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SONETTO CVIII
L’audaci penne, il mio valor non sale;
Onde perder l’imprese, ed arder l’ale
Saria il fin del principio, ch’ora intendi. 4
Poi con l’ardito vaneggiar m’accendi
Sì, ch’io consento il bel lume immortale
Mirar con l’occhio mio debole e frale,
Che ’l vigor perde, ove tu solo ascendi. 8
Desio non ho, ch’aspiri al gran disegno,
Che da radice è svelta mia speranza,
Volto è in contrario ogni benigno lume. 11
Arda il cor pur senza mostrarmi un segno,
Ascondasi il martir, ch’ogn’altro avanza,
Alma taci, ed adora il sacro Nume. 14
——
SONETTO CIX
D’altro conteste, che di fragil cera,
Colui, ch’accende in Ciel la quinta sfera,
Dal sommo Padre tal decreto ottenne. 4
Quel cerchio invidia tal mai non sostenne,
Che di fama e virtù gloria sì vera
Accolta in un soggetto fosse intera,
Miracol solo, ch’ai dì nostri avvenne. 8
Nè l’un fu ardito in guerra armato opporse,
Tanto lume divin scorger gli parve,
Nè l’altro irato in lui folgor contorse. 11
Morte mandar con sì fallaci larve,
Che lieta e inerme all’incontra gli corse:
Non cadde già, ma dal mondo disparve. 14