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SONETTO CXCVI
I miei sì larghi campi, ed odo il canto
Rivolto in grido, e ’l dolce riso in pianto
Là, ’ve io prima toccai l’antica Madre.4
Deh mostrate con l’opre alte e leggiadre
Le voglie umili, o Pastor saggio e santo,
Vestite il sacro glorioso manto,
Come buon successor del primo Padre.8
Semo (se ’l vero in voi non copre, o adombra
Lo sdegno) pur di quei più antichi vostri
Figli, e da’ buoni per lungo uso amati.11
Sotto un sol Cielo, entro un sol grembo nati
Sono, e nudriti insieme alla dolce ombra
D’una sola Città gli avoli nostri.14
SONETTO CXCVII
Mandi del foco suo nel vostro core,
Padre nostro terren, che dell’ardore
Dell’ira umana in voi non resti dramma.4
Non mai da fier Leone inerme damma
Fuggì, come da voi l’indegno amore
Fuggirà del mortal caduco onore,
Se di quel di là su l’alma s’infiamma.8
Vedransi allor venir gli armenti lieti
Al santo grembo caldo della face,
Che ’l gran lume del Ciel gli accese in terra.11
Così le sacre gloriose reti
Saran già colme, e con la verga in pace
Si rese il mondo, e non con l’armi in guerra.14