi alo equipolente utsupra.
    «Le Barlinghe Venetiane L. — s. 16.
    «Le Parpayole del Re, videlicet soldi de Re L. — s. 2 d. 5.
    «Le altre monete milanese, Papale, Venetiane, Genovese, Fiorentine, Ferrarese et Mantuane, secundo li pretij limitati per le ultime cride facte sopra el recevere et spendere de oro et moneta, a modo usato, et le altre se intendano excluse et bannite.» Confermando il divieto di «andare fora del dominio de Milano a fare Ceche né stampare oro né monete, né portare, né far portare argento né moneta».

469. — 1516, febbraio 6, Milano. — Decreto sulle monete [Reg. Fanig., O, 5 t. — Bellati, Mss.].

    «Volendo dare ordine al facto de nostre monete siamo stati advertiti et informati che molti in actu de monete, campsori, bancheri, thesaurerij, receptori, commissarij de guerre, mercadanti et altri nostri sugieti transportano fora del nostro ducato de Milano grande quantità di oro et argento, scuti, ducati e testoni, et altre nostre monete, per farle fabricare et convertire in moneta forestera: et che (che è) più de sua auctoritate privata, se sforzano per subtil mezo dare corso et valuta a dicte monete forestere, de molto più che le non vagliano ad equiparatione de nostre monete quale faciamo batere nel dicto nostro reame et ducato de Milano, como ne consta a questo ultimo, per li assazi, reporti et informatione facte sopra ciò, per li nostri amati et fideli consiglieri Magistri de nostra Camera de le [p. 397 modifica]intrate ordinarie de Milano etc.: le quale monete extranee, se sono trovate grandemente frivole et malvagie secando il pretio et corso di quelle. Et maximamente li scuti, testoni et cavaloti facti sul Marchisato de Monteferrato17, et a Crevacore, et a Saluzo, le quale se trovano essere de grandissima perdita più de le altre monete forastere ".

Parimenti avvertiti degli sforzi usati nei «dare corso et valuta ali dozoni o sia soldi cioè parpaiole de Franza facte in lo dicto nostro reame per dinari trenta imperiali quali sono quatro soldi imperiali per scudo più che non dovriano bavere corso, il che è una confusione». Per il che desiderandosi provvedere in beneficio del ducato di Milano si bandiscono gli scudi, testoni e cavallotti «facti neli dicti Marchesati de Monteferrato Saluzo et Crevacore ". Per rispetto invece «de nostri scut solati, ducati, testoni et de altre monete extranee et forastere considerando la gran perdita che saria bisogno al povero pò polo patire et supportare sei convenesse bandirle et redurle conio li ordini altre volte facti disponeno: per alchune ragione quale ad ciò ne movano, havemo anchora tollerato et sufferto che le diete monete habiano corso et valuta, corno le hano de presente, infino a tanto che per noi sia ordinato el contrario, zoè el ducato a libre cinque imperiali, el scuto a libre quatro, soldi sedece, et li fiorini de Rheno a libre tre, soldi dodece, at li Grassoni a soldi vintiquatro imper. e non per più».

Le parpaiole «quale se spendano per dinari trenta non se possano spendere né recevere.... se non per dinari vintinove " Conferma dei divieti di partecipare a zecche forastiere e dell’esportazione dell’oro fuori del ducato. Termine di 15 giorni a smaltire le monete condannate.

470. — 1517, novembre 18, Milano. — Grida di bando contro taluni accusati di falsificazione di monete e di omicidii. [Reg. Panig., H H, 141].

    I loro nomi:
    «Hermes Costante Visconti. [p. 398 modifica]
    «Zanolo trumbetto.
    «Bolognino.
    «Secundino da Omegna.
    «Carlatio.
    «Malagiso et Pantaleone, famelij, del dicte Hermes.
    «Baptista de Abià.
    «Greco suo famelio.
    «M.ro Bernardo Parpaliono.
    «Galeaz suo nepote.
    «Baptistano et Francesco fratelli de Cotì fioli de m. Jo. Antonio.
    «Donato magistro da muro.
    «Domina Antonia da Cusano.
    «Julio suo famelio.
    «Jacomo Cribello da Serono.
    «Jo Augustine da Terzago de Gorla menore.
    «Francesco dicto el vescontino di vesconti zoppo.
    «Togno da Valenzasca.
    «Jo. Petro da Busto grande.
    «Appellato el Cisano de porta Ticinesa.
    «Jo. Simone da Milano suo compagno.
    «Francesco dicto rosine di Ferrarij fiele de m. Stephano.
    «Appellate Cazodocha compagno de diete Cisano.
    «Marco Antonio diete Mazasegne.
    «Lorenzo da Valcesia.
    «Baptista Griffo»18.

471. — 1517, dicembre 9, Milano. Decreto per il quale Maffeo da Civate19 può recarsi anche ne’ luoghi fuori di [p. 399 modifica]Milano a battere moneta [Reg. Panig., L. 308 t. — Bellati, Mss. — Ceruti, Scipionis Vegii Historia, loc. cit., p. 23, nota].

    «Franciscus Dei Gratia Francorum Re. et Mediolani Dux etc. universis et singulis presentes inspectaris salutem. Exposuit nobis Mapheus de Clivate civis noster Mediolanensis non posse comode cum familia sua vivere nisi ex industria et exercitio suo, quod versatur in cudenda pecunia, aliquod sibi lucrum paret, superfluum enim fuisset et inane hujusmodi artem didicisse nisi ea uti posset: petens idcirco a nobis potestatem posteaquam in hac nostra civitate in presentia non cuduntur pecunie, ut ad alla loca ubi cuduntur impune se conferre et in ipsis cudendis se exercere possit. Cujusquidem petitioni tanquam honeste libenter annuentes, eidem Mapheo liberam concedimus licentiam, ut aliquibus ordinibus in contrarium vel prohibitionibus non attentis, possit tute et impune se conferre ad cudendum pecunias in alijs officinis in quibus cuduntur. Ita tamen quod teneatur illinc discedere et Mediolanum redire quotienscumque ibidem contingat cudi pecunias: et in ipsius officina civitatis seu ceca suam prestare operam: sic enim omni convenit equitati et honestati, et sic se omnino facturum obtulit, et policitus est. Mandantes omnibus et singulis offitialibus et subditis nostris ad quos spectet ut has nostras licentie litteras observent, et faciant ab omnibus inviolabiliter observari.
    Dat. Mediolani die nono decembris MDXVIJ et regni nostri anno tertio ".

[p. 400 modifica]472. — 1518, gennaio 26, Milano. — Citazione di comparsa fatta a Carlo Gussi in causa di spendizione di monete false, ossia di soldini [Reg. Panig., H. H. 179].

473. — 1518, marzo 6, Milano. — Grida per la quale sono citati a comparire taluni in conseguenza di spendizione di monete false [Reg. Panig., H. H. 193 t].

    Erano:
    «Nicholaus de Galla de loco Scipioni agri piacentini.
    «Dominicus de loco S.te Zuliete ultra Padum.
    «Jo. Maria de ferrarijs merzagorus alias in Mediolano.
    «Johli Scarpatia de loco Grafignane ".

474. — 1518, maggio 17, Milano. — Grida contro Stefano da Busto detto Bustino, milanese, inquisito come spenditore di monete false [Reg. Panig., H. H. 217].

475. — 1518, dicembre 2. — Concessione del Commissariato all’ufficio delle Monete in favore del capitano Graziano da Lucino [Reg. Panig., O. 159 t. — Bellati, Mss.].

476. — 1519, aprile 4, Milano. — Grida contro Giovanni detto Bravascho, bergamasco, inquisito per falsificazione e spendizione di monete [Reg. Panig., H. H. 345 t.].

    Ai 14 aprile 1519 venne bandito dal Milanese [Ibid., fol. 352].

477. — 1519, agosto 18, Milano. — Decreto relativo al corso delle monete d’oro e d’argento [Reg. Panig., O. 305 t. — Bellati, Mss. — Gnecchi, Monete dei Trivulzio, p. xxiv].

    «Inteso el gran abuso del spendere et recevere de le monete sì de oro corno de argento, et lo excessivo pretio dove è misso el corso sì del ducato corno del scuto: et anchora del resto de le monete» con pregiudizio grave delle entrate regie e ducali, «havuto el parere» dai Collegi dei Mercanti e da altre persone esperte, è ordinata la " crida presente quale se habia ad observare sino a tanto sera per la Maestà christianissima donata provisione che la Cecha de Milano possa fabrirar monete il che sarà in breve ".

[p. 401 modifica]

    Per «insino a dui mesi proximi avenire» tale la tariffa monetaria:
    «Grossi da soldi dece, e dinari sei de Salutio novi de li quali ne va n. 41 per marco, e sono a dinari sei e grani sete se debeno spendere soldi octo, e dinari nove.
    «Grossi de Monferrato da soldi dece de li quali ne va n. 41 per marco, e sono a dinari sette e grani dui e mezo, se debeno spendere soldi dece.
    «Grossi de Salutio vechij da soldi dece, et dinari sei de li quali ne va n. 42 per marco, et sono a dinari sete grano uno, se spendano soldi nove et dinari nove.
    «Grossi da Musso vechi da soldi dece de li quali ne va n. 41 per marco, e sono a dinari sei e grani 22, se spendano soldi novi e dinari nove.
    «Grossi da Musso novi da soldi dece de li quali ne va n. 41 per marco, e sono a dinari sei, e grani tredeci del Marchese Francisco Trivultio, se spendano soldi nove et dinari tre.
    «Grossoni de Monferrato da soldi vintiquatro de li quali ne va n. 24 1/3 per marco, sono a dinari nove e grani 22, se spendano libra una soldi tri.
    «Grossoni da Musso da soldi decenove, deli quali ne va n. 24 1/2, e sono a dinari sete e grani nove se spendano soldi 17 e den. 3.
    «Grossi da Messerano da soldi decenove, de li quali ne va n. 24 1/5 Va per marco, sono a dinari sette grani quatro, se spendano soldi decesette.
    «Grossi da Messerano da soldi octo, de li quali ne va n. 40 per marco, sono a dinari cinque grani cinque, se spendano soldi sette, dinari sei.
    «Grossoni da Messerano da soldi cinque, de li quali ne va n. 64 per marco, sono a dinari quatro e grani decesepte e mezo, se spendano soldi quatro e dinari tri.
    «Grossi vecchi da Musso da soldi sei, de li quali ne va n. 62 l’. per marco, sono a dinari sei, grani octo e mezo, se spendano soldi cinque e dinari nove.
    «Grossi novi da Musso da soldi sci del Marchese Francesco Triultio de li quali ne va n. 63 I/3 per marco, sono a dinari sei grani sei, se spendano soldi cinque e dinari nove.
    «Grossi da Salutio vegij da soldi quatro, de li quali ne va n. 78 al marco, sono a dinari cinque e grani 12, se spendano soldi quatro.
    «Grossi nove de Saluce da soldi quatro, di li quali ne va [p. 402 modifica]n. 81 per marco, sono a dinari cinque e grani 5, se spendano per soldi tri e dinari nove.
    «Scuti da Musso de li quali ne va n. 68 et dovi terzi per marco, sono a carati vinti, se spendano libre quatro soldi sette.
    «Scuti de Saluce de li quali ne va n. 68 2/3 per marco, sono a carati vinti e uno quarto, se spendano per libre quatro soldi sette.
    «Scuti da Casale de li quale ne va utsupra sono a carati 19 e quarti tri e mezo, se spendano libre quatro soldi sette.
    «Scuti da Messerano che hano una mitria in capo a laquila, ne va per marco utsupra, sono a carata vinte e quarto uno, se spendano per libre quatro soldi sette.
    «Ducati larghi quale siano boni, et de justo peso se spendano libre cinque e soldi cinque.
    «Scuti soleti boni utsupra libre cinque soldi dui.
    «Corone del Re per libre quatro soldi decenove.
    «Rogorini per libre cinque, soldi tri.
    «Fiorini de Reno per lib. tre soldi sedece.
    «Mocenighi per soldi decesepte.
    «Grassoni ducali de Milano, Mantuani, Ferraresi, Todeschi et Genovesi boni et de justo peso se spendano per libra una, soldi cinque e dinari nove.
    «Et passato che sarano dicti dui mesi ex nunc sua Ex.tia [il governatore Lautrech] vole et comanda se spendano et facevano le monete sì doro como dargento al pretio infrascripto, e non per più, sotto le pene soprascripte, essendo però bone al peso, bontà et liga comò di sopra. Et primo:
    «Li Ducati larghi libr. 5 s. 3.
    «Soleti L. 5.
    «Corone del Re L. 4 s. 17.
    «Rogorini L. 5 s. 1.
    «Rheni L. 3 s. 14.
    «Mocinighi L. — s. 16 d. 8.
    «Grassoni ducali et altri como de sopra L. i s. 5 d. 3.
    «Grossi de Salutio da s. 8 e d. 9 se spendarano s. 8 d. 6.
    «Grossi de Monferrato da s. 10 per s. 9.
    «Grossi suprascripti de Salutio da soldi nove e dinari 9 s. 9 d. 6.
    «Grossi suprascripti da Musso de soldi nove, e den. 9 s. 9 denari 6.
    «Grossi da Musso novi da soldi nove e dinari tri s. 9. [p. 403 modifica]
    «Grossi suprascripti de Monferrato da soldi vintitri e dinari 3 per L. I soldi 3.
    «Grossi da Musso suprascripti da soldi decesepte, e den. 3 per soldi 17.
    «Grossi suprascripti de Messerano da soldi decesepte per s. 16 d. 9.
    «Grossi suprascripti de Messerano da soldi sette, e dinari 6 per s. 7 d. 6.
    «Grossi da Messerano da soldi quatro e den. 3 per soldi 4 denari 3.
    «Grossi suprascripti da Musso da soldi cinque e denari 9 per s. 5 d. 8.
    «Grossi suprascripti de Salutio vechij da soldi quatro per soldi 4.
    «Grossi suprascripti novi de Salutio da soldi tri e denari 9 per s. 3 d. 8.
    «Scuti de Musso, de Salutio, de Casale, de Messerano ala bontà suprascripta per L. 4 soldi 5 luno».

478. — 1519, agosto 23, Milano. Grida contro certi imputati di spendizione di monete false [Reg. Panig., H. H. 390].

    I loro nomi:
    «Franciscus de ticinesio habitator Ticinesij Montisferrati.
    «D. Augustinus Marescotus bononiensis qui alias morabatur in domo Mag.ci D. Galeaz de Trottis in civitate Alexandric.
    «D. Joannes de Valmacha ex dominis dicti loci, et nominatu el Tedesco ejus famulus habitator dicti loci valmache montisferrati.
    «Nicolaus macellarius habitator Feliciani.
    «D. Mattheus de Scalenchis ex dominis dicti loci.
    «Perotus macelarius habitator Scaldiche, Pedemontis.
    «D. Michael qui moratur in loco appellato Cavaler magior et quidam appellatus Gian qui moratur in suprascripto loco.
    «Jo. Antonius hospes in loco S.ti Stephani montisferrati.

479. — 1519, agosto 31, Milano. — Grida di citazione come sopra [Reg. Panig., H. H. 395 t.].

    Contro:
    «Augustinus de Trino aromatarius, habitator Trini montisferrati.

[p. 404 modifica]

    «Polinus de Hocimiano gener q. Jo. Jacobi Graverij de Alexandria.
    «D. Joannes de Campedutis habitator S.ti Stephani montisferrati.
    «D. niagister Antonius Cyroychus habitator Salutiarum«20.

480. – 1519, ottobre 17, Milano. — Grida sul valore delle monete [Reg. Panig., O. 315. — Bellati, Mss. — Gnecchi, Monete dei Trivulzio, p. xxiv].

    Alla innosservanza delle precedenti gride occorrere la publicazione di una nuova grida, con divieto di batter o far battere in zecche straniere, o di recarvisi in qualità di zecchieri. Intendendo poi «che le parpaiolc quale se spendano per dinari deceocto imper. et cussi li quarti appellati schaleti cedono ib grandissimo danno cusì publico como privato, et essere alcuni che studiosamente ne hano portato, sive facto portare in quantità " nel ducato milanese, " se li dà publico bando dal Regio et Ducal dominio,» con conferma del divieto di nuova importazione delle «monete forastere fabricate in le ceche quale fabricano senza ordine, che (che è) poi causa de mettere ogni cossa in desordine». Inteso ancora «che alcuni fondano et desfano et fano fondere et disfare le bone valute contra li ordini altre volte facti «si vieta tale fusione " sotto la pena de la vita et de la confiscatione de beni».
    E perchè si "vole mettere ordine che la Cecha Regia de Milano qual de presente fabrica terline daga principio de presente ad altre fabricatione de monete grosse de argento et oro per beneficio publico et privato: il che fare non se pò senza oro et argento: et per esserne in la Cita et dominio de Milano grande quantità " si conferma il divieto di esportarne dal dominio ducale senza la debita licenza.
    Per le «peze doro et argento» da spendersi liberamente e ricevere, prescritta la tariffa seguente:
    «Ducati larghi L. 5 s. 3.
             "      Rogorini L. 5 s. 1.
    «Scuti dal sole L. 5.
    «Scuti corone L. 4 s. 17. [p. 405 modifica]
    «Scuti novi da Musso, Salace, Casale et da Messerano L. 4 s. 5.
    «Fiorini da Reno L. 3 s. 14.
    «Testoni de Milano, Mantuani, Ferraresi, Thodeschi et Genovesi boni et de justo pexo L. 1 s. 5 d. 9.
    «Mocenighi boni et de justo pexo L. 17.
    «Marcelli boni et de justo pexo L. 8 s. 6.


Cremagnola.


    «Testoni che hano da una banda Sancto Constantio armato, et da l’altra banda una aquila grande L. — s. 17 d. 3.
    «Grossi vechij et novi, che solevano spendere soldi dece, dinari sey luno L. – s. 8 d. 6.
    «Grossi vechij et novi da soldi quatro L. — s. 3 d. 6.


Monferrato.


    «Testoni da soldi vintitri, dinari tri L. 1 s. 2 d. 3.
    «Grossi da soldi due L. — s. 9.


Musso.


    «Testoni da soldi deccsette, dinari tri L. — s. 16 d. 6.
    «Grossi veghij et novi che se solevano spendere soldi dece L. — s. 9.
    «Grossi da soldi cinque et dinari nove veghij et novi L. - s. 5 d. 6.


Messerano.


    «Testoni da soldi decesette L. — s. 16 d. 3.
    «Grossi da soldi sette, dinarj sey L. — s. 7 d. 3.
    «Grossi da soldi quatro, dinari tri L. — s. 4.


Dexana.


    «Testoni da soldi decesete L. — s. 16 d. 6.
    «Grossi da soldi dece L. — s. 9 ".
    Certificando (il governatore di Milano) che «darà tal ordine che se fabricarà de presente in la Regia Cecha de Milano, conio è dicto de sopra, de sorte, che fra pocho tempo si farà altra detractione al precio de loro et diete valute forastere, quale per adesso se permettono ad spendere utsupra; poi non se [p. 406 modifica]admetterano, nè se poterano spendere in lo regio et ducal dominio "nota.

481. — 1519, novembre 23, Milano. — Grida sul corso di certe monete [Reg. Panig., O. 323. — Bellati, Mss.].

    A porre freno all’abuso «chera grandissimo del corso dele monete forestere, et alo excessivo augmento del pretio havevano li ducati, scuti et altre monete doro» fu ordinata ne’ passati mesi la coniazione nella zecca di Milano di " monete basse apellate terline " e che si " facessano poy altre valute de argento fino».
    Nelle ultime gride essersi poi "dato il pretio ali grossoni ducali et altri in diete cride expressi, et similmente ali Mocinichi et Marcelli qualche cosa più di quello era il justo pretio secundo il solito, et dapoi essendo ricordato .... essere molto al proposito per beneficio de la R. Camera .... se fabricasseno grossoni et mezi grossoni in la Cecha de Milano, a la bontà solita, et che il pretio de diete valute se moderasse corno de sotto sarà expresso» concorrendo a ciò il parere degli esperti in materia, "è stato de presente dato tal principio« per la coniazione dei grossoni e mezzi grossoni «et in notabil somma et per il mancho in scudi quaranta millia et si perseverarà continuamente in fabricare de diete monete .... sino a tanto sarà per la Chr.ma Regia Maestà.... data provixione totale al corso de oro et monete, et ala fabricatione in dieta Cecha de tutte le sorte de monete serano conveniente ". E pertanto ordine di limitazione come segue:
    « Grossoni de Milano per soldi 25 den. 3.
    «Mezi Grossoni alo equipolente.
    «Grossoni Astexani, Genovexi, Ferraresi, Mantiiani, Todeschi et Bolognesi per s. 25.
    «Mozanichi per s. 16 d. 8.
    « Marcelli per s. 8 d. 4 «.
«(Continua).

Emilio Motta.               


21

Note

  1. Lazzaro era stato arrestato ai primi di giugno 1480 in Angera, dove era accasato e ammogliato (Cfr. Motta, Ebrei in Como. Como, 1885, p. 26, nota).
  2. Revocate poi ai 6 sett. del medesimo anno, come da decreto edito dal Muoni (loc. cit.) per abusi commessi dagli Ebrei: " eorum aliquos habere aureos scutos Francia adulterinos.... aliquos vero per dominium nostrum vagantes, hospitibus voluisse solvere ex et de soldinis falsis noviter fabricatis, alios insuper monetas forenses et prohibitas dcferrc et contra ordines nostros tenere„.
  3. Negli Statuta criminalia di Milano, nota edizione del Suardi, dell’anno 1480, leggasi a fol. b. 5 il § De moneta falsa et tonsa.
  4. Qui veramente trattasi di un battiloro, e non di un monetario, ragione per la quale omettiamo molti altri, numerosi, conosciuti documenti, che giovar potranno ad uno studio forse di la da venire sull’oreficeria milanese.
  5. Nella famiglia dei Crivelli, come in quella dei Seregni, dei Varese, ecc. fu ereditaria per molti anni l’arte dell’orafo. Giacomo intagliatore di cammei celebre, e ricordato dal Morigia (Nobiltà di Milano, cap. XII, lib. V) e meglio dal Calli nella sua memoria Arte antica lombarda (Oreficeria) in Arch. storico lombardo, 1880, p. 597.
  6. Nella lettera dei Genovesi è detto addirittura: " Nobis profecto Ill. princeps utile videtur omnem argenteam monetam in exilium mittere preter eas quc sub nomine vestrc ex. et hic signata sit. Quod si quid incommodi hoc afferre credatur erario Ducali, parati sumus semper cunque a V. Cels. huc mitti stipendia suis contingat „.
  7. Per i mercanti tedeschi, Fugger e compagni, in Milano cfr. Heyd (W.), Die grosse Ravensburger Gesellschaft. Non è il luogo questo di dare la bibliografia dei celebri fornitori e prestatori di Carlo V e di Filippo II. Tra le recentissime pubblicazioni sui Fugger notiamo quelle del Meyer e dello Häbler in Germania, 189, n. 2, e seg. e nella Zeitschrift del prof. Quidde, 1894, fasc. II.
  8. Nel documento originale, lacero, non si cava la data del mese.
  9. Accino da Lecco figura nel 1497 in Roveredo nella zecca del Trivulzio (Tagliabue, È davvero esistita la zecca di Mesocco?... a p. 21 dell’estratto.
  10. Per le monete sforzesche negli anni 1480-1481 cfr. anche Giulini, St. di Milano, Aggiunte (Milano, Colombo, 1857, vol. VI, p. 645, con tavola).
  11. Per le esagerazioni sul tesoro sforzesco, cfr. anche Rosmini, Vita del Trivulzio, I, 323, nota; Beltrami, loc. cit. p. 484 e Renier-Luzio in Arch. stor. lombardo, XVII, 189C, p. 357.
  12. L’Argelati ebbe già a pubblicare i capitoli dell’a. 1474 (cfr. n.302). I patti che qui sopra riportiamo, fin qui inediti, differenziano in diversi punti. Li riproduciamo per intiero anche perchè col nome del Torretini comincia la serie dei maestri della zecca di Milano offerta dalI’Argelati (III. App. p. 63) e riportata in Gnecchi. Monete di Milano, p. lxxxiij.
  13. Cedrone da Roma, del casato Orsini, dev’esser morto di 50 anni d’apoplessia ai 4 febbraio 1504 (Arch. di Stato. Necrologio ad annum). Per la tomba di famiglia e per Francesco cfr. Forcella. Iscrizioni Milanesi t. IV. p. 233-34.
  14. Del 1537, 15 settembre, sono i patti intervenuti tra l’Appiani e il marchese Gian Francesco Trivulzio per la zecca di Roveredo, riprodotti dai Gnecchi. Cfr. Monete dei Trivulzio, p. 49, e tav. 1. a 2 c. Cfr. anche Tagliabue. È davvero esistita la zecca di Mesocco? p. 37.
  15. Il documento non ha data, ma può stare con molta probabilità al posto qui assegnatogli.
  16. Una interessante matricola degli orefici milanesi ha pubblicato il d’Adda nella sua Libreria Visconteo-sforsesca di Pavia.
  17. Un documento sulla zecca di Casale dei 5 dicembre 1516 prova che vi lavoravano in gran parte dei milanesi, con il loro priore maestro Bernando de’ Gabattori di Milano (cfr. Vesme A., Giovan Francesco Caroto alla corte di Monferrato, in Arch. storico dell’arte, fase. I-II, 1895, p. 40 e Minoglio G., Di un documento sulla zecca di Casale, in Atti della Società di archeologia e belle arti di Torino, Vol. V, fasc. ’[, iBg,,
  18. In precedente grida, dei 14 nov. (Reg. cit., fol. 140), l’Ermes Visconti è detto " habitatore in Milano et in Olegio, Paruzaro „; l’Abbiate abitava " in Milano et al loco de Caselle „, i Corio stavano " fora de porta ticinese „. Donato m.ro da muro " apresso a Como „. Antonia da Cusano " era solita habitare in la Canonica de S.to Nazario „. Il Vescontino " solito habitare in Milano „.
  19. Ci teniamo a segnalare l’esistenza di due Maffeo da Civate, diversi l’un dall’altro, ma ambedue medaglisti e orefici di valore, distinzione precisa a noi sfuggita, anni sono (Gazz. num., VI, 1886 n. 12). Maffeo I, che lavorò, assieme al figlio Ambrogio, nel 1470, per medaglie e monete sforzesche (Gazz. num.,W, 1884, p. 2; Armand. Médailleurs t. III p. 10. Paris 1837, 2 ediz). era vivente ancora ai 20 ottobre 1473 mentre figura defunto pochi giorni dopo, cioè ai 29 novembre quando si richiede un suo figlio (forse il medesimo Ambrogio) per l’esecuzione della statua equestre di Francesco Sforza (Arch. stor. lomb., 1880, p. 590; 1878, p. 141 e Beltrami, Castello di Milano, p 315).
        Altro figlio di Maffeo I fu Giovanni o Zanetto, pure orafo (Arch., 1878, p. 649 e 662; 18B0, p, 593), e forse è suo figlio o figlio di suo fratello Ambrogio il Maffeo II che vedremo figurare ancora nel 1525 alla zecca di Desana.
        Maffeo II aveva due fratelli, Gio. Luca e Francesco. È in data 3 ottobre 1511 la concessione a loro favore di potere acquistare nel territorio novarese beni prediali per il valore di 10000 scudi circa (Arch. civico di Milano. Lettere ducali 1503-1512, fol. 192 t.).
        Ambrogio da Civate, menzionato dal Champeaux nel suo Dictionnaire des fondeurs, p. 300, figura ancora nel 1499 per l’esecuzione di certi fiaschi d’argento commissionati dal duca di Ferrara (Arch. stor. lomb. 1885, p. 250).
  20. La citazione venne ripetuta contro tutti i nominati nei documenti 478 e 479 con grida dei 7 settembre [Reg. Panig., H. H. 398].
  21. Anche questa grida uscì a stampa. Il Bellati (Mss. citati) nota che portava la soscrizione: " Impressum fuit presens decretum cum gratia et privilegio per Joannem de Castelliono nec per alium imprimatur sub pena scutorum quinquaginta „.