Prediche volgari/Predica XXXIV
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XXXIV.
Come Iddio si deba temere:
e d’una visione di Giovanni nello Apocalipse.
Timete Deum (Item, ubi supra), — Le parole prealegate, dilettissimi, sono di quello Angiolo, il quale fu veduto da Giovanni che andava volando per l’aria, e gridava a Siena e a quelli che ci abitano dentro, e diceva: Timete Deum: — Temete Idio. — E se tu cercarai un poco poco più giù che le locuste nel viiij cap., e vedrai [se tu arai da temere Idio per la moltitudine dei tuoi peccati: vedrai]1 come tu sarai punito. E dice così: Et data est illis potestas, sicut habent potestatem scorpiones terrae; et praeceptum est illis ne laederent foenum terrae, neque omne viride, neque omnem arborem; nisi tantum homines qui non habent signum Dei in frontibus suis. Et datum est illis ne occiderent eos, sed ut cruciarent mensibus quinque, et cruciatus eorum, ut cruciatus scorpii cum percutit hominem. Et in diebus illis quaerent homines mortem et non invenient eam; et desiderabunt mori, et fugient mors ab eis2. Questa sarà la nostra leggenda di stamane. Dice Giovanni, seguitando la materia cominciata de le locuste: dice che — e’ lo’ sarà data possanza, come hanno potenzia gli scarpioni de la terra; e fu a loro comandato che non tocassero nè fieno nè niuna cosa verde sopra de la terra, nè niuno arbore: non ancora niuno uomo non uccidessero, se non solo quelli li quali non sono col segno di Dio ne le fronti loro. E detto è a loro che non gli uccidino, ma solamente gli martoriassero e cruciassero cinque mesi; e che la pena e la fatiga loro sia come so’ i morsi de li scarpioni, quando percuotono l’uomo; e in quello dì gli uomini chiedaranno e chiamaranno la morte, e non saranno voluti udire da lei. — Ecco il nostro dire a litara. Doh, immè, ch’io non so s’io mi so’ impazato, o se io ho sognato stamane, a questo ch’io ho detto! Ho io sognato, o voi? Io vi vo’ dire queste parole, ch’io non vidi e non udii mai testo che più fusse vostro, che io truovi questo. E in questo mi fermo, che per voi fusse fatto, e non credo dire bugia. Anco vivo’ dire questo, e credetemi, che voi trovarete più lungheza d’un poco di tempo, chè le mie prediche saranno ricordate molte volte. Or ponete un poco mente a me, e procurate se io so’ impazato, o no; e se questo testo toca3 a me, io sarò quello che sarò gastigato. Or mettiarnei mano. Prima ci conviene vedere tre considerazioni sopra al tema nostro:
Prima, de le locuste la condizione: Et data est illis potestas, sicut habent potestatem scorpiones terrae.
Siconda considerazione, come è fatta lo’ proibizione: et praeceptum est illis ne laederent foenum terrae, neque omnem arborem, nisi tantum homines, qui non habent signum Dei in frontibus suis.
Terza, a chi è fatta la commessione: Et datum est illis ne occiderent eos, sed ut cruciarent mensibus quinque; et cruciatus eorum ut cruciatus scorpii cum percutit hominem. Et in diebus illis quaerent homines mortem, et non invenient eam; et desiderabunt mori, et fugiet mors ab eis.
Vediamo prima de le locuste la condizione. Io ti dissi e dico che i soldati sono le locuste e’ manigoldi di Dio: a’ quali è detto così: Et data est illis potestas, sicut habent potestatem scorpiones terrae: — Egli lo’ fu data podestà, come hanno gli scarpioni de la terra. — Questo è detto a te, o popolo sanese: — egli lo’ fu data podestà, come hanno gli scarpioni de la terra. —— Chè per permissione di Dio verranno questi suoi manigoldi, e’ quali vi cruciaranno, come dà tormento lo scarpione della terra, quando elli morde altrui. Or vediamo che condizione ha lo scarpione, poi che elli dice, come lo scarpione. Lo scarpione, quando elli fa male ad altrui, fa tre cose
Prima, leca4.
Sicondo, abraccia.
Terzo, pógne.
Così fannno i manigoldi di Dio. Quelli uomini i quali Iddio lassa sopra de la terra per punire i pecati de’ popoli, prima locano. Sai che è questo locare? Sono le dolci parole che si dicono: sono le dolci promesse: sono le dolci lusinghe. Hai mai udito?
Longhe promesse coll’attener corto5.
E questa è la prima: leca.
Siconda, abraccia co le branche. Così fanno gli uomini che co le braccia istringano,6 co le forze e co le malizie in molti variati modi. Doh, se elli mi fusse lecito il dire — guarda qua, e guarda qui, e anco que7, — io sarei molto meglio inteso ch’io non sarò! Ma forse non farei bene; però mi conviene parlare discreto e utile. Io dirò questa parola, e tu la chiosa, e chiosala a ragione, o cittadino. Loquuntur pacem cum proximo suo, mala autem in cordibus eorum8: — Eglino dicono pace, pace, pace: noi ci amiamo veramente insieme: queste parole le dice la lingua solamente; ma nel cuore non è pace, ma odio, veleno, rancore e turbazione. — Io dico di voi quello che io intendo: se io intendesse di voi altro, altro direi. E però è detto: Data est illis potestas, sicut habent potestatem scorpiones terrae; chè questi tali uomini inviluppano altrui con tradimenti, con forze, con inganni, in ogni nodo che sanno o possono.
Terza condizione che fa lo scarpione: hai veduto che e’ leca, poi abraccia, poi fa peggio, chè elli pógne co la coda. Sai quale è la sua coda? A te, omo iniquo! E il coltello il quale s’aopera con tutta la tua forza di volere uccidare colui a chi tu vuoi male. Doh, fatemi una grazia: guardate se queste tre cose voi ve le fate fra voi. predete voi che fra voi si facci altro che questo ch’io dico? Lecare co le dolci parole l’uno l’altro; abracciare dicendovi fra voi — io ti vo’ bene, richiederai di cosa ch’io ti possa servire:— abracciare, poi che volentieri tu l’ucidaresti co le tue mani propie. Con queste tre cose sempre sta l’uomo iniquo. Contra a’ quali dice Zacaria9, xxviiij cap.: Confortabo brachia regis Babylonis, boque ei gladium in manu sua10. Riparate, riparate, cittadini, che questo non adivenga a voi; però che elli è detto per li uomini iniqui: — Io confortarò le braccia del re di Babilonia, e darògli el coltello ne la sua mano, acciò che elli gastighi tali uomini. — Quando uno popolo ha de’ pecatì assai, elli è agevole agevole a farlo mal capitare. L’uomo ha in sè tre cose naturali:
Primo, il concupiscìbile.
Sicondo, il razionale.
Terzo, il irascibile.
E chi è con queste condizioni involto ne’ pecati assai egli sta male.
Per la parte concupiscibile è insensibile, e ne le lusinghe del mondo e’ lassasi lusingare da sè medesimo, a poco a poco va drusciolando11.
Per la parte che è razionale, là dove ha la ragione si lassa ingannare, che a poco a poco perde il sentimento e agevolmente è ingannato.
Per la parte ch’è irascibile, che ha il pensiero a far male, e elli è gastigato da chi può più che non può lui sì che colui che è involto ne’ pecati, agevolmente percola, per quello che elli è concupiscibile: questo dico per le lusinghe che lo ingannano. Doh, intendelo bene: Iddio manda talvolta cotali predicatori, innanzi che e’ vi mandi quello che egli vi vuole mandare. Hai tu posta mente che prima viene il baleno agli ochi nostri, che e’ non viene il tuono?12 Io dico, e s ben ciò ch’io dico,... io parlo così chiuso per essere inteso. Iddio man da i baleni per rèndarvi lume, e allora aspettate il tuono Così vo’ dire di questo: credetemi che Iddio v’ha manlato un cotale lume, prima che elli facci tonare; e per certo questo è segno per voi buono, in quanto che Iddio aspetta. Hai tu veduto quando uno baleno viene, che elli sta un pezzo prima che e’ tuoni? Mai non è da avere paura13, quando elli è così di lònga dal tuono. Ma sai quanto è da avere paura, e dov’è il pericolo? Quando il baleno viene col tono di subito, sai, come l’altro dì: or quello è da temere.
O cittadini, aprite gli ochi14, chè Iddio v’ha mandato uno baleno, che vi dimostra il vostro lume: poi che voi vedete la verità, riparate, riparate, vi dico, acciò che un’altra volta elli non vi mandi il baleno e ’l tuono a un tratto; che se tu t’aiti là dove tu ti puoi aitare, tu potrai campare. Aitati, e Iddio t’aitarà. Sappi che Iddio non disidara la tua ruina, ma li piace la tua conversione. Ritorna dunque a Dio15. Sai che dice Iddio, volendo tornare? Ode Davit:16 Si populus meus audisset me, Israel in viis meis ambulasset; pro nihilo forsitan inimicos eorum humiliassem: — Se il mio popolo mi udisse..... Cittadini miei, Iddio mi fa dire queste parole, e per sua parte ve le dico: — Se elli m’avesse voluto udire, e se elli fusse voluto andare per le vie, per le quali io lo inducevo, forse che io ârei sospese le tribulazioni loro. — E dicovi ora questo da me; credetemi che questi baleni vi possono essere molto utili. Altri predicatori so’ anco che tengono a uno popolo, che non vengono col baleno separato dal tuono, anco col tuono insieme. So’ tali volte che vengono col busso de le bombarde. Oimmè, guardatevi per l’amor di Dio: pregate Iddio per la vostra salute, che io vi prometto che e’ bisogna pregare; che se elli viene el baleno e ’l tuono insieme, i fatti vostri andaranno male. Deh, cercate la vostra salute innanzi al tempo. Voi udite la mia predica, là dove io vi dimostro la vostra salute17. E vôvi dire che egli è luogo in Italia, che a una predica vi sono ragunati per volta xxx e xl migliaia di persone; e sai come ha nome quello predicatore? Egli si chiama frate Bastone. Oh egli è il grande predicatore in quella parte! Voglia Iddio che egli sia udito, ma non sia inteso, eccetera. Io ho sì grande la paura de’ fatti vostri, che io triemo di paura che voi non capitiate male. Sape’ perchè? Perchè io vi vego a pericolo; e perchè voi vi potiate e voliate aitare io vi vorrò domane mostrare che voi séte a maggior pericolo che fusse mai persona. E se io non vi fo tocare il vero, dite ch’io sogni. Sicuramente ditemi: — frate Bernardino, tu sogni e anfani; — e forse che ci sarà chi il dirà; e io dirò che voi sognate voi. Io non ho a stare qui: io mi partirò; e quando io mi partirò, me n’andarò cantando come piangono i tedeschi; e per la temenzia e per lo amore ch’io vi porto, starò sempre con le orechie levate in alto, quando io udirò ricordare Siena, per la temenzia ch’io ho di voi. E quando io mi partirò, me ne portarò una grande senata18 di dolori e di sospiri per la paura del vostro capitar male. Sapete perchè? Perchè io temo che e’ non vi venga a predicare un altro predicatore! Doh, immè, che io n’ho sì grandi \la paura, che tutto me ne turbo in me medesimo! Sai come si chiama? Elli si chiama frate Mazica19; e ha uno grande concorso fra la gente mal disposta come voi; e fa tanto frutto nelle sue prediche, che qui a Siena a pena si può credere.
Io t’ho detto le condizioni de lo scarpione, che elli leca, abraccia e pógne co la coda. Simile fa l’uomo iniquo e malizioso: lusinga, gastiga, inganna con tradimenti, e poi pógne co la maladetta coda del coltello, col veleno del cuore, che avelena più che non fa lo scarpione, Se tu avesse tanto sentimento, che tu cognoscesse le lusinghe e li tradimenti, tu potresti cognoscere il pógnere del coltello prima che tu venga a quella piaga. E puoi ben sapere e credere e tocare, che questi tali non andaranno però cantando nell’altro mondo; chè elli saranno gustigati dal diavolo più forte e più malizioso, che non so’ loro: del quale è detto nel Deuteronomio allo viij cap.: In qua erat serpens flatu adurens^ et scorpio ac dipsas, et nullae omnino aquae. Sai che ti significa? Significati il luogo de la solitudine dello inferno: luogo abandonato da Dio e da la gloria sua. El serpente Lucifaro arde con tutti i maladetti scacciati da Dio; el quale Lucifaro apre la boca col suo fiato, mandandolo fuore; e così aperta la gola co la volontà di gollare l’anime che vengono in tal luogo20; la quale gola non è altro che fuoco, e arde quelle anime in molti modi, e in molti modi le tormenta. Dice anco de le ponture de li scarpioni che punho l’anime come coltella e tutti li passa, e non li possono uccidare, e ellino vorreboro morire e non possono. Nè anco loro non li possono uccidare; ma ben li possono fare stentare con tante pene rinovate ognora di nuovo. Anco hanno un’altra pena, e non è de le minori; che perchè hanno seguitato il mal vivere, ellino hanno una maledetta serpicella che gli rode e falli morire di sete, e non v’è aqua da potere bere: così vivono sempre consumandosi.
Hai vedute qui tre pene per tre vizi che hanno seguitati, cioè superbia, avarizia e lussuria. La superbia è punita co le ponture, come coltella in operazione. L’avarizia si è l’animo di volere bere; perchè so’ stati insaziabili li animi loro, però non possono bere, che non v’è aqua. La lussuria è punita, che come disideravano sempre di vivere, e ora disiderano di morire, e non possono, nè non potranno mai. E così lo’ risponde la pene a la colpa: come essi sempre stero21 in peccato, così ora sempre staranno in pena. Doh, diciamo che basti per la prima parte principale, de le locuste la condizione. Et data est illis potestas, sicut habent potestatem scorpiones terrae: — Fu lo’ data podestà di punire i pecatori di pena, come hanno potenzia di martoriare li scarpioni de la terra. —
La siconda parte è de la loro proibizione, dove dice: Et praeceptum est illis ne laderent foenum terrae, neque omne viride, neque omnem arborem; nisi tantum homines qui non habent signum Dei in frontibus suis: — È lo’ fatto un comandamento, che ellino non guastino nè fieno di terra, nè niuna cosa verde, nè niuno arbore, nè niuno omo, il quale ha il segno ne le fronti loro. — Dice che non sia guasta niuna cosa verde. Oh, elli sarà buono a vestirsi di verde, chè non saremo tochi! Oimmè, che ella non va così! Altro vorrà dire. Noi potiamo pigliarla in questo modo: egli lo’ fa comandato che non tochino costoro. Non tocate niuno de’ penitenti: fa’ che tu no ne seghi niuno. Ne laederent foenum terrae. Non tocare ancora niuno de’ proficienti: non tocare niuna cosa verde: neque omne viride. Nè anco non tocare niuno dei perfetti: fa’ che tu non tochi costoro: neque omnem arborem.
Prima: egli lo’ fu comandato che non tocassero e non segassero niuno fieno: ne laederent foenum. Per non méttare niuno errore in te, prima che noi passiamo più oltre mi conviene dichiarare uno dubio, el quale è questo. Elli dice qui: ne laederent foenum terrae: — Non tocare niuno fieno de la terra. — E in un altro luogo pure de l’Apocalipsa, ne la prima tromba22, dice così: Omne foenum viride combustum est: però ci conviene dichiarare. Elli ci conviene distinguere, che elli sono due tempi: l’uno è il tempo presente, e l’altro è il tempo d’Antecristo. Del tempo presente parliamo, che ciascuno si díe disponere a volere far bene; ma al tempo d’Antecristo andarà per un’altra via. Oh, elli ci saranno quanti affanni! Però che elli saranno tanti li inviluppamenti de le lusinghe e de le minaccie, che a quel tempo saranno fatte quasi in tutto el mondo per le malizie d’Antecristo. Quasi ognuno gli credarà, perchè saranno le le genti inique tanta copia, che quasi niuno si trovarà che drittamente seguiti la volontà di Dio. Eziandio colui che sarà vissuto bene in timore di Dio, ubidiente ai comandamenti suoi, per le cose che elli vedrà e udirà d’Antecristo, non si saprà mantenere, chè elli cadrà a terra, e seguitarà lui. E di quello tempo è detto in Marco vangelista a xiij cap.: Vae autem praegnantibus et nutrientibus in illis diebus: — Guai a le donne che so’ gravide e a quelle che popparanno in quelli dì! — Oh, quanto sarà beato colui che si manterrà al servizio di Dio!
L’altro tempo dico che è il presente. Sai qual tempo è questo? E di colui che comincia a fare bene, e colui è quello che è lattato. Costui è quello che non è sodato23 ne le vertù: anco è tenero, e possonsi dire erbucce verdi: lo stato de’ proficienti. Neque omne viride. E lo stato dei perfetti, i quali24 sempre aoperano il ben fare, tutti dati a Dio, in servire lui in ogni cosa, in pensar di Dio, in far bene, in dir bene. Questi cotali non curano nè minaccie nè martorii. Non aprezano lusinghe di cose mondane: non so’ inviluppati se non a servire Iddio, stando sempre coll’animo fermo in lui. E però è detto: neque nullum arborem: — Non tocare niuno arbore. Costoro non saranno mai tochi. Al tempo d’Antecristo quanti saranno quelli che cascaranno a terra de li incipienti e de’proficienti! Inde dice Iob a xl cap.: Foenum quasi bos comedent:25 — Mangiaranno il fieno quasi come fa il bue. — E questo sarà al tempo d’Antecristo per lui e per li suoi commessarii. E come allora sarà così, simile potrà essere ancora a’ nostri dì non molto di lònga, quando frate Bastone verrà a voi. Ma uno vantaggio può avere ciascuno: sai quale? A fuggire: chi fuggirà, camparà, e chi non fuggirà, credemi che elli sarà giònto26. E questo s’intende dove è detto: Neque omne viride:— Non tocare niuna cosa verde. — Non tocare niuno di quelli che vivono drittamente, che si confessano e vivono in timore di Dio e in amore di prossimo, osservando i comandamenti, usando la chiesa, andando a la messa e a la predica e al vèsparo, e facendo qnelle cose che piaciono a me, dice Iddio. Fa’ che tu non tochi niuno di questi tali; chè ben che e’ sieno fra le cose del mondo, nondimeno ellino l’usano a gloria e onore di Dio, pigliandone per sè il suo bisogno, e anco ne dà parte a pòvari bisognosi, a prigioni, a infermi, a pellegrini, per Dio. Inde è detto nello Ecclesiastico a xxiij cap.: 27 Aperta sunt prata, et apparuerunt herbae virentes: — Elli sono coperti i prati, e appaiono l’erbe verzianti28 sopra a essi: — cioè, che hanno dentro le buone volontà, e dimostranle di fuore colle operazioni buone. Molte cose coperte non vogliono fare. Sai quali? Non furano, non disiderano la donna altrui, non dicono male d’altri, non occidono il prossimo. Queste stanno coperte dentro, che non si vegono nè non si trovano in loro. Anco fanno cose che so l’opere di fuore, e so’ l’erbette verzianti. Amano il prossimo, disiderano la salute loro, onorano la vedova, amano il pupillo: ama Iddio sopra tutte le cose: elli fa ogni cosa la quale gli è stata comandata da Dio e da la santa Chiesa. In questo modo fugge ogni mal fare, ogni mal contratto, ogni compagnia atta a farlo cascare in pecato, e seguita ogni cosa per la quale e’ può piacere a Dio, e ogni buona compagnia, dove elli ne possa vedere onore e gloria di Dio in questa vita. Alcuni so’ in questa vita, non dico che ellino fugano quello che Iddio l’ha vietato, o faccino quello che Iddio l’ha comandato; ma ellino fanno il contrario, chè fanno ciò che Iddio l’ha vietato, e fuggono ciò che Iddio l’ha comandato; e questi tali saranno poi giudicati alle pene eternali. De’ quali è detto:29 Propter iniustitias enim suas humiliati sunt. É detto lo: — Per la loro ingiustizia ellino saranno umiliati; chè Iddio gli farà punire ai manigoldi suoi e in questa e nell’altra vita. E hai veduto incipienti e proficienti. Vediamo ora de’ perfetti, e’ quali sono gli arbori: Neque omnem arborem. — Non tocare anco niuno arboro. — Vedi che l’arboro va sempre in su30 verso Iddio: questo è lo stato dei perfetti31: non pensano a niuna cosa di mondo, ma sempre dritti a Dio. Inde Paulo di costoro parlando:32 Nostra conversatio in caelis est: — La nostra conversazione è in cielo, non è in questo mondo. — Noi cognosciamo che nè noi nè la roba del mondo non è stabile, e però non ci aviamo nissuna fede, nè nissuna speranza. E questi tali uomini perfetti so’ veracissimi arbori, e rendono a Dio suavissimi frutti: de’ quali è detto:33 Flores meis fructus honoris et honestatis: — È miei frutti so’ frutti d’onore e di onestà sì a Dio e sì al mondo. — E perchè e’ so’ di quelli di Dio, e Dio dice: Non mi tocare costoro. Nisi tantum homines, qui non habent signum Dei in frontibus suis: — Non tocare niuno di quelli che ha ne la fronte il segno di Dio. Che segno è quello che bisogna che altri abbi ne la fronte? Sai che segno è quello? È solamente la grazia di Dio, e chi non ha quel segno certo, elli sta male al fatto suo; e colui che ha questo segno, non può perire. Del qual segno parla Paolo ai Corinti, primo cap.: Signavit nos Deus et dedit nobis pignus in cordibus nostris.34 Dice che — Iddio ci ha segnati del suo segno, e hacci dato el pegno nel nostro cuore, che noi non siamo mai scacciati da lui. — Sai, come tu hai nella Scrittura antica, dove disse che non fossero tochi i primigeniti.
Aviamo veduto che Iddio ha comandato ne laederenf foenum terrae, neque omne viride, neque omnem arborem. Non tocare nè incipienti nè proficienti nè perfetti. Ma tu dirai: — o se Idio non vuole che sieno tochi niuno di costoro, quando elli sono o mortalità o guerre o fami o dell’altre punizioni che Iddio manda ne le città o ne le patrie per li peccati che si fanno, elli pure ne fa sentire a costoro. — Io ti rispondo: Iddio dà tanta pazienzia a costoro ne li corpi loro, che le persecuzioni o le fatighe non passano insino all’anima. E però dico che l’anime non so’ toche: ne laederent foenum terrae, neque omne viride, che so’ l’incipienti e proficienti35: se pure questi due cascassero, subito si possono rilevare. Non è così dello stato de’ perfetti. Neque omnem arborem. Non tocare niuno de’ perfetti, però che costoro so’ sempre levati a Dio. Ellino non sentono le cose del mondo; però che ellino s’hanno gittato il mondo dietro, e niuna cosa lo’ può fare male. Meglio; chè d’ogni cosa ne cavano utile, d’ogni cosa ne dicono bene, d’ogni cosa ringraziano Iddio e godono. Elli hanno in questo mondo l’arra della gloria, e nell’altra vita âranno la vera gloria, che non lo’ verrà mai meno. Quelli che hanno seguiti i pecati, so’ coloro che saranno puniti; però che non so’ di quelli di Dio. E questo basti per la siconda parte principale, proibizione. Praeceptum est illis ne laederent foenum terrae: incipienti: neque omne viride: proficienti: neque omnem arborem: perfetti. Ora la terza. Vi voglio ben dire che voi vi sturiate r l’orechie e cavatene fuore la càcola, chè elli vi bisogna, vi prometto. Intendete il mio dire. Qui habent aures audiendi, audiat quid Spiritus dicat Ecclesiis36: — Colui che ha orechie da udire, oda quello che lo Spirito dice a le Chiese, — cioè alla città vostra.
La terza parte principale dissi che era de la loro commissione. Et datura est illis ne occiderent homines, sed ut cruciarent mensibus quinque: et cruciatus eorum ut cruciatus scorpii cum percutit hominem. Et in diebus illis quaerent homines mortem, et non invenient eam: et desiderabunt mori, et fugiet mors ab eis. Dice che — elli fu data podestà a frate Bastone e a frate Mazica, che non vi uccidìno, ma che vi tormentino cinque mesi, e che il tormento sia come tormento di scarpione quando percuote l’uomo. E in quelli dì gli uomini chiedaranno la morte, e non potranno morire, e disideraranno di morire, e la morte si fuggirà da loro per non uccidarli. — Questa comissione potiamo dividare in tre comissioni: intendele:
Prima, per li gattivi fare gastigare.
Siconda, per quelli che so’ peggiori, fare stentare.
Terza, per li pessimi fare desperare.
Prima, per li gattivi fare gastigare:37 praeceptum est illis ne occiderent homines, sed ut cruciarent mensibus quinque: — Elìi fu com andato a questi manigoldi di Dio: non uccidare niun o uomo, ma da’ lo’38 del martirio per cinque mesi. — Oh, s’io fusse altrui39, io il direi quanto bene! S’io fusse pure ne la sala del Consiglio, a parte di voi, non a tutti tutti, nel direi così! Qui dico che elli fu fattoli comandamento, e detto: — Non uccidare i gattivi, ma fa che e’ sieno cruciati cinque mesi. — Sai come s’intende questo cruciare? Come tu sai che i tiranni fanno. Sai, quando e’ lo’ viene a le mani uno che abbi un pocolino di polpa, elli non vorrebbero che morisseno per nulla: anco gli fanno buonissima vita, perchè elli viva e stia sano. La cagione si è per pelarlo, che gli porranno la taglia dicendoli: — sai che è? Io so che tu se’ rico: paga cotanti denari, e lassarotti andare fuore di prigione. — Come costui sa questo, e egli scrive a casa sua e fallo sentire a’ suoi: — Figliuoli miei e fratelli miei, voi sapete ch’io so’ in prigione; elli bisognano cotanti denari, se voi volete ch’io ritorni. — Vengono coloro: non hanno tanti danari che lo’ basti, e cominciano a véndare la roba sua; e elli aspetta, e talvolta ha cotali bastonate: quando non mangia il suo bisogno, e così stenta, benchè eliino non volessero che elli morisse. E coloro mandano a dire che non possono fare se non cotanti denari, e a poco a poco elli si vende tutta la sua robba, e poi torna a casa e trovala vota; e così sono pelati chi capita a le loro mani. Io so che tu sai che dell’oche si fanno le letta: sappi che elle si pelano ogni anno, e questo fanno per avere più piuma, e mai non si pelano i pàpari. Ogni anno ne le guerre si vengono a pelare, e non vogliono che e’ muoiano; ma pregano Idio che elli vivano pur per avere ogni anno de la piuma. E però dice: — Non gli uccidare, ma fa’ che tu gli martori in questo modo cinque mesi. — Doh, che vuol dire cinque mesi? Cinque mesi vuol dire cinque peccati, nei quali Siena è multiplicata. Sai perchè interviene? Solo per la libertà che voi avete.
A chi dico io, o donne? A chi parlo io? Oimmè, io dico a’ miei senes! Doh, immè, che se voi poteste vedere il mio cuore, io vi parlo tanto teneramente e con tanto amore, che vedendolo voi mel crédareste! Io mi dolgo tanto di voi, perchè io so’ pure di voi e vego che voi sapete mal tenere la nostra40 libertà. Doh, diciamo un poco: quanto tempo avete voi usata questa nostra libertà in Siena? — Tanto. — Bene: in che l’avete voi convertita questa libertà? E mirate bene prima che voi mi rispóndiate, [che voi mi rispondiate41] a ragione. Dice colui: — perchè42 ci è de la robba in abondanzia: aviamo fertilità ne le nostre vigne e ne le nostre terre, e lavoransi i nostri podéri molto bene. Aviamo del bestiame, e per la pace che noi aviamo, il manteniamo. — Io ti ridomando un’altra volta: la robba che tu hai, perchè l’hai tu acquistata? Sàmelo tu dire? La principale cagione, io ti dico. Solo per la pace che tu hai âuta, le vigne so’ state lavorate e hai del vino in abondanzia. Simile, i poderi per lo lavorare t’hanno renduto del grano in abondanza e dell’altra biada. Perchè si so’ lavorati? Pure per la pace che voi avete âuta. El bestiame che tu hai tanto multiplicato, che n’è stato cagione? Pure la pace. Non cognosci tu che la guerra è cagione di tutte queste cose spèrgiare? E chi t’ha conceduta questa pace? Iddio, perchè tu la guidavi meglio che tu non la guidi oggi. Chi t’ha data tanta robba ne le mani? Tanta abondanza d’olio, di vino, di carne, di grano, di biade e d’ogni bene? Tu non le ricognosci da lui? Oh, elli è il mal segno, quando uno è ingrato de’ benefizii che elli riceve! Ma elli ci è anco peggio; chè quello che elli t’ha dato, tu il guidi e possedi con pecato e con disordine. Tu hai l’abondanza de’ beni, e riverteli tutti in vanità e in pecato. Chè prima si dimostra il pecato de la gola nel mangiare splendido e disordinato. E di te è detto: Quorum Deus venter est:43 — El loro Iddio è il loro ventre; — che non credono fare altro che bene a méttarselo in gola. O Siena, la tua prosperità tu l’hai cominciata a sturbare! Comincia a mirare nelli uffizi tuoi, tu ci hai già messa la mosca de lo sospetto in questa tua vivanda. Cerca tu s’io dico vero. Dico che tu per la divizia che Iddio t’ha data e per la pace che elli ti ha conceduta, tu t’empi la gola, e da la gola tu vieni a peggio; chè per lo disordine de la gola tu vieni a cadere in vanità e in lussuria e vanità di vestimenti. Tu vuoli comparire e aparere da più che tu non se’; e vuoi ragunare de la robba per ispèndarla in questa lussuria e vanità di vestimenti: e tu entri in un altro vizio, cioè nel pecato della avarizia; e quando tu hai messati de la robba sotto o di buono guadagno o di mal guadagno o sforzata o robbata che ella sia, e tu entri in un altro pecato non molto minore, essendo rico44 e vivendo splendido, e avendo l’appitito a la lussuria, e hai ragunata robba, subito e tu vieni al pecato de la superbia. Vedi colui che ha delli uffizi? — O io perchè no ne merito come colui? Sì bene ch’io ne voglio. — E come sei insino a qui, e tu vedi colui che ha l’uffizio che tu volevi tu, e non l’hai potuto avere, e subito tu cadi nel quinto vizio, cioè nell’ira, chè vedi che tu non te ne puoi aitare. Vedi colui alto quanto tu se’ tu o più, e tu gli porti odio, che volentieri faresti co le tue mani; e qui vieni a cascare, per non sapere guidare bene la tua robba, avendo la prosperità. Ma aspetta pure un poco. O dqnne, ditemi: se voi metteste la schiuma che voi cavate del pignatto [in un altro pignatto]45, e quello poneste al fuoco, come credete che ella fusse bella quella aqua? Ella sarà la più sozza brodata che voi vedeste mai. Peggio: se tu conducesse la schiuma, quando il pignatto bolle, nel luogo del bollore, tu vedreste la più brutta e la più sozza cosa che tu vedesse mai. Voglia Iddio che voi non lo proviate, e non avere voglia di vederlo! Pone mente a quello che ti vo’ dire. Vedi tu una terra la quale è vissuta uno tempo in agio, come è questa, e poi ha guerra? Oh, quante cose se le potrebbe mostrare, che n’è cagione! Le frappe, le giornee, le code, le corone, le ghiande, le listre, e’ vostri dondoli d’ariento, le cioppe che atrascinano l’ale de le maniche, le vostre pianelle, senza dimolte altre vanità. Che credete che si faccino di queste cose quando elli è guerra? Elle si vendono e dànnosi per ciò che se ne può avere, e hassene tanto poco, che quasi si gittano. Allora si schiuma el pignatto che bolle! Oimmè, queste delizie che voi avete, io temo, io temo che elle non vi costino anco care! O non vediamo noi, come voi non potete altro che capitare male? È egli niuna donna che non voglia avere il rosado co le ghiande in capo, con ariento e altre frappe disoneste? Fanne pure e fanne assai, ch’io ti prometto che elleno saranno anco buone a farne delle giornee per li soldati! Oimmè, che pure pensandovi mi fanno consumare di dolore! Tu non pensi a la giustizia di Dio, quello che elli permette. Che se elli ti manda de’ suoi fragelli, tu ârai de le prestanze,46 e converrattele pagare; e se tu arai de la robba, te la converrà ponere su; e la tua prosperità ti mancarà e verratti meno, e converratti véndare e impegnare. Hai usatili male?47 — Sì. — E tu non gli usarai più nè bene nè in male, chè ti saranno tolti. Non dico pure questo pecato sarà punito, no; ma quanti tu n’arai comessi, tutti saranno purgati. Oimmè! Credi tu che e’ non sia punito el peccato de la lussuria in ogni disonesto modo che voi avete peccato? Certo sì. Non dico nulla di quello che voi fate in chiesa. Oimmè, in chiesa non pensate voi quanto debba dispiacere a Dio? Non pensate voi che voi fate le fiche a Doraenedio, che non pare che voi vi curiate di lui? Chi ride, chi fa uno cenno, chi motteggia, chi canta. Oimmè, che ogni cosa che voi vi fate di vanità (a voi uomi|ni e a voi donne dico in genere) ogni cosa di pecato che voi vi fate, voi la fate a dispetto di Dio e de la Vergine Maria e di tutti i Santi che sono in gloria! Voi sapete che quella è la casa chiamata de la Vergine Maria; sì (ihe ella vi ritiene in casa sua, perchè voi facciate quelle ribaldarle! Timete Deum, timete Deum, se non, voi sête già mal capitati. Io t’ho detto, dico e dirò, e così t’hanno detto gli altri predicatori insino agli apostoli, Iddio punirà tutti i peccati che si fanno. E però io ho detto a te, Siena, che per tanta pace e tanta abondanzia e tanta fertilità, tu se’ caduta in cinque pecati, de’ quali aspetta fermamente che tu sarai punita. Vede che t’averrà! Prima, per lo pecato de la gola tu sarai punito ne la gola; chè come tu hai âuto divizia d’ogni bene de la terra, allora per la guerra e tu ne patirai fame e stentarai, là dove tu n’avevi in abondanzia. Dirà Iddio: — io te ne diei in abondanzia; non sapesti mantenerlo e non riconoscesti da me, e non ti guidasti come io t‘ho comandato; anco volesti seguitare le disonestà e andare per la via del diavolo: e tu ne patirai fame, che non n’ârai a’ tuoi bisogni. —
Punirà Iddio anco il peccato de la lussuria; che là dove tu non avevi il pensiero in altro che in vizio di carne e broda, e contentavi la tua donna di ciò che ella ti domandava, facendole ora questo vestire, ora quell’altro; ora non ârai più il pensiero a quello, anco ârai il pensiero a véndarlo o a impegnarlo per li bisogni tuoi, non ricordandoti del pecato che tu hai fatto con lei in vergogne e in vituperi grandissimi, non tenendola48 come donna, ma come una ribalda.
Punirà anco Iddio il pecato che tu hai commesso della avarizia. O tu che hai guadagnata la robba e ragùnatola d’ogni mal contratto, sforzato, robato il pòvaro in ogni modo che tu hai potuto, ora te la converrà pónare su per pagare i soldati, o vero che te la torranno per forza. Voglia Iddio che questo non vi intervenga, che ne temo.
Punirà anco Iddio per giustizia sua il pecato de la superbia. Volevi èssare maggiore che colui, e colui maggiore di te; e per questo veniste in discordie l’uno all’altro, e voi stessi séte stati cagione de la bassezza vostra, e ora nè l’uno nè l’altro non è grande, nè mezzano. Or voglia Idio che ben la cosa vada! È punito anco l’altro pecato di colui che ha de la robba e vive in delizie. So’ in richezze e in istato, alti e ritemuti? Colui che è più basso, e non ha nè robba nè uffizi nè dignità ninna, e entrane in accidia e poi viene in peccato d’ira, e comincialo a nemicare e a volergli male; e colui vuol male a lui: per questo nasce guerra e discordia. Viene poi per questo caristia49 in grandissima quantità, che non si truova che mangiare senza scandolo grandissimo o di morte o d’altro; però che la robba sarà in poche case; e se non la pongono su50, v’è pericolo di morte.
Hai veduto gastigare il vizio de la gola, che dove avevi de la robba assai, ora non hai il tuo bisogno. Avevi el pane perfetto e buono, ora nol puoi avere pur d’orzo.
Hai veduto gastigato il vizio de la lussuria e vanità; che colei che aveva i belli vestiri e assai, e aveva i gioelli51, aveva de le giornee, aveva ghiande e ghiandarelle in capo, aveva i balzi, aveva le frappe, aveva le pianelle e molte vanità; ora per la guerra52 vanno ora di qua, ora di là: quando si pone al giudeo, quando la risquote e vanne pegno53 risquote, e infine te la converrà mandare pur male.
Hai veduta gastigare la soddomia e la lussuria, che coloro che solevano sempre èssare involti in lussuria, andando con belli vestimenti, ora vanno vestiti di ferro, armati: vanno talvolta a battagliare; so’ talvolta presi e rimangono con vestiri stracciati: mal dormire, peggio mangiare, e peggio che peggio riposare.
Hai veduta gastigare l’avarizia di colui che aveva de la robba assai e robata e furata e con mal contratto usurpata. Ora è sparta e consumata. Se è artefice, non può guadagnare, perchè l’arti e’ mestieri so’ venuti meno: le borse so’ vote, e non hanno a che atacarsi; e così va male la cosa.
Hai veduto anco purgato il vizio de la superbia; che colui che era alto e grande, ora è stato abassato e chinato. Elli signoreggiava gli altri; ora è signoreggiato lui, ed è cacciato fuore di casa sua, e di tanto alto è venuto al basso.
Anco di poi è punito colui el quale aveva tanto fummo in capo, che voleva saperchiare gli altri, tutto pieno d’ira e d’odio; e Iddio il fa cadere del luogo dove egli era così alto, e fallo abassare. Io vi prometto che se io ci mettesse mano come io, vi potrei dire ch’io vi farei sbalordire. Ma intende quello ch’io t’ho detto, che io te l’ho detto per modo che tu mi puoi intèndare, e guardati da’ giudici di Domenedio, e pregalo coll’orazioni tue acciò che tu scampi da quello che elli t’ha apparechiato, se tu non t’amendi. Sed ut cruciarent mensibus quinque; e non sarai martoriato nè fatto stentare. Amatevi insieme, tenetevi insieme. Se voi non vi tenete insieme, voi vedrete el mancamento del vostro stato in breve tempo. Questo amore, questa concordia è quella che v’ha fatti grandi e alti, con pace e tranquillità stati tanto tempo. Se voi non vi amarete insieme, voi trovarete che Idio vi mandarà de’ manigoldi suoi, che vi faranno sì suffilare l’orechie, che guai a tutti, e a grandi e a piedi e mezani, e donne e fanciulle: niuno sarà che non ne senta. Se voi non vi saprete règgiare fra voi, voi sarete retti da altri, e reggiaravvi con verga di ferro colui che volentieri vi sbudellarebbe se’ e’ potesse. O donne, io lo ’l dico a la prima: io non voglio stare a sognare e parlare sotto ombra: io te la canto. Sì, ci è elli anco peggio ch’io non dico; questa sarà un’aqua rosa, benchè ci sia pur di questa assai che dire! E ci è a dire de la siconda.
La siconda si è, che elli l’è fatto la comessione dei peggiori fare stentare. Et cruciatus eorum ut cruciatus scorpìi cum percutit hominem: — Che il cruciato e la pena che sarà data a li uomini, sia come pena de le ponture de li scarpioni. — Che pena sarà questa? Oh, io la ’ntendo bene, io! Come colui che dava a la moglie col sacco; che le dava con esso per farla morire. Sai che vuol dire? Vuol dire che lo’ vorrà far fare la morte cotidiana. Sai come è fatta la morte cotidiana? Oh, io te ne vo’ dare uno essempro. Se tu avesse una lucertola, e ponessele una cosa grave adesso, e falla stare sotto a quello peso il quale è grave tanto, che ella non vi criepa e non si può mòvare, che si sta a quel modo, tanto che ella vi stenta, oh, quella è la morte cotidiana! Io temo tanto, io temo tanto che voi non facciate quella morte, che tutto me ne consumo, e del mio dolore ch’io ne porto, non posso fare ch’io non ve ne dimostri. Deh, pon mente a le mie parole. Deh, nota, nota, nota, nota, nota, e abine paura che non ti sia fatto così a te; che e’ non ti sia posto tanto peso adosso, che tu sia fatto stentare: che la tua robba vada male; e ’l corpo non vadi male, anco per non aver pazienzia l’uno coll’altro; la fama non vadi male, che ognuno lo’ dica: — a chi farà così, bene lo’ sta; — e che in fine l’anima vadi anco male; e peggio, che i diavoli se ne la portino là, dov’è il principio e ’l mezo e ’l fine d’ogni male. Se tu non ripari ora che tu puoi, elli t’averrà quello che dice Isaia al iij cap.: Exactores eius expoliaverunt eum54: — Coloro i quali so’ stati mandati, l’hanno spogliato. — Sai chi so’ costoro? Sono i messi che sono mandati a le case per pagare le preste e l’altre spese che si fanno, che pur di voi bisogna che rieschino; e spogliano le case di pannamenta, di letta e di ciò che vi truovano55. Se considari più oltre, expoliaverunt eum: — È l’hanno spogliato; — cioè chei birivieri pigliano talvolta il capo de la casa perchè paghi quello che gli è stato posto; e eli non potendo pagare, è messo in prigione, e ine stenta. Anco l’hanno spogliato i soldati che so’ entrati in casa loro, e hanno tolta la robba loro, che non vi lassaro56 nulla, che lo spogliarono sì che insino a l’uscio, insino a’ palchi hanno arso e brugiato57.Peggio, che se trovano niuno che difenda quella robba, s’ameschiano insieme, e talvolta so’ sbudellati coloro che hanno stentato sempre mai a guadagnare quella robba. Et cruciatus eorum ut cruciatus scorpii cum percutit hominem. E qui hai veduto i peggiori fare stentare: vede la terza.
La terza comessione che lo ’fu fatta si è de’ pessimi fare desperare. Et desiderabant mortem, et fugiet mors ab eis. Dice che — disideraranno di morire, e la morte fuggirà da loro. — Ma chi volesse sapere quando e’ sarà questo, cerca nel Libro de’ Re primo, al iij cap., dove vedi Samuel quando dormiva nel tempio, el Signore il chiamò. Non erat visio manifesta: — Non era la visione manifesta; — anco era oscura. Così dico a te, che el quando, questo nol sa se non solo Iddio: solo a luì è lecito il saperlo [e non vuole che altra persona el sappi. Tu puoi bene affrettare il tempo, ma non saperlo]58. Se vuoi che il tempo sia presto, o donna, fa’ che tu non guasti niuno de’ tuoi vestimenti; però che ’l tempo pur díe venire, facendo come tu fai. Fa’ che frate Bastone gli truovi tutti schietti; però che elli li vorrà per la gente che elli menarà con seco. Oh, quanti ci saranno de’ malcontenti, de’ gattivi e de’ peggiori gastigati! E’ pessimi disperaranno e dimandaranno la morte, ricordandosi del tempo d’oggi; che diranno: — se noi avessimo creduto a quello che ci fu detto, noi non saremmo sì male capitati! — E vedrannosi in tanto stento, che disideraranno la morte; come oggi ce ne so’ ancora di quelli che cercano la morte di loro e degli altri, per non considerare a quello che lo’ può adivenire. Oh immè, che poi che ti trovarai a fatti ne la fame, che tu ârai voglia di mangiare e non n’ârai; così quando tu vedrai; i tuoi figliuolini per la fame cascare59 colà in terra morti; vedrai le tue figliuole tolteti e vituperate dinanzi a gli occhi tuoi, e non potrai parlare una parola: simile ti vedrai tolta la tua propria donna e sforzata e vituperata, e converratti star queto; così vedrai i tuoi figliuolini che saranno presi pe’ piedi e dato lo’ del capo al muro; vedrai presa la tua madre e sarà sbudellata innanziti; così i tuoi fratelli: talvolta nasciarà discordia fra loro fratelli, e l’uno uccidarà l’altro; quando quelli che rimarranno, vedranno queste cose, chiedaranno la morte, e la morte fuggirà da loro, e infine saranno presi e menati via prigioni, e saranno dati in mano di genti che gli faranno stentare, e a poco a poco s’ingegnaranno d’avere la robba loro, e âuta la robba, consumaranno anco il corpo, che quasi sarà disfatto. Queste cose che io v’ho dette, furono mai fatte in niuno luogo? — Sìii. — E perchè furono fatte? Pur per giustizia di Dio, perchè chi ha fatto il pecato, ne sia gastigato in questa vita, e anco poi nell’altra. E se de’ buoni patiranno di queste pene e disagii o affanni o fame o morte, lo’ [sarà] scontata de la pena che nell’altro mondo ârebboro sostenuta. Dirà Iddio a coloro che saranno vissuti male, quando chiedaranno misericordia, come nel detto Libro de’ Re dice: — Io l’ho âuta misericordia per lo passato:60 io ti campai da le mani di Davit, che li saresti sottoposto; io t’ho campato e non hai ricognosciuto il benefizio ch’io t’ho fatto: io non ti voglio avere più misericordia. Che misericordia, misericordia? Io ti voglio punire, te che ci hai colpa, e anco chi non ci ha colpa.61 — Tu ârai pena di qua e di là, ma chi non ci ha colpa, non n’ârà pena di là, però che elli ha avuta pazienzia a ciò che Iddio gli ha dato, e èssene riputato degno, e crede che ’l suo pecato ne sia stato cagione, e accusasi al Signore, dicendo come hai nell’Esodo de’ fatti di Faraone quando era piagato da Dio, non volendo lassare il suo popolo, a viiij cap: Peccavi etiam nunc: Dominus iustus: ego et populus meus impii: — Io ho pecato, e ’l mio Signore è giusto, e io e ’l mio popolo siamo gattivi e impii. — Così avendo patita di qua pena i gattivi, ne âranno ancora di là, e’ buoni saranno premiati di là. Doh, immè, sarò io inteso? Doh, sarò io inteso? Voglia Iddio ch’io sia stato inteso, e perchè io temo di non essere stato inteso, io vel vorrò ridire: Timete Deum, timete Deum. Se io non so’ stato inteso stamane, io tel vorrò ritocare domattina; e credomi che tu m’intendarai meglio che stamane, però ch’io ti vorrò mostrare cose che ti faranno tremare di paura. Domattina vedrai apertamente i giudici che Iddio mandarà, se tu non t’aiti prima che egli te li mandi.
Or coglie il mio dire di stamane. Tu hai vedute tre parti, cioè tre considerazioui. Prima de le locuste la condizione: Et data est illis potestas sicut habent potestatem scorplones terrae: — Fugli data la podestà come hanno gli scorpioni de la terra. — Dove ti mostrai tre cose che fa lo scorpione: prima, leca; significa le lusinghe: sicondo, abraccia: dimostrandoti di volerti bene: terzo pógne, chè col coltello s’ingegna amazarti: dove ti mostrai l’uomo essere inclinato al pecato per tre cose, cioè per la sua concupiscibilità e per la sua razionalità e per la sua irascibilità; e questa fu la prima parte. La siconda fu la loro proibizione; praeceptum est illis ne laederent foenum terrae: — e non tocare nè penitenti nè proficienti nè perfetti, però che questi so’ miei, — dice Iddio. La terza parte fu de la loro co missione: et datum est illis ne occiderent homines, sed ut cruciarent mensibus quinque; dove vedémo tre commissioni: i gattivi fare gastigare, che lo’ sarà fatta ponere su la robba loro o per forza o per amore: e questo per la punizione de’ peccati comessi, dove dissi ogni pecato sarà punito ragionevolmente. Sicondo, i peggiori fare stentare, dove dissi ti sarà tolto ogni tuo bene. Terza comissione, i pessimi fare desperare; che vedendo tante crudeltà fatte per loro cagione, domandaranno la morte, e la morte fuggirà da loro. E però, cittadini miei, timete Deum, timete Deum, timete Deum. Se voi temarete Iddio, voi camperete da questi pericoli in questa vita, e nell’altra ârete la gloria, dove vi riposerete in saecula saeculorum, amen.
Note
- ↑ Il Cod. Sen. 6, udirai. E in questo Cod., come nell’altro palermitano, si leggono le parole chiuse da parentesi, mancanti al nostro Testo.
- ↑ Vers. 3-7 del già citato cap. nono dell’Apocalisse.
- ↑ Scritto, tocha.
- ↑ Cioè, lecca.
- ↑ Il solo Cod. Sen. 6, collo attendar (Inf., c. 27, vers. 110). Negli altri Codd. poi seguono queste parole: Promette e non attiene.
- ↑ Il Cod. Sen. 4, intrigano.
- ↑ Così per giuoco di parola. Negli altri Codd., e guarda quine.
- ↑ Salmo xxvij, vers. 3.
- ↑ Non Zaccaria, ma Ezechiele.
- ↑ La Vulgata, daboque gladium meum in manu eius.
- ↑ Intendasi, sdrucciolando.
- ↑ Così il Cod. Pal.; ma i Codici Senesi leggono, tremuoto.
- ↑ Qui e appresso gli altri Codd., da averne paura.
- ↑ Nel Cod. Pal., aprite gli urechi e gli òchi.
- ↑ Il Cod. Pal. dice: Ritorna, adunque, ritorna a Dio.
- ↑ Salmo lxxx, vers. 14 e 15.
- ↑ Nel Cod. Pal. seguono queste parole: che io vi prometto che e’ vi bisogna.
- ↑ Così per crescere efficacia alla locuzione. Intendi, il seno ricolmo.
- ↑ Forse da Mazza; come innanzi ha più d’una volta citato frate Bastone; e ben si comprende ch«con tutto questo allude alla venuta improvvisa di qualche Compagnia di ventura, che metta a sacco la città.
- ↑ Così in tutti i Codici.
- ↑ Il Cod. Pal., stettero sempre.
- ↑ Cioè nel cap. ottavo, vers. 7.
- ↑ Il solo Cod. Sen. 6, saldo.
- ↑ Il Cod. Pal., lo quale; bensì neppur questa lezione giova a dichiarare questo passo.
- ↑ La Volgata, comedet.
- ↑ Cioè, sarà arrivato con punizione, punito.
- ↑ È una citazione errata: il passo appartiene al cap. xxvij, vers. 25, del Libro de’ Proverbi.
- ↑ Meglio negli altri Codd., verzicanti. Così poco dopo.
- ↑ 1 Nal salmo cvj, vers. 17.
- ↑ Il Cod. Pal., in su alto.
- ↑ Il Cod. Pal. legge: Questo è lo stato dei perfetti, e’ quali sono arbori.
- ↑ Epistola ad Philippenses, cap. terzo, vers. 20.
- ↑ Ecclesiastico, cap. xxiiij, vers. 23.
- ↑ Questo verso che è il ventiduesimo del primo cap. della Epistola seconda ai Corinti, nella Vulgata dice cosi: unxit nos Deus: qui et signavit nos, et dedit pignus Spiritus in cordibus nostris.
- ↑ Nel Cod. Sen. è detto erroneamente: incipienti e perfetti.
- ↑ Apocalisse, cap. terzo, vers. 22; e nella Vulgata dice: Qui habet autem aurem, audiat ec.
- ↑ Il nostro solo Testo per errore, fare desperare.
- ↑ Scritto, dallo, cioè, dàl loro.
- ↑ Invece di, altrove.
- ↑ Negli altri Codd., vostra. E così appresso.
- ↑ Mancano queste parole al nostro Testo.
- ↑ Il solo Cod. Pal.: Io mi credo perchè ec.
- ↑ Epist. di san Paolo ad Philippenses, cap. terzo, verso 19.
- ↑ Scritto, come sempre, nei Codd., vicho.
- ↑ Queste parole mancano ai Codd. senesi.
- ↑ Vale a dire, ti saranno imposte delle prestanze o preste. Nell’ordinamento finanziario dei nostri Comuni erano le preste veri e propri dazi che generalmente portavano frutto e venivano restituiti. Perciò i registri dove si notavano le preste pagate dai singoli cittadini, corrispondono a quello che oggi si chiama il Gran Libro del Debito pubblico. Talvolta bensì la parola presta significò semplicemente tassa o imposizione, e il Santo sembra che l’usi in questo senso.
- ↑ I tuoi beni, i tuoi averi.
- ↑ Il Cod. Pal., tenutola.
- ↑ Tanto il Cod. Sen. 6, quanto il Cod. Pai. leggono, cari: voce che con questo significato si trova usata sempre al singolare.
- ↑ È la terza volta che ricorre in breve spazio questa locuzione, ed è evidente che il Santo l’accompàgnava con un gesto che additava in qual direzione della città era il luogo, dove la roba si metteva in pegno. In questo tempo non esisteva in Siena Monte di Pietà, istituito poco più che quarant’anni dopo dal b. Bernardino da Feltre; ed erari gli Ebrei che esercitavano quest’industria; e uno specialmente vi acquistò tanta nomea, che al vicolo dove abitava, non lungi dalla Piazza del Campo, ed a cui forse alludeva il Santo, lasciò la denominazione di Vicolo dell’Ebreo. In breve troveremo con questo significato la frase, Porre al giudeo.
- ↑ Il Cod. Sen. 6, gioielli.
- ↑ Negli altri Codd., per le guerre.
- ↑ Leggono cosi tutti i Codici.
- ↑ Nella Vulgata, al vers. 12 del detto cap.: Populum meum exacto— res sui spoliaverunt.
- ↑ Il Cod. Pal., vi truovano dentro.
- ↑ Il Cod. Sen. 6, lassano, e subito dopo, spogliano.
- ↑ Negli altri Codd., dibruciato.
- ↑ Per error di menante mancano queste parole ad ambedue i Codd. Senesi.
- ↑ Il solo nostro Cod. con errata lezione, cascaranno.
- ↑ Negli altri Codd., lo tempo passato.
- ↑ Il Cod. Pal. segue leggendo: et anco chi ci ha colpa.