Prediche volgari/Predica VII

Predica VII

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Predica VI Predica VIII


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VII.

In questa settima predica si tratta anco della mala lingua, e de’ remedi cantra e’ detrattori, con belle ragioni.

Draco iste quem formasti ad illudendum ei; omnia ad te expectant (Psal. Davidis, cap.103). Dilettissimi, le parole predette so’ pure di David: in volgare dicono così: — Questo dracone velenoso il quale tu Idio l’hai formato perchè noi ce ne facciamo beffe; non di meno, o Sigore Iddio, noi pure aspettiamo aiuto da te. — Del quale maledetto draco velenoso noi ne parlamo ieri, e vedemo come era pieno di crudeltà, e la malizia sua e ’l veleno suo: dove vedemo tre cose: prima, attenzione; sicondo, bugia e falsità; terzo, aparenzia di bene. Draco iste quem formasti, con tre condizioni. Ed anco vedesti, sicondo che è nell’Apocalisse, tre condizioni del detrattore: velenosa condizione è la sua maligna operazione e la sua viziosa contaminazione, et in tutto ciò che noi vedemo, si fu l’una parte, che ne facemo tre parti1. E stamane e noi diremo le due particelle che restano della prima parte principale. E domane e noi diremo le due parti particelle che restano della prima parte principale. E domane e noi diremo le due parti principale, cioè il resto. Sabato e tu udirai quanto ti vale quando uno ti detrae, se tu sai comportare come si conviene; che ti vale tanto, che mai non lo potresti comprare a denari. — A casa. Dico che noi vedemo anco della [p. 162 modifica]velenosa detrazione i segni che aveva questo draco, dove il vedesti disegnato in tre parole: draco magnus rufus. Oggi e noi diremo de la sua velenosa operazione; dove dice: habens capita septem et cornua decem, et in capitibus suis septem diademata; dove il Salmista ci dice: ad illudendum ei. Dico che noi aviamo a vedere come questo dracone era fatto, come egli aveva sette capi, et aveva dieci corna, e che aveva in capo sette corone. O donne, mettete in pònto le orechie, chè stamane non è niuno a chi non ne tochi.

Ma se ci sarà niuno che sia poco savio, accecato della verità, mentre che io gli dirò el peccato suo e ’l vizio suo, e elli dirà: — questo non toca a me, nè anco questo, ma toca al tale e alla tale mia vicina: o, o, e questo toca alla mia suociara, e questo toca alla mia nuora. — Simile diranno di questi cittadini, essendo gattivi e viziosi: — cotesto non toca già a me, ma elli toccò bene a la tale. — E così dirà bene di sé, e male del compagno.

Or porrai mente alla verità; che se tu non sarai ingannato da te stesso, io mi credo che tu ti confesserai èssare peccatore in molte cose, che per lo passato hai detto che tu se’ netto e puro. E però cominciamo a vedere in prima di queste sette teste. E nota che come tu vedi a questa maledetta bestia sette teste, così vedrai sette modi del detrattore tutti iniqui e pessimi.

Guarda nello Eclesiastico a XXVI cap.:Haec sunt septem nequitiae in corde dolosi et detrahentis2. E questo significa sette malignità nel cuore del doloso. Le quali [p. 163 modifica]noi partiremo e faremone due parti, e porremo quatro per la prima parte, e tre per la siconda parte. La prima parte, cioè le quattro, si porranno come il detrattore pone lui, cioè che non si truovi se niuno bene si fa, sempre occultandolo, se pure se ne fa niuno; e l’altra parte, cioè le tre, faremo come la maledetta lingua vuole, che niuno bene per niuno modo si faccia. E qui potrai vedere quanta iniquità è quella de la maledetta lingua che fa che il bene non si sappi, e l’altra che non si facci niuno bene. Or pigliali.

Primo modo è occultativo. — El sicondo modo è negativo. — Terzo modo è depravativo. — Quarto modo è attossicativo e avvelenativo; cioè che disfanno tutte queste3 ogni bene il quale si fa, ovvero si può fare. Li altri, cioè e’ tre che seguitano, si è che niuno bene si facci. E ’l primo de’ tre è questo, e scrivegli bene.4

Primo modo è pubblicativo. — Sicondo modo è agravativo. — Terzo modo è inventivo.

O tu che dormi, sta’ su, sta’ desto a questo che io voglio dire istamane, e anco a quello che io dissi ieri, ch’io ti prometto se tu farai quello ch’io ti dissi ieri che tu facesse, e quello ch’io ti dirò oggi, guarita è la nostra città per sempre, se il farete; e ponetevi mente, chè voi il tocarete con mano. Or piglia el primo5. Dico che il primo è il modo occultativo; e questo donde viene? Viene da camara d’invidia; imperò che se colui fa bene, e lo invidioso el ricuopre, che non vorrebbe che [p. 164 modifica]tal bene si sapesse. E come elli ricuopre et occulta il bene che fa un altro, così ti ricuopre il male che egli fa lui. Sai come fa costui del male che elli fa? Fa come fa naturalmente la gatta, che sempre ricuopre la sua feccia. Così fa il detrattore, che se mai elli è domandato di nissuno bene che niuno abbi fatto, sempre elli l’aguata, e così aguata il suo difetto. Inde puoi vedere in santo Mateo all’ultimo capitolo. Essendo Cristo risucitato, e volendolo loro occultare, dati sunt denarii custodiis, ut tacerent Christi resurrectionem6.— Che furono dati de’ denari a coloro i quali guardaro el sepolcro, acciò che ellino non palesassero che Cristo fusse resucitato. — Questo detrattore elli ha in sè tanta malizia e tanto inganno, che elli in ogni tempo, in ogni modo, in ogni via, con ogni persona s’ingegna d’operare la malizia sua.

Grave robbaria è tacere il bene del prossimo; che con tutto che tu sia tenuto sempre di dire la verità, essendone tu domandato, anco di questo non essendo domandato, vedendola tacere, tu debbi dirla; e se tu non la dici, tu se’ iniquo detrattore; imperò che vedendo tu il suo bene e tu il taci, tu se’ cagione del suo danno e di sua vergogna. In ogni modo di questi due, o se tu ne dici male e non è vero, o se elli fa bene e tu non palesi, ma tacilo; in ogni modo, dico, che tu sei pessimo detrattore. Anco è detrattore colui il quale nel vostro palazzo, quando uno è messo a partito, e vallo, e è messo cor uno che nol vale, se tu dai il tuo lupino a contrario, o perda lui o vénca il partito, tu se’ de[p. 165 modifica]trattore, imperò che da te non è rimasto che tu non metta al basso colui che è buono, et in alto colui che è gattivo. E questo voglio che basti per la prima parte; e non è però detto a pieno, imperò che molto ci è rimasto a diciare e a facere7.

Sicondo modo è negativo; e questo è quando l’uomo è buono e virtuoso, e tu il nieghi; ovvero quando elli dà buono essemplo di sè, e tu il cacci al fondo, a ciò che non sia veduto nè creduto. E di questi tali disse David: Quoniam quae perfecisti destruxerunt; iustus autem quid fecit?8. Eglino l’hanno destrutto9; o che ha fatto il giusto? — Questi sònno i pessimi detrattori; quando ellino sentono uno il quale fa niuno bene, eglino el cacciano sotto quanto possono, e ’ngegnansi di méttarlo nelle mani del diavolo colle parole loro. L’arte del detrattore non è in altro se non negare il bene di chi il dice e di chi el fa, et ogni volta che egli può il nega. Elli mette tal pólvare sopra al bene che si fa, che fa a suo potere che non si veda; e se non può cuprirlo, e elli vi mette cotali sospetti ovvero cotali detrazioni oculte, da non potere tal bene essere tenuto altro che sospetto. Questi cotali non fanno niuno bene10, sai ad che si possono assimigliare? Alla vespa, 11 la quale non sa fare el mèle; e con tutto che ella abbi questo difetto, anco n’ha un altro, che ella s’apone al mèle altrui, e quello si mangia. O cittadini miei, volete vedere quanta è pessima cosa questa? O pensate a que[p. 166 modifica]sto: quanti sònno i mali che si fanno, che non si taciano, et anco quanti so’ i beni che si fanno, e tutti si taciano. Or piglia l’essemplo d’uno che è detrattore, e stà a udire il suo parlare. Se mai tu odi che elli dica bene di niuno, dich’io. . . non so quello che mi dico. E piglia questo barragone in mano. Pone uno in una patria, il quale faccia di molto bene in ogni modo che tu sai dire, e ponvi uno detrattore: quello detrattore guastarà tutto il bene che quello buono farà; o in uno modo o in un altro elli el farà occultare. In fine elli è cagione di tanto male, quanto si può dire. Ma io ti voglio dire che sempre so’ stati di questi detrattori. Quanti ne furo al tempo di santo Pavolo di questi detrattori, e’ quali non avevano altro uffizio a fare, se non di dimostrare che quello bene era fatto per li Apostoli e per i discepoli, che elli non era bene, e a questo sempre stavano attenti con tutti i loro sentimenti! Unde nello Ecclesiastico al xxj cap.:Cave tibi a pestifero12. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Anco hai di questi detrattori che facevano così a Cristo, come dice in santo Matteo o vero in santo Luca,13 quando i farisei dicevano: in Belzebub principe demoniorum eiciet demonia: — Elli caccia i demoni nella virtù di Belzebub préncipe dei demoni. — Questi cotali farebbero quasi più mali, che non si potrebbero fare bene. Eglino so’ peggio nelle condizioni loro, che non è il lupo fra le pecore, chè uno lupo non ne guasterebbe tante pecore e agnelli, quante cento pecore ne farebbe[p. 167 modifica]ro; ma uno di costoro guastarà più che cento non acconciaranno.14 Tu puoi vedere quanta malizia è la sua. Elli d’un pazzo dirà che sia savio; un savio dirà ch’elli sia pazzo. D’un buono dirà ch’elli è gattivo, e un gattivo dirà che elli è buono. Che puo’ avere pegio? Che li potresti tu agiògnare a volerlo fare più gattivo? Tu non li puoi agiógnare più nulla.15 E sappi che questo è peccato di Spirito Santo, di chi dice che Idio cacciava i demoni in virtù del diavolo, imperò che vogliono dire che quello che è di Dio sia del diavolo. E sappi che chi è in questo peccato, non gli è perdonato nè in questo mondo nè nell’altro. Così anco dissero del cieco nato, quando il trovaro, dicendogli: quis es tu? Elli il diceva. Altri dicevano: Immo non es. El cieco diceva ed affermava: Immo sum: — Io so’ pure esso. — Altri dicevano: — Elli è simili a lui, ma elli non è esso; — e quando egli era adomandato, egli diceva apertamente: — Io so’ colui che ero cieco. — Eglino s’ingegnaro in ogni modo d’occultare l’operazione buona che Idio aveva fatta, e domandando: — Chi è colui che ti ha aperti li ochi? — egli rispondeva: — Egli mi disse colui che m’ha illuminato, che io andasse alla fonte dinatatoria Siloe, e che io mi lavasse, e così ho fatto, e ora vego. — Che fece uno maladetto detrattore? Cominciò a detrarre come egli potè e disse: — Costui non può essere buono uomo, imperò che egli non guarda il sabato: — Hic homo non est a Deo; — e molte belle cose so’ in questo trattato16. [p. 168 modifica]

Terzo modo è depravativo.

Sai che fa il detrattore quando egli non può nuociare affatto? Elli non si può tenere che egli non faccia qualche male: o poco o assai egli ne vuole fare in ogni modo. Sai, quando pure uno bene è fatto, che non si può occultare che egli non sia fatto, almanco fa egli questo, che egli dice: — Questo bene fu fatto, ma non fu fatto a buona intenzione. Costui non fece questo bene per volere che elli fusse bene. — Che se uno digiuna, elli dirà inverso d’un’altra persona: — Doh, voglia Idio che costui digiuni a buona intenzione! — E così va cacciando cotali folle, tu m’intendi. Così d’uno che farà una limosina, elli dirà: — Voglia Idio ch’ella sia fatta senza ipocresia! — Così quando uno andarà alla predica o alla messa o al vèsparo, elli dirà: — Voglia Idio che la sua intenzione sia dritta inverso di Dio! — E questi cotali vedendoli David in spirito di profezia, disse a Dio perchè elli non vedeva modo di potere campare dalla loro mala lingua: Dixi, custodiam vias meas 17: — Signor mio, guardami tu nella mia via, nella quale io vo a tua laude e a tua gloria, acciò che io non ne sia tirato fuori per la tanta loro iniquità. — Ma chi è quello che possa campare, che almanco di questi tali non parli per lo loro maledetto dire? Chè tale fu il quale non andava per altro, se non per udire o pontare; e come giugneva una parola a suo modo: — oh, io l’ho! — E che fa questo co18tale? Fa tanto col suo dire, con i suoi modi, sotto certi colori, che elli dirà tanto, che il vero parrà falso, e che il falso parrà vero. E che questo sia vero ode, [p. 169 modifica]che fece uno maestro in Teologia non è molto tempo; egli ebbe a dire che uno mio compagno aveva detto in predica, che non valeva el battesimo, se non si battezzava la creatura nel nome di Gesù. E non fu detto così; anco fu detto, e così era vero, che nella Chiesa si battezzava nel nome di Gesù; già non disse più là, e questo detrattore gli apose, che egli aveva detto che senza il nome di Gesù non era battezzato. E promettoti che egli fu cagione di tanto scandolo e di tanto pericolo, che sarebbe da non crédarlo, se io il potesse dire. E anco fece poi meglio; che poi ch’elli vidde che scandolo grande ne riusciva, egli el predicò poi, e disse che elli non era stato bene inteso; e questo disse a tempo che poca gente era a predica, e la detrazione fece a tempo quanv’era gente assai.19 E credi che costui sodisfacesse a quello che bisognava sodisfare? Certo no, chè elli doveva fare la scusa20 a tempo e luogo, che della gente vi fusse stata assai, acciò che la verità avesse el suo luogo. E dico che questo tale detrattore ha uno grande carico all’anima sua. Sai come fa il detrattore? Elli mostra il contrario di quello che è. El sole è la chiareza; ci dimostra le cose quello che elleno so’: el detrattore vuole sotto la cosa21 che si vede, dimostrare altro che elli non è. Vedi come elli si pone a contrario. Tu vedi il sole che ci dimostra ogni cosa là dove esso è veduto; e se vuoi dire — oh, elli non dimostra così quando elli è innanzi a lui qualche cosa; — ora piglia l’essemplo, quando il sole batte nel vetro, e ’l vetro è bianco; che colore il fa dimostrare? Pure bianco. Se è rosso, anco il dimo[p. 170 modifica]stra rosso; se è giallo, giallo; se è verde, verde; se è nero, nero. Così, dico, l’uomo che è buono, il dimostra quello che egli è col ben fare: se è caritativo, il dimostra co la vera carità; se è limosiniere, colla vera limosina; se è piatoso, colla vera pietà. O che fa il gattivo? Fa il simile. Se è gattivo, elli dimostra essere gattivo; se è crudele, elli si dimostra crudele; se è usuraio, si dimostra usuraio e avaro; e così in ogni vizio e virtù si dimostra l’uomo quello che egli è. Ode quello che disse uno dottore che ebe nome Orosio, io non dico Ambruogio, dico Orosius, el quale disse così della invidia22: — Aguattò e involse sì la verità, che ella non lassa intèndare, il bene èssare bene, ma il bene fa parere male. — E Giovan Crisostimo: Est ne aliquis qui bene faciat et bene vivat? Poterit ne vivere qui non mordeatur ab detractoribus? Fa’ il meglio che tu sai, o che tu puoi, che se tu puoi vivare che il detrattore non ti morda, dì ch’io sia gattivo. E vede se io dico il vero o no. Sarà una donna che si porrà in cuore, o uno uomo, di vivare con umiltà, e il detrattore dirà subito: — no, costui è ipocrito. — Se elli li sarà fatta una ingiuria, e elli se l’arrecarà a pace e perdono; subito eglino diranno: — oh, elli è un pecorone! — Se a uno buono uomo li sarà fatta villania per niuno modo, o mortoli suo’ gente, se elli si reca a perdonare, el detrattore dirà: — per certo costui è senza sentimento. — Se uno arà deliberato di vivare ordenato con buono costume, e elli viene all’orechie del detrattore, subito dirà: — egli non si vuole crédare se non quello che si vede. — Se uno arà qualche virtù morale, e colui dirà: — per certo elli è frematico. — Se uno vorrà [p. 171 modifica]vivare sicondo Idio, e vive allegro, e colui dice: — doh! Con costui è un buon bazicare! Egli è brigante23. — Se elli vorrà vivare come onesto religioso, e colui dice: — elli vuol parere più savio che gli altri. — Se uno vivarà civilmente, e colui dice: — oh, costui è uno mondano! Elli non cura di vivare se non cor onestà in questo mondo, e dell’altro non cura. — E se colui vorrà vivare in astinenzie o in vigilie, e colui dice: — oh, gli è uno fantastico! — S’egli è religioso il quale viva sicondo Idio, dando di sè buono essemplo e buoni costumi, e colui dice: — egli non fa la metà di quello che egli è tenuto di fare. — E se è pure religioso, elli va predicando la parola di Dio puramente come deba fare; e la maledetta lingua dice: — oh, costui cerca qualche vescovado! — E spesso s’agiogne male a male; chè questo che predicava, per cagione di questa voce non predica più. Vedi che in niuno modo si può vivare, che ’l detrattore non levi e’ pezzi; che eziandio se uno sa conversare bene con ogni persona, el detrattore anco vi s’attaca a dir male di lui. — O che ne può dire, se elli con ognuno sa conversare? — Sai che dice? Dice: — oh, gli è uno che è pieno di piagie e di adulazioni24. — In fine, e’ non si può andare tanto diritto, che la mala léngua serpentina non vi truovi il rivescio. E di questi t’ho detto che parla Isaia: Vae, vae vobis, qui dicitis malum bonum, et bonum malum: — Guai a voi che dite che ’l male è bene, e ’l bene è male25, e che l’amaro è dolce e ’l dolce è amaro, e che ’l bianco è nero e ’l nero è bianco, e che il falso è vero e ’l vero è falso. — Doh! io ti [p. 172 modifica]voglio dire un essemplo, e è a nostro proposito e bello26. Elli fu un santo padre, el quale essendo ben pratico delle cose del mondo, et avendo sguardato che in esso non si poteva vivare per niuno modo contra chi voleva detrarre27, elli disse a uno suo monachetto: — figliuolo, viene con meco e tòlle el nostro asinello. — El monachetto ubidiente tolse l’asino, e montavi su, e ’l fanciulletto andava dietro al santo padre a piei; e passando fralla gente, elli era in uno luogo molto fango. Uno parla e dice: — doh! guarda colui quanta crudeltà ha quello monacuccio che è a piei28 e lassalo andare fra tanto fango, e elli va a cavallo! — Come costui udì questa parola, subito ne scese, e come egli n’è scieso, et elli vi pose su il fanciullo; et andando poco più oltre, elli andava tocando l’asino dietro per questo fango. E un altro dice: — doh! guarda straneza d’uomo, che ha la bestia et è vecchio e va a piei, e lassa andare a cavallo quello fanciulletto, che non si currebe29 della fadiga nè del fango. Credi che sia pazzia la sua! et anco potrebbero andare amenduni in su quell’asino, se volessero, e farebero il meglio. — Viene questo santo padre, e vi monta su anco lui. E così andando più oltre, et elli fu uno che disse: — doh! guarda coloro che hanno un asinello, e amenduni vi so’ saluti su! Credi che abbino poco caro quell’asinello, che non sarebe gran fatto che elli si scorticasse! — Anco udendo questo il santo padre, subito [p. 173 modifica]ne scese, e fecene scendere ’l fanciulletto, e vanno a piei dietro ognuno, dicendo: arri là30. E poco poco andaro oltre, e un altro dice: doh! guarda che pazia è questa di costoro, che hanno l’asino e vanno a piei in tanto fango! — Avendo veduto questo santo padre che in niuno modo si poteva vivare, che la gente non mormori, disse al monachetto31: — oltre, torniamo a casa. — Et essendo alla cella, disse il santo padre: — vien qua, figliuolo mio; hai tu posto mente alla novella dell’asino? — Dice il monachetto: — o di che? — O non hai tu veduto che in ogni modo che noi siamo andati, n’è stato detto male? Se io andai a cavallo e tu a piei, elli ne fu detto male, e che, perchè tu eri fanciullo, io vi dovevo pònare te. Io ne scesi e posivi te, e un altro ne disse anco male, essendo su tu, dicendo, che io ch’ero vechio vi dovevo salire, e tu che eri giovano, andare a piei. Anco vi salimo poi amenduni, e tu sai che anco ne dissero male, e che noi savamo32 crudeli dell’asinello per lo troppo carico. Anco poi ne scendemo ognuno, e sai che anco ne fu detto male, che la nostra era pazia andare a piei et avere l’asino. E però, figliolo mio, impara questo che io ti dirò: sappi che chi sta nel mondo facendo quanto bene egli può fare, et ingegnisi di farne quanto a lui è possibile, non si può fare che non sia detto mal di lui. E però, figliuol mio, fatti beffe di lui e nol curare, e non avere voglia d’èssare con lui, chè in ogni modo che con lui si sta, sempre si perde, e da lui non esce se non peccato; e però fatti beffe di [p. 174 modifica]lui, e fa’ sempre bene, e lassa dire chi vuol dire, o male o bene che e’ dicano33.—

Hai anco un altro essemplo d’una savia e buona matrona di Roma34, la quale essendo rimasta vedova e giovane e rica, avendo fermo il pensiero non voler mai disonestare el corpo suo, e pure, perchè ella era giovana e bella, temeva, dicendo con seco: — Io non sò se mi potrò stare vedova.— E da se medesima faceva ragione e diceva: — doh! se io piglio marito, che si dirà di me? Egli si dirà che io non sia potuta stare senza. — E pure desiderando nell’animo suo di pigliar marito, volse prima provare la fantasia del popolo, e tenne questo modo. Ella fece scorticare un cavallo, e disse a uno suo famèglio: — monta in su questo cavallo, e va’ per tutta Roma, e pone mente a quello che si fa o si dice di questo cavallo. — El famèglio, subito montato in sul cavallo, va per Roma. Beato colui che poteva corrire35 a veder questo cavallo scorticato! E così stato tutto dì, la sera elli tornò a casa. La donna domanda el famèglio: — che s’è detto di questo cavallo per Roma? — Elli rispose: — doh! oh! tutta Roma corriva per vederlo questo cavallo, e ognuno diceva: che maraviglia è questa? — che pareva che fusse beato colui che ’l poteva vedere, tanta era la gente! — Costei l’altro dì ne fece scorticare un altro, e diello pure a costui, dicendoli che facesse al modo che aveva detto di quell’altro. Similmente costui andò per Roma cavalcando questo cavallo, e non tanta gente corriva a vedere, [p. 175 modifica]come l’altro dì aveva fatto all’altro cavallo. E ritornato la sera, anco la donna el domanda come era andato il fatto di questo cavallo, e quello che elli se ne diceva per Roma. Elli rispose: — madama, poca gente è corsa a vederlo a rispetto che fu la gente d’ieri. — Anco costei el dì seguente ne fece scorticare un altro, e simile mandò questo famèglio per Roma nel propio modo. E andando per Roma, non quasi persona andava a vedere questo cavallo. E tornato la sera a casa, ella el domanda: — che s’è detto per Roma di questo cavallo? — Elli rispose: — madonna, non quasi persona è venuta a vederlo, e poco di ciò si parla. — Allora costei disse in se medesima: — O, io posso pigliar marito; che se pure la gente vorrà parlare di me, poco tempo parleranno, che lor istancarà: da due o tre dì in là non sarà chi parli de’ fatti miei. — E come si pensò, così fece: ella prese marito. E come l’ebbe preso, e la gente cominciò a dire: doh! la tale giovana ha preso marito: ella forse non poteva stare in tal modo. — E questo bastò due o tre dì, e poi non si parlava di lei quasi nulla. E dico che costei fece molto bene36. ma non dico però che tu pigli marito tu, o vedova; imperò che potendo tu stare senza, ti dico che tu nol pigli. Io t’ho detto di costei, che ella fece bene, imperò che ella era giovana, e non credeva potere stare senza37. Così dico a te, che se tu ti senti non potere stare, piglialo; ma se te ne puoi stare, non pigliar più marito, e lassa parlare chi vuol parlare, e tu fa’ sempre bene. Hai nello Ecclesiastico a xj cap.:Qui [p. 176 modifica]bona in mala pervertit, hic insidiator est38: — Chi perverte il bene in male, è insidiatore; imperò che elli pone scandali in coloro che hanno posto la elezione loro nel ben volere operare. — Anco di questi sovversori parla Ezechiel al sicondo cap.: Subversores sunt tecum, et cum scorpionibus habitas. Ellino so’ sorversori coloro, i quali el bene lo’ par male, e ’l male lo’ pare bene, e abitano colli scarpioni questi tali. — Sai chi so’ costoro? So’ quelli scarponi d’ieri, con quelle tre malignità, che abbracciano colle branche, co’ lusinghe, sai; colla linguano leccano, con dolci parole e colla coda ponganlo, sai, col rasoio sotto.

Quarto modo è intossicativo e velenativo. Che credi tu che sia el detrattore? El detrattore39 è un veleno, che come elli detrae, così ha dato uno morso a colui, come fa una ferucola velenosa. Sai come fa colui che vuole avvelenare uno? Quando elli li viene a dare il veleno, egli non glili dà puro, ma daglili mescolato con qualche altra cosa, e colui el piglia che non se n’avvede. Così fa proprio el detrattore: elli dà il veleno suo mescolato con quelle parole ch’io t’ho dette: se è savio, ne dice male; se è buono, ne dice male; se vive bene, ne dice male, et in ogni modo l’avelena il detrattore. Del quale detrattore a xxiij Sermoni sopra alla Cantica santo Bernardo ne dice molto bel parlare40. L’atto del detrattore sempre va occulto e con belli modi. Sai come elli fa quando uno detrattore vorrà detrarre? Elli prima sospirarà e chinarà l’ochio in terra, e dimostrarà che elli el dica mal volentieri. E quando egli parlarà, [p. 177 modifica]dimostrarrà che ’l muova uno buon zelo con la lagrimetta; e colui che lo sta a udire e vedere, li parrà che elli sia tutto buono, et elli è tutto41 gattivo dentro. Sai come costui sta? Come sta una magagna, la quale è cuperta di sopra, sai; così costui è inorpellato di sopra; e la mente semplice non sa più là: crede quello che ella vedendi fuore; e quando elli parlarà, et elli dice: — oh! io l’ho tenuto segreto già cotanto tempo, e nol volsi mai dire42 a persona. Ora io nol posso tenere più; e se non fusse ch’io l’ho udito da altri, io non l’arei mai detto. Poi che si sa da altri, e dicollo, io el posso ben dire, io. — E questi so’ quatro modi del detrattore, e’ quali usa quando vuole detrarre. prima, il bene, se è fatto, egli l’occulta: l’altro, s’egli pure nol può occultare, et egli el niega; l’altro, se pure nol può negare, almeno egli el moza e spegne quanto può. E se pure e’ nol può spégnare, almanco egli l’attosica. E questo basti per le quatro teste del maladetto dracone, ch’è significato el detrattore. Queste che hai udito43, so’ quelle teste che spengono et occultano il bene. Or vedrai ora le tre teste le quali accrescano il male che si fa; vedrai quanta è pessima questa mala lingua detraente44.

La prima cosa che fa questa maledetta lingua serpentina, sì usa uno atto che si chiama pubblicativo. Doh! Intendelo più alla chiaroza. Poniamo che sia vero che tu sai che uno peccato è fatto et è secreto, cioè che poche persone il sanno, fra le quali persone tu il sai tu. Sappi che se tu il palesi per niuno modo senza quelli ordini che t’ha dato la Chiesa, tu se’ detrattore. E se tu [p. 178 modifica]volesse dire: — oh, io dico il vero e non ci agiungo nulla di mio; — io ti rispondo e dico, che benchè tu dica el vero e non v’acreschi nulla, tu pecchi mortalmente, con tutto che tu dica il vero. Vuoi vedere come elli è peccato? Or pensa a me45: se non fusse peccato, quante cose potrei io dire, e direi al vero? U, u, assai! E però fa’ quello che t’insegna la Chiesa. Colui dice: — doh, io non ne direi a lui nulla! — Doh! Dimmi: non sai tu la regola e ’l modo che tu hai a tenere? Se nol sai, va’ e legiela in santo Matteo a xviij cap., la quale dice così: Si frater tuus peccaverit in te, corripe eum inter te et ipsum solum: 46— Se ’l tuo fratello pecca in te, va’ e riprendilo infra te e lui solo. — E poi che tu li hai fatta questa riprensione, se elli non s’amenda, vavi47 cor uno o con due o con tre, e fa’ che coloro i quali tu ve meni, che ellino el tenghino secreto. E poi che così hai fatto, se elli non se ne rimane, allora e tu il puoi dire al suo padre o alla sua madre, a’ fratelli o a’ parenti, acciò che ellino el riprendino loro. Et in ultimo, se anco questo non giuova, va’ e palesalo alla Chiesa, acciò che dalla Chiesa sia corretto; e faciendo a questo modo come la Chiesa t’insegna, ogni volta meritarai. Ma volendo fare come fa colei, che quando la sua vicina esce fuore, che arà veduto uno passare per via, subito el dirà a la altra vicina, dicendo: — monna tale, così e così, vidi stamane de la casa de la tale uscir la tal persona. — E sai che ha fatto costei? Ha subito vitoperata colei, imperò che colei a cui ella el disse, trovò un’altra vicina, e similmente disse come co[p. 179 modifica]lei l’aveva detto; e quella el dice all’altra, e quell’altra a l’altra, e in subito il sa tutta la contrada, e a poco a poco tutta la città.48 Chi fu cagione di questo? La prima che ’l disse. Ma, gattivella, a la vita tua non facendo altro male che non observare l’ordine, tu pecchi. E bene che tu dicesse, — o, io ho detto el vero, — ti rispondo che rare volte si può dire el vero di tali cose, che non si pechi. Questa tal persona che fa a questo modo, si può dire essere simile alle cicogne. Vedesti mai la cicogna? In Lombardia sònno assai49, e anco è simile alli ucelli che vivono di serpi. O fanciulli, sapete a che s’asomiglia la lingua? Alli ucertelli. Sapete come fanno? Sempre dicono: sì, sì, sì, sì. Così fanno molti maladetti detrattori, i quali vanno ponendo queste infamie. E so’ molti di questi tali che pare che ingrassino, o, o, sai, quando hanno a dire d’uno prete o d’una monaca. E come ne ingrassano! — Sì e sì; e sì udii; e sì e sì viddi. — Sai che ti dico? A casa del diavolo ne vai. Io ti dico che ben che tu il sappi, elli ti conviene avere molta cautela a palesarlo mai. O, o, o, o, io sento alcune cose state in questa terra, in questa quaresima, che vorrei, che vorrei,... non so che, e per certo io nol credo; e èssene sparta una voce a Siena. — Fu così e così; e per questo si dice tanto, etcetera. — Io ti dico che se fusse bene stato vero, che nol credo; un’altra volta, che se fusse stato vero, tu facesti un gran male a palesarlo. Vuo’ lo vedere? Guarda quello che hai fatto: tu hai messo in bocca a genti tal cosa, che perora lassiamol’andare. — A casa. — Dico dun[p. 180 modifica]que, non palesare mai il peccato senza l’ordine o senza il bisogno. Doh! Guardatevene, figliuoli e figliuole mie; deh! guardatevi bene bene bene; imperò che la correzione si fa per fare emendare colui che fa il peccato, e non si fa per scandelizzare e’ buoni e’ gattivi. E però ogni volta che tu palesi la cosa che è meglio ch’ella sia celata, tu pechi; e se pure la publichi, si vuol tenere altro modo.

Questo tale che palesa la magagna occulta, è simile allo scarafaggio. Lo scarafaggio ha questa natura, che non è prima lo sterco in terra, ch’io non so che messaggieri elli ha, che di subito elli el sa; e come elli el sa, subito v’è su, e in un uno punto elli ha fatta una pallottola di feccia, e con essa si diletta. Simile, dico, fa il detrattore. Elli si diletta e fa la pallottola di feccia; che mai non si diletta, se non di udire e di rapportare disonestà e vergogna. Vedi tu come fa lo scarafaggio? Lo scarafaggio non usa mai altra mercanzia che di feccia: elli fa la sua balla, e ponsi col capo basso e colle gambe in alto e all’adrieto con essa, e tanto camina in questo modo a l’adrieto, ch’elli si conduce alla fossa, e cade lui e la balla della feccia in quela fossa, e poi se la mangia. Così dico che fa il detrattore: elli si diletta in questa mercanzia putridosa e fetente; e similmente fa come lo scarafaggio, che fa la pallotta, e va a l’adietro, ed infine cade nella fossa lui e la feccia. E questo è perchè elli non sa fare niuno altro esercizio, nè mai usa altra mercanzia. O fanciulli, quando voi udite uno che dica male d’un altro, chiamatelo scarafaggio. E a te el quale hai usato per lo passato di detrarre e dire male d’altrui, nol far più: considera che tutti siamo a imagine e similitudine di Dio. Anco debbi considerare, quod Deus non fecit te ut oculos declinares in terram: — [p. 181 modifica]Idio non t’ha fatto perchè tu inchini l’ochio tuo in terra; — ma perchè tu abbi el rispetto a lui in gloria. E però alza gli ochi tuoi a Dio, e non contra a Dio. Va’, cerca il detto di Cristo in Giovanni al xiij cap. Dice così: Qui manducat panem meum, levabit calcaneum contra me50 — Chi mangiarà il mio pane, levarà le calcagna contra me. — E però mai non dare contra Dio; chè ogni volta che gli darai contra, farai contra a te.51 Sai chi fa contra Dio? Sai, o tu che se’ batteggiato52, ed hai promesso di renunziare a Settenasso53 e alla carne e ad ogni tentazione: se tu nol fai, tu hai rotta la tua fede a Dio, e sappi che tu capitarai male: come lo scarafaggio colla pallottola, così tu a lo ’nferno. E quanti so’ di quelli che volentieri stanno a udire detrarre! Che quando sentono una disonestà o un peccato di carnalità54, hanno tanto diletto che dicono a colui che il dice: — doh, dillo un’altra volta! — E poi che l’hanno fatto dire, anco poi el fanno ridire; e’ quali poi el fanno ridire; e’ quali poi in inferno saranno puniti nel proprio modo. De’ quali dice David: Cadant et reventatur retrorsum: — Caggino, e ritornin adietro. — Sai che vuol dire questo? Vuol dire che sieno puniti del peccato loro nel proprio modo; come hai di Lazzaro e del ricco goloso, che visse in questo modo tanto splendido, e di là poi moriva di sete d’una gocciolina d’aqua. E come dico di costui, così dico del lussurioso: elli sarà punito della sua lussuria, e lo invidioso della sua invidia, ’l detrattore della [p. 182 modifica]sua detrazione. Ma pensa quanta pena sarà quella del detrattore, che di qua mai non ha requie, nè mai ha tanto detto, che gli paia che sia tanto che basti. Simile sarà poi punito di là in inferno, che mai non arà riposo; e così anco di là sempre dirà male d’altrui. E questo basti in quanto a questo modo manifestativo. Vedi l’altra testa.

El sicondo modo d’acrésciare il male, si è modo agravativo. Or questo è migliore e più utile a dire; agravativo. Io voglio un’ poco dire di coloro che impiombano le paglie. O donne, vedeste voi mai impiombare le paglie? Sai come s’impiombano, e chi è colui che le impiomba? I grandi maestri di ciò so’ i detrattori; che talvolta una paglia la pongano tanto grave, che la fanno pesare, u, u, più che non pesa la Montamiata55. Chè una cosa piccola la gravano tanto con modi e con gesti e con termini, con mille ingegni, e fanno che ’l picolo male pare grande; fanno che il leggiero pare grave, e che uno scandolo avedutamente56 fanno che pare una crudeltà. Et hanno parole tanto da da’ lo’ fede, che è cosa incredibile; imperò che questi cotali il dicono cor uno efetto radicato da una iniquità occulta, che non si dimostra di fuore; e non resta da loro che non ellino nol faccino sape’ a ogni persona che possono. Che è? Che ci è? State saldi, saldi: udite questa lèttara. Doh, guarda, una lèttera non letta quanto vi fa stare attenti! Or così. Doh! Hai tu veduto la mosca cavallina che s’appone in su l’orechia, o voliamo dire del tafano [p. 183 modifica]che s’appone al di dietro, al di dietro, e si pone et pògne? Come ha pónto, così fa ingrossare. Così fa propriamente il detrattore che pógne et agrava col detrarre, e sai dove s’appone? Aponsi dietro, e non dinanzi. Simile ti domando ancora: hai tu veduti de’ cani coll’orechie longhe? Sempre la mosca se li pone in su quelle orechie, ’l cane scuote et ella si leva e poi si vi ripone, et elli scuote, e ella vi si ripone; e tanto si pone in sull’orechie a mòrdare, che ne fa uscire el sangue. Così fa propriamente el detrattore; tanto si pone in sull’orechie a mòrdare, che ne fa uscire el sangue, e quello suchia. De’ quali nello Eclesdistico a xj.: Ab una scintilla augetur ignis, et a doloso augetur sanguis57. E però a tutti voi vi dico: non allargate le vostre mani a opera di sangue; non allargate, ma più tosto perdonate, perdonate. O, a chi dico io, perdonate? Io dico a te. A chi? A te. A chi dico io? A colui e a colui e a colui. A chi? A quello e quell’altro, e non voliate suchiare il sangue l’uno dell’altro. Non fate contra il comandamento, cioè ognuno ami el prossimo. E chi è il prossimo? Tutti siamo prossimi l’uno dell’altro. E questo basti per lo sicondo modo.

El terzo modo è chiamato inventivo; e sai quali so’ costoro? Costoro so’ contrari a quelli di prima, cioè di coloro i quali fanno alcuno bene, che l’occultano perchè non si sappi; nè anco loro no’ ne vogliono fare niuno; e come coloro mai non ne fanno, e costoro mai non ne dicono. Sai di quello che si porrà a uno uscio, e farà una voce contraffatta, dicendo: — tale, sècci, sècci? — E per questi tali atti e modi porranno una [p. 184 modifica]infamia a colei che sarà buona e perfetta, e occultarà la virtù e bontà sua, e daralle una voce che sempre se ne parlarà. L’altro ha un altro modo, che elli farà una lèttara la quale sarà indettata58 dal diavolo e fatta da lui, la quale conterrà molti e molti mali e pericoli e lassaressela cadere, e la pone in qualche lato perchè sia trovata; e poi che ella è venuta a palesarsi, subito fa nasciare una infamia per modo che mai non si spegne. Un altro farà con un altro modo, che elli parlarà d’uno con parole mozze, overo che dirà l’animo suo con nuove canzonette (chè so’ già state fatte tali canzoni, che so’ costate mille fiorini) e così nascie poi una infamia a colei. Simile sònno anco di quelli che detragono de’ predicatori, che a una parola buona n’agiongono una gattiva, e a parola dolcie ve ne pongono una amara; e una parola porgie a uno modo, che fu detta a un altro. Costoro fanno come facevano e’ farisei, che tanto ebero la iniquità inverso di lui, ch59e dove elli diceva o faceva una cosa buona, subito dicevano, o per virtù del diavolo, o che rompeva la legge, o in un modo o in un altro, e tanto fecero che infine ellino el crocifissero. E con tutto che ellino facessero grande crudeltà, a loro lo’ pareva fare bene; e sempre costoro parlavano male di Cristo, ma più dietroli che dinanzi. Costoro i quali vanno così detraendo e volendo occultare loro medesimi, si possono adsimigliare alla ranocchia. Sai come fa la ranochia? La ranochia fa – qua, qua, qua, qua. — Io vi so’ già ito quando elleno dicono pure – qua, qua; — e gionto ch’io so’ alla fossa dove elle so’, e come io so’ ine, subito elleno fugono sotto, e niuna fa più [p. 185 modifica]motto. Così fa lo infamatore; chè quando elli vuole infamare, elli usa quello dire – qua, qua, qua60. — Colui che si sente chiamare, va là oltre: — eccomi qua, che è? — Non è più nulla. E sai che merita chi dà una infamia? Io dico sicondo la ragione civile. Elli ne va la testa; e sicondo la canonica, elli è scomunicato. Se vuoi vedere, va’ cerca nel Decreto: credo che sia un capitolo che comincia: — Si quis – ovvero – is – e so’ due capitoli che non parlano d’altro (V, Quaest. Prima). E però, o confessore, quando uno di questi cotali ti capita alle mani, fa’ che mai tu non lo assolva, se prima elli non ti promette di restituire la infamia data a quello o a quella tale; e se tu l’assolverai, a casa del diavolo n’andarai con lui insieme61. E se elli ha infamato o in occulto o in palese, così vada a sodisfare. Se è la infamia oculta, agevolmente può sodisafre; ma se ella è palese, se dovesse andare alla predica, là dove sia della giente assai, e ine dica: — io ho fatto male della tale cosa, — e vogli piuttosto palesare la verità, che stare legato nelle mani del diavolo. E questo caso avenne, non è già molto tempo, che fu uno in Italia che predicando, uno servo di Dio, e un altro, pure al servizio di Dio, l’aveva in su le corna lui e parechi suoi compagni62. El diavolo l’acciecò tanto, che elli disse tanto male di lui in palese, che fu una cosa diabolica. E poi che elli ebbe così fattoli, parendoli pure aver fatto male, elli volse fare l’amenda, che disse il tal dì: — io dissi così e così: elli non fu inteso [p. 186 modifica]bene, ch’io nol dissi per tal cosa. — E questo disse uno dì che v’era poca poca gente; e quando disse mal di lui, v’era assai gente. E per questo dico che elli non sodisfece apieno; imperò che come assai gente vi fu quando diè la infamia, così díe èssare assai gente a spégnarla, et in questo modo de’ uno tomo alle sue parole, voltandole sotto sopra63. Che tomo è questo? Io el chiamo el tomo schiavonesco. O, o, io t’ho inteso! Non hai anco bene, sai, quando è uno detrattore a predica. O, io tel dico più giù. E questo voglio che basti per la siconda particella della prima parte principale, della velenosa operazione.

La terza parte: dico che questo maledetto draco aveva dieci corna e sette teste e dieci diademate; e questo resta stamane a dire, cioè della sua contaminazione velenosa; descritto dove l’Apocalisse dice: Et cum cauda sua traxit tertiam partem stellarum coeli: — Colla sua coda tirò la terza parte delle stelle del cielo. — Udirai, udirai, o donna; e tu uomo udirai domane del cavallo da Luca. — A casa. — Vediamo ora la sua velenosa contaminazione. Sappi che so’ tre generazioni in terra64: vedeli.

Primi non odono.

Sicondi odono e non credono.

Terzi odono e credono.

Alcuni, dico, sono quelli che non odono e non si curano di udire niuno detrattore; però che non s’impacciano de’ fatti altrui. Ma se pure elli avesse udito de[p. 187 modifica]trarre, che non avesse potuto fugire, elli almeno usa buona parte, cioè che l’incresce d’avere udito. Dice Gregorio di questi tali: Si audivit, non credit detractoribus: — Se elli pure ode, elli non crede al detrattore. — E pure quando elli ode, elli dimostra che non li piaccia d’udire. Se elli ode volontieri, quello è mal segno, e quanto più ode volontieri, più dimostra di detrarre volontieri anco lui. El buono, sempre quando ode detrarre, non che elli lo stia a udire volontieri, anco come elli parla, così li comincia a dolere il capo; e se colui pure dice, et elli si pone la mano al capo, elli si torce a contrario. Sai perchè? Perchè eli non v’ha il diletto. Hami inteso?

L’altra generazione so’ coloro che odono e non credono, e simile fanno costoro, che quando ellino odono mal volontieri, ma se pure odono, non credono al detrattore, e dimostra al detrattore che li dispiaccia d’udire65. E per questo il detrattore impalidiscie e mancali la voce al dire. Elli li manca il cuore; elli si cambia nel volto; e questi segni perchè so’ nel detrattore? Perchè elli vede che non è udito volontieri. Simile è anco di voi che mi state a udire. Io m’avego bene quando voi non m’udite volontieri a certi segni; voi torcete il capo; voi vi vollete in là; voi vi ponete la mano al capo. Questo perchè è? Perchè tu non odi volontieri. Ode che disse Ieronimo contra Salomone: dice queste parole: Sepi aures tuas spinis, ne audies66 verba detrahentia: — Io ho circumdato le tue orecchie di spine, acciò che non odino de’ detrattori le parole. — Doh! Avete voi veduto quello che si [p. 188 modifica]fa al pero ciampolino, che vi si pone le spine al pedone, perchè i fanciulli non vi vadino a scarpare? Così fa’ al detrattore; pone le spine a piei l’arboro buono, perchè niuno suo frutto sia guastato. Ma io voglio pure un poco dire di me. O, elli è stato dette cose della dotrina che io v’ho insegnata e amaestratovi in predicazioni! Tutte cose tratte del Vangelio e de’ santi dottori. E èssi detto ch’io ho detto questo e quello e quell’altro, e ch’io ho detto contra del Vangelio: cose m’è state aposte, che sallo Idio mai non le dissi. E questo donde viene? Pure da’ detrattori. E però se mai tu odi più chi detraga di me quando mi sarò partito, parteti, e non stare più a udire, se bene fusse in predica; levatene e non stare a sua predica, se tu vedi che elli detrae 67. E a volere bene giudicare, fa’ che tu corra prima alla tua coscienzia, e se comprendi che ’l suo dire sia detrarre, non vi stare; e se odi quello che tu non credi, certo elli è buon segno e buono atto, e viene da buono zelo. Vuoi vedere se tu farai bene a partirti? Se tu starai a udire, tu non potrai guadagnare nulla, nè credendo nè non credendo, e però è miglior partito a partirti che a starvi.

Terzi so’ coloro che odono e credono; e costoro so’ rotti e fracidi, de’ quali si dice: Non parvi criminis est mala sentire: — non è poco male a stare a udire chi detraie; — imperò che v’è ogni cosa contraria alla tua salute. Se tu odi detrarre d’uno a chi tu vuoi bene, è possibile che tu poi l’odiarai. Se tu odo detrarre d’uno [p. 189 modifica]a chi tu vuoi male, non che tu creda quello che tu odi dire di lui male, ma tu non puoi crédare nè confessare il bene che elli fa. E però santo Bernardo dice: Quod qui detrahit et audit detrahentem, diabolum habet alter in lingua, alter in aure. Odelo, o donna: dice che – Chi detrae ha il diavolo nell’orechia e nella boca. — E dico ch’io non so chi di costoro è peggiore, o chi dice male, o chi sta a udire. Sai come è fatto chi sta a udire e chi dice? È fatto come il forno: vedi che al forno vi sta alla boca la pala, la quale vi si pone su il pane, et ella il mette dentro nel forno. Così so’ costoro; l’uno è simile alla bocca del forno, e l’altro è simile alla pala; cioè colla lingua, e l’orechia di colui sta aperta come boca di forno; e come elli truova la boca dell’orechia aperta, et elli comincia a lavorare colla pala della lingua, e mette nel forno le parole detraenti. Basti, basti per stamane.

Tu hai veduto tre condizioni del maledetto draco, come vedemmo ieri: draco, magno, rufus, e quelle condizioni maligne che aveva. Oggi hai veduto la sua velenosa operazione, dove hai veduto sette teste e sette corone e dieci corna; dove si dimostra la sua velenosa contaminazione; e dove colla coda sua tirò la terza parte delle stelle, e tirolle a l’inferno a le pene eternali, da le quali ci campi e vi guardi Idio per la sua misericordia, dandovi qui la grazia, e di là la gloria in saecula saeculorum, amen68.















Note

    e nel Vangelo di S. Giovanni al cap. ix. Il passo addotto della Volgata dice: non est hic homo a Deo.

  1. Qui pure è da preferire la lezione degli altri Codd., che dice: si fu l’una parte de la prima parte, che ne facemmo tre parti.
  2. Anzi ne’ Proverbi, e così: quoniam septem nequitiae sunt in corde allius(Bianchi).
  3. Vale a dire, tutte queste malignità.
  4. Evidentemente qui dirige la parola a chi raccoglieva e scriveva le prediche, forse a quello stesso Benedetto di maestro Bartolomeo, del quade è menzione nel Prologo.
  5. Il Cod. Pal. dice: Or piglia el primo, — Or provamelo, — Testé il proverò e confesserollo. Dico ec.
  6. Ma veramente nel vangelo di San Matteo al cap. ultimo si legge:Et congregati cum senioribus, consilio accepto, pecuniam copiosam dederunt militibus, dicentes: Dicite quia discipuli eius nocte venerunt, et furati sunt eum, nobis dormientibus.
  7. Gli altri Codd., a dire e a fare.
  8. È il 3° vers. del salmo X, e la scorretta lezione del testo emendammo con la Volgata.
  9. Il Cod. Sen. 6, disfatto.
  10. Leggono gli altri Codd.: Questi tali non savino fare niun bene.
  11. Il Cod. Pal. ha: Possonsi simigliare alla vespa.
  12. Invece è il cap. xj al v. 35, e dice:attende tibi a pestifero, fabricat enim mala etc. La lacuna è in tutti i codd., nè forse altro manca che la consueta versione del passo latino.
  13. Cap. IX del Vangelo di S. Matteo, e dice:In principe daemoniorum ejicit daemones.
  14. Il Cod. Pal.: Niuno di costoro guasierebbe più che cento non acconciano.
  15. Diversamente negli altri Codd. che leggono così; D’uno buono dirà ch’elli è gattivo, e uno gattivo dirà che è buono, e d’ogni cosa dicano la bugia; tu non li puoi giugnere più nulla.
  16. Cioè, nel racconto della vista resa da Gesù al cieco nato; racconto
  17. È il principio del salmo 38.° di David: Dixi:Custodiam vias meas, ut non delinquam in lingua mea..
  18. Cioè, appuntare, prendere nota.
  19. Il Cod. Pal. varia alquanto: e la detrazione la fece quando assai gente v’era.
  20. Il Cod. Sen. 6, che ti bisognava fare la scusa.
  21. Il Cod. Pal., sopra la cosa.
  22. Gli altri Codd. riferendo il passo latino dicono così: Ita obliquai invidia, ut rectum natura non videat. — La invidia aguatta e involle si ec.
  23. Il Cod. Pal. legge: cum costui è buono bazicare, chè egli è brigante.
  24. Il Cod. Pal., è pieno di piaggine.
  25. Il detto Cod. ha, dite buono il male e che il male è buono.
  26. Gli altri Codd., e è bello. Il racconto che segue è il terzo dei pubblicati da Zamhrini, Racc. di S. Bernard., pagg. 5-9.
  27. Il Cod. Pal., detraliere.
  28. Sanesismo: piedi. In simile maniera, dice il Gigli nel suo Vocab. Cateriniano, levarono gli antichi il d dopo l’e in credo e credi, e vedo e vedi, facendo creo, crei; veo e vei (Nota dello Zamhrini).
  29. Gli altri Codd., curerebbe.
  30. Gli altri Codd., andando.
  31. Gli altri Codd., monacuccio. E questa e le due precedenti lezioni furon preferite da Zambrini.
  32. Idiotismo, non affatto perduto, in cambio di eravamo.
  33. Gli altri Codd., che ellino dichino. Il seguenti esempio è il quarto racconto edito da Zambrini in op. cit, pagg. 10-13.
  34. Il Cod. Pal. ha: d’una buona e santa matrona romana. E poco sotto: avendo sempre il pensiero ec.
  35. Per correre. Il Cod. Pal., andare.
  36. Qui ha fine il quarto racconto edito da Zambrini .
  37. Alquanto diversamente il Cod. Pal.: ella era giovana, e non poteva stare senza marito.
  38. La Vulgata: Bona enim in mala convertens insidiatur, et in electis imponet maculam(Bianchi).
  39. Il Cod. Pal. qui e innanzi, detraere.
  40. Il Cod. Sen. 6., ne dice molte belle parole.
  41. Corretto il Testo che dice, tenuto.
  42. Gli altri Codd., e non l’ho voluto dire.
  43. Gli altri Codd., veduto.
  44. Il Cod. Sen. 6, del detrattore.
  45. Gli altri Codd.: pensa a me.
  46. E la Vulgata:Si autem peccaverit in te frater tuus, vade et corripe eum inter te et ipsum solum.
  47. Cioè, vai a lui.
  48. Il Cod. Sen. 6 ha questa variante: e quella il dice all’altra, e a poco a poco tutta la città n’è piena.
  49. Gli altri Codd., ne so’ assai.
  50. Con qualche lieve diversità la Vulgata:Qui manducat mecum panem, levabit contra me calcaneum suum.
  51. Gli altri Codd., farai danno a te.
  52. Il Cod. Sen. 6, battezzato; il Pal., bapteggiato.
  53. Per Setanasso, Satanasso. Il Cod. Pal., Septennaggio.
  54. Negli altri Codd., niuna disonestà o niuno peccato di carnalità.
  55. Detta ancora la Montagna di Santa Fiora, bellissima e ferace montagna che dalla parte di mezzogiorno chiude l’ampio orizzonte che si gode dalla città e dalle colline di Siena.
  56. Il Cod. Pal. invece, advenuto.
  57. Poco diversamente dalla Vulgata che dice: A scintilla una augetur ignis, et ab uno doloso augetur sanguis. E l’Alighieri: Poca favilla gran fiamma seconda.
  58. Gli altri Codd., indettata.
  59. Cioè, di Cristo.
  60. Non così gli altri Codd. che dicono: Così fa lo infamatore: elli usa quello dire, che quando uno vuole infamare, elli usa il predetto dire — qua, qua, qua. —
  61. Il Cod. Pal., con lui insieme andarai.
  62. Così in tutti i Codici.
  63. Tomo propriamente varrebbe Caduta o Ma qui è usato figuratamente; sicchè deve intendersi, diede alle sue parole un rigiro, come si rigira per aria un corpo leggero che cada.
  64. Negli altri Codd.: Sappi che sono di tre ragioni uomini in terra.
  65. Questa lezione, così poco regolare e corretta, è conforme in tutti i Codici.
  66. Il Cod. Pal., ne audientur. La versione di questo passo manca al Cod. Sen. 6.
  67. 1 Anche in altri luoghi delle Prediche accenna il Santo a’ suoi detrattori, forse più invidiosi che nemici, i quali essendo in maggior numero tra gli uomini di Chiesa che non tra i laici, non lo risparmiavano, a quanto sembra, neppure nelle loro predicazioni, confutandone anche talvolta le dottrine.
  68. Nel Cod. Pal. la Predica finisce così: e tirolle alle pene dello inferno, e tirolle alle pene eternali, dalle quali vi guardi e vi campi Idio per la sua misericordia, dandovi qui la sua grazia, e di là la sua gloria, durante in saecula saeculorum, amen.


Note