Pagina:Colonna - Rime, 1760.djvu/107


55

SONETTO CVIII


P
ensier nell’alto volo, ove tu stendi

     L’audaci penne, il mio valor non sale;
     Onde perder l’imprese, ed arder l’ale
     Saria il fin del principio, ch’ora intendi. 4
Poi con l’ardito vaneggiar m’accendi
     Sì, ch’io consento il bel lume immortale
     Mirar con l’occhio mio debole e frale,
     Che ’l vigor perde, ove tu solo ascendi. 8
Desio non ho, ch’aspiri al gran disegno,
     Che da radice è svelta mia speranza,
     Volto è in contrario ogni benigno lume. 11
Arda il cor pur senza mostrarmi un segno,
     Ascondasi il martir, ch’ogn’altro avanza,
     Alma taci, ed adora il sacro Nume. 14

——

SONETTO CIX


S
e all’alto vol mancar l’ardite penne

     D’altro conteste, che di fragil cera,
     Colui, ch’accende in Ciel la quinta sfera,
     Dal sommo Padre tal decreto ottenne. 4
Quel cerchio invidia tal mai non sostenne,
     Che di fama e virtù gloria sì vera
     Accolta in un soggetto fosse intera,
     Miracol solo, ch’ai dì nostri avvenne. 8
Nè l’un fu ardito in guerra armato opporse,
     Tanto lume divin scorger gli parve,
     Nè l’altro irato in lui folgor contorse. 11
Morte mandar con sì fallaci larve,
     Che lieta e inerme all’incontra gli corse:
     Non cadde già, ma dal mondo disparve. 14