Documenti visconteo-sforzeschi per la storia di Milano IV

Emilio Motta

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DOCUMENTI

VISCONTEO-SFORZESCHI

PER LA STORIA DELLA ZECCA DI MILANO




PARTE SECONDA.


PERIODO SFORZESCO

(Continuazione).




482. — 1519, dicembre, 29, Novara. — Decreto sul valore delle monete d’argento e d’oro [Reg. Panig., P. 51 — Bellati, Mss. citati.]

   «Perseverando (il Lautrec) ad volere con tute le forze del ingenio et sapere fare redur lo corso del oro et monete al suo justo et debito ordine per obviare ali grandissimi danni.... per lo excessi vo et insuportabile augmento havea facto, ha novamente deliberato... de presei te se facia un altra reductione desse valute così de oro como de argento, et questo fin a tanto che per la Christianissima Regia Mayestà sera dato ordine et provisione totale al pretio de loro et monete, et che la Regia Cecha de Milano sera locata et bavera stabilimento de fare lavorare et fabricare oro et monete de tutte quelle sorte sera stabilito et ordinato, che sera in breve. Certificando però ogniuno che è dato tal ordine per sua Ex.ma Signoria (il Lautrec) che in questo mezo non se mancharà de fabricare monete de più sorte in dicta cecha de Milano per beneficio publico et privato.» Pertanto pubblicasi il corso seguente:
Ducati doro larghi Libre 5 soldi — l’uno.
Ducati Rogorini L. 4 s. 18 l’uno.
Scuti del Sole L. 4 s, 17 l’uno.
Scuti Corone L. 4 s. 14 l’uno. [p. 84 modifica]
Scuti novi de Cremagnola, Musso, Messerano et Monferrato L. 4 s. 2.
Fiorini de Reno L.3 s. 13.
Testoni de Milano L. i s. 4 d. 6.
Testoni de Mantua, Ferrara, Genua, Bologna, Todeschi et Ast et de tute sorte todeschi L. 1 s. 4 d. 3.
Testoni de Savoia L. i s. 4.
Berlinghe da s. 16 e d. 8 L. — s. 16 d. 2.
Marceli da s. 8 d. 4 L. — s 8.
Parpajole de Franza de s. 2 d. 6 L. — s. 2 d. 5.

Cremagnola.


Testoni da Sancto Constantio da s. 17 danè 3 L. — sol. 16 denari 6.
Grossi da s. 8 e danè 6, veghij et novi L. — s. 8 d. 3.
Grossi da s. 3 danè 6 luno s. 3 d. 3.

Musso.


Testoni da s. 16 e danè 6 l’uno L. — s. 15 d. 9.
Grossi da s. 9 luno veghij et novi s. 8 d. 9.
Grossi da s. 5 da 6 apellati cavatoti, et così li cavaloti d’ogni altra sorte s. 5 d. 3


Caxale.


Testoni da s. 22 e danè tri luno L. i s. i .
Grossi da s. 9 luno L. — s. 8 d. 9.

Messerano.


Testoni da s. 16 danè 3 luno L. — s. 15 d. 6.
Grossi da s. 7 danè 3 luno s. 7.

Dexana.


Testoni da s. 16 e danè 6 luno L. — s. 15 d. 9.
Grossi da s. 9 L. — s. 8 d. 9.
Grida stampata «per Joannem de Castelliono nec per alium imprimatur sub pena scutorum quinquaginta».


483. — 1520, dicembre 17, Milano. - Grida sulle monete e sul valore delle medesime [Re. Panig.. P. 17 t. — Bellati, Mss. citati. — Carli Gian Rinaldo, Opere, vol. V, pag. 52-60].

Nell’anno scorso «fu per pubbliche cride abassato lo excessimo corso de li ducati et scuti et altre peze doro et [p. 85 modifica]parimente de le monete, et misso freno a la rapacità de quelli che studiavano de tenere le cose de le monete in desordene, et anchora sua Ill.ma Sig.ria (il Lautrec) misse ordine et provisto che la Cecha de Milano, quale era per li dicti disordini serrata né poteva fabricare monete, la cominciò a fabricare monete basse et successivamente a fabricare monete grosse maximamente testoni et dinari da soldi 7 cum gran jactura et damno de la Cecha, et beneficio publico de tutti li sugietti de la Chr.ma Maiestà, et successivamente tali ordini fureno de tanta efScatia, che loro et argento quali per avanti erano in pretio excessivo, se redusse apresso al segno de quello disponeno li ordini et decreti. Et per questo la Cecha de Milano poteva più facilmente et in maggiore quantità fabricare esse monete». Ora «da certo tempo in qua in alchune parte del dominio loro et monete» sembrano «se spendono qualche cosa più de quello se dispone per li antedicti ordini. Et per questo la Cecha de Milano non potere fabricare desse monete, maxime grossoni et dinari da sol. 7 et questo procedere per essere comprato più de quello portano li ordini et per essere exportato fora del Dominio loro et argento». Considerata la necessità dei rimedi si conferma la grida del corso delle monete, del 29 dicembre 1519.
«Anchora se fa bando» di non comprare «oro a più pretio de libre quaranta una sol. tri et dinari sey imper. per caduna onza, a resone de libr. cinque per ducato et fin a tanto chel Ducato starà a Ibr. 5 imper. salvo chel sia licito al magistro de Cecha comprarlo a più pretio comò li parirà». l’argento non si comperi «a più pretio de ducati sei doro per marco dargento fino overo el valore cioè libre trenta imper. tanto che Io ducato starà a Hbr. cinque imper.». Divieto d’esportar l’oro e l’argento «in pani, grane, verghe, bolzonaglie et monete bolzonate» fuori del Ducato.
«Cadauna persona che condurà o farà condure a questa inclita città de Milano» oro e argento sarà tenuto «al intrare de le porte» notificarlo «ali officiali Deputati per lo magistro de cecha» sotto le penalità di multe e confische.
Si ordina inoltre «chel magistro de la Cecha sia obligato a dare la mità del oro et argento che li sarà consignato utsupra a li batiloro, batifoglie, fabri e tira oro per uso de li exercitij loro «Onde assicurarsi la consegna di detta metà sarà in facoltà «dessi mercadanti de potere ellegere uno de li offitiali regij in essa cecha per contrascriptore quale habia a [p. 86 modifica]scrivere et tenire cuncto de tuto loro et argento li venirà et sera consignato ala giornata.»
Ancora si ordina «chel dicto Mag.ro de Cecha, sia obligato a comprare tutto lo argento et oro che se portarà alla dieta Cecha, quale se debia pagare infra lo termino de deci dì, et non pagandolo in dicto termino incorra la pena de soldi vinti per marcho.
«Anchora perchè se ha vera notitia che ocultamente se manda fora da questa inclita cita et ducal dominio gran quantità doro et argento imbaiato in le balle de le mercantie, per la presente crida se fa bando et comandamento che li ligatori da balle né altre persone possino imballare né fare imballare né oro né argento de qualunche sorte senza special licentia in scriptis concesse... sotto pena de ducati cinquanta per balla, et non havendo modo de pagare li siano dato squassi doi de corda in pubblico».
Nessuna persona «possa tenire bancheti in la cita, et ducal dominio de Milano per comprare monete aut argento senza special licentia.
«Anchora perché è venuto a noticia essere portati in sta inciyta cita et Dominio de Milano granda quantità «de Cagnoni quali se spendano soldi tri, Arlabassi a soldi quatro e mezo, et Grossi bolognesi a soldi sey: quale tute monete per li assagij facti in la Regia Cecha de Milano se sono trovati essere de minore bontà de quello doverebeno essere» a togliere l’occasione di accrescimento dell’oro, si ordina «che dicti Arlabassi, Cagnoni e Grossi bolognesi, intendendo che non siano toxati, se possino spendere al corso suo solito fin a mesi dui prox.i dopoi la fabricatione dela presente crida, talmente però che in qualunche pagamento che sia da libre 400 in giuso non se possa dare de diete valute salvo che la quarta parte et non più: et da libre quatrocento in suso non se possa dare salvo libre ducento imper. et non più, et ancora che habiano termine de giorni quindeci de più a poterli spendere al dicto corso solito. Declarando che in li dicti giorni quindeci immediate sequenti ali dicti dui mesi, niuno se intenda essere astricto a receverlì contro la sua voluntà et passati li dicti termini se comanda che niuna persona non presuma spendere né recevere dicti pezi de monete se non a denari tri manco per pezo videlicet li grossi bolognesi a soldi v dinari viiij, li Arlabassi a soldi iiij, dinari iij, li Cagnoni a soldi ij, din. viiij.
«Anchora per bavere inteso essere alchuni homini de mala [p. 87 modifica]sorte li quali non obstante la prohibitione.... hano presumato da certo tempo in quà portare, introdure et dare corso nel dominio ducal de sua Mayestà certi soldini quali si dice essere fabrìcati a Cremagnola, o vero a Salutio, et hano da uno canto una croce, da laltro uno scuto cum laquila sopra li quali sono de molto minore bontà che non sia el corso hano di presente de dinari dodeci luno per non dare tropo jactura ali subditi a bandirli in tutto, se permette che dicti soldini se possano spendere et recever per dinari nove imperiali et non più cadauno.

     «Essendo anchora da pochi giorni in qua comparse in questa inclita cita de Milano et dominio alcuni Grassoni da sol. xxiiij et dinari sei luno novamente fabricati in Alamagna e sopto il nome del Marchese ChristoforodaBada: et alcuni altri grossi da soldi nove similmente sotto el nome del prefato Sig." Marchese deli quali dinari essendone facto li debiti assagij se sono trovati a manco bontà e valore de quello se li daseva corso, il che quando se tollerasse seria grandissimo danno... n si proibisce «che dicti grossi non habiano corso né se posseno spendere né recevere in alcuna parte del prefato Dominio».

484. — 1621, maggio 6, Milano. — Capitoli in favore della zecca di Milano [Reg. Panig. O. 256 t — Argelati, De Monetis, II, 282].

     Il Lautrec delibera e affitta n per viam prowixionis Domino Aluysio Scacabarotio Cecham regiam Mediolani, eam recipienti et acceptanti in conductionem per viam provixionis utsupra cum eisdem capitulis et conventionibus ac condicionibus et pactis cum quibus illam conduxit et habet ipse D. Aluysius Scacabarotius presens conductor et hoc pro ilio tempore de quo in conventione, videlicet ad annos tres cum dimidio prox. venturos. Hoc addito quod omnibus trìbuatur facultas et ampia potestas emendi et vendendi aurum et argentum in ea quantitate et eo pretio quo et qua omnibus et singulis libuerit, et prout melius poterunt. Ita tamen quod in casu venditionis vendatur habitantibus Mediolani ad finem ut non exeat civitatem sub pena et ordinibus et proclamationibus contenta.
     Et quod ubiconque et quomodocumque libuerit regie Majestati reducere valorem ducati inferiorem quam nunc sit conteneatur laborare ad eam monetam dum tamen non reducatur dìicatus ad minorem valorem librarum quatuor et sold. tredecim impcr. etiam quod impresentiarum reduceretur.

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     Et eo casu videlicet quod ducatus reducatur ad libras quatuor et sold. tredecim solvat singulis annis scutta quinquecentum agenlibus pro regia Camera.
     Ac teneatur laborare in moneta usque ad valorem quadragintaquìnque mille ducatorum singulis annis in diversis valutis juxta manda tu m et in termino statuendo per III. Dominumseu Deputatos sub pena in ordinibus et decretis contenta».

485. — 1521, luglio 10, Milano. — Grida di citazione contro Francesco Minoti detto de Rebrici del fu Tomaso, abitante in Pavia, inquisito per fabbricatore di monete false [Reg, Panig. H. H. 66 t.]




VIII. FRANCESCO II SFORZA.


486. — 1522-1535. Serie delle monete di Francesco II Sforza [Gnecchi, Monete di Milano, p. 108, e in Riv. Ital. di numismatica 1894, fasc. I, pag. 56].

487. — 1522, aprile 24, Milano. — Prezzo dell’oro sotto il giorno 24 aprile 1522 [Reg. Panig., P. 83. — Bellati, Mss].

Ducati d’oro larghi L. 5 s. 5.
Scuti soleti L, 5 s, 2,
Fiorini de Reno L. 3 s. 15.
Rogorini L. 5 s, 3.
Scuti novi L. 4 s. 4.
Testoni ducali L. i s. 5 d. 6.
Mozanighi et Troni L. — s. 17 d. —

488. — 1522. maggio 28, Milano. — Conferma di certe ordinanze intorno alle monete ed al loro corso quali quelle del divieto di traboccare e tosare monete, di esportarle dal ducato e di recarsi a lavorare in zecche forastiere [Reg. Panig., P. 94 t. — Bellati, Mss].

[p. 89 modifica]La tariffa come segue:

Ducati larghi habiano corso L. 5 s. 5.
Scuti soleti L. 5 s. 2.
Fiorini de Reno L. 3 s. 16.
Rogorini L. 5 s. 3.
Scuti novi L. 4 s. 4.
Testoni ducali L. i s. 5 d. 6.
Testoni Savoyni L. 1 s. 5.
Testoni de Monferrato L. i s. 2.
Mocenighi et Troni s. 17.

489. — 1522, settembre 15, Pavia. — Decreto relativo alle monete e sul valore dell’oro e dell’argento [Reg. Panig., P. 119 t. — Bellati, Mss.].

     Si dà il bando a tutte le monete m così de oro como de argento fabricate nela Cecha di Casale,» le quali monete tono ducati larghi, Scuti da laquila, Grossi da soldi nove appellati Cornoni, Grossoni, Parpajole da soldi due, et da soldo uno et dinari sei, Soldini».
     Bando parimenti a tutte le valute della zecca di Desana.
     «Item tute le parpajole da soldo uno denari sei, et soldini dal cimero perchè sono de manco bontate et peso del suo solito se da termine ad caduna persona, sino ad quindeci giorni del mese de octobre prox. ad poterli spendere et recevere, cioè le parpajole a soldo uno, dinari tri, et li soldini a dinari novi, et li cornoni novi et vechij similiter se possano spendere et portare via fino ad dicto termino de giorni quindeci de octobre proximo al solito corso, et passato dicto termino non se possano tenere in casa, spendere né portare fora dele citate né nel dominio; et se concede che le possano portare in cecha et gli serano pagate quello valerano secondo la bontate sua».
     Item banditi i «grossi fiorentini da soldi nove per caduno quali sono più grandi et più ligeri de li altri. Perchè si sono trovati ligeri et de minore bontate de li altri vechij perchè sono fabricati falsi fora de la Cecha di Fiorenza.
     «Item perchè se sono trovati fiorini da Reno, ducati et scuti de diverse sorte, et grossoni da soldi vinticinque, denari sei et grossi da soldi decesepte lunoj et altre monete quale sono in parte false et in parte abasse, si fa publica crida che ognuno se aguarda bene nel recevere tal oro, et moneta, et non [p. 90 modifica]havendone cognitione mandano ala Cecha de Milano, o vero ali banchi et bancheti» pena le solite confische e multe.
     "Item a ciò che le citate et altri loci del Ducal dominio non habiano a patire detrimento se fa noto et manifesto che ne la ceca de Mihno de presente se fahricano valute nove da soldi tri et denari sei luno a quello stampo che serà ordinato per lo Ill.mo Sig.re Duca et in breve se retirerà el Ducato a libre cinque, et le altre valute ala rata del dicto Ducato».
     Confermato il divieto di trabuccare monete, e di abusi di corruzioni da parte di ufficiali delle monete con bottegai.
     " Item perchè il grossono de Milano se bate de megliore bontà che gli altri grossoni, et secondo li ordini vechij si trova che quatro grossoni de Milano et soldi dui fano uno ducato doro; et per questo li dicti grossoni de Milano si asportano fuora del Ducal Dominio in grande detrimento dela patria» si ordina " che epsi grossoni de Milano si possono spendere et recevere a soldi vinticinque, dinari sei, et li altri a soldi vinticinque e dinari tre luno, sino a tanto si farà altra ordinatronc circa lo abassare la quale se farà in breve, et questo incomenzando alt dicti giorni quindeci de octobre, et per la presente crida se fa noticia ad caduna persona comò le peze doro ai dicto termino de giorni quindeci de octobre se abasserano de pretio, et se haverano ad spendere ad uno soldo mancho per pezo, comò qua de sotto è annotato, videlicet:


Ducati larghi a libr. cinque soldi quatro.
Ducati Rogorini a libr. cinque soldi dui.
Scuti soleti a libr. cinque soldi uno.
Corone de Franza a libr. quatro soldi deceocto.
Fiorini de Rheno a libr. tre soldi sedece».


     Divieto d’importazione e spendizione delle monete delle zecche forastiere di Casale, Crevacuore, Mirandola, Saluzzo, Desana, Messerano, Torino, Concordia, Carmagnola e Chivasso.
     I denari " appellati Cagnoni et parpajole de Franza sarano reducto a manco pretio fra pochi dì, perchè sì trovano dicti Cagnoni per la magior parte remondati, et le parpajole bone essere disfacte «.
     Divieto di tenere «bancheti per comprar oro aut argento» in Milano o nel ducato «senza special licentia del Magistro de la Cecha de Milano».

490. — 1522, ottobre 14, Milano. — Decreto di proroga sulle monete [Reg. Panig., P. 124. — Bellati, Mss.].

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     Proroga sino alle calende di novembre delle tariffe stabilite nella precedente grida «per non essersi anchora sino allhora presente possuto finire la fabrica de li stampi, con li quali se havevano ad fare valute nove». Passato il qual termine di calende novembre «se declara essere abassato lo pretio de dicto oro videlicet soldo uno per pezo corno in dieta precedente crida se contene».

491. — 1523, gennaio 24, Milano. — Conferma della grida sulle monete d’oro e d’argento [Reg. Panig., P. 132 t. — Bellati, Mss.].

492. — 1524. — Monete ossidionali di Pavia. * Ceterum cum necesse esset Germanis stipendia menstrua persolvi, non parcitum est argento sacro profanoque, ex quo pecunia polianguia signata est, cuius haec erat inscriptio in parte una: Caesariani Papiae Obsessi; in parte altera mdxxiv „. [Gaudentii Merulae suae aetatis rerum gestarum libri septem, in "Biblioteca historica Italica „. Mediolani, 1876, p. 93].

     Per le monete ossidionali pavesi, cfr. per citare la fonte più recente e più autorevole il Brambilla, Monete di Pavia, 474. Tra le fonti più antiche vedi Luchius (Joh. Jacobus). Sylloge Numismatum Elegantiorum ect. [Argentinae, typis Reppianis, 1620, p. 53]1.

493. 1524, ottobre 1, Milano. — Decreto per il bando di certe monete fabbricate nelle zecche di Casale, Messerano, Desana e Mirandola [Reg. Panig., P. 202 t. — Bellati, Mss.].

     Bando «dei dinari appellati da Cornoni dui, sive da Cavaloti tri fabricati ne la cecha de Casale, Misserano et Desana, quali pensandosi non fosseno fatte in le ceche predicte per la varietate nova del stampo, se spendevano per el ducale dominio per soldi vinti e ale volte per grossono uno per caduno in gran detrimento de la ducale Camera».
     Banditi inoltre i «ducati doppij et etiam li ducati da uno ducato intitulati de la Mirandola» pel danno causato «tanto circa la loro bontà quanto in lo peso «E conferma dei [p. 92 modifica]precedenti divieti d’importar monete di dette zecche forastiere o di recarvisi.

494. — 1524, dicembre 23, Milano. — Decreto relativo a certe monete nuove bandite [Reg. Panig. P. 219 1. — Bellati, Mss.].

     Conferma del precedente bando per riguardo ai cornoni e cavallotti; e nuova bandita «di dinari novi appellati arlabassi quali hano da uno canto uno scuto traversato zoè la parte de sotto solio, et quella di sopra gargiato con una aquila de sopra con due teste et da una banda del scuto preditto uno B et da laltra una M. Et da laltra parte del dinaro una Croce con quatro fiori, quali dinari havevano corso per soldi 4 et dinari 6 luno, del stampo di Casale Monteferrato».
     Bandite anche le parpajole false, ora comparse sul mercato, "quale non sono fabricate in cecha».

495. — 1526, settembre 29. Milano. — Si concede a Maffeo da Civate, orefice e medaglista, di recarsi presso Alosio Tizzoni, signore di Desana, a dirigere quella zecca [Registro ducale n. 80 fol. 119 t. — Gazzetta Numismatica di Como, a. VI, 1886, n. 12]2.

     Franciscus etc. Essendo prohibito così per decreti como per cride ultimamente fatte che alchuno nostro subdito possi andare ad lavorare fora dil Dominio nostro nè exercire, administrare o dare adiuto in alchuna cecha (zecca) forestera, et essendo stati ricercati dal Magnifico D. Aluysio Ticiono Signore de Desana ad concedere che Mapheo da Clivate possa andare et administrare a Desana la Cecha sua, et etiam in altre ceche como meglio parerà a dicto Mapheo. Et volendo noi gratificare epso Sig.re di Desana, per tenore de le presente concedemo libera et ampia licencia a ditto Mapheo òhe possa andare tute et impune et attendere a tale administratione, et governo como meglio li parerà con potere etiam fare condure ogni instrumento conveniente al officio suo, modo non faccia transportare oro nè argento fora del Dominio nostro, nè condure aut fare condure alcune valute forastere, contra la forma [p. 93 modifica]depse nostre cride et ordini, et che epso Mapheo sia tenuto, facendo nui lavorare nela Cecha de Milano, et essendo da noi o nostri Agenti requisito, a ritornare. Mandando a tutti li officiali et subditi nostri ad chi spectarà che observino et facciano observare le presente, non obstante cosa alcuna in contrario.
Dat. Mediolani xxviiij septembris MDXXV.
Visa Moronus

«Barth. Rozonus».               


496. — 1525. luglio 10, Trezzo. — Grida di bando contro i cornoni ed i doppi cornoni di Piacenza e Parma [Arch. di Stato. Gridario, grida a stampa. — Bellati, Mss. cit.].

     «Essendo pervenuto ad notitia... come li ordini et decreti facti circha le monete et pubblicati per pubbliche cride pocho si observano et maxime fora... de Milano» si ripubblicano > già emanati, a principiare da quelli in data a8 maggio 1522, venendo, a quelli 23 settembre 1522, 26 gennaio 1523, i ottobre 1524 dando il bando alla «grande copia de Cornoni novi da soldi novi, et dopii Cornoni da soldi xviij de diversi stampi et rfinari da soldi iij quali dinari da soldi iij sono facti et fabricati a Piaxenza et Parma, quali facti li debiti asagij...» si trovarono «di mancho bontate di quello dovevano essere». Perdonando, se denunciati entro quindici giorni al maestro della zecca, a coloro che avessero «adiutato a condure in queste parte de tal valuta,» o si fossero «intromisso in ceche forastere».
     E «non intendendo per le suprascripte reyteratione facte per le presente cride derrogare ale suprascripte cride ma più presto de agiungere rasone ad rasone et non partirse de quelle». Col seguente prezzo dell’oro:


Ducati larghi per lib. v, soldi iiij.
Ducati rogorini per lib. v, soldi ij.
Scuti dal sole per lib. v, soldi i.
Corone de Franza per libr. iiij, soldi xviij.
Fiorini de Reno per lib. iij, soldi xvj.

497. — 1525, ottobre 7, Milano. — Decreto sulle monete [Reg. Panig., P. 264. — Gridario. — Bellati, Mss. .

     Conferma dei divieti di spendere monete di zecche forastiere od erose. Non ostante le precedenti gride, essere «portata grande quantità de dinari da soldi cinque appellati mezi Julij [p. 94 modifica]fabricati in diverse Ceche, quali facti li debiti asagij valeno assai mancho del loro debito corso, et maxime quelli fabricati nela Cecha de Bologna, Piasenza, Parma et Modena n sicché si ordina il bando completo di quelli «fabricati in diete ceche, cioè Piasenza, Parma, Modena et Bologna, quasi tutti ad una medema conformità in modo che saria difficile alla magior parte cognoscere quelli fabricati in la Cecha de Roma, quali sino ad questhora sono fabricati boni». Termine 8 giorni ad espor- tarle dal dominio ducale.

498. — 1526, febbraio 15, Milano. — Ripetizione delle gride e degli ordini in merito alle monete [Reg. Panig., P. P. 6, – Bellati, Mss.].

     Conferma in ispecie delle gride dell’ottobre 1524 e 1525, e delle penalità contro gli spenditori di monete false e gl’importatori di monete di zecche straniere.

499. — 1527, febbraio 16. — Trebbia presso Piacenza. Privilegio di zecca a favore del conte Filippo Tornielli per Desana [Trivulziana Cod. n. 1618, fol. 41. — Riv. ital. di Num. 1894, fasc. III, p. 401].

500. — 1527, febbraio 19, Milano. — Grida relativa alle monete [Reg. Panig. P. P. 41. — Bellati, Mss].

     Contro il dispositivo delle precedenti gride del febbraio dell’anno pross. pass. «di novo sono comparsi certi grassoni da soldi decepste de diversi stampi, quali fatti li debiti assagij valeno solum soldi tredeci, et denari sei per caduno, et anchora sono comparsi de dicti denari da soldi decesepte fabricati nela cecha de Messerano, quali hano da uno canto una Aquila, et da laltra uno homo armato in pede... valeno solum soldi septe per caduno». Siano bandite, confermando il divieto di circolazione delle monete uscite dalle officine di Casale, Saluzzo, Messerano, Desana, Torino, Chìvasso, Carmagnola, Mirandola, Crevacuore, Concordia, Piacenza, e Parma.
     Si conferma, assieme agli altri capitoli per adulterazioni, ecc. «uno capitolo quale prohibisse che non si possa spendere né recevere alchune monete nove così de oro como de argento de qualunque sorte voglia se sia, per il qual capitulo se intende che anche quelle monete nove de Belinzona ne daltre Ceche pfohibite, non se possono spendere né recevere, né tenere, et [p. 95 modifica]come più ampiamente in diete Gride è manifesto». Grida pubblicata ai 19 marzo.

501. — 1527, novembre 15, Milano. — Grida relativa alle monete [Reg. Panig., P. P. 75. — Bellati, Mss.].

     Crescendo i disordini e l’aumento dell’oro e delPargento per lo spendere di valute proibite, si proclama che nessuno «presuma spendere né recevere il ducato largho più di libre cinque et soldi tri imp., et il Reno per libre tre, soldi dece septe imp.».
     Confermati gli altri bandi di monete.

502. — 1528i gennaio 4, Milano. — Grida che regola il corso delle monete [Reg. Panig., P. P. 94. — Bellati, Mss.].

     «Considerando.... la corruptela et gran abusione ac danni che succedono... per il perseverare in questo dominio il spendere dele monete fabricate, et che se fabrìcano in le ceche forastiere, quale se fabrìcano senza ordine né metta alcuna, per le quale se causa non solo lo augmento che fa de giorno in giorno il corso del oro, ma che li argenti quali doveriano essere portati a questa inclita città per bixogno delli lavoreri del oro fillato et de altro beneffitio depsa et etiam per fare fabricare le bone monete in questa cecha de Milano, sono exportati a dicte ceche adulterine....», accioché «el male non vada più inanze.... per la presente fa pubblica crida et comandamento, che tutti quelli grossi appellati vulgarmente bianchoni de qualuncha sorte volia se sia, et fabrìcati in quale se volia cecha, così da s. xvij como da s. xvj se possano spendere et recevere per il corso solito per insino a uno mese proximo avenire, ma passato dicto termine, non sia persona che ardisca né presuma spenderli per più de s. xv per caduno per insino a dui mesi alora seguenti. Reservando li bianconi di Monteferrato, quali hano da una parte uno sancto assetato et da laltra una aquila con doe teste, et uno scudazollo in el pecto a dieta aquila, et queli quali hano una croce grande da una parte, et da laltra uno scudo con larma de Monferrato, quali ex nunc et de presente non se possano per pretio alcuno spendere... per essci e trovato dicti bianchoni de Monferrato valere manco de soldi dece per caduno depsi».
     Passati i due mesi sopra indicati, bandite tutte le qualità dei bianconi «perchè sua Ex.tia [il governatore] ha principiato a fare fabricare questa cecha de Milano».
     Il «pretio et corso del oro» il seguente:

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     "Li ducati larghi L, 5 s. 15.
     Li scudi dal sole L. 53. 12.
     Li scudi Corona L. 5 s. 9.
     Li scudi novi L. 4 s. 12.
     Li Fiorini da Reno L. 4 s. 2.
     Li Ducati Rogorini L. 5 s. 13.
     Li Testoni da Milano, Genua, Ferrara, Mantua et Alamagna per soldi 18 luno. Et perchè li sono testoni fabricati in le ceche de Pranza quali manchino assai de bontà et pexo de queli fabricati a Milano, perhò non se habia a spendere ite receverc per adesso se non per sol. 25 per acaduno».
     Divieto di «tenire bancheti suxo la piaza del domo né in altri loci in la presente città de Milano e comprare oro né argento de niuna sorte, senza licentia del magistro di cecha de Milano».

503. — 1528, dicembre 22. — Mandatum Francisci II Sfortiae Vicecomitis Mediolani Ducis pro solutione pensionum, ac stipendiorum Officialibus, et Ministris Status Mediolani [Argelati, De Monetis, II, 274].

     Non interessa direttamente la zecca di Milano, essendo un puro elenco delle paghe dei diversi addetti alla corte dell’ultimo Sforza.

504. — 1528 - "Giustizia fatta su la Piazza del Duomo, furono abbruggiati n. 4 Spagnuoli Monetarii falsi „ [Arch. stor. lombardo, 1882, p. 460].

505. — 1529, febbraio 1, Milano. — Grida che richiama il divieto ai maestri o fabbricatori di monete di recarsi a lavorare nelle officine estere. Gli assenti dovranno presentarsi nel termine di sei giorni a G. Ambrogio Boltraffio, commissario generale sopra le monete, pena la vita e la confisca dei loro beni in caso di trasgressione [Bellati, Mss. citati, alla Braidense].

506. - 1529, febbraio i, Milano. — Grida di proroga in merito al corso di certe monete [Reg. Panig., P. P. 95 t. – Bellati, Mss.].

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     «Perchè insino ad hora non si è possuto fabricare la quantità de monete sufficiente» si proroga insino alle Calende dì Marzo il termine di ricevere i bianchi da s. i6 e da s. 17 che non si «potesseno spendere passato un mese se non per 5. 15.
     «Similmente se dà bando alli dinari mantuani quali se spendeno per den. 6 luno, per essere cativa valuta».

507. — 1529, febbraio 25, Milano. — Grida sulle monete [Reg. Panig., P. P. 96. - Bellati, Mss.].

     Non potendo ancora mandare ad esecuzione le precedenti gride sui bianchoni, e ciò «per varii et multiplici rìspecti n se ne proroga sino alle calende di aprile il termine di spendizione.
     «Anchora perchè de novo sono comparsi certi bianchi facti a Saluzo quali hano da uno canto una arma con la Corona di sopra, con l’ordine de S. Michele, et in cerco Michael autem et da laltra parte S. Constantio a cavallo, quali sono de minore bontà dil solito; et anchora pare, che di novo si spendano li mezo Julij quali hano le balle, et li soldini de Saluzo, quali hano da uno canto una croce et da laltra una arma con laquila de sopra, con le ale aperte, non obstante che altre volte fossero bandite n si bandiscono del tutto dal ducato.

508. — 1529, agosto 4. — Appalto della zecca trivulziana di Roveredo a Dionigi di Besson, lionese, per lo spazio di anni sei [Gnecchi, Monete dei Trivulzio, pp. 47-49. — Tagliabue, È davvero esistita la zecca di Mesocco? pp. 50-53].

509. — 1529, ottobre 15, Milano. — Grida relativa alle monete [Reg. Panig., P. P. 102 t. — Bellati, Mss.].

     Si conferma il divieto di spendere i bianchi per più di 15 saldi, «Et anchora acciò che non se multiplicano dicti bianchì in el stato de Milano n si ordina u che tutti li suprascripti bianchi permissi ad spendere siano bollati da qui a giorni quindeci prox. avenire, in questo modo cioè che tuti quelli bianchi quali de presente se ritrovano ne la Cita de Milano et loci circumvicini siano portati in dicto termine alla Cecha de Milano dove senza spexa sarano bolati». Quelli ritrovati nei territori di Novara, Pavia, Gallarate, Como e suo vescovado siano consegnati nelle mani dei rispettivi Referendarj e Capitani.

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     "Et passato dicto termino de giorni quindeci non si possano ditti bianchi non bollati spendere né recevere», con conferma del divieto d’introduzione di monete di zecche forastiere, ecc.
Tariffa delle monete d’oro e d’argento la seguente:
     Ducati larghi per L. 6 s. 3.
           "      Rogorini per L. 6 s. i.
     Scuti del sole L. 6 s. —
     Corone per L. 5 s. 17.
     Scuti da laquila per L. 5 s. —
     Fiorini da Reno, et fiorini dargento per L. 4 s. io.
     Testoni da Milano, Ferrara, Mantua, Genova, Bologna, Thodeschì, et Portugalesi per chaduno de loro L. 1 s. 12.
     Testoni de Franza L. 1 s. 10.
     Mozenighi, seu Berlinghe et Troni L. 1 s. 1.
     Marcelli L. — s. 10.
     Arlabassi de Allamagna da s. 4 den. 6 per s. 5.
     Luchexi da s. 4 par s. 5.
     Luchexi da s. 2 d. 9 per s. 3.
     Jullij papali per s. 11.
     Fiorentini de s. 9 d. 11.
     Bussoloti de Mantua et Ferrara s. 11.
     Testoni de Genova de s. 32 per L. 2.
     Li mezi testoni alla rata utsupra.
     Grossoni da s. 20 fabrichati in la cecha de Milano per L. 1 s. 1.
     Grossoni da s. 20 con la testa del re Ludovico fabricati utsupra per L. 1 s. 5.
     Li mezi grossi da s. 10 fabricati utsupra per s. 12 d. 6.
     Li dinari da s. 7 fabricati utsupra per s. 8 d. 6.
     Li dinari da s. 3 d. 6 fabricati utsupra per s. 4 d. 3.
     Li Ambrosini fabricati utsupra per s. 8.
     Grossi da s. 3 fabricati utsupra per s. 4.
     " Et perchè novamente sono comparsi certi bianchi quali hanno da una parte una testa et da laltra larma trivulcescha quali sono de mancho bontà et etiam de mancho pexo de li altri, perhò se li dà bando».


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510. — 1530, gennaio 31, Milano. — Grida che stabilisce il corso delle monete. [Reg. Panig., P. P. 113 t. — Gridario, ad annum. — Bellati, Mss.]

Conferma del bando dei bianchi e del divieto di spendere nè tenere «de monete nove fabricate in le ceche forastiere,» nè farne importazione nel ducato «quale ceche sono queste cioè Caxale Santo Evaxio, Dexana, Salutio, Crevacore, Valtaro, Belinzona, Mixocho.» E quanto alle altre zecche «che non si possino spendere denari de alchuna sorte novi in picolla nè in grande quantitate se prima non sono consignati alla cecha de Millano, dove si farano li debiti assagij et se li darà el debito corso.» Divieto dell’esportazione dell’oro dal ducato «causando ciò non solo lo augumento del corso dele monete così de oro come de argento, et la moltiplicatione de le monete adulterine, dal che procede che li lavorerij de Io oro et argento fillato et la fabricatione de le monete in questa cecha di Milano et de altri beneficij depsa citate al debito del suo solito bene non puono perseverare.»
E la tariffa delle monete sia la seguente:
«Ducati largi per L. 5 s. 15.
«Ducati Rovorini L. 5 s. 13.
«Scutti dal sole L. 5 s. 12.

[p. 248 modifica]

«Corone L. 5 s. 9.
«Scuti novi, cioè tutti li altri scutti excepto li soprascritti L. 4 s. 12.
«Fiorini da Reno così de oro come de argento L. 4 s. 2.
«Ducati de la Mirandula L. 4 s. 15.
«Testoni de Milano, Genua, Ferrara, Mantua, Alemania et Portogallo permissi a spendere s. 32 per L. 1 s. 10.
«Testoni de Franza permissi a spendere s. 30 per L. 1 s. 8.
«Mozanighi, berlinghe seu Throni per L. 1.
«Marcelli per L. — s. 10.
«Dinari fatti in cecha de Milano permissi per s. 21 L. i s. –
«Arlabassi de Allamania permissi per s. 5. L. – s. 4 d. 9.
«Luchesi permissi per s. 5 L. — s. 4 d. 9.
«Jullij, busoloti, ferraresi, florentini et mantuani permissi per s. 11 L. — s. 1 d. 6.
«Testoni de Genua permissi per s. 40 L. i s. 17.
«Grossi del Re Ludovico permissi per s. 25 per L. 1 s. 3.
«Mezzi grossi ut supra per L. — s. 11 d. 6.
«Li dinari da la salamandra per s. 8 d. 6 per L. — s. 8.
«Li mezzi dinari ut supra per L. — s. 4.
«Ambrosini de Milano permissi per s. 8 L. — s. 7. d. 6.
«Columbine et moraglie de Milano permissi per s. 4 L. — s. 3 d. 9.
«Denari fabricati novamente in cecha de Milano per s. 3, et le lovesse stampate ad Placentia L. — s. 2 d. 9.
«Cavalloti veghij dala testa de Salutio per L. — s. 6.
«Li altri Cavalloti del S.or Jo. Jacobo permissi per s. 6 L. — s. 5 d. 6.
«Li Cornoni permissi per s. io. L. — s. 9.
«Li Bianchi de ogni sorte reservati li banditi per le altre cride L. — s. 14.


511. — 1580, febbraio 24, Milano. — Grida di citazione degli operai e monetari. [Reg. Panig., P. P. 118 t — Gridario].

Grida perchè debbano ritornare a Milano in otto giorni tutti quegli zecchieri che si sono prestati ad altre zecche forastiere; mentre loro si darà da lavorare nella zecca di Milano, saranno ricompensati bene, e godranno le solite esenzioni, e non sarà loro data molestia alcuna per essere incorsi nelle pene pro- mulgate dai precedenti bandi.

[p. 249 modifica]

512. — 1580, marzo 1, Milano. — Grida che regola il corso delle monete. [Reg. Panig., P. P. 122 t. — Gridario. Bellati, Mss. citati].

   Malgrado il divieto pubblicato di non importare monete nuove di zecche forastiere, ne spenderle, «pare che molti mali voli et pocho amorevoli de la loro patria, et altri de pessima sorte con loro malitia habino fabricato uno novo ingano, cioè in bavere facto uno falso bollo. Con il quale hano belato, et belano li bianchi novi maxime quelli bianchi sono fabricati in la cecha de Crevacore, appelatì dal cavaleto. Per esser tali bianchi novi de dieta cecha de Crevacore de pegiore sorte et boniate de li vegij, con darli poy con il mezo de tale bollo lo exito del spendere et recevere. Il che ha causato che da molti in più loci circonstanti cognosciuto tal falsitate, sono abstetiutl de recevere et in tutto hano refutato essi bianchi. In modo che per tale refuto sono moltiplicati in questo stato de Milajio de più summa non erano.» Pertanto bando di detti bianchi, boilati o no, «quali hano da una parte una aquila con lettere che dicono Lud, et p. lucas. flis, lava. Co. M. D. et da laitra uno cavaleto con suxo uno sancto con lettere che dicono Sanctus Theonestus»
   Banditi parimenti gli altri bianchi di Crevacuore che hanno «da una parte una aquila con le lettere soprascripte et da laltra uno santo in pede che dicono medesimamente Sanctus Theonestus.» Con nuova e più accentuata conferma del bando di tutte le monete che escono dall’officina di Crevacuore.
   Aver inteso anche «che novamente sono comparsi in questa città et suo ducal dominio deli grossi appellati aquiloni quali hano da una parte una aquila et da laltra una croce grande soto la forma medema de quali se solcano spendersi per s. 3 d. 6 luno et al presente per s. 3 d. 9 luno, quali sono de pegiore bontate del solito:» si bandiscono essi pure «vegij quanto novi per non conoscersi luno da laltro.»
   Ancora sono smaltiti «diverse sorte de cornoni de diverse ceche, soto però quasi la medema stampa et similitudine deli vegij et similiter cavatoti. Però ogniuno se advertisca in spendere et recevere de tale sorte de monete, perchè in breve insiema con le altre monete forestiere se li darà bando.»
   «Ancora perchè se va perseverando de fabricare in la cecha de Milano de assay bona copia de valute per il che se spera che non passarano tropo giorni che se reimpirà el dominio [p. 250 modifica]de sua extia de tale bone valute,» intendendo di regolare «a pocho a pocho per minor jactura deli subditi» il corso delle monete, si stabilisce la tariffa:
   «Li bianchi quali hano da una parte la testa di S. Petro et da laltra uno cavalo con uno putino nudi quali se spendeano s. 14 luno per L. — s. 13 d. —
«Item li bianchi quali hano da una parte uno scuto con entro li tizzoni et da laltra parte laquila, permissi spendere s. 14 luno per L. — s. 13 d. —
   Termine a calende di maggio ad extirpare fora del dominio ducale totalmente «tutti li bianchi et cornoni de quale sorte se sia. "


513. — 1580, 24 marzo, Milano. — Grida pel corso delle monete. [Gridario, ad annum].

   Bando a tutti i bianchi, cornoni e cavallotti di qualunque sorte. Le valute d'oro si spendano secondo il listino seguente:
   «Il ducatto largo L. 5 s. 15.
   «Il ducatto rogorino L. 5 s. 13.
   «Il scutto del sole L. 5 s. 12.
   «Corone L. 5 s. 9.
   «Il fiorino de reno cossi de oro come di argiento L. 4 s. 2.
   «Il Ducato de la mirandola L. 4 s. 15.
   «Il scutto novo L. 4 s. 12. "
   I grossoni di Milano, Ferrara, Mantova, Genovesi, Alemanni e di Portogallo, giusti di peso, si spendano a L. i s. 9; i grossoni di Francia a L. i s. 7 mentre prima si ricevevano per L. i s. 10 e L. I s. 8."
   E perchè nelle precedenti gride fu permesso «per qualche bono rispecto» che i grossi fiorentini si spendessero «al parangone de li julij, cioè per soldi 10 luno» si ordina «non si possono spendere per più di s. 10 luno per essere di mancho bontate de li altri julij.»


514. — 1580, 4 maggio, Cremona. — Si proscrivono di nuovo i bianchi e diverse altre monete erose. [Gridario. — Bellati, Mss. (Grida a stampa)].

   Contrariamente alle gride precedenti di bando "pare che novamente essi subditi habbiano dato il corso alli bianchi, quali si spendeano per soldi 14 o soldi 13, et a quelli qualli si spendeano per soldi 13 o soldi 12 et li cornoni per soldi 6 luno et [p. 251 modifica]in molti altri lochi del stato a diversi pretij» pertanto si bandiscono di bel nuovo i bianchi, cornoni e cavallotti, e si stabilisce la osservanza della tariffa indicata nella grida del 24 marzo.

515. — 1580, novembre 28, Lodi. — Grida molto estesa che regola il corso delle monete. [Reg. Panig., P. P. 150. — Gridario ad annum. — Bellati, Mss.].

   Le gride precedenti per il bando delle monete «tonse overo rimondate» siano «ad unguem exequite:» e la tariffa delle valute d’oro e d’argento sia la seguente:
   «Ducati larghi L. 5 s. 15.
   «Ducati rogorini L. 5 s. 13.
   «Scuti dal sole L. 5 s. 12.
   «Corone L. 5 s. 9.
   «Fiorini de Reno doro et dargento L. 4 s. 2.
   «Ducati de la Mirandola. L. 4 s. 15.
   «Testoni da Milano, Ferrara, Mantua, Genua, Alamania et Portugallo L. 1 s. 9.
   «Testoni de Pranza. L. i s. 7.
   «Mozenighi, seu berlinghe et troni L. 1 s. —
   «Marcelli L. — s. 10.
   «Dinari fatti in cecha de Milano da s. 10 luno L. — 10.
   «Dinari facti utsupra da s. 5 L. — s. 5.
   «Dinari fiorentini da s. 10 L. — s. 10.
   «Arlabassi de Allamania quali se spendevano s. 5, per L. — s. 4 d. 9.
   «Luchesi quali se spendevano s. 5 L. — s. 4 d. 9.
   «Jullij, busoloti, ferraresi et mantuani s. 10 d. 6.
   «Testoni de Genova permissi per s. 40 L. 1 s. 17.
   «Grossi del re Ludovico L. 1 s. 3.
   «Mezi grossi utsupra L. — s. 11 d. 6.
   «Dinari de la salamandra L. — s. 8.
   «Mezi denari utsopra L. — s 4.
   «Ambrosini de Milano s. 7 d. 6.
   «Colombine et moralie s. 3 d. 9.
   Proibita la spendizione «de scuti appellati dal aquila et cavaleto sotto la stampa permissi a spendere, dei quali molti se né trovato de minore bontà del solito.» Divieto dello smercio delle monete» tonse o remondate. «Qualunque persona porterà oro od argento alla Zecca di Milano «sera exempto da [p. 252 modifica]qualunque datio ordinario et extraordinario se potesse dimandare per ditto argento.»
   «Passato lultimo giorno de decembre prox. che viene, non sia persona.... quale ardisca.... spendere né recevere le monete così de oro comò de argento per più pretio comò qua de sotto è anotato.... non expectando altra crida né ordine circa da ciò. Salvo che passato dicto termine, infra breve altro termine ancora se abasserano de pretio diete valute così de oro comò de argento.»
   Quali monete «se debiano spendere a calende genaro proximo che sono» come segue:

   «Ducati larghi per L. 5 s. 10.
   «Ducati rogorini L. 5 s. 8.
   «Scuti soleti L. 5 s. 7.
   «Corone L. 5 s. 4.
   «Reni L. 3 s. 19.
   «Ducati mirandolini L. 4. s. io.
   «Testoni de Milano, Mantua, Genoa, Ferrara, et Alamania L. 1 s. 8.
   «Testoni de Portugallo per essere di manca bontate de li suprascripti L. 1 s. 6 d. 6.
   «Testoni de Franza L. 1 s. 6.
   «Mozenighi et troni L. — s. 19.
   «Marcelli L. — s. 9 d. 6.
   «Dinari fabricati a Milano da s. 20, s. 19.
   «Dinari fabricati a Milano per s. 10, s. 9, d. 6.
   «Dinari fabricati a Milano per s. 5, s. 4 d. 9.
   «Arlabassi de Alamagna s. 4 d. 6.
   «Luchesi per s. 4 d. 6.
   «Fiorentini per s. 9 d. 6.
   «Jullij busoloti, ferraresi et Mantuani vegij L. — s. 10.
   «Testoni da Genova da s. 37 per L. 1 s. 15.
   «Grossi dal re Ludovicho da s. 23 per L. 1 s. 2.
   «Li mezi grossi utsupra L. — s. 11.
   «Li dinari dala Salamandra L. — s. 7 d. 6.
   «Li mezi dinari utsupra L. — s. 3 d. 9.
   «Li Ambrosini L. — s. 7.
   «Li mezi Ambrosini L. — s. 3 d. 6.

516. — 1531, 9 luglio, Milano. — Battista da Sesto viene eletto in “offitium assagiatoris cechae nostrae Comunis Mediolani,„ officio destinato “ad probandum vai [p. 253 modifica]reprobandum pecunias quae in dominio nostro expendi con sueverunt „ e già officio di consuetudine nella famiglia da Sesto. [Reg. ducale, n. 35, fol. 220 t.]

517. — 1531, aprile 17, Vigevano. — Grida che regola il corso delle monete. [Reg. Panig., P. P. 166. — Gridario, — Bellati, Mss. citati. (Grida a stampa)].

   Tariffa la seguente:
   «Ducati larghi libr. 5. s. 4. d. —
   «Ducati rogorini libr. 5. s. 2. d. —
   «Scutti dal sole fabricati in ceccha de Milano, Franza et Genova libr. 5. s. i. d. —
   «Fiorini di Reno così de oro come d’argento libr. 3. s. 15.
   «Scutti del Re cioè corone libr. 4. s. 18. d. —
    «Testoni de Milano, Genua, Mantua, Ferrara et Alamagna libr. 1. s. 7. d. —
   «Testoni di Portugallo libr. i. s. 5. d. —
   «Testoni di Franza libr. i. s. 4. d. 6.
   «Testoni genovesi permessi per s. 35 per libr. i. s. 13, d. –
   «Mozenighi, troni et grossi da s. 19 fabricati in ceccha de Milano libr. — s. 18. d. —
   «Dinari da s. 9. d. 6 fabricati in cecca de Milano, et marcelli libr. — s. 9. d. —
   «Dinari da s. 4. d. 9 fabricati in cecca de Milano, libr. — s. 4. d. 6.
   «Jullij, bussoloti, ferraresi, mantuani libr. — s. 10, d. –
   «Grossi dal Re Ludovico permessi per s. 22. libr. 1, s. 1.
   «Li mezi al equivalente libr. — s. 10. d. 6.
   «Li grossi dala salamandra permessi per s. 7. d. 6. libr. — soldi 7. d. —
   «Li mezzi alla rata libr. — s. 3. d. 6.
   «Li Ambrosini de Milano libr. — s. 6. d. 6.
   «Li mezzi alla ratta libr. — s. 3. d. 3.
   «Arlabassi di Allamagna permessi per s. 4. d. 6. libr. — s. 4. den. 6.
   «Luchesi permessi per s. 9. d 6. libr. — s. 4. d, 3.
   «Dinari fabricati nela Cecca de Milano permessi per s. 2, d. 9 et così le parpajole fabricate in ditta Cecca e parpajole di Franza da s. 2 d. 6. libr. — s. 2. d. 6.» —
   Tariffa che entrerà in vigore a fine maggio m salvo che da calende maggio proximo che vene inanti se habiano ad [p. 254 modifica]spendere et recevere in li pagamenti de datij secondo la presente crida. Excetto che per li datij di doanna et carne et prìstino et vino a minuto si habiano ad spendere fin per tutto al ditto mexe di maggio secondo la crida precedente.

518. – 1531, maggio 23. — A vece del defunto Gerolamo da Lampugnanoy si elegge in custode della zecca di Milano Paolo Horaboni, [Reg. ducale n. 35, fol. 201 t.].

519. — 1532, novembre 10, Mantova. — Grida che regola il corso delle monete, [Reg. Panig., P. P. 188 t. Grida a stampa. — Gridario. — Bellati, Mss.]

   «Li Ducati larghi boni et de justo peso libr. 5 s. 7.
   «Li ducati rogorini L. 5 s. 5.
   «Li scuti dal sole stampati in Milano, Franza et Genoa boni et de justo peso libr. 5 s. 4.
   «Li scuti de Franza appellati da la corona et li scuti venetiani boni et de justo peso libr. 5 s. 1 d. —
   «Li fiorini de oro de Alamagna boni et de justo peso libr, 3 s. 18 d. —»
   Questo prezzo sino alle calende di gennaio prossime. Dopo portata la tariffa per le rispettive valute, nell’ordine come sopra a L. 5 s. 4; L. 5 s. 2; L. 5 s. 1; L. 4 s. 18; L. 3 s. 16.
   «Item Sua Ex.tia (il duca) vole non se possano spendere né recevere incominciando da bora inante altre valute, nisi le monete qua desotto annotate, reservate però ut infra qual siano bone et non remondate:
   Primo, li testoni da Milano, Mantua, Ferrara, Genoa et Alamanfa per caduno L. 1 s. 7.
   «Li dinari da soldi deceotto fabricati in Milano per libr. — soldi 18.
   «Li dinari da soldi nove fabricati utsupra per s. 9.
   «Li dinari da soldi quattro dinari sei fabricati utsupra per s. 4 d. 6.
   «Li dinari da soldi dui et dinari sei fabricati utsupra et le parpaiole do Franza per soldi dui, dinari sei.
   «Terline, sesini, et dovine fabricate utsupra al corso suo.
   «Li Ambrosini fabricati utsupra s. 6 d. 6.
   «Le Columbine sive Moraje fabricate utsupra s. 3 d. 3.
   «Li dinari de la Salamandra fabricati utsupra soldi 7.
   «Li mezzi da soldi 7 fabricati utsupra, con la salamandra et brustia s. 3 d. 6.

[p. 255 modifica]

   «Li soldini, quindesini, trintini fabricati utsupra al corso suo.
   «Li testoni da Portugallo libr. 1 s. 5.
   «Li Mozanighi et Troni s. 18.
   «Li Marcelli s. 9.
   Bando ad ogni «altra moneta così de oro como de argento non nominata in la presente crida, quale valute non si possano tenere nisi siano tagliate,» sotto le solite pene, «reservando però che le valute già altre volte permisse cioè julij, mtzi julij, bussuloti, ferraresi et mantuani e arlabassi de Alamagna, et li mezi julij bolognesi tolerati quali siano boni et non remondati, quali trovandosi a spendere o vero recevere per termine de uno mese prox. avenire, non incorrano in pena alchuna.
   Et passato dicto mese sua ex.tia prohibisse ex nunc che dicte monete, non si possano spendere ne recevere per pretto alchuno. Et questo sì per essere la magiore parte remondati, si per esserne facte de manco bontate, sì etiamdio, che sotto la forma consimile deli arlabassi ne sono trovati de assai minore bontate, maxime fabricate ne le ceche adulterine.»
   Divieto di dar ajuto a dette zecche forastiere, dove si «studiono ogni giorno con ogni malitioso ingenio de ritrovare nove malitie de fare stampe consimili, sì de li testoni fabricati ne la cecha de Milano, quanto de li dinari de soldi dui e dinari sei, sesini et terline fabricate in dieta Cecha, quanto etiamdio de li arlabassi de Alamagna, et de diverse altre sorte de monete vcchie fabricate in le altre ceche, con darli poi el vechio per soppiantare et ingannare li populi.»
   «Anchora perchè altre volte fu ordinato, che non si potesse fare contracto ne mercato alchuno a numero de scuti, ma solum a contracto de libre imperiale.... il che pare da uno certo tempo in qua poco observato, et perchè tal desordine di fa il mercato et contracto a scuti causa grandissimo damno non solum alla camera sua ma generalmente a tutti suoi subditi, però sua Ex.tia ha ordinato.... che facendosi mercato o contracto a oro de qualunque sorta permisso ad spendere, sua Ex.tia vole, se li possa dare dele monete soprascripte permisse ad spendere, a computo de libre cinque et soldi quattro per scuto, et così del laltro oro alla rata. Et questo sino a calende genaro proximo senza altra pena, et passato dicto termine se gli possa dare de le monete soprascripte a computo de libre 5, soldo uno per scuto et così alla rata, prout supra, et non se possano refutare tale monete per pretio dessi scuti et altro oro utsupra, etiam che in tal mercato o contratto se dicesse [p. 256 modifica]di volere scuti o altro oro non obstante tale aride et ordini presenti.» Non intendendo però «in questo comprehendere li negotij e littere de cambio.»
   Proibito di «dare ne tributare alcuno offitiale de monete in dinari o vero in alchune altre sorte di robba sive victualie, acciò non li vadano ad cerchare alle banche, case et boteghe loro e altrove, «pena 25 ducati d’oro cadauna volta.
   Grida promulgata a Milano ai 18 novembre.

520. — 1533, febbraio 5, Milano. — Grida che regola il corso delle monete. [Reg. Panig., P. P. 193. — Gridario. — Bellati, Mss].

   Che non si spenda il «ducato d’oro largo per più pretio de libre cinque, soldi quattro, et il scuto a libre cinque et soldo uno, et il resto alla rata» sotto le pene comminate nelle precedenti gride. Il disordine del non osservare «tale cride ed ordini pare potissimamente proceda per li clandestini contracti et ascosti pagamenti et numeratione et expenditione de monete prohibite, et anchora del oro, per più pretio de quello è limitato.

521. — 1533, giugno 23, Milano. — Grida relativa alla spendizione delle monete. [Reg. Panig., P. P. 196 t. — Gridario, — Bellati. Mss.].

   Conferma delle gride monetarie precedenti da eseguirsi «ad unquem.» Notificando di più «che sei sarà alchuno che venda mercantia, robbe o altro, et chel compratore li dia moneta prohibita spendersi ne le altre cride et chel venditore ne dia noticia prima che altro al Commissario deputato sopra le monete, ultra che guadagnare tutti li dinari receputi, se gli farà restituire la robba venduta o il valore dessa, et gli sarà remissa la pena contenta in diete cride».

522. — 1534, gennaio 23, Milano. — Grida relativa alle monete. [Reg. Panig., P. P. 210. — Gridario. — Bellati, Mss.].

   Ordinato che da qui innanzi «tutte le littere de cambio de quale sia voglia loco che ogni persona quale bavera a pagare diete littere possa pagarle in tanta valuta fabricata in la cecha de Milano da mezi bianchi da soldi quatro, dinari sei luno inclusive suso: nè voleno che tale persone possano essere astrette a fare tali pagamenti in tanti ducati doro ne in scuti [p. 257 modifica]dil sole, anchora che tale littere dicessero da essere pagate in tanti ducati doro in oro larghi, overo in scuti doro in oro dil sole; et anchora non obstante che nel loco dove fusseno facte dicte littere li fosse promisso il pagamento in tanto oro, non obstante exceptione di qualonche sorte.
   Ordinato parimenti dal duca «si possano fare qualunchi altri pagamenti de qualunche sorte contratti, che dicesse a ducati doro o vero a scuti dil sole in monete de qualunche sorte permisse in le predicte cride, et che se stampasseno novamente in la cecha soa de Milano senza exceptione» malgrado la grida del 10 novembre 1532.
   Gli scudi veneziani non si spendano «per più de soldi quattro manco luno de quello stampato in Milano, Franza e Genoa, n Gli scudi di Mantova, Ferrara e Bologna «quali sono comparsi de poco in qua non si possano spendere ne recevere per più de soldi tri luno manco de quelli stampati in Milano, n ciò per essere dessi scadenti.
   «Item perchè sua Ex.tia ha inteso multiplicare nel stato sua grandissima quantità de parpaliole forastere da soldi duì dinari sei luna, parte toxe et parte nove, de manco peso et bontà dele vechie, il che causa anchora lo augumento del pretio del corso del dicto oro et la exportatione del dicto oro fora del stato suo, per permutare in dicte parpaljole, al che non adhibendo celere provisione ne seguiria grandissimo damno al stato...» si ordina «che da hora inante dicte parpaljole forastere, quale non siano però tose, non si possano recevere né spendere per più de soldi dui, dinari tri luna, n sotto le pene solite. Avvertendo che «da qua a pasqua prox. dicte parpaliole se bandiranno in tutto.»
   «Anchora perchè in le altre cride sono tollerati li testoni de alamania spendersi et recevere. Et essendone per tal causa comparsi de più sorte de testoni novi dessa parte de Allamanla, quali sono de manco bontà de li vechij, banditi «vechìj et novi,» ad incominciare «da qua uno mese. Et fra tanto 5i possano spendere, ma non però alchuno sia astretto anchora in questo tempo ad acceptarli.»

523. — 1534, giugno 19, Milano. — Grida relativa alle monete. [Reg. Panig., P. P. 216. — Gridario, (grida a stampa.) — Bellati, Mss. (grida a stampa].

Nuova conferma delle gride monetarie del gennaio p, p. Ed a maggior loro osservanza si confermano, come segue:

[p. 258 modifica]

   «Che tutti li scuti, excepto li scuti de Franza et de la ducal Cecha et de Genoa quali sino al presente sono permissi ad spendere, ex nunc se bandisseno, con termine però si possano spendere per mese uno a venire et non oltra, per il pretio limitato in lultima crida.... Et questo si è ordinato, perchè pare che in alchune ceche, et altramente se desfano tutti li boni scuti per fare dessi scuti de stampe forense. Et anche perchè sotto il stampo dessi scuti forensi, se ne trovano infiniti de adulterati et falsi, facti fora de le diete ceche.»
   Conferma del bando alle parpagliole di cui è invasa la piazza, e delle altre monete proibite; e delle penalità contro i «clandestini contratti et ascosti pagamenti et numeratione et expenditione de monete prohibite et anchora del oro per più pretio limitato «nelle gride. Con nuovi capitoli per gl’incaricati a scoprire le frodi e per le multe da adattarsi.
   «Infine che non si «possa far pagamento alchuno de terline et sextini, oltra la summa de libre quattro imperiali per volta sotto la pena de perdere tal pagamento.»

524. — 1534... — Grida monetaria senza data. [Gridario, ad annum].3.

   «Essendo exposto» al duca Francesco II Sforza da parte dei Cremonesi «la grandissima jactura, quale seria in dovere exequire li ordini facti ultimamente cercha al spendere et recevere le valute prohibite per essi ordini per varj et multiplici rispecti allegati»; ed avendo il duca «essa Cità tra le altre afectionatissima, ha ordinato per mancho dispendio dessa cita in modo de provixione che le infrascripte valute, si possano spendere et recevere in epsa città et sua diocisi tanto, quale però non siano rimondate declarando etiam per questa che alchuna persona non possa essere astrecta ad recevere dicte infrascripte monete contra el volere suo:
   «Primo, le lovette facte a Placentia per s. 2. d. 9.
   «Li foghetti da Parma appellati pelegrini s. 3 d. — .
   «Li mezzi julij da Bolognia s. 5 d. —
   «Li julij pappali de ognia sorte, boni s. 10 d. —
   «Le parpayole de Franza s. 2 d. 6.
   «Li ferrarexi et modenexi che si spendevano a s. 18 per soldi 16.

[p. 259 modifica]

   «Li mezi suprascripti s. 8 d. —
   «Li Testoni de Franza L. 1 s. 5 d. —
   «Li Testoni de Alemania L. 1 s. 6 d. —
   «Li mezi bazi de Alemania s. 2 d. —
   Et passando dicto mexe non si possano poy le suprascripte valute spendere né recevere se non corno qua desotto è annotato, et questo per uno altro mexe subsequente cioè:
   «Le lovette s. 2 d. 9; i foghetti s. 2 d. 9; i mezi giulii s. 4 d. 9; i giulii papali s. 9 d. 6; e parpagliole francesi s. 3 d. 3; i ferraresi e modenesi s. 15 d. —; i mezzi ferraresi s. 7 d. 6; i testoni di Francia L. 1 s. 4; i testoni di Germania L. I s. 5; e i mezzi batzen di Germania s. 1 d. 6.
   «Et passato il termine del secondo mexe.... le suprascripte valute più non si possano spendere né recevere ne etiandio tenere apresso de se, se non sono tagliate, soto penna de perdere tale valute et de pagarne per uno quatro.» Nel resto abbia valor la grida stampata e pubblicata dei 19 giugno p. p.

525. — 1534, settembre 29. — Grida relativa alle monete e sulla loro spendizione. [Reg. Panig., P. P, 229. — Gridario. (Grida a stampa). — Bellati, Mss.],

   Nuovo divieto del lavoro nelle zecche forastiere. Proibito «directo né per indirecto fondere né far fondere denari alchuni de qual sorte et di qual cecha si voglia, excepto queli haverano auctorità di fare tal cosa dal Mag.co Magistrato ordinario.»
   Tariffa delle monete la seguente:
   «Li scuti facti nele ceche de sua Ex.tia, Franza et Genoa per L. 5 s. 1.
   «Li scuti Venetiani, Mantuani, Ferraresi, Bolognesi et quelli di Franza appellati corone per L. 4 s. 18.
   «Li ducati d’oro per L. 5 s. 4.
   «Li ducati rogorini per L. 5 s. 2.
   «Li fiorini de oro de Alamagna per L. 33. 18,
   «Li testoni de Milano, Mantua, Ferrara et Genoa per L. 1 soldi 8.
   «Li dinari ducali nominati da s. 18 per L. — s. 18 d. 6.
   «Li dinari ducali da s. 9 per L. — s. 9 d. —
   «Li dinari ducali da s. 4 d. 6. per L. — s. 4 d, 6.
   «Li dinari ducali da s. 2 d. 6 per L. — s. 2 d, 6.
   «Le terline, sexini, soldini, quindecini et trentini ducali si possano spendere al corso suo.

[p. 260 modifica]

   «Li dinari nominati Ambrosini ducali per L. — s. 6 d. 6.
   «Li colombine ducali per L. — s. 3 d. 3.
   «Li dinari dala Salamandra L. — s. 7 d. — :   «Li altri mezi alla rata cioè L. — s. 3 d. 6.
   «Testoni de Portugallo per L. 1 s. 5 d. —
   « Mozinighi et Troni L. — s. 18 d. 6.
   «Li Marcelli per L. — s. 9 d. 2.
   Con conferma dei precedenti articoli per gli officiali delle monete e per le contravvenzioni.

Emilio Motta.          


(La fine al prossimo Fascicolo).







[p. 391 modifica]




APPENDICE.


526. — 1351, settembre 23, Bologna. — Provvisione del Comune per la moneta dei bolognini grossi d’argento battuti per l’arcivescovo Giov. Visconti, signore di Bologna, dal maestro di zecca Maffiolo de’Frotti, cittadino milanese. [Frati L., Documenti per la storia del governo visconteo in Bologna, in Arch. stor. lombardo XVI, 1889, p. 539].

527. — 1458, aprile 26, Milano. — Lettere ducali “pro valutamento auri„. [Arch. civico di Como, Lettere ducali, vol. VIII, fol. 84].

    Essendo cresciuto il prezzo dell’oro con grave danno dei sudditi e della camera ed entrate ducali, ordina si faccia cridare et proclamare che l’oro non si spenda altramente come è notato qui sotto, e sia obbligato a riceverlo al prezzo annotato. Se nascesse dubbio si stia alla dichiarazione o dei tesoriere, o del canepario, o del daziere, o del banchiere principalmente instructi de simile cosse, e in quei luoghi dove non si trovano tali persone si stia alla dichiarazione dell’officiale.
    «Prexio secundo il quale se debbe spendere loro et non altramente.
    «Ducato venetiano grave et trabuchente soldi lxviij den. —
            »              »          manco d’uno grano s. lxvij d. vj.
            »      ducale et fiorini largi di fiorenza gravi s. lxvij d. vj.
    «Ducati et fiorini suprascripti d’un grano s. lxvij d. – [p. 392 modifica]
    Fiorini de camera gravi s. lxvij d. —
             "                "       duno grano s. lxvj d. vj.
             "     de Rheno de pexo debito s. lij d. —


528. — 1454, dicembre 18, Milano. — I maestri delle entrate a Cicco Simonetta, segretario ducale: " vista la copia de una littera ducale, vegia, che ne havite mandata, la quale richiedeno al nostro Ill.mo Sig.e alcuni citadini de questa Cità, che pretendeno havere prerogativa alla fabrica dela moneta dessa cità, che gli sia confirmata„, avuti alla loro presenza "molti maistri et operarij et di più vegi della dieta fabrica. Et havuta opportuna imformatione da quelli sopra la dicta littera, hano risposto tutti unanimiter, non bavere may havuto notitia alcuna della dieta littera, salvo che mò (ora).„ [Finanze, monete, cartella 846].

529. — 1456, marzo 5, Rivergaro. — Princivalle degli Ubertari, capitano del vescovado di Piacenza, scrive al duca di Milano per "alcuni de quisti falsi monetarj che nel farli descriptione di beni suoy per il loro contrafare„ si sono lamentati essere "stati sachezati et saccomanati.„ [Classe: Zecca].

530. — 1456, marzo 8 e aprile 19, Soresina. — Lettere di Angelo Lombardi al duca di Milano circa " quello falsificatore de moneta che haveva fato piliare in quelo tereno de Viscovato „ fuggito in seguito dalle carceri di Soncino, e con appoggi segreti dei Gonzaga [Classe: Zecca].

531. — 1456, luglio 5, Milano. — Il giovane principe Galeazzo Maria Sforza ringrazia il cardinale di S. Marco in Roma per il dono di una medaglia di Galba. [Rivista italiana di numismatica, VII, 1894, p. 400-1.].

532. — 1457, agosto 20, Soncino. — Lettera del podestà Facino de’ Mussi al duca di Milano circa la carcerazione di Mondino da Luere " fabricatore de monete false „ assieme al suo compatriota Bertolino "per via et indirecti modi [p. 393 modifica]havuto nele mani „ ed esaminato "etiam cura modicum de in tortura moderatamente. „ Il di cui constituto si spedisce al duca. [Classe: Zecca].

533. — 1458, aprile 30, maggio 25 e luglio 23, Milano. — Mandati di pagamento a favore di Gerolamo Alberti da Venezia, maestro della zecca milanese. [Rivista italiana di numismatica, VII, 1894, p. 400.].

534. — 1459, giugno 20, Milano. — Il duca di Milano al marchese Lodovico Gonzaga in Mantova. Avergli esposto il cavalier Andreotto del Mayno reduce da Mantova, a nome del Gonzaga "come essendo fatto lassagio in quella vostra Città di Mantoa de la moneta novamente batuta in la nostra cecha, sè ritrovata esser de valuta ad rasone de libre quatro per ducato doro. Et per questo esserli bisognato di farla redure et retrare da quello corso che prima havea. Del che havemo preso grande admiratione et non senza molestia, parendone per il vero che essa nostra moneta è di la bontate limitata secondo lordine nostro. Et nondimeno per essere più chiari di questo fatto, havemo di novo fatto con gran diligentia fare lassagio dessa nostra moneta, non uno ni duy soli, ma dodeci et quatordeci, da diverse persone, per trovare ben il vero. Et tuti ad uno modo ne referiscono queste monete esser di valuta ad rasone de libre tre et soldi quatordeci denari tre per ducato doro. Et se offeriscono Petro Acetanti et li compagni deputati sopra la cecha nostra di venire fin lì et stare ad questo parengono piacendo così ala vostra S. Et dicono expressamente che le cusì bona ad la rata sua come la fiorentina nè la senese. Ben potrebe essere che per quelli quali comprano le monete nostre per portarle fora del paese, li siano state toxate et bolzonate, el che non seria per nostra caxone. Donde ne havemo prexa displicentia assay non per la valuta dela moneta ma per lhonore nostro, che ritrovandose lì al presente la Sanctità del papa con la corte di Roma, sia così palesemente vilipesa la moneta nostra, Et tanto più ne pare bavere justa casone de dolerce, che [p. 394 modifica]ritrovandose in questi anni proximi passati la moneta de le doine overo treine vostre mantovane molto mancare de la valuta del corso qual haviano, nuy per contemplatione de la S. V.a non li volsimo fare nè lassare fare no vitate alcuna perfin ad tanto che da la S. V.a furono prima abatute in Mantoa. „ [Classe: Zecca]4.

535. — 1459, ottobre 5, Milano. — Pietro Accettanti ed Ettore Marchesi, officiali sopra le monete, informano il duca di Milano di "soldini cento del stampo novo dela V. Ill.ma S. falsi„ trovati "ad uno sartore e a lui„ numerati per uno angelino usuraio che sta per mezo lo prìstino di scanzi.„ Notizie d’altre spedizioni clandestine per parte di detto Angelino usuraio, alleato di Bartolomeo ed Antonio, padre e figlio Vistarini. [Classe: Zecca].

536. — 1460, febbraio 27, Milano. — Uditi i lamenti, specialmente dei mercanti, il duca di Milano revoca il decreto di Filippo Maria Visconti, in data 6 gennaio 1410, che ordinava che i contratti si dovessero fare in moneta e non in ducati, concedendo "posse a modo fieri et contractus et distractus quoscumque et promissiones et obligationes quascunque vicissim et ad auream monetam et aureorum ducatorum cursum ac pretium perìnde ac argenteam prout placuerit„. [Trivulziana. Cod. n. 1399, fol. 107 t.].

537. — 1461, maggio 31, Borgo San Donnino. — Andrea da Cornazzano, officiale sopra le frosationi notifica al duca di Milano l’arresto fatto di “uno merchadante il quale andava spendendo monete false et ne fa [p. 395 modifica]merchadantia 5 e toleva questa tale moneda da uno Girando Pincalino habitatore dela terra del Borgo sancto donino, il quale altre volte la Ill.ma Sig.a V. [ha] habuto nele mani,,, [Classe: Zecca].

538. — 1461, settembre 1, S. Colombano. — Lorenzo da Orvieto, famigliare ducale, scrive allo Sforza intorno alle voci che corrono sul conto del cancelliere di Graffigna, giurisdizione di S. Colombano, che "ha cerchato de spendere certi soldini falzi. „ Avutolo alla sua presenza gli disse "chel ha hauta (detta moneta) da Bufone che fò famiglio del conte Fiascho el quale aloza al Vigarolo in Lodesana, „ Aggiunge che " qui se mormora de questa moneta falza. „ [Monete: Zecca].

539. – 1461, novembre 2, Milano. — Lettera del duca di Milano al Comune di Bologna ringraziandolo dell’avviso dato " de quelle nostre monete che se spendeno a Bologna, et in non volerle bandire senza nostra saputa „ malgrado che " habiano preso più corso che in vero non vagliano. „ Rispondendo " dicemo de li mezi grossi che facemo fare, quali sappellano qui soldini, et valeno dodeci dinari pie ini ni di nostri per caduno, gli ne intra lxxx in ogni ducato, et in essi Ixxx soldini gli intra onze una, et terz. uno dargento fino. Et aciò le Mag.e vostre vedano meglio el stampo, et bontà dessi soldini, et ne possano far fare opportuna experientia gli ne mandiamo qui inclusi sei o otto, pregandole che essendo essi soldini bona moneta come se vederà per effecto, gli piacia bavere bona advertentia in non lassarle bandire, ni farle altra novità, come ne confidamo in esse. Le Mag.e vostre se deno recordare, come altre fiate vi scripsimo, bavere inteso, che in Bolognese se facevano monete false al stampo nostro, et li pregassemo, volessero [p. 396 modifica]investigare et farli opportuna provisione. Porria essere che questi soldini sono de quelli. „ [Classe: Zecca]nota.

540. — 1464, novembre 28, Cremona. — Il Conte Giovanni da Balbiano dà notizia di Giacomino e Martino da Lodi, e maestro Melchione da Calvisano " qualli sono nele montagne di Parmesana „ fabbricatori di monete false. Preso anche un loro complice " don Tomaso, beneficiale della chiesa di S. Bassano „ che ha " confessato et manifestato un altro preto el qualle gli faceva compagnia, et lhavemo facto destenire. „ Un altro, certo Melchione Bresciano essersi assentato: " gli havemo trovato alcune monete fuse „ nonchè " utensili apti ala fabricatione de monete. „ [Classe: Zecca].

541. — 1465, febbraio 12, Milano. — Gli operaj e monetarj della zecca di Milano assumono in loro soci Bartolomeo, Francesco, Alberto, Gabriele e Vincenzo Benedetto fratelli da Marliano figli di maestro Aloisio, abit. in Porta Vercellina, parr. di S. Maria Pedone. [Trivulziana. Cod. n. 1817, fol. 260, III].

    Fra i monetarj della zecca sono menzionati: Gregorio de’ Balbi, preposito degli operai, fil. qd. dom. Pietro, in Porta Orientale, parr. di S. Vito in Pasquirolo; Bernardo de' Porri fil. qd. d. Antonio, in P. Nuova, parr. S. Bartolomeo dentro: Bernardino da Vimercate fil. qd. d. Donato, in P. Orientale, parr. di S. Babila dentro; Ambrogio Ghiringhelli fil. qd. d. Bernardino, in dette porta e parrocchia; Battista de’ Morosini fil. qd. d. Giov. ivi pure; e fra gli operai: Stefano de’ Balbi

6 [p. 397 modifica]fil. qd. d. Pietro, in P. Orientale, parr. di S. Vito Pasquirolo; Aloisio de’ Fossati fil. qd. d. Antonio, in P. Orientale, parr. di S. Marcellino; e dom. Bernabò da Carcano, fil. qd. d. Franciscolo, in P. Orientale, parr. di S. Simplicianino7.

542. — [1466.] — Supplica di Franceschino detto il Moncino da Biassono, monetario milanese, diretta a Bianca Maria Visconti, vedova di Francesco Sforza. [Muoni, La zecca di Milano, p. 18].

    «Illustrissima et Ex.ma Madona. Essendo più anni fa al vostro fedelissimo servitore Franceschino, dicto il Moncino de Biassono, concesso imperiale privilegio per li figlioli e descendenti de fabricare monette in Milano et essere nel numero de li altri monetarij, licet la Excelentissima e recollenda memoria del Sig.re Duca Filippo vostro patre et anche lo prefato Signore vostro consorte per sua gratia habya confermato tale privilegio imperiale; tamen li altri monetari de Milano, volendose apropriare la honoranza et utilitade de la fabricatione de le monete tuta a sì, non hano may voluto admettere il ditto Moncino et fioli, asserendo che talle privilegio et confirmatione non sono presentate fra certo tempo; et havendo il dicto Moncino, ad istantia de loro, monetari fatto puramente concessione a bocca a misser Sipione da Casa dubita non fiza apponto (sic) de lo dicto decreto.
    "Pertanto ad summa fiducia se ricomanda e supplica il dicto Moncino a la prefata Ex.tia V.ra che la se degna mandare per patente lettere al dicto misser Sipione et caduni altri officiali presenti et futuri et ad li dicti monetarij sotto terribile pena che subito adraettino il dicto Moncino et fioli, et facino admettere nel numero de li monetarij et mantengano in possesso et operino et facino . operare inviolabilmente li dicti privilegio et confirmatione non obstante che non siano presentate fra il dicto termine, ne alcuna altra cosa in contrario.»

[p. 398 modifica]543. — 1466, giugno 10, Caravaggio. — Il podestà Salomone Guinzoni informa il duca intorno a certi ebrei, venuti dal territorio veneto, tra i quali uno orefice, “che facea annelli, predi e argenti et monete false„. Averli " sustenuti nel partire suo ala porta de questa terra et facti conducere nele forze mie ali quali ho retrovate argento, prede et anelli con tra fati et anchora alchune poche monete false et così duy grossi de argento cum la figura de nostra dona perforati nel mezo et molte lettere la cui continentia perochè sono scritte in hebrayco non intendo, né ho proceduto più ultra.„ Aspetta ordini ducali per metterli " aia, tortura per investighare i loro manchamenti. „ [Classe: Zecca].

544. — 1467, ottobre 3, Milano. — Lettere di Pietro da Trivulzio, Giov. da Melzo e Franceschino da Castel San Pietro, commissari sopra le monete, al duca Galeazzo Maria Sforza, a proposito di Michele da Cremona e Zigolino, spenditori di monete false, e di Giovanni Antonio da Cremona intagliatore delle medesime. [Trivulziana. Cod. 2234, fol. 239].

    Perchè V. Ex.tia del tutto sia advisata havemo facto detenere in la rocha de Porta Vercellina de questa vostra inclyta città de Milano uno Antonio Bonizo speciaro del qdm Ill.mo Signore de felice memoria vostro patre el quale sta in casa de Michele da Cremona Cancellero de V. S. et un altro chiamato Zigolino falchonero del prefato olim Ill.mo Sig.re li quali tutti doi son trovati spendere monete falze cioè trentini sexini et treline sotto el stampo de V. S. et parpaiole de Savoglia et quindecini de Morano todeschi: et hanno confessato che scientemente conio monete falze li spendevano per guadagnare, et volendo noi intendere lorigine de diete monete per potergli provedere, el dicto Antonio dice che queste son de le monete chavea el dicto Michaele da Cremona le quale portandole alla zecha per fare fundere, in la via tene modo de cavarne fora alcuna quantità, et gionto chel fò ala zecha hebe industria de cavarne altra quantità in modo che in tutto confessa haverne tolto circa libre trenta una; pur senza saputa, com ha confessato, del dicto Michaele, et in casa sua ne fon (furono) trovate de tutte predicte monete circa libre 29 imper. et cossì ne daseva al dicto Zigolino che ne spendesse et lui [p. 399 modifica]ne spendeva per la cità: et sapea cheli erano falze, ma dice chaltro non havea per questo senon chel facea per el dicto Antonio com etiam confessa esso Antonio et cossi tutti doi scientemente et dolosamente hano speso diete monete, per la qual cossa nhavimo voluto avisare V. Ex.tia perchè ne commandi quello vuole sopraciò faciamo: la quale ancora avisiamo de zò che molto ne pare importare ad queste cosse, perchè havimo havuto noticia per le diligente investigatione facimo che quelo el quale fa le stampe de queste monete falze se chiama Giohanne antonio da Cremona il quale sta con domino Christoforo dal Carreto a Corsigliano in Monferrato: ma tene la moglie sua al Castellazo in Alexandrina: la quale terra gode el Mag.co Sig.r Tristano (Sforza). Se costui se potesse havere ne le mano se discuteriano molti morbi che sono casone de la corruptella che tanto abunda nel dominio di V. S. de monete false chi vi sono portate, et forse se ne cavariano dinari assai da li malfactori se trovasseno tenere mano per questa via. Noi non siamo fidati de darne adviso al dicto Sig. Tristano perchè forse non vogliando lui pigliare limpresa, el pensiero nostro ne saria andato fallito et sariano forsi avisati quelli che li tengheno mano nel dominio vostro; et sarebbe poi stato errore pezo che prima. Unde ricordiamo a V. S. se gli pare de fare tenere quello modo secreto che prudentissimamente saperà fare V. S. per havere costui ne le mano, comò se porla facilmente fare quando va ala mogliere soa al Castellazo, et destenuto chel fosse secretissim amente, se noi sarimo advisati, lo mandarimo ad examinare secretamente in modo che niuno chavesse tincta laza con sì, porrla essere advisato prima che non havessemo cavato el marzo (marcio) del intelligentia chello avesse con altri et de le trame che denno essere in questo facto adciò non potessero interrumpere li designi nostri, perchè non dubitiamo che per questa via non si trova il male et la casone del desordine che è dele monete, et cossi se gli provederà et V. S. gli poterà aguadagnare.

545. — 1470, maggio 25, Pavia. — Giov. Battista da Napoli, uomo d’arme del conte Pietro dal Verme, imputato di monete false, e detenuto perciò da più mesi, confessa certa sua spendizione di monete per l’acquisto d’un cavallo ai bagni d’Acqui, avuto da un Gio. Pietro da Cremona che stava col marchese Guglielmo di Monferrato: "quindicini falcii [p. 400 modifica]al Stampo ducale" ch’egli non sapeva fossero falsi. [Classe: Zecca].

546, — 1471, giugno 3, Milano. — In rogito di questa data figura dominus Aluysius Scacabarozius, magister Ceche. [Trivulziana, Cod. n. 1818, fol. 319 t.].

547. — 1473, marzo 18, Imola. — Il marchese Nicolò Pallavicino da Scipione dà notizia al duca di Milano di " uno bologniese revenderolo „ capitato ad Imola con " circa cinquanta grossi fiorentini tutti falsi et molte altre quatrine pur false. Preso, "il feci mettere in prigione„ ma ciò intendendo Roberto da S. Severino, a compiacere Virgilio Malvezzi "me scrisse stricte pregandomi lo volesse liberare.„ Ne avvisa il duca per sapersi come comportare, aggiungendo che " tutta questa terra grida delle monete false le quale sono portate da Bologna per ispendere qua et in vero è una chosa molta vituperosa.„ [Classe: Zecca].

548. — 1473, marzo 21, Abbiategrasso. — Lettera ducale al tesoriere Antonio d’Anguissola a proposito di "Antonio Bressano spetiaro in Cremona quale è destenuto per havere tonsato monete. „ [Classe: Zecca].

549. — 1473, marzo 25, Novara. — Lettera ducale a Nicolò Pallavicino da Scipione perchè faccia esaminare molto bene quel "bolognese che hay destenuto per casone de monete false „ onde cavarne "se gliera alcuno che gli tegneva mano. „ [Classe: Zecca].

550. — 1473, marzo 31. — Grazia ducale concessa a Bernardino Ponzono, citt. cremonese, reo d’aver speso monete adulterate. [Trivulziana, Cod. n. 1818, fol. 310 t.].

551. — 1473, giugno 20, Bologna. — L’oratore milanese Gerardo Cerruti avvisa il duca che il Legato del Papa avendogli "facto grandissime querele del falsare de le monete che sé facto assai dimesticamente et in grosso et per [p. 401 modifica]più et più persone„ ne ha alcuni confinati fuori delle mura di Bologna, e sono tre dei principali. "La multitudine che ne ha fabricato et facto mercanthia, se rimette alla rasone, cioè al podestà, che citatis illis et non comparendo ordinariamente li condanna et li dia bando. Uno zudeo è in presone, il quale se ne impacciava lui ancora. Et in questo ogni homo concorre che sia abruciato. „ [Classe: Zecca].

552. — 1478, giugno 9, Milano. — Lettera ducale al Governatore e anziani di Genova a proposito dei soldini milanesi adulterati ivi banditi. Trovarsi di molte monete ducali falsificate, ma " aliquas fabricatas esse in locis quibusdam montanis istius nostre dicionis genuensis, ut est in partibus vallis Burberie. „ Si eleggeranno inquisitori sopra dette falsificazioni, punendo i colpevoli, alcuni dei quali già detenuti. Ma Genova non promulgherà il bando senza licenza ducale, esaminate che siano le monete. [Classe: Zecca].

553. — 1482, ottobre 14, Milano. — Morte di Job della Croce in età d’anni 40, a P. Nuova, parrocchia di S. Martino in Nosiggia, orefice e zecchiere milanese, adoperato nella zecca ducale8. [Arch. di Stato, Necrologio, ad annum].

554. — 1488, ottobre 21, Vigevano. — Il duca di Milano, dietro richiesta fattagli dal duca di Savoia, concede al nobile Giovanni Morosini, maestro della zecca milanese di recarsi a Torino9. [Finanze. Monete, Uffici, Zecca, Milano. P. G. cartella 833].

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555. — Ruolo dei monetarii ed operai della zecca di Milano. [Trivulziana, Cod. n. 173]10.

Nomina monetariorum ducalis ceche mediolani.
   „ Spectabili Domini Joh. et Simon fratres de Morexinis.
              "                "      Martinus et Christophonis fratres Scaravagio.
   „ Dominus Joh. Georgius et fratres de Frottis.
   „ D. Nicolaus et Carulus fratres de Morexinis.
   „ D. Berthola de Modoetia.
   „ Jo. Petrus et Jo. Philippus fratres de Morexinis.
   „ D. Jo. et Antonius fratres de Peregallo.
   „ D. Aluisius et fratres de Cribelis.
   „ D. Michael et Jo. Antonius fratres de Bossijs.
   „ D. Franciscus et fratres de Ferrarijs.
   „ Presbiter Gabriel de Marliano.
   „ Filij Jo. Antoni! Batalie.
   „ D. Antonius de Modoetia.
   „ Innocens et Jo. Antonius fratres de Ghisolfis.
   „ Paulus de Notis.
   „ Matheus de Notis.
   „ Bernard inus de Monbreto.
   „ Antonius de Ferrarijs.
   „ Benedictus Caponus.
   „ Hyeronimus del Torgio.
   „ Jo. Angelus Marmonus.
   „ Baptista Ghiringhelus.
   „ D. Jo. Jacobus et fratres de Cusano.
   „ Filij domini Francisci Tabeme.
   „ Jeroninius et frater de Rolandis.
   „ Jo. Antonius de Maderno.
   „ Michael et fratres de Porris.
   „ Gaspar de Casate.
   „ Augustinus de Confaronerijs.
   „ Julìanus ac Simeon et frater de Modoetia.
   „ Jo. Maria et presbiter Filippus fratres de Scarlionibus.
   „ Paulus et fratres de Frottis.
   „ Franciscus Notta.
   „ Baptista de Cermenate. [p. 403 modifica]
   „ Jo. Jacobus de Ferrarijs.
   „ Jo. Paulus et frater de Modoetia.
   „ Francìscus et fratres de Samarugo.
   „ Filippus Hermenulfus.
   „ Jo. Ant. et Christoforus de Cribelis.
   „ Baptista Mondella.
   „ Damianus de Valle.
   „ Baptista et frater Vicecomites, et omnium suprascriprrorum filij et descendentes.


« Nomina operariorum ducalis ceche Mediolani,


   „ D. Johannes de Inzago.
   „ D. Francischus de Garbagnate.
   „ D. Baptista de Confaronerìjs.
   „ D. Johannes de Habiate.
   „ D. Oratius et frater de Dexio.
   „ D. Jo. Antonius de Merate.
   „ D. Nicolaus de Morìgijs.
   „ D. Luchas de Amate.
   „ D. Franciscus et Carulus de Carchano.
   „ D. Jo. Marcus de Mirabilijs.
   „ D. Ant. et Nicolaus fratres de Bilijs.
   „ Bartholomeus de Inzago.
   „ Damianus de Coyris.
   „ Jo. Antonius de Coyris.
   „ D. Jo. Andreas et David de Machachunis.
   „ D. Jo. Jacobus et Franciscus fratres de Garbagnate.
   „ Jo. Aluisius de Birago.
   „ Franciscus de Fagnano.
   „ Jo. Ambrosius de Gerenzano.
   „ D. Jo. Petrus Porrus.
   „ Germanus de Gabatoribus.
   „ Franciscus et fratres de Perlascha.
   „ Franciscus de Machachunis.
   „ D. Ambrosius de Raude.
   „ D. Jo. Ant. et frater de Sancto Nazario.
   „ Jo. Ambrosius et fratres de Amate.
   „ Augustinus de Medicis.
   „ Bernardinus de Rizolis.
   „ Matheus et frater de Cumis.
   „ Georgius Cribelus.
   „ Blanchinus et frater de Legnano. [p. 404 modifica]
   „ Bartholomeus et frater de Caravagio.
   „ Aluisius et fratres de Curegio.
   „ Bartholomeus et fratres de Madijs.
   „ Jo. Stephanus de Sachelis.
   „ Paulus et fratres de Anono et suprascriptorum omnium filij et descendentes.


556. — 1498, ottobre 20, Milano. — Lettera del duca Lodovico il Moro a Francesco Fontana: " Havendo veduto alcuni grossoni genuesi su li quali è stampito el nome del Duca Zoan Galeaz ne è parso scrivere che advertiati quelli Mag. fratelli che voglino farli stampire al nome nostro et omectere questo. „ [Finanze, Monete. P. G., cartella 814.]

557. — 1522, ottobre 2, Pavia. — Il senatore ducale Tommaso del Mayno riceve da Francesco II Sforza il provento della zecca di Asti. [Reg. ducale, n. 8, fol. 98].

558. — 1529, marzo 31. — Grida con cui si ordina che il termine delle gride a smaltire le monete dette i bianconi stato prorogato, abbia ancora a durare sino a calende di maggio prossimo. [Gridario]11.


Emilio Motta.               




Note

  1. Ivi pure, p. 59, per le monete castrensi di Cremona dell’a. 1526.
  2. Per il da Civate cfr. retro il n. 471, doc. 9 dicembre 1517.
  3. Nel Gridario è classificata fra quella dei 19 giugno e la susseguente dei 29 settembre 1534.
  4. In egual giorno lo Sforza scriveva a1 suo oratore presto Pio II, Ottone del Carretto, perchè gli comunicasse l’incidente onde purgare “la innocentia nostra„ perchè il papa non credesse “facessemo fare monete cattive et triste„. Intendere invece che Cristino Francesco Bevilaqua in S. Prospero Bolognese abbia battute molte monete false “et maxime del nostro stampo„ (Ibid.).
  5. Si chiamava Guidino da Montasei, del Bresciano, come da lettera di egual dì del castellano di Borgo S. Donnino, Antonello da Lugo (Ibid.).
  6. Da lettera ducale, senza data, ma di quasi egual tempo, diretta a Giovanni Bentivoglio “si apprende che a Cremona giravano in quantità quindicini falsi portativi da Bologna da un tal Manfredo da Gavio, piacentino, detenuto. Confessò averle avute da un tal Giovanni Antonio da Padova merzaro in Bologna, il quale ne “a fabricati presso a bolognia quatro milia, in una campanea de Sancto Bartolameo, e in certe prate, et che dicto Joh. Antonio fa fare stampi et ne tene in casa, per fare monete.„ Aggiungeva essere detto Gio. Antonio intenzionato “de novo fare stampi, de fabrìcare monete venetiane et daltra maynera.„
  7. In altro istr. del 1° luglio 1465 figurano fra gli operai della zecca di Milano, oltre i sopra indicati: come preposto dei monetarj Bellolo da Monza, fil. qd. d. Ambrogio, in P. Comasina, parr. di S. Tomaso in terra mala; Giuliano e Giovanni fratelli Birago, fil. qd. d. Aloisio, in P. Ticinese, parr. di S. Vincenzo in prato dentro; Alessandro Seroni, fil. qd. d. Giovanni, in Porta Romana, parr. di S. Tecla. (Codice Trivulziano, n. 1818, fol. a8o, III).
  8. Al pari del suo parente Gabriele della Croce che nel 1454 vi figura custode (Arch. stor. lomb., 1883, p. 417).
  9. La domanda del duca di Savoia era del 15 ottobre 1458, in data Torino: “Desiderantes monetas nostras aureas et argenteas conformare vestris et in pondere et bonitate„ si chiedeva “ut dignaretur licentiam dare egregio Johanni Moroxino ejus subdito et magistro ceche sue ad nos veniendi„.
  10. Il documento non ha data, ma dai nomi che vi figurano elencati, può aggiudicarsi ai periodo di Lodovico il Moro.
  11. Al momento di licenziare quest’Appendice l’Archivio di stato milanese ci offre un nuovo abbondante materiale numismatico, disperso in numerose cartelle intitolate Studii, Numismatica; Finanze Monete, Uffici Finanze, Zecca etc; cartelle sfuggite fin qui alle nostre ricerche anche perchè la loro classificazione, così com’è fatta, — almeno per il quattrocento — importava fatica per non dire impossibilità di trovarle.
        Troppo tardi per poterne qui offrire lo spoglio, non ci resta che ad assicurarne l’edizione per un’altra occasione, in una memoria che riuscirà un complemento non inutile a questo Corpus.