Roma e lo Stato del Papa/Indice

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Capitolo XX
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INDICE DEL I VOLUME


Capitolo I — L’entrata del Papa a Roma Pag. 1
      Commiato del Papa e del Re all’Epitaffio di Fondi. — Dipinto che riproduce la scena. — Le varie tappe del viaggio. — Risalendo l’Amaseno. — A Fossanova. — Archi di trionfo. — Curiosità, non entusiasmo. — Ricevimento a Valmontone e a Velletri. — Il generale Baraguay d’Hilliers e i suoi aiutanti Dieu e Foî. — Il 12 aprile a San Giovanni. — Ingresso del Papa. — La consegna delle chiavi. — Le rappresentanze e la benedizione. — Pochi cardinali presenti. — Da San Giovanni al Vaticano. — Accoglienze e feste. — Prima uscita del Papa. — All’ospedale francese e al Gianicolo. — Ordine del giorno del Baraguay. — Un bizzarro invito di giovani aristocratici. — L'aristocrazia soddisfatta, non rassicurata. — Medaglie commemorative. — Primo pranzo ufficiale del segretario di Stato al cardinal Vannicelli Casoni, arcivescovo di Ferrara.

Capitolo II — Ricostituzione del vecchio regime — Attentati settarii 17
      Il triumvirato rosso e il Consiglio di censura. — Ricostituzione dei ministeri e primi ministri laici. — Laici da burla. — Si brucia la carta-moneta del governo repubblicano. — La lettera di Luigi Napoleone al colonnello Ney non è presa sul serio. — La secolarizzazione non era facile. — Pregiudizi e ricordi. — I ministri Galli e Iacobini. — Monsignor Savelli e le sue ordinanze. — Baraguay permette il can-can al Metastasio. — Scandali e proteste. — Provvedimenti di governo. — Attentati settarii. — Impotenza delle due polizie. — Soldati francesi buttati nel Tevere. — Si attenta alla vita del principe Giuseppe Bonaparte e di sua sorella Maria. — Un brindisi esilarante. — Attentati contro Squaglia, Nardoni, Cesari, Mazio e monsignor Tizzani. — Assassinio di Marco Evangelisti. — Fucilazioni in piazza del Popolo e a ponte Sant’Angelo. — Ordinanze del Baraguay. — La città e i bassi fondi. — Col ritorno del Papa il triumvirato cessa. — Suo ultimo atto è il regolamento per gl’impiegati. — Un ricordo del Verdi. — La fine del Passatore.

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Capitolo III — Richiamo del Baraguay - Nuove tasse Pag. 33
      L’occupazione francese e la satira del Pappagallo. — Crescono gli urti fra Baraguay e l’autorità ecclesiastica. — I suoi ricevimenti al palazzo Colonna. — È richiamato. — Il generale Gemeau e il conte de Rayneval gli succedono. — L’esercito pontificio. — Si fanno nuovi arrolamenti, e si disconoscono i gradi ottenuti dopo il 16 novembre. — Malcontento e dualismi. — I ministri delle armi Gabrielli, Orsini, De Kalbermatten e Farina. — La scuola dei cadetti e i primi alunni. — Meriti del Farina. — Monsignor Tizzani cappellano maggiore. — Vuol mettere all’indice la Divina Commedia. — Sue bizzarrie. — Si aboliscono gli ultimi biglietti a corso forzoso. — Aggravi per pareggiare il bilancio. — La «dativa», la tassa di esercizio e una lettera del duca di Sermoneta. — Difficoltà dei comuni per le nuove imposte. — L’imponibile di allora e quello di oggi. — Il dazio sul vino. — Cifre riassuntive del bilancio. — Convenzione con la Toscana per il contrabbando. — Impotenza del governo a frenarlo. — Si istituiscono i francobolli e si riordina il Consiglio di stato. — Altri provvedimenti. — Riforma della banca con Filippo Antonelli alla testa.

Capitolo IV — Primo concistoro — Il nuovo municipio 53
      Primo gran concistoro. — L’aristocrazia italiana nel Sacro Collegio. — Alcuni nuovi cardinali. — Ricostituzione del municipio. — Primo senatore è il principe Del Drago. — Il regolamento per gl’immondezzai e le ordinanze sono lettere morte. — Che cosa era il municipio di Roma. — Confronti inverosimili. — Il municipio istituto di beneficenza. — Alcune cifre del bilancio. — Illuminazione a gaz. — La città divisa in rioni e regioni. — I primi principi regnanti visitano Roma. — Il re Luigi Massimiliano di Baviera va a Frascati dal duca di Poli. — Si balla il saltarello in onore di lui. — Si scopre in San Lorenzo in Damaso il cenotafio di Pellegrino Rossi. — Notizie sul truce assassinio. — Un superstite dei condannati. — Fenomeni meteorologici dell’anno 1851. — Matrimoni nell’aristocrazia. — Donna Maria Chigi sposa il principe Giovannelli di Venezia.

Capitolo V. — Si ridesta la grande vita internazionale 70
      1852-1853. — Il Papa a Castelgandolfo riceve la famiglia Reale di Napoli. — La salma della madre di Napoleone I è trasportata da Corneto ad Aiaccio. — Particolari della cerimonia. — Luigi Napoleone annunzia al Papa il plebiscito. — Si canta un Te Deum in San Luigi dei francesi. — Festa più clamorosa per il ristabilimento dell’impero. — Succede a monsignor Rufini monsignor Matteucci. — Sue prime ordinanze e sue debolezze col sesso gentile. — La Nina. — Muore il generale dei gesuiti. — Notizie sul conto di lui. — Riapertura dell’Università. — Prediche in Sant’Andrea della Valle. — Torna nel 1853 il granduca di Toscana. — Il Papa gli offre una colazione nei giardini Vaticani. — Visita del duca di Modena e del conte di Trapani. — Nell’inverno del 1853 si riafferma la grande vita

[p. 387 modifica]internazionale. — Accademie ed accademici. — Balli e ricevimenti. — Gran ballo di Torlonia al palazzo del Bramante. — È stabilito un turno per i ricevimenti. — Ricomincia la stagione dei forestieri e si riprendono le vecchie abitudini. — Il carnevale, i bàrberi e i moccoletti. — Disperazione del banchiere Hooker — Dà un ballo di giorno.


Capitolo VI — L’aristocrazia Pag. 83
      L’aristocrazia dopo la restaurazione. — Sacrifici imposti dai nuovi aggravi. — Patrimoni condannati all’immobilità. — Amministrazioni patriarcali. — I congressi. — I patrimoni dei principi fuori lo Stato. — I cadetti. — Orgoglio e pregiudizi. — Il duca di Sermoneta. — Il suo salone, i suoi studi danteschi e i suoi epigrammi. — Un pranzo in osteria. — Casa Borghese e casa Doria. — Villeggiature dei Doria a San Martino. — Beffe inverosimili. — Minaccia di duello. — Influenza delle principesse straniere nei costumi dell’aristocrazia. — Il principe Boncompagni e don Augusto Ruspoli. — Influenza dei confessori. — I principi romani aborrenti dalla politica. — Curiose contraddizioni. — Nobiltà antiche e recenti. — Diplomatici e cardinali sono i maggiori elementi decorativi dei saloni. — Le signore, loro carattere e cultura. — Particolari degni di nota. — I nobili rifuggivano dalle cospirazioni. — Loro disprezzo per la borghesia.

Capitolo VII — Vita sociale e sue gerarchie 102
      La vita sociale imperniata sopra due assi paralleli. — Familiarità fra le gerarchie parallele. — Cardinali e prelati nei saloni. — Monsignor Muti zufola arie musicali. — Tendenza generale all’epigramma. — Borghesia e prelatura rappresentano il ceto medio. — La borghesia negli impieghi. — Tollerato il cumulo di questi. — Il latifondo e i mercanti di campagna. — Sobri e grandiosi. — Cominciano a gareggiare coi signori. — La borghesia negli alti impieghi. — La famiglia Mazio. — Un amore giovanile di Luigi Napoleone. — In casa Spada. — La Margheritaccia dello scultore Wolf. — «Generone e generetto». — Si viveva con poco. — Ordinanze papali contro l’aumento delle pigioni. — Le istituzioni di beneficenza. — La beneficenza è la base della vita economica. — Risultato dei censimenti. — La mendicità elevata a virtù cristiana. — I parassiti della beneficenza. — La passatella del curato. — Contatti fra il ceto popolare e la borghesia. — La borghesia e i parroci. — Allora ed oggi. — Il senso della gerarchia non immune da rodimenti e ribellioni. — Le eredità degli ecclesiastici. — Rozzezza dei costumi. — Equilibrio apparente nelle classi sociali. — Il Monte di pietà e il processo Campana.

Capitolo VIII — Roma di allora 123
      Il Corso. — La famiglia Bonaparte e il banchiere Hooker. — Un’esposizione nel cortile del palazzo Doria. — Le camelie scritte del cardinale Gaude. — Al palazzo Simonetti. — La banca romana

[p. 388 modifica]e il cardinal Sacconi. — Il Facchino di via Lata. — La casa dei panzoni. — Reminiscenze del caffè del Veneziano. — La tipografia Olivieri al palazzo Polidori. – La profumeria della signora Alegiani e il negozio di mode del Puccinelli. – La libreria Merle e i suoi frequentatori. — Il caffè del Giglio e sue trasformazioni. — Il passaporto dello scultore Cantalamessa. — Piazza Colonna e i ricordi del tempo. — Il banco Marignoli e Tommasini e il negozio del Massoni. — Il caffè degli Scacchi e i principali scacchisti. — Il cappellaio Mancinelli reduce dall’America. – Botteghe minori. – Rosina Massoni prima modista. — Da piazza Venezia per il Corso, a destra. — Il palazzo Salviati ultima dimora di Pellegrino Rossi. Scrupoli della principessa. — Le vecchie case Righetti e la libreria Bonifazi. — La chiesa di San Marcello. — Un umoristico triumvirato di cardinali. — Le case dei Costa di San Marcello. — Il palazzo Sciarra abitato dai fratelli Sciarra. — Stranezze del principe Ettore. — Il palazzetto Sciarra sede del banco Plowden — Schomeley. — Il barbiere Visconti, Sudrid e il pasticciere Voarino. – Club delle guardie nobili. — Palazzo Bonaccorsi, e palazzo Piombino. — Dal vicolo Cacciabove a San Claudio e alle Convertite. — Il pizzicagnolo Bersani. — Il vecchio palazzo Marignoli. — Riunione di cacciatori nel negozio Cagiati. — La tabaccheria Piccioni famosa negli anni 1859 e 1860. — Un ottico e un altro pasticciere. — L’officina Castellani al palazzo Raggi. — Il caffè Nuovo e il grande albergo di Roma. — Il caffè e il circolo a San Carlo. — L’ambasciata russa al palazzo Feoli. — L’ospedale di San Giacomo. — Ricordi dei principali caffè. – La città di allora e quella di oggi. — Malinconiche impressioni in chi veniva da Napoli o da Firenze. – Miei ricordi personali. – Il corso delle vetture. – Altri ricordi. – La custodia della colonna Antonina. — Un aggregato di borghi rurali. — Contraddizioni nei costumi della vita sociale. — Il rione di via Montanara e quello di Macel dei Corvi. – Banchi e banchieri. – Torlonia, Spada e i banchi stranieri. — Come parlava il banchiere Kolb. — Quasi ogni nazione aveva un banco. — Il Cerasi, ultimo dei vecchi banchieri.


Capitolo IX — Pio IX, Antonelli e il domma dell’Immacolata Pag. 139
      Dal 1853 al 1858 si vive tranquilli. — Pio IX si dà bel tempo coi suoi preferiti compagni di svago. – Papa eccessivamente curioso. — Il maggiordomo De Medici e suo alterco partenopeo con monsignor Laudisio. — Il prete «Broccolo» di monsignor De Medici. — Monsignor Eduardo Borromeo. — Improvvise visite del Papa a conventi, ad ospedali, ad oratori, e a studi artistici. — Sue passeggiate nella campagna. — Un pranzo a San Paolo. — Originalità tutte sue. — S’incontra in via dei Giubbonari col Viatico. Incidente caratteristico. — Fa collocare i busti al Pincio. – Visita lo studio Tadolini. — La disgrazia di Sant’Agnese. — Lettera scritta ai fratelli. — Tridui e felicitazioni. — Riceve il ministro di Sardegna. — Sonetto del conte Cesare di Castelbarco. — Dimora del Papa a Castelgandolfo e sue gite bizzarre. — Va a Porto d’Anzio, e naviga verso Nettuno. — Amabile e violento. — Il cardinale

[p. 389 modifica]Antonelli. — La sua arte per tenersi in piedi. — Scettico e mediocre. — Sue umili origini. — Sue abitudini e passioni. — Era gran cordone Mauriziano. — I maggiori avvenimenti del 1853 e del 1854. — Il Trovatore e il domma dell’Immacolata. — Particolari — S’inaugura il telegrafo elettrico. — Un incidente comico e l’ingegnere Salvatori. — Prodotto dei telegrammi. — Istituzione dei «Montini» per combattere l’usura. — Il rimedio acuisce il male. — Piccoli provvedimenti per proteggere l’agricoltura e l’industria.


Capitolo X. — Cospirazioni e cospiratori — Il processo del 1853 157
      Spirito liberale dopo la caduta della repubblica. — Mazzini dà a Cesare Mazzoni l’incarico di fondare l’Associazione Nazionale. — Ricomincia la cospirazione. — Il diario del Roncalli, un opuscolo di David Silvagni e le testimonianze dei superstiti. — Non si parla di forma di governo. — Il prestito di dieci milioni. — Tutti repubblicani dopo il 1848 e 1849. — Il grande ascendente di Mazzini. — Delusioni dopo la proclamazione dell’impero in Francia. — Forti dissensi dopo il tentativo di Milano. — «Puri o puritani, fusi o costituzionali» — Manifesto di Vincenzo Gigli, e una lettera del Silvagni. — I fatti del 1853. — Tentativi d’insurrezione. — Si aspetta una banda di emigrati. — Giuseppe Petroni a capo dei più impazienti. — La cospirazione si propone la morte del Papa. — Postume rivelazioni. — Si vuole insorgere il 15 agosto. — Le promesse di Mazzini non si avverano. — Sbarco di emigrati presso Palo. — Particolari del processo. — Spie e impunitari denunziano il Petroni, il Castellani e altri. — Ricordi degli sbarcati. — Il processo e gli arresti. — Alessandro Castellani si finge pazzo. — Prima sentenza della Consulta. — Cinque condannati alla «morte di esemplarità». — Gli altri alla galera. — Impressione destata dalla sentenza. — Secondo giudizio della Consulta. — Pene attenuate. — Nessuna esecuzione. — I fratelli Lucatelli — Altri particolari. — Il processo rende incolmabile il vuoto fra i due partiti. — Il farmacista Ratti e Filippo Bonacci. — Nelle provincie. — Si ricostituiscono i Consigli comunali, e si rimette l’ordine con fucilazioni e processi. — A Bologna, a Ferrara, in Romagna e nelle Marche. — I delegati del Papa e i comandanti austriaci. — Il processo del 1853 a Ferrara. — Condotta ignobile del governo pontificio. — Israeliti presi di mira. — I tre attentati di Perugia. — Incompatibilità e accuse scambievoli fra il delegato monsignor D’Andrea, e il vescovo Pecci. — Il processo del 1853 in Ancona. — Antonio Giannelli salvato da Emma Gaggiotti. — Inverosimili sospetti. — Il libro di Alfredo Comandini. — L’attentato contro il cardinal Antonelli. — I precedenti del De Felici. — Inesorabilità dell’Antonelli.

Capitolo XI. — Le strade ferrate 180
      Lo Stato del Papa e le ferrovie in Italia. — Primo tronco Roma— Frascati. — Illusioni della società concessionaria. — Inaugurazione della linea, 6 luglio 1856. — Cantata e marcia ferroviaria. — Il treno di ritorno fa un’ora di ritardo. — Concessione della Roma— Civitavecchia e della Roma— Ancona— Bologna ad una società spagnuola,

[p. 390 modifica]e della Pio-Latina alla ricostituita società di Frascati. — Il duca di Rianzarès e Luigi Maria Manzi. — La ferrovia per Civitavecchia concessa senza sussidio. — Inaugurazione di quella linea il 25 marzo 1859. — Un’offerta dei pescatori a Pio IX. — Tariffa dei biglietti e delle merci. — Gite a Palo, a Santa Marinella e a Santa Severa. — Impressioni passando il ponte sul Tevere. — Le due vetture destinate al Papa. — Curiose iscrizioni. — Pio IX a Civitavecchia. — Gravi difficoltà per la linea Roma-Ancona, e Ancona-Bologna. — Dissensi fra la società e il governo dell’Emilia nel 1859. — Documenti inediti. — Imbarazzi crescenti per mancanza di capitali. — Inaugurazione della Roma-Ceprano 17 gennaio 1862. — Incrocio dei due treni a Velletri — Banchetto ed iscrizioni. — Violazione di capitolati e statuti. — La società non si cura del governo. — Il 13 maggio 1863 il Papa percorre la linea Roma-Ceprano. — Particolari del viaggio. — Crescono gl’imbarazzi della Società. — Giuoca di audacia e chiede altre concessioni, senza averne i progetti. — Le stazioni a Roma e la stazione centrale a Termini. — Difficoltà della casa Mirès. — Si emettono le prime azioni. — Il capitale romano non sottoscrive. — La prima somma raccolta basta a pagare gli sbruffi. — Il governo francese impedisce l’emissione delle obbligazioni. — Si approssima la catastrofe, e si ricorre a ripieghi. — Cominciano le liti. — Fusione delle due società. — Contratto col Salamanca. — Imbrogli e frodi nelle costruzioni. — I vari amministratori delegati. — Fallimento della casa Mirès. — L’avvocato Gerardi segretario generale della società. — Sua integrità. — Piati curiosi fra il Manzi e Romualdo Gentilucci. — Chi era Gentilucci. — Fasi diverse delle ferrovie romane. — Loro fine con la convenzione del 17 novembre 1873.


Capitolo XII — Arte e artisti 207
      Gli artisti rappresentavano una nota allegra nella vita sociale. — Il caffè Greco e l’osteria di Zio. — L’istituto di belle arti e l’accademia di San Luca. — La scuola del nudo di Gigi. — Modello di Cristo in croce. — Alunni che divennero illustri. — Antonio Dal Zotto, Giulio Monteverde, Cesare Maccari e Giulio Cantalamessa. — Vertunni e Fortuny. — Bernardo Celentano e l’architetto Cipolla. — Arte industriale. — Commissioni più frequenti e meno retribuite. — Due commissioni al Celentano. — Tra Celentano e il cardinal Medici. — Il suo epistolario. — Muore dipingendo il Tasso. — È il maggior artista del tempo. — Vien sepolto a Sant’Onofrio. — Genio artistico del Fracassini e del Fortuny. — Formano col Celentano la triade dei pittori più famosi. — La scultura. — Adamo Tadolini e Pietro Tenerani. — Morte del Tenerani. — Sepolto in Santa Maria degli Angeli. — L’americano Story e l’inglese Gibson. — La contessa di Castiglione e i fratelli Caetani. — Il carnevale e gli artisti. — La festa di Cervara, sospesa per dieci anni, è ripresa nel 1859. — Ricordi umoristici. — Il 25 aprile 1857 a Sant’Onofrio. — Terzo anniversario della morte del Tasso. — Trasporto delle ceneri nell’arca del nuovo monumento. — Seduta all’accademia dei Quiriti — Teresa Gnoli e Giannina Milli. — Il cardinale Gaude fa alla

[p. 391 modifica]Milli una corte assidua. — Arrivo di Liszt nel 1861, e di Gounod nel 1869. — L’inno di Gounod per il Papa. — Amori di Liszt con la principessa di Wittgenstein — Loro tenero epistolario. — Pio IX nega il divorzio della principessa. — Muore il principe de Wittgenstein. — Sembrano prossime le nozze. — Liszt si chiude in Vaticano e prende gli ordini inferiori. — La principessa seguita ad amarlo. — Sua vita stravagante in Roma. — Benchè in abito ecclesiastico, Liszt ripiglia la vita mondana. — Si pubblica il suo carteggio con la De Wittgenstein. — Alcune lettere della principessa dopo il 1870. — Concerti musicali nella sala Dante. — La società del quartetto. — Mancanza di grandi sale per concerti.


Capitolo XIII — Diplomazia e Congresso di Parigi 228
      Diplomazia dal 1852 al 1859.— Gli ambasciatori francesi non penetrano il pensiero dell’Imperatore. — Loro situazione equivoca. — Rappresentanti della Prussia e della Russia. — La Spagna e la Baviera. — Il Belgio ed il Brasile. — Eccentricità del ministro del Portogallo. — La Svezia e Norvegia e l’Olanda. — Un ordine cavalleresco ignoto. — I ministri d’America e gli ambasciatori d’Austria. — Toscana e Modena. — Il marchese Bargagli è il decano. — Rapporti cordiali fra il Papa e il Granduca. — Sfuma un progetto di alleanza fra gli Stati d’Italia. — Rifiuto dell’Austria e di Napoli. — Confessioni e considerazioni del primo ministro del Granduca. — Il concordato con la Toscana distrugge la tradizione ghibellina di Pietro Leopoldo. — «Sua Baldanza Eccellenzoni». — Diplomazia napoletana. — Campodisola, Altomonte e De Martino. — Lavori al palazzo Farnese. — La rappresentanza di Sardegna. — La politica ecclesiastica del Piemonte e gli scatti di Pio IX. — Una famosa lettera. — Situazione difficile dei ministri sardi a Roma. — Il nunzio è richiamato da Torino. — Rincrudiscono le ire per la soppressione delle comunità religiose. — Crisi ministeriale in Piemonte e dimissioni di Cavour. — Monsignor Calabiana in Senato. — Scrupoli e incertezze del Re. — Trionfa il principio liberale. — Il marchese Migliorati a Roma e il Congresso di Parigi. — Il Congresso è preceduto dal viaggio di Vittorio Emanuele. — Que peut-on faire pour l’Italie? — Interessanti ricordi del Nigra. — Prima relazione di Cavour a Napoleone. — Segue il promemoria del Gualterio, che viene in Roma a scriverlo. — Gli è imposto di partire nelle ventiquattr’ore. — Invoca la protezione del ministro di Sardegna, e protesta col Papa e col cardinale Antonelli. — Rivelazioni postume. — La seconda nota di Cavour. — Ristabilire la verità storica. — La seduta degli 8 aprile del Congresso. — Difficoltà da dover schivare. — Discussione lunga e animata. — Cavour ottiene il suo scopo, non però quanto sperava. — Testo del protocollo. — Inesattezze di Nicomede Bianchi. — Una difesa postuma del governo pontificio, fatta dall’ambasciatore di Francia. — Cavour ne ha una copia, e la fa pubblicare.— Confutazione scritta dal Minghetti in francese. — Imbarazzi del Migliorati. — Il conte De Rayneval è trasferito. — Gli succede il duca di Gramont. — Per smentire le accuse contro il suo governo, il Papa decide il viaggio nelle provincie.

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Capitolo XIV — Viaggio del Papa nelle provincie 252
      Viaggio del Papa e provvedimenti di governo — Deputazioni a Roma. — Lo spirito pubblico in Romagna. — Continua lo stato d’assedio. — Un testimone non sospetto. — Partenza del Papa, ed esclamazione di Pasquino. — A Spoleto, ad Assisi, a Foligno ed a Perugia. — Dimora in questa città. — Nelle Marche. — Due lettere di Pio IX a suo fratello Gabriele. — A Senigallia, a Fano, a Pesaro, a Cesena e a Forlì. — Aneddoti e curiosità. — Fermata ad Imola, e colloquio politico col conte Pasolini. — Ingresso a Bologna. — Personaggi che attendevano il Pontefice. — Colloqui col Minghetti e con lo stesso Pasolini. — L’avversione per il Piemonte. — «Il Re farebbe meglio a trebbiare il grano». — Pranzo a Boncompagni. — Il Papa vuol sapere da Minghetti chi scrisse la nota di Cavour al Congresso di Parigi. — Ultimo colloquio col Minghetti. — Terza lettera di Pio IX al fratello, circa la condizione dei partiti in Romagna. — Teme i «costituzionali». — Altre notizie sulla dimora a Bologna. — Un telegramma a Modena. — Partenza per Ferrara. — Benedizione e terremoto. — Partenza per Ravenna. — Il processo Lovatellii — Non si ha interesse di condurlo a fine. — L’autore del misfatto. — Omaggio di Lugo. — Grandi preparativi a Ravenna. — Si restaura la porta Adriana sopra disegno di Alfredo Baccarini. — Epigrafi ampollose e versi. — Visita alla tomba di Dante. — Una terzina del Purgatorio. — Partenza da Ravenna. — Nessun provvedimento di governo. — Da Bologna inizia il ritorno. — Fermata a Firenze. — Epigramma del Salvagnoli. — Ritorno a Roma. — L’indirizzo dei liberali romani. — Particolari notevoli. — Alcune considerazioni sul viaggio. — Altra lettera del Papa al fratello.

Capitolo XV — Ratto del fanciullo Mortara - Gli ebrei a Roma 278
      La famiglia Mortara Levi. — Un preteso battesimo con acqua comune. — Doppia versione. — Il fanatismo del nuovo arcivescovo di Bologna. — Il padre Feletti e monsignor Golfieri inquisitori. — Incredibili rigorismi. — Odio per gl’israeliti. — Il fanciullo è strappato violentemente ai suoi genitori. — Girolamo Mortara è ricevuto dal Papa. — Nulla ottiene. — Agitazione del mondo israelitico. — Le difese dei giornali clericali. — Precedenti storici. — Cavour trae profitto dall’incidente Mortara. — Una sua lettera. — Cessata l’occupazione pontificia, si inizia un processo. — È imprigionato il padre Feletti. — Il tribunale lo assolve. — Il caso Mortara sulla scena, a Torino, a Parigi, a Roma e a Napoli. — Il ragazzo diviene il padre Pio Edgardo. — Alcuni suoi versi alle sorelle. — Rivede la madre dopo venti anni. — La sentenza del tribunale di Bologna. — Il Ghetto di Roma. — Quel che era negli ultimi tempi. — I principali negozianti. — Il mercato del pesce. — Il jus gadzagà garantisce agli israeliti la tenuità delle pigioni. — Finiti i vecchi rigorismi, rimanevano i pregiudizi. — Inverosimili contraddizioni. — La baronessa Rothschild a Roma. — L’intolleranza religiosa è in parte convenzionale. — Necessità di abbracciare il cattolicismo per contrarre matrimoni.

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Capitolo XVI — Teatri, giornali e strenne 300
      Dal 26 dicembre al martedì avanti le Ceneri. — Il teatro Apollo e l’impresario Iacovacci. — Alcuni ricordi di costumi teatrali di altri tempi. — Il teatro Apollo e l’inondazione del Tevere. — Gendarmi e vigili fanno il servizio interno. — Le barcacce. — La fossa dei leoni e la bagnarola di Susanna. — La gerarchia nel teatro. — I veglioni. — Il colonnello Nardoni intrigato da una maschera. — I prezzi dei biglietti. — La prima rappresentazione del Ballo in maschera. — Verdi a Roma. — I censori pontifici più ragionevoli dei censori di Napoli. — L’esecuzione della nuova musica — La Julienne Dejean, Fraschini e Gilardoni. — Giudizi ‘sull’opera. — La lettera di un superstite professore d’orchestra. — Aneddoti su Verdi e la Julienne — Il teatro Valle. — La Ristori e Salvini. — Don Bartolomeo Ruspoli siede a disagio sui banchi della platea. — Il Valle non aveva abbonati. — Le varie compagnie. — Al Corea e al Metastasio. — Vitale e Baracchini. — Il teatro dialettale via via sparisce. — Petito a Roma. — Dimostrazioni politiche. — Che volete sperare da un uomo che sì chiama Giovanni? — Scempiaggini della censura. — I giornali. — Il Giornale di Roma solo quotidiano. — Come era fatto. — Come annunziò la morte di Spontini. — La Civiltà Cattolica. — Polemiche coi giornali piemontesi. — La quinta virtù teologale è l’odio ai liberali. — Giornale medico e Giornale delle strade ferrate. — L’omeopatia aveva una rivista. — L’ Album e il Tiberino. — Il Bonarroti e l’ Eptacordo. — I loro collaboratori. — Giornali religiosi. — La Vergine, il Divin Salvatore e il Veridico. — Giornalisti profani e sacri. — Le strenne. — Paolo Emilio Castagnola e Giovanni Torlonia. — Gli scrittori assidui delle strenne. — Così son giunto al diciottesim’anno! — Saggi di versi. — Un inno ad Emma Gaggiotti. — I fiori della campagna romana. — La censura non risparmia le strenne.

Capitolo XVII — Primi mesi del 1859 a Roma - Condizioni generali dello Stato 318
      L’anno 1859. — Il principe di Galles a Roma. — Alloggia alle Isole Britanniche. — Il principe si dà bel tempo. — Arrivo di Massimo d’Azeglio. — Rivede i suoi amici. — Il marchese Cesare Alfieri e il marchese Gustavo di Cavour. — Un’udienza accordata ed una rifiutata. — Torna il granduca di Toscana. — Il Re e la Regina di Prussia. — Altri principi tedeschi. — Ballo del generale Goyon. — Maria Cristina di Spagna. — Feste e ricevimenti. — Acquista il palazzo Albani per sua figlia. — Si avvicendano le feste alle ambasciate. — Gli ambasciatori d’Austria e di Francia. — Desolanti notizie circa la salute del re di Napoli. — Matrimonio di donna Ersilia Caetani col conte Giacomo Lovatelli. — Il conte Luigi Mastai sposa donna Teresa del Drago. — La principessa Vogorides. — Le condizioni dello Stato del Papa nell’anno 1859. — Un confronto fra i bilanci. — La piaga del contrabbando. — La fiera di Senigallia e i porti franchi di Ancona e Civitavecchia. — La popolazione dello Stato. — Le varie cause dell’impoverimento. — Difetto d’industrie. — Frequenti carestie. — I Monti frumentari. —

[p. 394 modifica]Di qua e di là dall’Appennino. — Differenze di razza, di tendenze e di economia. — I valichi insufficienti. — Rassegnazione delle popolazioni campagnole. — I bilanci delle principali città. — Alcuni confronti. — Circoscrizione ecclesiastica immutata. — Società di mutuo soccorso e casse di risparmio. — Il governo le favoriva. — L’investimento dei risparmi. — Prudenza e onestà. — Altri confronti. — Non vi erano società d’assicurazione. — L’assicurazione ritenuta superflua. — La Venezia penetra in Roma non prima del 1863. — Magagne degli ebrei convertiti. — La marina mercantile — Sull’Adriatico e sul Mediterraneo. — Allora ed oggi.


Capitolo XVI — Alla vigilia della guerra - Cospirazioni nelle provincie, dimostrazioni a Roma 342
      Vivace incidente diplomatico col Piemonte dopo l’attentato Orsini. — Accuse scambievoli. — Una fiera nota di Cavour. — Il conte Della Minerva succede al Migliorati. — Il governo del Papa cerca difensori. — Il libro del signor Maguire. — La Curia, ignara degli accordi di Plombières e del trattato di alleanza, non crede alla guerra. — Fa voti per l’Austria e ha paura della Francia. — La nota di Antonelli del 22 febbraio. — Invoca il protocollo del Congresso di Parigi. — La guerra sembra evitata. — Il conte di Cavour pensò al suicidio? — Una sua lettera al nipote. — Gli comunica di aver fatto testamento. — Risoluto di emigrare in America, consiglia al Re di abdicare piuttosto che accettare il disarmo. — Ricordi di Nigra. — Il governo pontificio teme l’insurrezione, appena partiti gli Austriaci. — Bologna ghibellina e universitaria. — Liberalismo bolognese. — Il conte Malvezzi educa i suoi figli in Piemonte. — I salotti bolognesi. — Casa Gozzadini e casa Pepoli. — Le due figlie di Gioacchino Murat. — Gioacchino Pepoli e l’imperatore Napoleone. — Lettere del Minghetti e del Pepoli al Malvezzi. — La Pasqua del 1859 in Roma. — Dimostrazioni all’ambasciatore di Francia e all’incaricato di Sardegna. — Applausi ai soldati francesi. — Fischi all’ambasciatore d’Austria. — Il console degli Stati Uniti è scambiato per ufficiale austriaco. — La partenza del granduca di Toscana. — Un primo avis del generale Goyon. — Suo malanimo e sua impotenza. — Un altro avis. — Il marchese Bargagli dopo la partenza del Granduca.

Capitolo XIX — Insorge Bologna - Altre insurrezioni — - I casi di Perugia 357
      Dopo Magenta non si dubita più dell’insurrezione. — Partono gli austriaci da Bologna la notte del 12 giugno. — La città insorge. — La relazione della Magistratura al Consiglio municipale. — Come era formata la Magistratura di Bologna. — Il manifesto del giorno 12. — Ceneri, Sassoli e Malvezzi. — Vaniloqui del Corpo municipale. — Il governo provvisorio invita il Montanari a recarsi a Bologna. — Insurrezione di Ravenna. — Arrivo improvviso degli austriaci reduci da Ancona. — Si rimettono le bandiere pontificie, e la Giunta di governo si allontana. — Tatto e coraggio del [p. 395 modifica]conte Pasolini. — Passati gli austriaci, insorge Cesena. — Le insurrezioni non si contano più. — Lo Stato è in fiamme. — Ultima a insorgere è Ferrara. — Dal 12 al 21 giugno il governo del Papa cessa di esistere nelle Legazioni. — Tentativi di rivolta nelle Marche. — Sono repressi. — L’esercito della Lega. — Garibaldi ne ha il comando in secondo. — Vuol passare la Cattolica. — È costretto a dimettersi. — Suoi sdegni e proclami. — Insurrezione di Perugia. — Il marchese Gualterio e Cesare Mazzoni. — Si chiede l’aiuto del generale Mezzacapo. — Vuole ordini in iscritto. — Senza aiuti e senza armi, Perugia non resiste. — Particolari inediti. — I ricordi di Cesare Leonardi. — Una lettera del generale Cerroti. — Giuseppe Bertanzi smentisce le asserzioni di Gregorovius.

Capitolo XX — Le proteste del Papa e il Congresso 370
      Le ire di Pio IX. — Impressioni a Roma. — Il Papa ricorre alle sue armi spirituali per protestare contro i fatti compiuti. — Enciclica del 18 giugno. — Concistoro segreto e allocuzione ai cardinali. — Le proteste cadono nel vuoto. — Allocuzione del 26 settembre. — Una prima scomunica non canonica. — La deputazione romagnola è ricevuta da Vittorio Emanuele a Monza. — Indirizzo al Re e risposta di lui. — Il Papa manda i passaporti all’inviato sardo. — Dimostrazioni al conte Della Minerva. — Il Papa è furibondo per «l’ipocrisia» del Re e di Cavour. — Funerali ai soldati francesi in Roma. — Goffaggini del generale Goyon. — Cerca di ostacolare la sottoscrizione per una spada di onore a Napoleone e a Vittorio Emanuele. — Il Papa aderisce al Congresso, ma respinge i fatti compiuti. — L’opuscolo Le Pape et le Congrès. — Impressione disastrosa in Roma. — La lettera di Napoleone III al Papa. — Progetti fantastici. — Pio IX più violento ma logico. — Il Giornale di Roma risponde alla lettera dell’Imperatore. — L’Austria e Napoli. — Dubbi circa il Congresso. — Un libro di Alessandro Gavazzi. — Parole di Napoleone III. — Il Congresso svanisce. — Coloro che dovevano esserne i delegati.