|
predica trigesimaquarta |
97 |
capitare male? È egli niuna donna che non voglia avere il rosado co le ghiande in capo, con ariento e altre frappe disoneste? Fanne pure e fanne assai, ch’io ti prometto che elleno saranno anco buone a farne delle giornee per li soldati! Oimmè, che pure pensandovi mi fanno consumare di dolore! Tu non pensi a la giustizia di Dio, quello che elli permette. Che se elli ti manda de’ suoi fragelli, tu ârai de le prestanze,1 e converrattele pagare; e se tu arai de la robba, te la converrà ponere su; e la tua prosperità ti mancarà e verratti meno, e converratti véndare e impegnare. Hai usatili male?2 — Sì. — E tu non gli usarai più nè bene nè in male, chè ti saranno tolti. Non dico pure questo pecato sarà punito, no; ma quanti tu n’arai comessi, tutti saranno purgati. Oimmè! Credi tu che e’ non sia punito el peccato de la lussuria in ogni disonesto modo che voi avete peccato? Certo sì. Non dico nulla di quello che voi fate in chiesa. Oimmè, in chiesa non pensate voi quanto debba dispiacere a Dio? Non pensate voi che voi fate le fiche a Doraenedio, che non pare che voi vi curiate di lui? Chi ride, chi fa uno cenno, chi motteggia, chi canta. Oimmè, che ogni cosa che voi vi fate di vanità (a voi uomi|ni e a voi donne dico in genere) ogni cosa di pecato che voi vi fate, voi la fate a dispetto di Dio e de la Vergine Maria e di tutti i Santi che sono in gloria! Voi
- ↑ Vale a dire, ti saranno imposte delle prestanze o preste. Nell’ordinamento finanziario dei nostri Comuni erano le preste veri e propri dazi che generalmente portavano frutto e venivano restituiti. Perciò i registri dove si notavano le preste pagate dai singoli cittadini, corrispondono a quello che oggi si chiama il Gran Libro del Debito pubblico. Talvolta bensì la parola presta significò semplicemente tassa o imposizione, e il Santo sembra che l’usi in questo senso.
- ↑ I tuoi beni, i tuoi averi.