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predica trigesimaquarta 81


molti variati modi. Doh, se elli mi fusse lecito il dire — guarda qua, e guarda qui, e anco que1, — io sarei molto meglio inteso ch’io non sarò! Ma forse non farei bene; però mi conviene parlare discreto e utile. Io dirò questa parola, e tu la chiosa, e chiosala a ragione, o cittadino. Loquuntur pacem cum proximo suo, mala autem in cordibus eorum2: — Eglino dicono pace, pace, pace: noi ci amiamo veramente insieme: queste parole le dice la lingua solamente; ma nel cuore non è pace, ma odio, veleno, rancore e turbazione. — Io dico di voi quello che io intendo: se io intendesse di voi altro, altro direi. E però è detto: Data est illis potestas, sicut habent potestatem scorpiones terrae; chè questi tali uomini inviluppano altrui con tradimenti, con forze, con inganni, in ogni nodo che sanno o possono.

Terza condizione che fa lo scarpione: hai veduto che e’ leca, poi abraccia, poi fa peggio, chè elli pógne co la coda. Sai quale è la sua coda? A te, omo iniquo! E il coltello il quale s’aopera con tutta la tua forza di volere uccidare colui a chi tu vuoi male. Doh, fatemi una grazia: guardate se queste tre cose voi ve le fate fra voi. predete voi che fra voi si facci altro che questo ch’io dico? Lecare co le dolci parole l’uno l’altro; abracciare dicendovi fra voi — io ti vo’ bene, richiederai di cosa ch’io ti possa servire:— abracciare, poi che volentieri tu l’ucidaresti co le tue mani propie. Con queste tre cose sempre sta l’uomo iniquo. Contra a’ quali dice Zacaria3, xxviiij cap.: Confortabo brachia regis Babylonis, da-

  1. Così per giuoco di parola. Negli altri Codd., e guarda quine.
  2. Salmo xxvij, vers. 3.
  3. Non Zaccaria, ma Ezechiele.