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SONETTO II.
Scorgo il mio vago oggetto ognor presente,
Scolpito il tiene il cor, vivo la mente,
Tal che l’occhio il vedea quasi men vero. 4
Lo spirto acceso poi, veloce, altiero
Con la scorta gentil del raggio ardente
Sciolto dal mondo al Ciel vola sovente,
D’ogni cura mortal scarco e leggiero. 8
Quel colpo, che troncò lo stame degno,
Ch’attorcea insieme l’una e l’altra vita,
In lui l’oprar, in me gli affetti estinse. 11
Fu al desir primo; e fia l’ultimo segno
La bella luce al sommo Sol gradita,
Che sovra i sensi la ragion sospinse.14
SONETTO III.
Che per la tua vittoriosa mano
Fece ogni sforzo, ogni disegno vano,
Mostra il vigor, sfoga gli sdegni e l’ire. 4
Spense l’ardor del già folle desire
L’invitto tuo valor via più che umano;
Che già chiuse a cittadi, a monti, a piano
I passi, con suo grave aspro martire. 8
Non fortuna d’altrui, non propria stella:
Virtù, celerità, forza, ed ingegno
Diero all’imprese tue felice fine. 11
La chiara fama tua, la gloria bella
Nel Ciel eterno ti dà il merto degno,
Ch’uman tesor non paga opre divine. 14