Del principe e delle lettere (Alfieri, 1927)/Libro primo/Capitolo XII
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Capitolo Duodecimo
Conclusione del primo libro.
Parmi fin qui aver brevemente toccato quanto può spettare ai principi circa ai letterati. E benché non poco mi sembri aver detto, piú assai mi rimarrebbe a dire, se non parlassi a lettori, ai quali non credo necessario il dir tutto. Ma se alcuno dubita di quanto ho fin qui asserito, legga nella storia e vicende della letteratura nel principato; e vedrá certamente che i principi hanno fatto, o cercato di fare, quanto io ho esposto qua sopra; ma che la piú o meno destrezza che hanno saputo impiegare in questa guerra d’astuzia, o sorda o patente, ha o generato o soffocato o contaminato piú o meno scrittori; ha lasciato spargere piú o meno luce nei popoli; procacciato piú o meno gloria od infamia agli scrittori ed ai principi.
Quindi, stimando io d’aver detto abbastanza in questo primo libro, tutto il giá detto ristringendo in un brevissimo assioma, conchiudo: che nei presenti tempi, benché il principe sembri quasi sforzato a parer di proteggere le lettere, pure, se principescamente sa rimunerarle, ne ritrarrá per se stesso (pur troppo!) piú assai vantaggio che danno.