Del principe e delle lettere (Alfieri, 1927)/Libro primo/Capitolo VI
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Capitolo Sesto
Che i letterati negletti arrecano discredito al principe.
Glorietta dunque, e splendore e lustro e quiete arrecano al principe i letterati protetti; ma negletti, gli apportan discredito. Nel sistema presente della nostra Europa, quasi tutti i principi mantengono degli accademici, non altrimenti che due secoli addietro soleansi mantener dei buffoni, di cui però assai piú si valevano. Quindi un principe che trascuri le lettere, corre rischio oggidí che un qualche suo suddito letterato e negletto da lui, non cerchi, e ritrovi, pane ed onori in casa d’altro principe; del che a lui sará per tornarne grand’onta. Gli uomini sempre ciechi, sempre leggieri al credere, e paghi di quel che pare, sono presti tutto dí a dare lode a quel principe il quale, non si valendo in nulla dei letterati, e in ogni cosa operando il contrario di quello che van predicando le lettere, le oltraggia perciò maggiormente col proteggerle, nutrirle, e ogni giorno svergognarle. Alla pubblica voce del volgo fanno eco i letterati stessi i quali, parlando di cosa che li tocca da presso, non vogliono schiettamente dire la veritá. Eppure, ben pesato il tutto, qual piú atroce insulto può egli farsi alle lettere, che di pascerle ed impedirle? ma, certamente, se i letterati negletti pongono il principe moderno in discredito, conviene pur anche confessare che i letterati protetti pongono se stessi in un discredito assai maggiore e piú fatale di tanto, che alla sublimitá dell’arte loro una tal protezione può nuocere e nuoce, senza che alla mediocritá del principe proteggente quasi niuno accrescimento ne ridondi. Del che nel secondo libro mi riserbo a ragionar lungamente.