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parte prima | 15 |
emuli oscurandoli, ritrasse in tela il volto d’un’Elena di sì nobile lavorio, che vinto rimase dalla copia l’esemplare, e parve ch’Elena vera cedesse a sè stessa dipinta: perchè se vera trasse da Troja un Paride a rapirla, dipinta trasse tutta la Grecia per ammirarla. Quale ella fosse, sia vostro pensiero d’imaginarvelo: mio certo non sarà di descriverla, sì perchè non m’intendo di bellezza, come anche perchè io stimo, che un’Elena non possa acconciamente ritrarsi con altro pennello, che con un fumante tizzone tolto dall’incendio di Troja; nè lumeggiar con altro chiaro, che col fuoco che incenerò una città e distrusse un Regno; nè ombreggiare con altro oscuro, che con quello d’una perpetua infamia. Ora in questa pittura s’incontrò Nicostrato, Pittore anch’egli di non bassa lega; e al primo sguardo, come s’egli avesse mirato non una testa d’Elena ma di Medusa, restò di sasso; e sembrava, con iscambievole inganno, tanto viva Elena nella pittura, quanto morto Nicostrato nello stupore. Intanto un’indiscreto, un rozzo, un’uomo senz’occhi, mirando Nicostrato, che scolpito in un’atto di maraviglia pareva una statua che guardasse una pittura, gli si accostò, e quasi riscotendolo dal sonno gli chiese, quid tantum in Helena illa stuperet. Troppe cose chiedeva costui in una parola. Ma come egli non avea occhi buoni per veder’Elena, neanche avea orecchi docili per udire Nicostrato. Dunque gli si voltò il Pittore, e tra la compassione e lo sdegno mirandolo, Questo, disse, non è Quadro per Nottole. Cavatevi cotesti occhi ignoranti che avete, ed io vi presterò i miei; e se ora siete una Talpa senz’occhi, bramerete essere un’Argo tutt’occhi: Non interrogares me, si meos oculos haberes.
Eccovi quello appunto, che interviene a chi stupisce, come, in mirando quel bellissimo volto della Natura il Cielo, in cui Iddio, quanto n’era capace materia sensibile, disegnò, copiandoli da sè, lineamenti di sì rare bellezze, possa trovarsi materia di tal godimento, che ne resti assorto l’ingegno, estatici i pensieri, e beata la mente. Tutti mirano il Cielo, ma non tutti l’intendono: e v’è fra chi l’intende e chi no quel divario, che corre fra due, de’