Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
167 |
Licinio, Imperadore: condanna le Lettere come ree di lesa maestà|||
Licurgo: sterpa le Viti, per torre l’ubbriachezza|||
Lioni: pelle del Lion Nemeo, avvilita quando se ne vestì una femina|||
Luce: perchè lodata da Dio prima d’ogni altra cosa|||
Tramontata, risorge ugualmente bella|||
Lucerna d’Epitteto: comperata a gran prezzo|||
Luigi XI: qual massima volle che Carlo VIII. suo figliuolo sola apprendesse|||
Luna d’Atene: parve ad un’Ateniese più piena di quella di Corinto|||
M
Maldicenza: ripresa|||
Sua dolcezza|||
Maledici: odiati, e infami|||
Pericoli che corrono|||
Medici: ancorchè imperiti, non henno pena determinata dalle leggi|||
Menecrate ambizioso, come schernito dal Re Filippo: v. Filippo.
Metello: con quant’onore portato al sepolcro da quattro figliuoli|||
Mondo: è patria commune|||
Mori: cacciati di Spagna, ne piangono|||
Morte: suo timore, si tranquilla dalla Sapienza|||
Muzio Scevola: s’abbrucia la mano|||
N
Nauclide, uomo grassissimo: cacciato di Sparta come ozioso|||
Nave: in tempesta|||
Nave Paralo de gli Ateniesi, destinata a’ servigi della Religione, poi profanata ad usi vili|||
Nave Vittoria, mirata come la seconda Argo|||
Navigare: vedi Arte del navigare.
Neante: pretende di sonar la Lira d’Orfeo; e come ne sia punito|||
Nerone: è ritolto da Agrippina a gli studj più gravi|||
Comparisce in sembiante d’Apollo fra le Muse|||
Nevio: in prigione compone la maggior parte de’ suoi poemi|||
Nicostrato: quanto ammirasse l’Elena di Zeusi|||