Pagina:Bernardino da Siena - Prediche volgari III.djvu/86

78 predica trigesimaquarta


XXXIV.

Come Iddio si deba temere:
e d’una visione di Giovanni nello Apocalipse.

Timete Deum (Item, ubi supra), — Le parole prealegate, dilettissimi, sono di quello Angiolo, il quale fu veduto da Giovanni che andava volando per l’aria, e gridava a Siena e a quelli che ci abitano dentro, e diceva: Timete Deum: — Temete Idio. — E se tu cercarai un poco poco più giù che le locuste nel viiij cap., e vedrai [se tu arai da temere Idio per la moltitudine dei tuoi peccati: vedrai]1 come tu sarai punito. E dice così: Et data est illis potestas, sicut habent potestatem scorpiones terrae; et praeceptum est illis ne laederent foenum terrae, neque omne viride, neque omnem arborem; nisi tantum homines qui non habent signum Dei in frontibus suis. Et datum est illis ne occiderent eos, sed ut cruciarent mensibus quinque, et cruciatus eorum, ut cruciatus scorpii cum percutit hominem. Et in diebus illis quaerent homines mortem et non invenient eam; et desiderabunt mori, et fugient mors ab eis2. Questa sarà la nostra leggenda di stamane. Dice Giovanni, seguitando la materia cominciata de le locuste: dice che — e’ lo’ sarà data possanza, come hanno potenzia gli scarpioni de la terra; e fu a loro

  1. Il Cod. Sen. 6, udirai. E in questo Cod., come nell’altro palermitano, si leggono le parole chiuse da parentesi, mancanti al nostro Testo.
  2. Vers. 3-7 del già citato cap. nono dell’Apocalisse.