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316 | predica decimaterza |
Terza, che chi non l’oserva, sia punito.
Due so’ coloro che fanno leggi e statuti? La prima è quella del prelato, e la siconda si è quella dello imperio;1 et ognuno deba, in quanto può, fare legie buone e farle osservare, et a chi non l’oserva farlo gastigare. Ma chi fa la leggie, la díe fare prima buona per sè, e non osservandola, prima gastigare sè e poi gastigare altrui. Così dico d’uno padre se ha uno vizio, et anco il figlio ha il medesimo vizio; prima, dico, che amonisca sè e poi il figlio. E se è padre buono, dia sì buona regola2 al figlio, che elli diventi e sia anco buono lui. Menilo il dì della festa alla chiesa alla messa, alla predica, al vèsparo, e dieli ogni buon costumo che e’ sa e può. Non vediamo noi come Cristo fece, lui che tutto fu a nostra dottrina? Qui fecit et domita coepit facere et decere: — Incominciò a fare et insegnare, — e così ordinò fare et insegnare e poi giudicare. E per questo dice: — aveva la falce in mano. — Così hai questo dire con ordine; e negli Atti degli Apostoli, che fra loro ordinaro ciò che si dovesse fare. Hai tu posto mente a ciò che fa la falce? La falce parte taglia e parte lassa. Simile adiviene quando viene una pestilenzia: non tutti uccide. Simile in una guerra: non tutti tagliati a pezzi. Nè anco in uno mutamento di stato, non tutti muoiono, nè tutti sbanditi: Dice: — aveva la falce nella mano. — Che è la mano? Che è la falce? È la morte tua. La discrezione ti dimostra quello che non debbi fare; e se tu avesse sì poco sentimento che tu no ’l cognoscessi, mira nel Deuteronomio a xxiij cap.: Nemo mictat falcem in