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104 | dell’uomo di lettere |
anticamente dicevano, ma perle e oro? E voi non v’accorgete, che colle stampe parlate non a cento o a mille, ma a tutti i Savj del mondo, che voglion leggervi e udirvi? Dunque perchè non fate come Focione? che chiesto perchè si stesse una volta si profondamente pensoso, rispose, che, dovendo favellare in publico a gli Ateniesi, andava ricercando le parole ad una ad una tutte, ed esaminandole, per vedere se alcuna ve ne fosse, che tralasciar si dovesse. Laudato ingentia rura, disse il Poeta; exiguum colito. Onorate i volumi giganti d’altrui; ma non vi curate tanto d’imitarli nella mole, quanto di vincerli nel valore. Scrivete un solo buono, ma che vaglia per molti. Un solo, di cui possiate dire come Cerere della sua unica Figliuola:
Numeri damnum Proserpina pensat1.
2. L’altra origine dell’infelice successo de’libri è il prendere a trattar materia, a cui non si ha pari l’ingegno. M’è riuscito lo scrivere un’ottava o un’epigramma, e già mi par che mi chiamino i Poemi eroici e le Tragedie.
Non ideo debet pelago se credere, si qua
Audet in exiguo ludere cymba lacu2.
Che Ercole intraprenda la conquista de’ cieli, e voglia farli a forza suoi, non ha maraviglia. Già si provò con essi, e sa quanto pesano:
Et posse coelum viribus vinci suis
Didicit ferendo3.
Anche voi misurate le vostre spalle col peso; e dove potrete dire par oneri cervix, addossatevi la carica, e ne riuscirete. Prudentia hominis est, disse San Girolamo4, nosse mensuram suam, nec imperitiæ suæ orbem testem facere. Si dee unire Argo con Briareo; sì che non s’abbiano cento mani pronte allo scrivere, se non s’hanno ancora nell’intelletto cent’occhi aperti all’intendere. Un gran campo d’un nobile argomento non vi solletichi gli spiriti, sì, che la voglia di correrlo vi faccia dimenticare, che non avete ali nè forza per farlo. Abbassate le troppo