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166 predica settima

sto: quanti sònno i mali che si fanno, che non si taciano, et anco quanti so’ i beni che si fanno, e tutti si taciano. Or piglia l’essemplo d’uno che è detrattore, e stà a udire il suo parlare. Se mai tu odi che elli dica bene di niuno, dich’io. . . non so quello che mi dico. E piglia questo barragone in mano. Pone uno in una patria, il quale faccia di molto bene in ogni modo che tu sai dire, e ponvi uno detrattore: quello detrattore guastarà tutto il bene che quello buono farà; o in uno modo o in un altro elli el farà occultare. In fine elli è cagione di tanto male, quanto si può dire. Ma io ti voglio dire che sempre so’ stati di questi detrattori. Quanti ne furo al tempo di santo Pavolo di questi detrattori, e’ quali non avevano altro uffizio a fare, se non di dimostrare che quello bene era fatto per li Apostoli e per i discepoli, che elli non era bene, e a questo sempre stavano attenti con tutti i loro sentimenti! Unde nello Ecclesiastico al xxj cap.:Cave tibi a pestifero1. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Anco hai di questi detrattori che facevano così a Cristo, come dice in santo Matteo o vero in santo Luca,2 quando i farisei dicevano: in Belzebub principe demoniorum eiciet demonia: — Elli caccia i demoni nella virtù di Belzebub préncipe dei demoni. — Questi cotali farebbero quasi più mali, che non si potrebbero fare bene. Eglino so’ peggio nelle condizioni loro, che non è il lupo fra le pecore, chè uno lupo non ne guasterebbe tante pecore e agnelli, quante cento pecore ne farebbe-

  1. Invece è il cap. xj al v. 35, e dice:attende tibi a pestifero, fabricat enim mala etc. La lacuna è in tutti i codd., nè forse altro manca che la consueta versione del passo latino.
  2. Cap. IX del Vangelo di S. Matteo, e dice:In principe daemoniorum ejicit daemones.