Pagina:Colonna - Rime, 1760.djvu/165


113

SONETTO LXIV


P
er le vittorie qui rimangon spente

     Talor le virtù prime, perch’altera
     Contra dell’altra la vittrice schiera
     Mostra il superbo sdegno, e l’ira ardente.4
Scintilla allor di carità non sente,
     Nè de l’alta umiltà la gloria vera:
     Sempre le par che ’l ciel le rida, e spera
     Con l’altrui sangue assecurar la mente.8
Ma nel Signor, quand’ei fatt’uom qui vinse
     Lo Inferno, e ’l mondo, di luce infinita
     Lampeggiar sempre le virtù divine.11
L’umiltà lo spogliò; l’amor Lo avinse
     Di laccio; e in croce con chiodi e con spine
     Diede a lui morte, a tutti gli altri vita.14


SONETTO LXV


I
n forma di musaico un alto muro

     D’animate scintille alate e preste
     Con catene d’amor sì ben conteste,
     Che l’una porge a l’altra il lume puro,4
Senza ombra, che vi formi il chiaro e scuro,
     Ma pur vivo splendor del Sol celeste,
     Che le adorna, incolora, ordina, e veste,
     D’intorno a Dio col mio pensier figuro:8
E quella poi, che in velo uman per gloria
     Seconda onora il ciel, più presso al vero
     Lume del figlio, ed a la luce prima;11
La cui beltà non mai vivo pensero
     Ombrar poteo, non che ritrar memoria
     In carte, e men lodarla ingegno in rima.14