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238 | emilio motta |
438. — 1508, giugno 20. — Leggesi nella Cronaca milanese dall’anno 1476 al 1515 di Maestro Ambrogio da Paullo, edita dall’abate Ceruti [“Miscellanea di Storia italiana„ vol. xiii, 1872, p. 215].
- «Adì soprascritto fu poi fatto la crida a Milano de li cavallotti abbatudi, et cossi de ogni altra moneda fumo abbattudi per refarne delli altri novi, ma io credo non fusse per bontà alcuna, ma solum per il guadagno, et desfare le monete bone et farne de cattive, et cossi se comenzò a lavorar alla zecca de Milano, fazendo ambrosini da ss. 6 et colombine da ss. 3 menuti, triini et sesini et grossoni novi con la testa del roy, et li ducati forno tutti abbattuti a 1. 4 ss. 13, perchè valeano 1. 5 ss. 3. et cossi li scudi a 1. 4 ss. 9, che correano 1. 4 ss. 19, et cossi il fiorino d’oro; finalmente ogni moneta fu abbattuda, eccetto la nova fatta in zecca, che si comenzò a spendere per le cride fatte, che non se spendesse altre monete de qual sorte se volesse, se non le nove, et secondo se contenea le cride fatte, et misono sopra officiale a torli li altri dinari a chi li spendeva, et a talare; era fora li banchetti per cambiare et talare le monede vegie, che credo fusse gran guadagno alla zecca, et cossi si ottenne de non spendere altre che le monede nove, et li ducati, scudi, fiorini, grossoni, et secondo le cride fatte; et questo principio fu adi 22 del soprascritto, che si dettero fora le monede».
- Aggiunge il Ceruti che lo Smagliati nella sua Cronaca cita una grida 23 giugno 1508 per cui furono bandite tutte le monete da un soldo in su, tutti i cavallotti e le monete ducali dal quarto in fuora; banditi li quindicini, colombini, ambrosini, che al dir del cronista erano pur buone monete; che al primo di luglio u venero fora alcune monete nove fatte a Milan, quale fattone paragon, a pena valevano duoi terzi de quel che si spendevano; " e al 6 agosto «fu posto un banco de dinari sotto l’arenghiera in la bottega di Carisio, al quale si coglieva le monete bandite, e pagavasi li cavallotti a soldi 4 denari 6, l’uno, e alquanto più, secondo il peso, ed eran questi per far pegiore monete, anzi falze, et indi fecero che si spendean per soldi 6, denari 6 l’uno, poi gli tornaron a bandire».
439. — 1509, luglio 26, Milano. — Decreto per il quale devono aver corso nel ducato le monete coniate nella zecca di Bellinzona. [Reg. Panig., N. 155. — Bellati. Mss. — Pé-