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86 | predica trigesimaquarta |
no uccidare, e ellino vorreboro morire e non possono. Nè anco loro non li possono uccidare; ma ben li possono fare stentare con tante pene rinovate ognora di nuovo. Anco hanno un’altra pena, e non è de le minori; che perchè hanno seguitato il mal vivere, ellino hanno una maledetta serpicella che gli rode e falli morire di sete, e non v’è aqua da potere bere: così vivono sempre consumandosi.
Hai vedute qui tre pene per tre vizi che hanno seguitati, cioè superbia, avarizia e lussuria. La superbia è punita co le ponture, come coltella in operazione. L’avarizia si è l’animo di volere bere; perchè so’ stati insaziabili li animi loro, però non possono bere, che non v’è aqua. La lussuria è punita, che come disideravano sempre di vivere, e ora disiderano di morire, e non possono, nè non potranno mai. E così lo’ risponde la pene a la colpa: come essi sempre stero1 in peccato, così ora sempre staranno in pena. Doh, diciamo che basti per la prima parte principale, de le locuste la condizione. Et data est illis potestas, sicut habent potestatem scorpiones terrae: — Fu lo’ data podestà di punire i pecatori di pena, come hanno potenzia di martoriare li scarpioni de la terra. —
La siconda parte è de la loro proibizione, dove dice: Et praeceptum est illis ne laderent foenum terrae, neque omne viride, neque omnem arborem; nisi tantum homines qui non habent signum Dei in frontibus suis: — È lo’ fatto un comandamento, che ellino non guastino nè fieno di terra, nè niuna cosa verde, nè niuno arbore, nè niuno omo, il quale ha il segno ne le fronti loro. — Dice che non sia guasta niuna cosa verde. Oh, elli sarà buono a ve-
- ↑ Il Cod. Pal., stettero sempre.