Pagina:Colonna - Rime, 1760.djvu/65


13

SONETTO XXIV.


Q
ual nuova gemma, o qual ricco lavoro

   Di bel Smeraldo, o lucido Diamante
   Fia tal, Signor, ch’esser degna si vante
   Tener del cener tuo l’alto tesoro? 4
L’anima gloriosa al primo coro
   Degli Angioli gradita or vede quante
   Lagrime io spargo; che le membra sante
   Non chiudo almen con puro argento ed oro. 8
Ma i chiari spirti, e i nobili intelletti
   Seguiran l’orme belle, e i degni esempi,
   Mentre i mortali avran gloria ed onore. 11
L’istorie lor perpetue, e i saggi petti
   Saran del nome tuo sacrato Tempio,
   Ch’altr’urna è breve a sì largo valore. 14


SONETTO XXV.


M
entre l’aura amorosa, e ’l mio bel lume

   Fean vago il giorno, e l’aer chiaro e puro
   Con largo volo, e nel cammin securo
   Mossi già l’onorate altiere piume. 4
La luce sparve, e ’l placido costume
   Mutò il caso infelice, acerbo, e duro,
   Che ’l sentier intricato, e ’l Cielo oscuro
   Dimostra ascoso il mio celeste lume. 8
Morto, il vigor, che pria sostenne l’ale,
   S’estinse; onde alla strada eccelsa e sola
   Fa che ’l desir bramoso indarno s’erga. 11
Rimane il nome in me sì, che ’l mortale
   Dolor vincendo, io vivo; e ’l pensier vola
   Privo d’effetto, ove il mio Sole alberga. 14