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erano permisse per più gran precio che non valevano; talmente che le nostre dicte ordinatione non hano possuto essere intertenute et observate in esso nostre paese e ducato, e che lo desordine e confusione li è de presente cusi grande e più che non era davante la publicatione d’esse ordinatione, in tropo grande prejuditio e danno de noi e de nostri subditi e de la republica de dicto paese, e più seria se promptamente e vertuosamente non li fosse proveduto.» E per «obviare a dicti desordini e confusione le monete d’oro e d’argento, qui apresso specificate e declarate e non altre, haveranno da qui inante corso e missa nel dicto nostro ducato, per il pretio designato, in questa presente ordinatione. E quanto a le altre monete forastere, non haveranno alcuno corso da qui inante, ma saranno bandite et defendute, che non haverano corso; ma li daremo termine di poterle smaltire e spendere e portare fora del dicto nostro ducato uno mese proximo a venire, incomenzando al di de la publicatione de la presente ordinatione; et oltra di questo, siamo stati consigliati di far lavorare in la dieta nostra cecha de Milano monete d’oro et d’argento, in le specie et valore che scranno qui apresso specificate et declarate» — le le peze e monete d’oro e de argento, qui apresso specificate e declarate solamente haverano corso e missa per li pretii qui de sotto limitati, videlicet:
    «Li ducati boni et de juxto pexo, a libre quatro et soldi tredici imperiali, li quali habiano a essere in bontà a caractere vintiquatro cum el rimedio de meza quarta per onza, et in peso dinari doi et grani vinti uno per ducato.
    «Ducati de Milano, de Venezia, de Ungaria, de Napoli, Papali, de Savoya, de Fiorenza, de Zenoa, de Luca, de Ferrara, de Mantoa Bolognexi, Senexi, de Monferrato, Perusini, Astesani, Portugalexi, tutti boni et de justo pexo corno de sopra è specificato, ad simile pretio de libre quatro et soldi tredici imperiali.
    «Ducati rogurini quali siano de bontà comò li altri ducati et in pexo a dinari doi et grani desnove, L. 4 s. 10.
    «Ducati dopi] de Bologìia, che calano doi grani de pexo, a L. 9 s. 4.
    «Li sciiti soìeti L. 4 s. 9.
    «Li sciiti a la corona L. 4 s. 6.
    «Li fiorini de Reno L. 3 s. 8.
    «Et tute le altre peze d’oro che non sono qua de sopra specificate non haverano corso alcuno in lo dicto stato et dominio nostro de Milano.