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predica settima 165

trattore, imperò che da te non è rimasto che tu non metta al basso colui che è buono, et in alto colui che è gattivo. E questo voglio che basti per la prima parte; e non è però detto a pieno, imperò che molto ci è rimasto a diciare e a facere1.

Sicondo modo è negativo; e questo è quando l’uomo è buono e virtuoso, e tu il nieghi; ovvero quando elli dà buono essemplo di sè, e tu il cacci al fondo, a ciò che non sia veduto nè creduto. E di questi tali disse David: Quoniam quae perfecisti destruxerunt; iustus autem quid fecit?2. Eglino l’hanno destrutto3; o che ha fatto il giusto? — Questi sònno i pessimi detrattori; quando ellino sentono uno il quale fa niuno bene, eglino el cacciano sotto quanto possono, e ’ngegnansi di méttarlo nelle mani del diavolo colle parole loro. L’arte del detrattore non è in altro se non negare il bene di chi il dice e di chi el fa, et ogni volta che egli può il nega. Elli mette tal pólvare sopra al bene che si fa, che fa a suo potere che non si veda; e se non può cuprirlo, e elli vi mette cotali sospetti ovvero cotali detrazioni oculte, da non potere tal bene essere tenuto altro che sospetto. Questi cotali non fanno niuno bene4, sai ad che si possono assimigliare? Alla vespa, 5 la quale non sa fare el mèle; e con tutto che ella abbi questo difetto, anco n’ha un altro, che ella s’apone al mèle altrui, e quello si mangia. O cittadini miei, volete vedere quanta è pessima cosa questa? O pensate a que-

  1. Gli altri Codd., a dire e a fare.
  2. È il 3° vers. del salmo X, e la scorretta lezione del testo emendammo con la Volgata.
  3. Il Cod. Sen. 6, disfatto.
  4. Leggono gli altri Codd.: Questi tali non savino fare niun bene.
  5. Il Cod. Pal. ha: Possonsi simigliare alla vespa.