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predica trigesimaquarta | 85 |
la paura, che tutto me ne turbo in me medesimo! Sai come si chiama? Elli si chiama frate Mazica1; e ha uno grande concorso fra la gente mal disposta come voi; e fa tanto frutto nelle sue prediche, che qui a Siena a pena si può credere.
Io t’ho detto le condizioni de lo scarpione, che elli leca, abraccia e pógne co la coda. Simile fa l’uomo iniquo e malizioso: lusinga, gastiga, inganna con tradimenti, e poi pógne co la maladetta coda del coltello, col veleno del cuore, che avelena più che non fa lo scarpione, Se tu avesse tanto sentimento, che tu cognoscesse le lusinghe e li tradimenti, tu potresti cognoscere il pógnere del coltello prima che tu venga a quella piaga. E puoi ben sapere e credere e tocare, che questi tali non andaranno però cantando nell’altro mondo; chè elli saranno gustigati dal diavolo più forte e più malizioso, che non so’ loro: del quale è detto nel Deuteronomio allo viij cap.: In qua erat serpens flatu adurens^ et scorpio ac dipsas, et nullae omnino aquae. Sai che ti significa? Significati il luogo de la solitudine dello inferno: luogo abandonato da Dio e da la gloria sua. El serpente Lucifaro arde con tutti i maladetti scacciati da Dio; el quale Lucifaro apre la boca col suo fiato, mandandolo fuore; e così aperta la gola co la volontà di gollare l’anime che vengono in tal luogo2; la quale gola non è altro che fuoco, e arde quelle anime in molti modi, e in molti modi le tormenta. Dice anco de le ponture de li scarpioni che punho l’anime come coltella e tutti li passa, e non li posso-