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VAM — 1072 — VAN


rimangono dalle faville che si spengono e volteggiano per aria: falena. || Sorta di pasta: nastrini; e lo stampo con cui essa si fa. || fig. Vanità, o anche bazzecole. || Per falò V. (Parola composta da vampa e ciusciari, per esprimer la leggerezza; il secondo è come un dim. di vampa).

Vamparizzu. V. vamparigghia per falò.

Vampata. s. f. La fiamma che fanno cose lievi bruciate: fiammata. || fari ’na vampata d’una cosa, bruciarla, ma dicesi di cose lievi come carta, stipa ecc.: far una fiammata di checchessia.

Vampazza. pegg. di vampa. || Vampaccia.

Vampicedda, Vampidda, Vampudda. dim. di vampa: fiammetta, fiammolina, fiammicella.

Vampugghia. V. vamparigghia.

Vampuliari v. intr. Convertirsi in fiamma: fiammeggiare. || att. Mandar fuori fuoco: fiammeggiare. || intr. Render vampa: vampeggiare. || Detto di taglio, ferita ecc.: frizzare, martellare. || intr. pass. Spacciarsi prestamente come di merce ecc. || V. avvampari.

Vampuliata. s. f. Ardore, caldana. || La fiamma presta che fanno cose lievi bruciate: fiammata. || fig. Subitaneo spaccio di cose venali.

Vampuliatedda. dim. di vampuliata. || Fiammatina.

Vampuliatina. Lo stesso che vampuliata.

Vampuliatuna. accr. di vampuliata.

Vanaglòria. s. f. Desiderio di acquistar lode e nominanza in cose che a nulla giovano; smoderato desiderio di gloria: vanaglòria. || Vana alterezza di mente per cui l’uomo si gloria di cose dappoco: vanagloria.

Vanagluriarisi. v. intr. pron. Fare o dire checchessia per vanagloria: vanagloriarsi. P. pass. vanagluriatu: vanagloriato.

Vanagluriusamenti. avv. Con vanagloria: vanagloriosamente.

Vanagluriuseddu. dim. di vanagluriusu.

Vanagluriusu. add. Che ha vanagloria: vanaglorioso.

Vanagròlia. Idiotismo per vanagloria. Anco in italiano vanagrolia idiotismo per vanagloria. E così i simili.

Vanamenti. avv. Con vanità: vanamente. || Inutilmente: vanamente.

Vancata. V. bancata. || Quanti possono sedere in una panca presi insieme.

Vancelu. V. evanceliu.

Vanchiceddu, Vanchiteddu. dim. di vancu: panchetta, panchetto, panchettino. || Banchetto. || Scannello, predellina. || Piccola cassa a tre basse sponde, dentro cui la lavandaia piega le ginocchia quando lava: cassetta (pl. anco vanchitedda).

Vanchittu. V. vanchiteddu. || – di lu tilaru: trèspolo (An. Cat.). || Arnese fatto a similitudine di seste del quale i segatori si servono a tener sollevati i pezzi da segare: pièdica.

Vancu. s. m. Arnese di legno con piedi sul quale possono insieme sedere più persone: panca. || Seggio, panca da sedere: scanno. || Quello arnese su cui i sarti, i calzolai, i legnaiuoli, i mercanti ecc. lavorano, misurano, tagliano, o vendono le mercanzie: banco. || Quell’arnese sopra il quale si posano le donne quando partoriscono: predella. || Quella panca grossa, sopra la quale i legnaiuoli lavoran il legname: pancone. || a pedi di vancu. V. in discurriri. || è lu vancu di lu malu sediri, si dice di chi sempre pensa male, perchè così opera. || scarfa vancu, ozioso. || passari pri sutta lu vancu, esser trattato da balordo.

Vancunazzu. pegg. di vancuni.

Vancuneddu. dim. di vancuni.

Vancuni. accr. di vancu. || Per jittena V. || V. bancuni.

Vanedda. Strada di città non principale, ma secondaria: vicolo. || E in modo avvilitivo quello più stretto, buio o sudicio: chiasso o chiassuolo, – chi nun spunta: via ceca. || fig. Espediente indiretto per pervenire ad uno scopo. || a vanedda, si dice di imposta di porta o finestra socchiusa: a costo, rabbattuta, a fessolino. || occhiu a vanedda, V. a vanidduzza. || vaneddi si chiamano gli strati di zolfo più o meno larghi, le vene di esso. || Prov. ’ntra vaneddi e ’ntra curtigghia tinta dda matri chi cci teni la figghia, poichè si educa male, diventa pettegola e ciana. (A Napoli dicon vinella, quasi vena o venatura della città. A me pare che il nostro derivi meglio da vano; ma non sappiamo se il nostro sia nato dal Napolitano o viceversa).

Vanga. s. f. Strumento di ferro con manico di legno, simile alla pala, che serve per lavorar la terra: vanga. || Sorta di vomero: vanghèggia, vanghèggiola. || Prov. vanga e zappuni, nun vannu dijuni, per lavorare la terra colla vanga o colla zappa l’uomo non dev’essere digiuno, se non ha forza: vanga e zappa non vuol digiuno. || cu’ voli un lavuru dignu, metti ’ntra la vanga multu ferru e pocu lignu: chi vuol lavoro degno, assai ferro e molto legno. || l’aratru havi la punta di ferru, e d’oru l’havi la vanga, la vanga fa più bene alla terra che l’aratro: la vanga ha la punta d’oro. || la vanga nun è santu e fa miraculi, come sopra.

Vangalora. s. f. pl. Sorta di rete da pescare attaccata ad una canna: vangaiuole.

Vangari. v. a. Lavorar la terra colla vanga: vangare. || Prov. cu’ vanga nun s’inganna, il vangare dà utile: chi vanga non s’inganna. P. pass. vangatu: vangato.

Vangata. s. f. Il vangare. || Colpo di vanga: vangata.

Vanguardia. s. f. La parte anteriore dell’esercito: vanguàrdia, avanguàrdia.

Vaniamentu. s. m. Il vaneggiare: vaneggiamento (Spat.).

Vaniari. v. intr. Dire o fare cose vane, o da fanciulli: vaneggiare. || Esser vano o vuoto: vaneggiare || Riuscir vano: vaneggiare. || Scherzare: vaneggiare. || Andar attorno perdendo il tempo: bighellonare.

Vanidduzza. dim. di vanedda: vicoletto. || Chiassolino. || a vanidduzza, detto di imposta di porta o finestra socchiusa: a fessurino, a fessolino. || Detto di occhio socchiuso: a sportello.

Vanigghia. s. f. T. bot. Pianta che coltivasi pel grato odore de’ suoi fiori; ha le foglie ovate,