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Parrà forse ad alcun, che non ben sano |||
Pende l’ alto Signor sul duro legno |||
Pensier nell’ alto volo, ove tu stendi |||
Penso per addolcire i giorni amari |||
Per cagion d’un profondo alto pensiero |||
Perchè del Tauro l’infiammato corno |||
Perché la mente vostra, ornata e cinta |||
Perché la vista e più la mente adombra |||
Per far col seme Suo buon frutto in noi |||
Per fede io so che ’l Tuo possente e forte |||
Per le vittorie qui rimangon spente |||
Per soggetto alla nobil fiamma vera |||
Poi che la vera ed invisibil luce |||
Poi che ne l’alta vostra accorta mente, |||
Poichè tornata sei, anima bella, |||
Poichè ’l mio casto amor gran tempo tenne |||
Potess’io in questa acerba atra tempesta |||
Prego il Padre divin che tanta fiamma |||
Pria d’ esser giunta in mezzo della strada |||
Prima ne’ chiari, or negli oscuri panni |||
Primo sacro splendor, ch’ unito insieme |||
Puri Innocenti, il vostro invitto e forte |||
Q.
Qual arbor, da la pia madre natura |||
Qual digiuno augellin, che vede ed ode |||
Qual edera a cui sono e rotti ed arsi |||
Qual lampa, a cui già manca il caldo umore |||
Qual nuova gemma, o qual ricco lavoro |||
Qual sacro don giammai, qual voler pio, |||
Qual tigre, dietro a cui le invola e toglie |||
Qual uom che, dentro afflitto e intorno avo |||
Qual uom, cui folta nebbia al viso ha spente |||
Quando dal lume, il cui vivo splendore |||
Quando dal proprio lume e da l’ingrato |||
Quando del suo tormento il cor si duole, |||
Quando di sangue tinte in cima al monte |||
Quando fia il dì, Signor, che ’l mio penserò, |||
Quando già stanco il mio dolce pensiero |||
Quando il turbato mar s’alza e circonda |||
Quando in se stesso il pensier nostro riede |||
Quando in terra il gran Sol venne dal Cielo |||
Quand’io dal caro scoglio miro intorno |||