Del principe e delle lettere (Alfieri, 1927)
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Questo testo fa parte della raccolta Della tirannide e altre opere (Alfieri, 1927)
DEL PRINCIPE
E
DELLE LETTERE
LIBRI III
Secordiam eorum inridere debet, qui praesenti potentia credunt extingui posse etiam sequentis ævi memoriam. |
Tacito, Annali, libro IV. |
Indice
- Prefazione
- Libro primo
- Ai principi che non proteggono le lettere
- Cap. I — Se il principe debba protegger le lettere
- Cap. II — Cosa sia il principe
- Cap. III — Cosa siano le lettere
- Cap. IV — Qual fine si proponga il principe, quale le lettere
- Cap. V — In qual modo i letterati protetti giovino al principe
- Cap. VI — Che i letterati negletti arrecano discredito al principe
- Cap. VII — Che i letterati perseguitati riescono d’infamia e danno al principe
- Cap. VIII — Che il principe, quanto a se stesso, dée poco temere chi legge, e nulla chi scrive
- Cap. IX — Che gioverebbe al principe di estirpar le lettere affatto, potendo
- Cap. X — Non potendo il principe estirpare affatto le lettere, gli giova parerne il rimuneratore e l’appoggio
- Cap. XI — Quai premi giovi piú al principe di dare ai letterati
- Cap. XII — Conclusione del primo libro
- Libro secondo
- Ai pochi letterati che non si lasciano proteggere
- Cap. I — Se i letterati debbono lasciarsi protegger dai principi
- Cap. II — Se le lettere, che sembrano inseparabili dai costumi corrotti, ne siano la cagione o l’effetto
- Cap. III — Che le lettere nascono da sé, ma sembrano abbisognare di protezione al perfezionarsi
- Cap. IV — Come, e fin dove, gli uomini sommi possano assoggettarsi agli infimi
- Cap. V — Differenza totale che passa, quanto alla protezion principesca, fra i letterati e gli artisti
- Cap. VI — Che il lustro momentaneo si può ottenere per via dei potenti; ma il vero ed eterno dal solo valore
- Cap. VII — Quanto sia importante che il letterato stimi con ragione se stesso
- Cap. VIII — Qual sia maggior cosa, o un grande scrittore o un principe grande
- Cap. IX — Se sia vero che le lettere debbano maggiormente prosperare nel principato che nella repubblica
- Cap. X — Quanto il letterato è maggiore del principe, altrettanto diviene egli minore del principe e di se stesso, lasciandosene proteggere
- Cap. XI — Che tutti i premi principeschi avviliscono i letterati
- Cap. XII — Quai premi avviliscano meno i letterati
- Cap. XIII — Conclusione del secondo libro
- Libro terzo
- Alle ombre degli antichi liberi scrittori
- Cap. I — Introduzione al terzo libro
- Cap. II — Se le lettere possano nascere, sussistere e perfezionarsi, senza protezione
- Cap. III — Differenza tra le belle lettere e le scienze, quanto al sussistere e perfezionarsi senza protezione
- Cap. IV — Se abbia giovato maggiormente la perfezione delle scienze ai popoli servi moderni o la perfezione delle lettere ai liberi antichi
- Cap. V — Dei capi-sètta religiosi; e dei santi e dei martiri
- Cap. VI — Dell’impulso naturale
- Cap. VII — Dell’impulso artificiale
- Cap. VIII — Come, e da chi, si possano coltivare le vere lettere nel principato
- Cap. IX — Quale riuscirebbe un secolo letterario che, sfuggito non meno alla protezione che alla persecuzione di ogni principe, non venisse quindi a contaminarsi col nome di nessuno di essi
- Cap. X — Che da tali nuove lettere nascerebbero a poco a poco dei nuovi popoli
- Cap. XI — Esortazione a liberar l’Italia dai barbari
- Cap. XII — Ricapitolazione dei tre libri e conclusione dell’opera