Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
predica quadragesimaquarta | 463 |
rechiata per lui, se Idio avesse date tante grazie a uno ladrone quante m² ha date a me, elli ne sarebe stato più cognoscente ch’io non ne so’ stato io. Io cognosco ch’io so’ pieno d’ingratitudine. Aviamo questo detto di Pavolo: habentes testimonium ab iis que foris sunt1. Doh, impara stamane questa regola, quanto più è umile la criatura tanto gli pare maggiore uno piccolo servizio, però che la mente umile molto stima quello che egli riceve. La mente superba non fa così, anco volta la mano a contrario, che se egli riceve una grazia, gli pare che altri gli li debbi fare per dovere. Francesco gli pareva tanto grande grazia una gociola d’acqua che Idio gli dave quando egli l’aveva, che non pareva a uno superbo, un gran fatto; e però Francesco, che era umilissimo, cognosceva più le grazie e più le stimava che niun altro meno umile di lui, e ogni cosa che elli aveva, gli pareva averla riceuta, per grazia da Dio e a lui gli pareva essere pieno d’ingratitudine a modo che s’egli fusse uno grande pecatore et vox illius sicut vox aquarum multarum, e questo basti per le siconde quatro.
Vede l’altre quatro.
La prima si chiama santa esemplazione, chè elli facesse cose le quali fussero buone e utili dentro e di fuore, dentro in sè e di fuore al prosimo. Habentes testimonium ab iis qui foris sunt. Quelle opere di fuore erano el testimonio di quello che era dentro: la testimonianza sua tel dimostra la vita sua: non de’ mai altro che buono esemplo ne la vita sua, fondato nel saldo de la santa scrittura. Sic luceat lux vera coram hominibus ut videatur opera
- ↑ Epist. prima di S. Paolo a Timoteo, passo citato anche nella Predica — Vedi al Vol. II p. 184 nota 5.