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SONETTO C
Sicch’io bramo il mio fin, timor m’assale,
E dice: il morir tosto a che ti vale,
Se forse lungi vai dal tuo bel Sole? 4
Da questa fredda tema nascer suole
Un caldo ardir, che pon d’intorno l’ale
All’alma, onde disgombra il mio mortale,
Quanto ella può da quel, che ’l mondo vuole. 8
Così lo spirto mio s’asconde e copre
Quì dal piacer uman, non già per fama,
O van grido, o pregiar troppo se stesso. 11
Ma sente ’l lumo suo, che ognor lo chiama,
E vede il volto, ovunque mira, impresso,
Che gli misura i passi, e scorge l’opre. 14
——
SONETTO CI
Tra l’alme Muse, e di quel sacro monte
V’è noto il fondo, e son le voglie pronte
Venute alfin dell’onorata sete; 4
D’un bel desir pietosi omai porgete
Le vostre destre a me, ch’intorno al monte
Cercando vo con vergognosa fronte
L’alma, che scorge il ben, ch’or vi godete. 8
Non ch’io pensi dar luce al chiaro Sole,
In cui mi specchio, nè ch’un marmo breve
Non chiuda il nome mio col corpo insieme; 11
Ma che innanzi a que’ rai non sian di neve
Tante amorose mie basse parole,
Mentre sfogo il dolor, che ’l cor mi preme. 14