Il movimento letterario ruteno in Russia e in Gallizia/II

Letteratura

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II.

Letteratura.

Fino al XVIII secolo il centro della coltura russa era in Kijev, nel seno della specie piccolo russa, ma dopo che Pietro il Grande preceduto e aiutato nelle sue tendenze riformatrici dagli allievi dell’Accademia di Kijev, che, dell’antica scuola, organizzò nel 1631 il metropolitano (greco-russo) Pietro Mohila (1597-1647) studente a Parigi, patriota russo e pubblicista del suo tempo — ha aperto un’altra più immediata «finestra fra la Russia Grande e l’Europa Occidentale» fondando Pietroburgo, le città capitali Pietroburgo e Mosca, nella Russia Grande, divennero i centri assorbenti di quasi tutta la coltura nel nuovo Impero di tutte le Russie. Perciò la lingua letteraria russa, che cominciò a formarsi nei paesi meridionali da una mescolanza della lingua così chiamata slavo-clericale col dialetto russo meridionale, dopo il XVIII secolo s’accostò sempre più al dialetto della Russia grande, al quale essa si avvicinò negli ultimi decennii tanto più, in quanto il progresso delle idee nazionali e democratiche aumenta l’importanza delle masse popolari agli occhi delle classi superiori delia società. Ma lo stesso progresso delle simpatie popolari e delle idee democratiche nel nostro secolo ha chiamato di nuovo in una nuova forma alla vita letteraria il dialetto popolare piccolo-russo e ha prodotto in Russia una letteratura nel dialetto rustico della Russia meridionale o d’Ukraina. Questo movimento letterario chiamato spesso nella stampa russa l’ukrainofilismo, e nella stampa polacca — generalmente ostile a tal movimento — la hlopomania (mania verso i servi, chlopi — pronuncia hlopi), ha alcune analogie col movimento brettone e provenzale in Francia, catalano in Ispagna, fiammingo (vlaamsche beweging) in Belgio e Francia, gallesiano in Inghilterra ecc. Come tutti i movimenti fondati sulle idee [p. 19 modifica]nazionali e toccanti le tradizioni storiche popolari, l’ukrainofilismo non è senza alcun colore politico-sociale, il che gli accresce pure interesse1. I caldi partigiani delle idee nazionali piccolo-russe più di una volta hanno espresso la simpatia all’autonomia della Piccola Russia, in quella forma ch’ella serbava nel secolo XVII, quando i cosacchi della Piccola Russia averano il diritto riconosciuto a Perejeslaw per un trattato col regno di Mosca, d’eleggere i suoi capi (hetmani) e la sua amministrazione. Ma, se alcune frasi nelle opere de’ poeti piccolo-russi possono servire di pretesto a certe incriminazioni di separatismo politico, il desiderio delle masse popolari piccolo-russe d’essere unite coi loro fratelli e correligionari della Russia Grande sotto una dominazione di uno stesso Stato è troppo spesso manifestato nella storia della Piccola Russia. La costituzione della Ukraina de’ cosacchi (hetmanscina), abolita da Caterina II, (1765) era troppo imperfetta, essendo più militare che civile — le aspirazioni dei capi de’ cosacchi piccolo-russi a trasformarsi in una nobiltà alla maniera de’ shliahta polacchi e dvoriani gran-russi ed a soggiogare non solamente le masse de’ contadini che hanno profuso tanto sangue nelle guerre civili contro l’aristocrazia polacca per conquistarsi la «libertà cosacca», ma lo stesso popolo cosacco queste aspirazioni aristocratiche verso la hetmanscina de’ secoli XVII-XVIII, sono troppo evidenti perchè un serio amico del popolo piccolo-russo — [p. 20 modifica]dopo gli studii sulla storia patria di Kostamaroff e i suoi compagni, possa pensare alla ristorazione dello stato di cose che prevaleva nei tempi passati. Generalmente parlando se vi furono serie idee politiche presso gli ukrainofili, esse furono e sono più sociali che politiche: prima del 1861 esse consistevano principalmente nel desiderio di abolire il servaggio del popolo ukraino, il quale nell’Ukraina «della sinistra riva» (del Dnieper) a poco a poco nel secolo XVIII cadde sotto il dominio dei signori, capi cosacchi divenuti nobili coi diritti dei dvoriani gran-russi (1793) ed emigranti dvoriani della Russia Grande, ai quali il governo russo dopo Caterina II, distribuì vasti apparaggi di territorio nella Piccola e Nuova Russia. Nell’Ukraina della riva destra, dopo il fine del secolo XVIII, si costitui uno stato ancora più offensivo al sentimento del popolo e de’ patrioti ukraini: lì il potere della aristocrazia polacca sul popolo ukraino-russo dopo il passaggio del paese sotto la dominazione dell’impero russo (1793-1795) era divenuto ancora più forte che per lo innanzi. Lo stato russo avendo dentro sè stesso il servaggio, non solamente ha riconosciuto lo statu quo nelle nuove provincie acquistate dalla Polonia, cioè la dominazione dei signori polacchi sui servi russi, ma ancora essendo più forte ed avendo l’esercito meglio organizzato, potè meglio domare i tentativi del popolo alla rivolta, i quali non cessarono in quel paese durante i secoli XVII-XVIII: di quelli uno tra i più serii dopo l’abolizione de’ cosacchi nell’Ukraina della riva destra (nel 1716) dopo la morte del capo cosacco popolare Palij, che in certo grado ristoró (1688-1704) i tempi del Hmelnizki, — era arrivato nel 1768 (detto la carnificina di Umanj), alla vigilia della prima divisione della Polonia nel 1772, e non potè farsi cessare che coll’ajuto dell’esercito, mandato dall’imperatrice russa. Questo miserabile stato del popolo ukraino dopo XVIII s. fu la causa perchè i patrioti e poeti ukraini, tornando coi loro occhi al passato, idealizzarono «la libertà cosacca e l’Ukraina de’ nonni.» Dopo l’emancipazione dei servi in tutta la Russia (1861) e dopo le misure agrarie favorevoli ai contadini della Russia Occidentale prese dal Governo russo dopo l’ultima insurrezione della nobiltà polacca nell’anno 1863 — le dette iniquità sono cessate ed ora le aspirazioni dei patrioti piccolo-russi possono consistere solamente nel lavoro comune coi partiti liberali in tutta la Russia per la conquista delle libertà civili, dell’autonomia provinciale e comunale, e per la diffusione tra il popolo della civiltà e della scienza.

Il movimento letterario piccolorusso era cominciato colle [p. 21 modifica]parodie (Eneide del Kotliarevski 1798) commedie e buffonate, colle novelle sentimentali, coi melodrammi ed idilli in dialetto popolare, corrispondenti al gusto letterario de’ primi decennii del nostro secolo — ma a poco a poco è passato dalle idee vaghe del sentimentalismo e del romanticismo agli studi scientifici sulla vita, poesia, linguaggio e storia popolare, alle idee democratiche: non solamente pel rialzamento de’ diritti delle masse popolari, ma anche per l’unione delle masse rustiche e le classi superiori della società per l’educazione delle classi superiori al rispetto del popolo, della sua storia, vita, poesia, linguaggio ecc., — e per la comunicazione, al popolo delle conoscenze scientifiche e morali nel loro vero linguaggio.

Fra i lavori scientifici, che ha prodotto il movimento letterario piccolorusso , uno dei primi e de’ più onorevoli posti occupa l’edizione de’ monumenti della poesia e della tradizione popolare. In questo secolo si stamparono molte raccolte di canti e racconti popolari piccolorussi. Le più importanti sono:2 quelle del principe Zertelev ( 1819), del prof. MaximovitchCanti popolari Ukraini (1827, 1837 e 1849. Kijev)3 del prof. Sreznievski (l’antichità zaporogia 1833-1838 Charkov.) del prof. MellinskiCanti popolari della Russia Meridionale. (Kijev 1854), del Zakrevski: Canti e dumy (canti epici) scelti ukraini e gallizii, nella raccolta intitolata: il vecchio bandurista. (Mosca. 1860) con dizionario — del prof. Kostonaropp canti popolari, raccolti in Volynia, — nella raccolta letteraria piccolo-russa del Mordovzev. (Saratov 1859). Una grande quantità del materiale poetico popolare contiene una importante edizione etnografico-storica del signor Kulish — Memorie sulla Russia Meridionale, (2 vol. 1855-1856) la quale contiene le [p. 22 modifica]migliori varianti dei canti epico-storici, chiamati in Russia dumy dal verbo dumalj — pensare; la parola duma corrisponde all’epos, mantra, ecc.)

Le più lunghe e più poetiche dumy parlano della schiavitù de’ cristiani presso i Turchi nel XVI s., raccontano della fuga de’ tre fratelli dell’Azov, della astuta liberazione dell’hetmano cosacco Kushka (XVI s.) della schiavitù turca, della liberazione dei prigionieri ukraini per merito della loro compatriota Marussia Bohuslavka, divenuta la moglie del pascià, — delle guerre de’ capi cosacco popolari Bajda Vishnievezki (1557-1564), Giovanni Svirgovski (1574) contro i turchi, — della oppressione del popolo dalla nobiltà cattolica e dagli ebrei nel XVI-XVII s. e delle guerre civili nazionali sotto la condotta del Nativaiko (1596), Hmelnizki (1648-1657) e delle persone ignote Morosenko e Netshai, della sorte del rinnegato Sava Tshalyj, divenuto di cosacco un nobile polacco (nel XVIII s.), della rivalità fra i cosacchi registrati, protetti nei secoli XVI-XVII dal governo polacco, e la plebe, (duma del Handsha Andyber), della nimicizia fra il rappresentante del partito popolare Palij e dell’aristocratico Mazepa: il primo, cacciata la nobiltà e preso da’ turchi Otshakov sul Mar Nero (1688-1691) aspiro alla riunione della Ukraina della riva destra coll’impero di Pietro I, ma il famoso Mazepa, il quale pensava a formare nella Piccola Russia una classe simile alla nobiltà polacca, fece che il Palij fu arrestato (1704) e inviato in Siberia come un inquieto demagogo e non fu liberato che dopo la nota unione di Mazepa con Carlo XII (1709); il popolo chiama Mazepa «maledetto» e conserva le sue simpatie per Palij. Ci sono anche alcune dume morali: della madre e dei figli, delle sorelle e dei fratelli, della vedova povera ecc. Una duma misteriosa racconta di un principe superiore pagano, che va verso il Mar Nero (in Bysanzio) e conquista la fede cristiana.

Delle molte edizioni musicali dei canti popolari piccolo russi le migliori sono: l’appendice musicale nella nominata edizione del Kulish, l’edizione del prof. Rubez (Pietroburgo, 1871-1872, 3 vol.) e del signor Lysenko (Leipizig, 1869, 1872. 2 vol.) Conti e fiabe popolari ukraini pubblico pure il signor Rudcenko — (Kijev, 1869, 1870.2 vol.) Nell’Europa Occidentale, sulla poesia popolare ukraina parlarono inoltre Talvi e Federico Bodenstedl, i quali tuttavia non avevano ancora sotto occhi le più nuove e più complete dizioni del Kostomarov, Metlinski, Kulish. Federico Bodenstedt, uno dei migliori poeti tedeschi viventi, il traduttore di Pushkin, Lermontoff e di [p. 23 modifica]altri poeti russi, ha pubblicato una eccellente traduzione di alcuni canti ukraini sotto il titolo: Die poetische Ukraine, eine Sammlung Kleinrussischer Volkslieder. (Stuttgart. Cotta, 1845), — Nella prefazione il poeta tedesco loda grandemente la poesia popolare dell’Ukraina, e noi, per evitare ogni sospetto di parzialità, trascriveremo le sue parole nell’originale. «In keinem Lande, dice il signor Bodenstedt, — hat der Baum der Volkspoesie so herrliche Früchte getragen, nirgends hat sich der Geist des Volkes so leben dig und wahr in seinen Liedern ausgeprägt, wie bei den Kleinrussen. Welch’ein ergreifender Geist der Wehmuth, welce tiefe echt menschliche Gefühle sprechen sich in der Lieder aus, welche der Kosak in der Fremde singt. Welch’eine Zartheit mit männlicter Kraft gepaart, durch weht seine Gesänge der Liebe. Noch ist der Takt und die Züchtigkeit des Gefühles, das in allen vorherrscht, besonders hervorzuheben. Unter allen kleinrussischen Volksliedern, — und es gibt ihrer Tausende! — ist keines, vor welchem die jungfräulichste Wange zu erröthen brauchte. Man muss in der That annehmen, dasz ein Volk, welches solche Lieder singen und Geschmack daran finden konnte, auf keiner ganz niedriegen Stufe der Bildung gestanden haben kann...» ( Die poetische Ukraine, 16)4. Compara Talvi Uebersichtliches Handbuch einer Geschichte der slavischen Sprachen und Litteratur nebst einer Skizze ihrer Volkspoesie. Leipzig. 1852 , 301 ed ancora le più passionate parole di Lukicz nei Slavische Blätter. Wien. 1856, 6 Heft, 294).»

Quanto abbiamo già detto sui lavori del signor Kostomaroff, del più dotto storico del popolo ukranico, crediamo esser sufficiente per notare il valore scientifico e sociale di tali studi i quali svegliarono tanta nuova simpatia per le tendenze degli Ukraini nella loro storia. Dopo Kostomaroff bisogna nominare il Kulish, che ha pubblicato nelle riviste russe alcuni importanti lavori storici e in piccolo russo scrisse (1857) un romanzo storico non meno dotto, che letterario la riunione nera (la riunione della plebe, 1662) e un opuscolo Il tempo del Hmelnizki. Kulish sembra esser anche l’autore della storia de’ cosacchi Ukraini avanti le loro guerre coi polacchi, stampato in piccolo russo nella rivista Pravda in Gallizia nel 1868. A crescere la simpatia verso le masse popolari della Russia Meridionale contribuirono pur molto i poeti ed i novellieri [p. 24 modifica]piccolorussi come Kotlizarevski (1769-1838), Kvitka Osnovjanenko (1778 -1843), Kulish, Marko Voolshok (signora Markevitsh, i cui racconti popolari del 1858 tradotti in russo dall’illustre Turghenieff, hanno prodotto un effetto analogo a quello dello Zio Tom), — che in un caldo ed umoristico dialetto popolare hanno riprodotto i quadri della vita ed i tipi del popolo.

Ai nominati novellieri piccolorussi bisogna aggiungere anche il Gogol, co’ suoi primi scritti: I vespri nel paesino presso Dikanka, 1830, ed un'altra raccolta di novelle intitolata il Mirgorod (città nel gov. di Poltava, nel distretto della quale è nato l’illustre umorista e riformatore della letteratura russa); del «Mirgorod» furono tradotte in francese una novella (Le mènage d’autrefois) e un romanzo storico Taras Boulba. Benchè Gogol abbia scritte le sue novelle non in piccolorusso ma in gran russo, divenuto in Russia il dialetto letterario, per eccellenza, egli era nondimeno un amatore dei canti e racconti popolari, e delle tradizioni ukraine, e mostra nelle sue novelle la continua sua simpatia ai novellatori e poeti ukrani, come il Kotliarevski, Artemovski e il padre del Gogol stesso; perciò, nelle sue novelle, Gogol ha rappresentato con tanta vita, molti caratteri e personaggi tipici nazionali, cosacchi, nobili, clerici e seminaristi piccolorussi. Gogol non solamente fece entrare l’umorismo ukraino ed il realismo, questa solida base di ogni letteratura nazionale, nei gusti del pubblico letterario gran russo, ma gli fece pure vedere per la prima volta come la vita popolare si possa riprodurre nella letteratura.

Noi dobbiamo avvertire i nostri lettori come i novellieri ukraini e Gogol, con la loro rappresentazione della vita rustica popolare, precedettero di molti anni l’apparizione delle novelle rusticane come La Petite Fadette di George Sand, le Schwarzwalder Dorfgeschichlen (1843) dell’Auerbach ecc. Questo periodo originale nella storia della letteratura e della civiltà russa è tanto più notevole inquantochè, ancora recentemente, uno storico della letteratura, il Scherr, ha pronunziato il giudizio tante volte ripetuto dalla stampa europea, che «la letteratura e la civiltà in Russia è una pianta non solamente esotica, ma anche inknuttata da un brutale rivoluzionario, Pietro Grande»5 Nei novellieri ukraini e nel Gogol noi [p. 25 modifica]vediamo uno de’ molti esempi che mostrano, come anzi la storia della civiltà in Russia, come in ogni altro paese, progredisca spontanea sotto l’influenza delle condizioni particolari della vita e nel medesimo tempo corrispondenti al movimento storico del progresso delle idee comuni a tutta l’umanità in un dato secolo.

La Russia, come anche alcuni altri paesi slavi, è una terra rustico-popolare per eccellenza. Anzi per ora in Russia solamente 10 010 della popolazione vive nella città, mentre in Prussia 29 010, in Francia 30 010, in Inghilterra 50 010, — ma anche molti viventi nelle città russe non sono altro che contadini agricoltori, come gli abitanti de’ villaggi. Bisogna avvertire i lettori italiani, che il villaggio russo ha un suo carattere originale: 1) i contadini non vi sono dispersi per le case isolate, ma vivono nelle comuni; ed alcune salgono alle 5-10 migliaie d’abb. ed ora hanno la loro amministrazione e un proprio giudizio autonomo ed eleggibile; 2) i contadini quasi tutti hanno le case in proprietà e 3) 58 010 hanno già comprato anche le terre lavorative in media 2 112 dessiаtine per individuo maschio: nel regno di Polonia e nei governi occidentali tutti, nei governi meridionali da 59-87 010, nei governi gran russi da 30-81 010; il resto de’ contadini hanno le loro terre sotto condizioni regolate in possessione inamovibile e banno diritto di comprare mediante il governo.

La possessione della terra nei nominati stati europei è divisa così: 1) in Inghilterra di 29,000,000 ab. i possessori sono solamente 239,000, 2) in Francia di 37,382,255 ab. (1861) i possessori sono 8,000,000, — da tutto il Territorio 42,000,000 ettari, 1 112 m. appartiene ai grandi possessori. 25 112 ai medii, 10 m. ai piccoli o contadini proprii. 3) in Prussia di 18,500,000 ab. possedevano (1861) la terra solamente 2,141,730, di tutto il territorio ai grandi possessori apparteneva 40 010, ai medii 50 010 ai piccoli 2010. 4) Nella Russia Europea di 69,364, 54 abb. possedono la terra 55,000,000; la possessione del territorio è divisa così: di 370,000,000 dessiаtine nella Russa Europea i grandi e medii

[p. 26 modifica]proprietari hanno 104,000,000, dei contadini dello stato. (27 m. nom.) 122,000,000, de’ contadini già della nobiltà (23 112 m.) ora 7 m. hanno comprato 25,500,000 dess.; e 101,582,000 ne ha lo stato per provvedere alla crescente popolazione. (Pigliamo queste date dal molto interessante libro russo di A. Stronin — La Politica, come la scienza. Pietroburgo, 1872). Questo carattere rurale e contadinesco del popolo russo dà un originale colore alla storia russa, alle sue questioni politiche, sociali, alla letteratura, e a tutta la civiltà in Russia nel suo passato, presente e, crediamo anche più nell’avvenire del paese e del suo popolo.

Perciò noi vediamo che, benchè la civiltà, la scienza e la letteratura russa, sotto molti riguardi anche finora seguano la civiltà inglese, francese, tedesca — nelle questioni che toccano la vita rustica e popolare la Russia cammina spesso spontanea e senza attendere i suoi illustri precettori dell’occidente. Così avvenne con lo studio della poesia popolare, il quale s’incominciò in Russia, come — in Serbia, Boemia, Polonia, prima che le idee della scienza tedesca avessero svegliato l’attenzione del pubblico del continente europeo sopra questo importante e curioso oggetto6. [p. 27 modifica]Anche in questa Russia, malgrado la servitù, nella quale il popolo rimase fino a questi ultimi tempi — e forse anche in grazia del contrasto, che presentava questa servitù coi desiderii degli uomini di cuore ed istruiti, la riproduzione della vita delle masse popolari nella poesia e nella novella, l’uso nella letteratura del vivo linguaggio popolare, così piccolo-russo, come gran-russo, superó la letteratura di alcuni tra più avanzati, ma anche più aristocratici o più borghesi popoli dell’occidente.

In Russia stessa, l’Ukraina è un paese, dove il popolo conservò più lungamente la libertà personale, dove si trattenne di più l’eguaglianza fra le classi della popolazione, dove le tradizioni della storia spontanea del popolo furono più vive, che in qualsiasi altra parte. Senza dubbio tutta questa è la ragione, per cui fino agli anni 1860-61, lo studio della poesia popolare ukraina si coltivò di più che lo studio della poesia gran-russa, perchè in Ukraina era incominciata con successo la riproduzione della vita popolare nella amena letteratura e sorse un movimento letterario democratico nel suo metodo, come l’ukraino, la maniera del quale, e lo spirito realistico, passò con Gogol nella Gran Russia e anche vi ha formata una scuola letteraria analoga all’ukraina; dopo le memorie di un cacciatore del Turghenieff, le novelle di Pisemski, Reshetnikov, le poesie del Necrassov, e principalmente le commedie dell’Ostrovski, ora dipingono il popolo gran-russo come egli vive, pensa, parla, coll’esattezza e realtà che superò di molto le prime prove ukraine7. Le nominate condizioni della storia e vita popolare di Ukraina furono anche la ragione, per cui sia qui nato il massimo poeta popolare russo, popolare in senso slavo della parola, menzionato sopra, — il quale scrisse nella lingua de’ contadini piccolo-russi, al quale noi passiamo ora.

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Questi fu il Taras Scevcenko (1814-1861). Scevcenko era nato servo nel governo di Kijev e dopo molte migrazioni e la miseria arrivò col suo proprietario a Pietroburgo, dove in grazia al suo talento di pittore, la sua libertà fu comprata al prezzo di 2500 rubli, che il poeta russo Szukovski ha raccolti vendendo il ritratto di lui, il quale per la stessa occasione aveva fatto l’illustre pittore Brüloff. Ma i fratelli e le sorelle del gran poeta hanno ricevuto la libertà personale, solamente coll’universale emancipazione dei servi russi nel 1861. Scevcenko ha scritto molte poesie liriche, dumy, poemi, ne pubblicò la prima serie nel 1840 sotto il titolo comune Kobzar’ (Kobza è un nome dell’istrumento musicale, che usano i cantanti e recitatori popolari nella Piccola Russia, chiamati perciò i Kobzari), — il titolo, che restò quindi per tutte le opere del poeta, molte volte ristampate. La più completa edizione ne è dell’anno 1867 fatta a Pietroburgo, ed altra stampata in Lemberg, completata con le opere, che la censura in Russia non poteva lasciar passare. I principali temi delle poesie di Scevcenko sono i desiderii e i quadri della felicità della vita di famiglia, gli esempii dell’abnegazione dell’amor materno (poema Natmylshka — La serva), e della fanciulla (poema il prigioniereNevolnik), contrastanti colle offese e le iniquità, alle quali i poveri sono soggetti per parte degli uomini delle classi privilegiate (poema Caterina e passim), i quadri del despotismo de’ signori e del governo (monologhi poetici Caucaso, Sogno e passim) i lamenti sullo stato miserabile del popolo soggetto ai signori russi e polacchi, agli ebrei usurai, questa miseria posta in contrasto con la gloria passata del popolo, (epistola ad Osnovianenko, — monologo Cihirin — città capitale degli hetmani nel secolo XVII), con le sue lotte ardite per la libertà contro i tatari e turchi (poema Giovani Podkova, Hamalija — hetmani de’ cosacchi) contro i polacchi (la notte del Taras Triasila, vincitore del shliahta nel 1638, Haidamachi — poema sulla sollevazione popolare contro la fanatica confederazione di Bar e la carnificina di Umanj, 1768), — l’appello ai ricchi e potenti perchè rinuncino ai loro privilegi maledetti ed abbraccino il «fratello minore.» (Epistola ai miei morti, viventi e posteri compatrioti), l’appello ai popoli slavi a liberarsi insieme (Epistola ad un illustre boemo G. Shafaric, poema Giovanni Huss o l’Eretico).

Lo spirito e le forme ardite di alcune sue poesie, principalmente del Caucaso e del Sogno, che correvano manoscritte presso i compatrioti del poeta, le incriminazioni (poco spiegate ancora) che [p. 29 modifica]Scevcenko e i suoi amici (fra i quali erano Kostomarov, in quel tempo professore di storia russa a Kijev, Kulish e altri membri del circolo amichevole quasi secreto, nominato la fratellanza di Cyrillo e Metodio) intese ad una sollevazione separatistica, colla rivoluzione panslavistica, o alla jacquerie somigliante a quella che i servi polacchi hanno fatta in Gallizia nell’anno 1846, — furono la causa, perchè Scevcenko venisse imprigionato (1847) e punito collo esiglio in una piccola fortezza sul mare d’Aral dove il poeta servì come soldato per nove anni, fino all’amnistia dell’anno 1857. Amnistiato, Scevcenko visse principalmente in Pietroburgo, venerato dai migliori rappresentanti della società e letteratura russa, così grandi come piccolo-russi,8 e morì ai 26 di febbrajo del 1861, — pochi giorni avanti la pubblicazione del decreto del 19 febbraio della liberazione dei servi, tanto desiderata dal gran poeta. La personalità e le opere di Scevcenko sono quasi totalmente ignote all’Europa occidentale, perocchè solamente piccoli brani delle sue poesie furono tradotti in tedesco dal signor Obrist nel suo opuscolo Taras Grigorievilsch Schewczenko, ein Kleinrussischor Dichter. (Czernovitz. 1870).9. Ma noi non esitamo a dire, che Scevcenko dovrebbe esser stimato fra i maggiori poeti veramente popolari, cioè non solamente nazionali, — perchè il nazionalismo spesso si unisce con idee ristrette e così dette chauvinistiche, ma fra i poeti della democrazia, della libertà e della umanità.

Nel primo cinquennio dopo l’amnistia del Scevcenco, — negli anni che precedettero e seguirono immediatamente l’emancipazione de contadini in Russia, anni di grande agitazione e di risveglio [p. 30 modifica]nella società russa si ravvivarono pure le speranze presso i patrioti d’Ukraina. Oltre parecchi almanacchi e raccolte letterarie, oltre le nuove edizioni di poesie e novelle di morti e viventi scrittori, — negli anni 1861-62 usciva in Pietroburgo una Rivista mensile della Russia meridionale intitolata il Fondamento (Osnova) che pubblicava molti articoli scientifici scritti generalmente in lingua comune letterario-russa e molte poesie e novelle in dialetto piccolo russo. Ma, a motivo della rivoluzione polacca, e della reazione che ne seguì, il movimento ukraino incontrò gravi ostacoli, i quali, uniti colla mancanza di energia e con alcune imprudenze de’ propri partigiani, ne contennero lo sviluppo per molto tempo. Il più importante degli ostacoli esterni era il divieto amministrativo di stampare la traduzione della scrittura sacra e della biblioteca delle scienze elementari in dialetto popolare, per la quale il professore Kostomaroff aveva raccolto alcune migliaia di rubli tanto nella Russia meridionale, quanto in quella del Nord, principalmente in Pietroburgo e Mosca. Questo impedimento, combattuto dai principali giornali russi, non eccettuato l’organo dei così detti «slavofili di Mosca» (il Giorno Denj) fu provocato prima per le incriminazioni di una parte della aristocrazia polacca, che vide nel movimento ukraino un ostacolo alla continuazione della sua dominazione sul popolo della Russia occidentale ed alla propaganda gesuitica, e rappresentandosi come un elemento conservatore fece avvertire ne’ suoi giornali esteri e interni (a Pietroburgo, e Vilna e Varsavia) e nelle comunicazioni ufficiali dei presidenti della nobiltà all’amministrazione russa, che gli ukrainofili, o, come hanno detto i polacchi, — i hlopo ani aspiravano alla rivoluzione sociale10 Poi contro gli ukrainofili per causa della polemica, [p. 31 modifica]sulle relazioni de’ mercanti giudei col popolo nella Russia meridionale, uscì un giornale de’ giudei Sion e li chiamò separatisti, dicendo che i patrioti ukraini poco simpatizzano coi mercanti ebrei non perchè gli ultimi rappresentano un elemento usuraio e improdottivo, ma perchè gli ebrei lavorarono per tutta la patria russa e gli ukraini sono separatisti. In qualità di separatisti li combatteva poi anche la Gazzetta di Mosca, in questo tempo organo del partito retrogrado.aristocratico e (sempre) de’ dottrinarii centralistico-burocratici. Alle incriminazioni polacche contro il rivoluzionarismo, e giudee contro il separatismo, la Gazzetta di Mosca aggiunse l’incriminazione contro gli ukrainofili facienti causa comune coi polacchi stessi11.

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La conseguenza di tutte queste varie incriminazioni fu il menzionato rigore della censura contro le pubblicazioni piccolo russe. Per i libri laici questo rigore è già cessato, ma per i libri ecclesiastici, la censura dei quali è nelle mani del clero, l’impedimento dell’anno 1863 dura ancora, sicchè la traduzione de’ quattro evangelii, approvata nell’anno 1863 dall’Accademia delle lettere e delle scienze in Pietroborgo, non potè stamparsi in Russia ed uscì invece a Vienna.

Alcuni anni dopo cessata la rivista Oçnova, cessarono pure i lavori etnografici e storici sulla vita popolare in Russia meridionale, se si eccettui una eccellente raccolta di proverbi, fatta dal sig. Nomis (Pietroburgo, 1864) e de’ documenti storici, editi dalle commissioni archelograche in Pietroburgo (redazione del Kostomarov) ed in Kijev. (red. prima prof. Ivanishoff ora prof. Antonovitch. La Commissione di Kijev, stampando (1846-1864) 10 vol. de’ monumenti e annali de’ contemporanei piccolo russi XVII-XVII (la principale è del Velilshko 4 vol.) e 10 vol. (1859-1870) dell’Archivio della Russia Occid. Meridionale (3 vol. ne sono sotto torchi) ha, possiamo dire, scoperta la storia interna di questo importante paese. Ma a poco a poco il lavoro scientifico sulla nazionalità piccolo-russa negli ultimi anni è stato di nuovo ripreso dalla stampa russa. Dopo l’anno 1869 in Kijev e in Pietroburgo furono stampate le sopra menzionate raccolte di canti e canti popolari, dei S.ri Rudcenko, Lysenko e Rubez. I giornali russi annunziarono ancora una ricchissima edizione di materie etnografiche, statistiche e filologiche, che ha raccolto una spedizione etnografica, sotto la direzione del

[p. 33 modifica]signor Tshubinskl, mandata dalla società geografica russa, colla larghezza d’idee e la liberalità, — proprie di quella società. (Ultimamente ne sono usciti 3 vol.). Della redazione finale dei canti popolari nella detta edizione è incaricato il prof. Kostomarov. Nel 1870 uscì il copioso libro del prof. Potebnja in Charkov sul dialetto piccolo russo. Le riviste russe negli ultimi tempi pubblicarono alcune interessanti caratteristiche della vita e dello spirito popolare nella Russia meridionale secondo le poesie popolari. Così, le Lezioni nella società imperiale di storia e delle antichità in Mosca (edizione trimestr.) pubblicarono nel 1867 (vol. IV) l’articolo del signor Borovicovski, La donna nei canti popolari piccolo-russi, un soggetto, pel quale i canti popolari ukraini, hanno un ricchissimo materiale, perchè moltissimi canti sono evidentemente composti da donne12 La più importante rivista russa, il Messaggiere di Europa (Wyestnik Evropy) nell’anno 1870 stampò un articolo anonimo «La piccola Russia nella sua letteratura,» dove furono riassunte dai canti popolari le memorie del tempo degli antichi principati russi: i canti ukraini e galliziani, raccontano finora del servizio de’ russi in Bisanzio e delle loro spedizioni marittime nel X-XI s.; per l’interesse contemporaneo e politico sono raccolti in questo articolo i canti nuovissimi sul servaggio e la sua abolizione, sulla rivoluzione degli ungheresi nel 1848 e dei polacchi nel 1863; nell’una come nell’altra il popolo sta dalla parte del governo dello Zesar (in Austria) e del Zar in Russia perchè esso ha ricevuto la libertà dal governo e non dalla aristocrazia insorta, la quale credeva con qualche frase democratica e con promesse date nel tempo della rivoluzione stessa, poter fare dimenticare al popolo i secoli di oppressione. Nell’anno 1872 il Messaggiere di Europa pubblicò due articoli del sig. Rudcenko, il Tshumaco ne’canti popolari, dove è rappresentato, come la poesia popolare abbia riprodotto vivamente tutte le eventualità della vita e i tipi simpatici de’ merciaiuoli, chiamati in Russia meridionale tshumachi13. Ma di interesse molto superiore promette [p. 34 modifica]esser una copiosa monografia sul valore storico della poesia popolare della Russia meridionale, che il prof. Kostomaroff cominciò a pubblicare nella rivista Besieda (Conversazione) in Musca. Finora furono stampati cinque articoli sulle tracce mitologiche nella detta poesia, — ma la più interessante parte del lavoro dell’illustre storico deve esser quella, dove l’autore darà la caratteristica della vita famigliare, delle relazioni e idee politiche e sociali del popolo — ne’ tempi passati e presenti, soggetti, per i quali la poesia popolare piccolo-russa possiede un ricchissimo materiale. Crediamo, che se il nuovo lavoro del Sig. Kostomaroff fosse tradotto in qualche lingua europea occidentale, egli non solamente completerebbe le conoscenze della poesia popolare russa, nella quale l’epos storico piccolo-russo e i canti lirici ukraini sono nel loro genere della medesima curiosità ed originalità, che le bylini o l’epos fantastico gran russo, ma anche sarebbe di un interesse politico, corrispondente all’importanza, che il pubblico

[p. 35 modifica]europeo attribuisce alla questione russo-polacca, la quale potė esser molto illustrata collo studio della poesia storica del popolo piccolo russo.

Gli ultimi mesi hanno prodotto alcune pubblicazioni, scritte pure in dialetto popolare ukraino. Le più importanti, — o meglio dire, le sole importanti sono: Favole (Bajki) di Hliboff, e le Notizie sul mondo di Dio, — un corso popolare d’astronomia e geografia fisica. Speriamo che l’ultimo libretto sarà il principio della serie di corsi scientifici popolari, i quali sono tanto indispensabili per l’istruzione del popolo russo.

Da 30 a 35 anni il movimento letterario ukraino ha una stretta relazione con quello presso i ruteni austriaci. Un tempo, la letteratura in Gallizia consisteva quasi esclusivamente de trattati religiosi composti nello spirito di quelli, che dominavano nell’accademia ecclesiastica di Kijev e nell’istituto greco-unito di Leopoli. Le prime prove della letteratura laica, che ha fatto il poeta galliziano Shashkevitsh (1811-1843) negli ultimi anni del quarto decennio del nostro secolo, furono fatte sotto l’influenza delle opere e delle edizioni de’ canti popolari di Kotliarevzki, Maximovitch ed altri. Nel 1848, quando tutti i popoli austriaci dimostravano la loro esistenza individuale, il concilio de’ patrioti ruteni (Rada ruska) nel memorandum al governo e alla dieta di Vienna proclamossi parte del popolo piccolo-russo. Il nuovo ravvivarsi dell’attività letteraria nell’Ukraina russa, — contemporaneo coll’inaugurazione del sistema costituzionale in Austria, toccò anche la Gallizia.

Gli scrittori ukraini trovarono una seconda patria: lì si stampano le opere che la censura impedisce in Russia, per esempio, l’evangelo (1871), il pentateuco di Moisè, i salmi di David ed altro. La memoria di Scevencko ha trovato in Gallizia un culto quasi religioso, dimostrato nelle riunioni solenni, che le società patriotiche russe fanno sempre nel giorno della sua morte (26 febbraio) in Lvov, (dove si distingue coll’attività patriottica la società Bessida) Peremyshl, Vienna ed altre. Colà, nelle riviste e ne’ giornali gli articoli di Osnova di Pietroburgo vengono ristampati, e al cessare di detta rivista i nuovi prodotti della letteratura piccolo-russa apparirono nella rivista galliziaca Pravda (Verità). — Di queste novità bisogna nominare principalmente i racconti di un giovane novelliere, signor Nelshuj, principalmente il suo racconto, il titolo originale del quale (Pricepa — dal verbo pricepytysia, — attaccarsi) non possiamo tradurre che colla parola I parassiti; questa è la storia di due famiglie ukraine oneste e laboriose, una d’un povero prete e [p. 36 modifica]l’altra d’un cittadino, la felicità dei quali fu rovinata per i matrimoni con i membri della nobiltà polacca di secondo ordine (shliahta), i quali hanno portato con loro le pretese, i pregiudizi aristocratici ed il disprezzo del lavoro (1868). Di recente, fu pubblicata l’edizione separata delle novelle del Netshuj. Delle novità poetiche e di amena letteratura pubblicate durante l’ultimo anno nel Pravda son degni d’esser nominati: la traduzione del primo canto dell’Iliade dal Rudanski e un racconto d’ignoto autore, senza dubbio d’un principiante, — Il peccato (Lychuj poputav — lo spirito maligno mi ha perduta) la storia di una fanciulla orfana, scritta con un po’ d’inesperienza, ma anche con un gran senso della vita reale e con talento di osservazione.

La Gallizia ha prodotto alcuni pregevoli lavori letterarii originali, scritti in dialetto più o meno prossimo alla lingua popolare. Della grammatica e della edizione de’ canti popolari con più grande successo occupavasi il signor Holovazki, — già professore all’università di Lvov, ora presidente della commissione archeologica in Vilna. La collezione voluminosa de’ canti popolari del popolo russo in Gallizia e Ungheria, — il lavoro de’ molti patrioti, redatto dal signor Holovazki fu stampato nella menzionata edizione della società storica in Mosca (1863-1870) e riassume tutti i lavori in questo genere, ruteni (di Shashkevitsh ed altri) e polacco-ruteni (di Wazlav z Oleska — Piesni ludu rasskicgo w Galicyi. Lwow 1833, e di Zegota Pauli — id. 2 vol. 1839-1840). Il Vocabolario tedesco ruteno compilò il prof. Partizki (1867) la grammatica rutena l’Holocazki e Osadza; la Storia del principato di Gallizia e Volyina scrivevano il Zubricki (in polacco e in russo, gran russo), il prof. Sharanevitsh, il prof. Petrushevitsh. La storia della Russia Rossa paralella colla storia delle altre Russie ha raccontata l’operoso pubblicista Didizki. Degne d’esser nominate le poesie e le novelle di Marciano Shashkevitsh, di Zarevitsh, Danilo Mlaka, Zgarski, Lutshakovski, i saggi drammatici del Deniso dal Seret ecc. Ma bisogna dire, che la maniera realistica della riproduzione della vita attuale è ancora poco radicata presso gli scrittori galliziani, i quali, come anche altri scrittori dei movimenti letterarii analogi, — pur troppo si volgono verso il passato e si occupano a versificare temi già troppo usati e declamazioni, benchè su temi nobili, ma sempre declamazioni, — e non la poesia, che possa corrispondere al nostro secolo, — cioè la poesia, che presenta i quadri analitici della vita umana nella società.

Il maggior talento fra i poeti e novellieri russo-galliziani lo [p. 37 modifica]mostrò il Fedjkovitsh nelle sue poesie (3 vol. 1861-1870) e in alcune novelle della vita degli abitanti dei monti Carpazii, stampate nel Pravda (1867). Fedjkovitsh, simile allo Scevcenko uscì di famiglia contadinesca in Bukovina, servì come soldato, — egli venne pure col suo reggimento in Italia, — ed è un uomo, «che si fece da se stesso,» ed essendo totalmente autodidatto, rialzossi ad una mirabile altezza e nobiltà d’idee. Ne’ suoi migliori versi e canti egli dipinge la vita di un soldato e guerriero, deplora le ingiustizie della vita politica e sociale, dà quadri brillanti della sua bella patria ec. Ma per disgrazia anche Fedjkovitsh non poté mettersi risolutamente sulla via del vero realismo nella riproduzione della vita sociale, mentre le sue novelle facevano aspettare molto. Negli ultimi anni egli ripete sè stesso, imita noiosamente il Scevcenko, imita non solamente il buono, ma anche quella sua declamazione profusa, quella sua fraseologia mezzo mistica, o scrive drammi senza nessun senso reale (Dobush, il bandito di Bukovina nel secolo XVIII) o parafrasi di commedie straniere, come la sua buffonata sul tema dell’Abbandono dell’ostinata di Shakespeare (Pravda, 1872) dove lo scrittore ruteno ha esagerato il rozzo umorismo del XVI secolo, oltre tutti i limiti del vero. Ultimamente però Fedjkovitsh ha preparato la traduzione del Macbet, e, per commissione della società «Prosvita,» della quale parleremo fra poco, lavora all’edizione di libri per la lettura popolare14. [p. 38 modifica]

Il movimento letterario nazionale presso i ruteni anzi di Gallizia cresce ogni anno, — malgrado i molti ostacoli, de’ quali, oltre la ristrettezza delle idee del clero ruteno (greco-unito) i principali sono: l’oppressione del partito dominante polacco, l’esitazione della burocrazia austriaca, che un giorno ha l’aria di proteggere lo sviluppo nazionale ruteno, un altro ha paura della unione de’ suoi ruteni coi loro «scismatici» fratelli di Russia. Benchè l’eguaglianza di tutte le nazionalità siasi tante volte proclamata in Austria, i ruteni di Gallizia — i quali per la loro maggioranza consistono della popolazione rustica, de’ preti del rito greco-unito, e di alcuni cittadini ed impiegati non sono ancora liberati della supremazia polacca, la quale rialzossi nuovamente dopo la promulgazione dello statuto attuale (dell’anno 1867). Finora esistono in Galizia i privilegii medievali per l’aristocrazia, la quale è quasi esclusivamente polacca: per esempio il privilegio della rendita dell’acquavita, della nomina de’ preti, ed altri. La dieta provinciale, nella quale in forza della legge elettorale, molto sfavorevole, per la popolazione rustica, i ruteni sono sempre in minorità, — ed il consiglio-dirigente le scuole non lascia l’insegnamento russo, che nelle classe inferiori di un solo ginnasio a Lvov (negli altri della Galizia Orientale in russo è insegnata solamente la religione e la letteratura patria) e cerca d’impedire anche l’insegnamento russo nelle scuole primarie15. La lotta contro la detta supremazia e contro i privilegii aristocratici, la conquista della completa eguaglianza dei diritti della nazionalità rutena colla polacca nelle scuole superiori ed inferiori, ne’

[p. 39 modifica]tribunali e nell’amministrazione — è lo scopo principale delle aspirazioni de’ partiti nazionali; perciò l’attività letteraria ha in gran parte un carattere politico pedagogico.

Un cenno sopra i giornali e sulle riviste rutene, — in Galizia, darà, crediamo, alcuna idea sullo stato della vita politica ed intellettuale di questo paese. Ora in Galizia sono 9 periodici ruteni o russi: fra questi, la gazzetta, — che esce tre volte la settimana, — Slovo (la parola) cominciata sotto la direzione del Didizki, nel 1861, rappresenta il partito nazionale-clericale, che dopo l’inaugurazione della politica del Beust, sotto il quale, il ministro Herbst ha detto ai deputati polacchi: « wir haben ihnen die Ruthenen aufgeopfert» (vi abbiamo sacrificato i ruteni) cerca aiuto allo sviluppo nazionale ruteno nel partito centralistico in Russia. Per la politica interna il partito rappresentato dal giornale Slovo sostiene sempre il partito centralistico austriaco- tedesco, per paura che coll’autonomia della Galizia, desiderata dai polacchi (veggasi la risoluzione della dieta del 1868), cioè senza la divisione preventiva della provincia in due parti secondo l’istoria ed etnografia, — o senza serie guarentigie date alla nazionalità rutena, i ruteni cadranno completamente sotto la dominazione de’ polacchi. Si scrive lo Slovo col dialetto popolare mescolato con espressioni e forme slave di chiesa, russe, polacche, benchè negli ultimi anni tenda ad approssimarsi al dialetto letterario dominante in Russia. — Invece la rivista mensile Pravda (la Verità) vuole rappresentare il così detto partito «popolare» o «ukrainofilo» ed aspira, fondando lo sviluppo letterario sulla lingua vivente del popolo in Galizia e nella Russia Meridionale, fondare anche la lotta politica contro l’aristocrazia polacca sull’insegnamento popolare in detta lingua, guardando l’individualità del ramo russo-meridionale e contro polacchi ed anche contro il ramo gran-russo. Abbiamo avuto già l’occasione di nominare alcune delle pubblicazioni poetiche che furono stampate in questa Rivista. Delle pubblicazioni politiche, che essa ha date nuovamente, del più grande interesse è l’orazione del deputato rev. Katshala nella dieta di Gallizia. Il deputato ruteno critica in dettaglio la condotta della maggioranza polacca, la quale invece della unione col partito slavo federale in Austria cammina sempre col partito tedesco-centralistico e per conseguenza prussofilo e prepara così la ruina dell’Austria e della stessa nazionalità polacca, la quale è tanto oppressa in Prussia. Colla medesima severità protesta il Katshala anche contro i suoi compatrioti, i quali anche cercano salute nella unione col partito tedesco-centralistico, — che non [p. 40 modifica]voglia bene nè ai polacchi, nè ai ruteni, ma che solo voglia dividendo imperare. Il Katshala richiama la onesta pace de’ polacchi e de’ ruteni sulle condizioni dell’uguaglianza e la loro comune adesione al partito slavo-federale.

La Gazzetta Osnova (il Fondamento), fondata non senza sussidii ufficiali nel 1871, quando il ministero del c. Hohenwart proclamò la sua volontà di fare della così detta «risoluzione» polacca dell’autonomia di Gallizia il programma ministeriale, propaga l’idea della pace coi polacchi,16 — e della ricognizione, della parte de’ ruteni stessa di detta risoluzione, ma senza tutte le guarentigie preventive dalla parte de’ polacchi, di una platonica speranza alla buona grazia del partito dominante. Sione Ruteno, — (Sion Ruski) è un giornale clericale, stampato dall’Istituto Stauropighiale sotto la immediata inspezione del Metropolitano e dell’alto clero greco-unito, — i quali evitano di pronunciarsi sulle questioni letterarie e politiche, affinchè per la manifestazione delle simpatie alla Russia e al panrussismo alla maniera dello Slovo non si discreditino nei circoli ufficiali in Vienna ed al Vaticano, come separatisti e scismatici, — e anche hanno paura di mostrare le simpatie al partito popolare o ukrainofilo per non mostrarsi troppo democratici, rivoluzionarii e di nuovo separatisti e scismatici, perciocchè la maggioranza del popolo ukraino vive in Russia e perchè questo popolo protestò sempre contro l’unione colla chiesa romana. Per conseguenza il Sione Ruteno non ha niente di vivo, e gli articoli stampati da esso avrebbero potuto uscire anche nel secolo XI-XII tanto bene, ed anche meglio che nel nostro. La lingua è una mescolanza della lingua slavo-clericale coi dialetti russi. — Non molto più vivo è il giornale pedagogico Ucitel (Il precettore) coll’appendice fanciullesca Lastovca (la Rondinella). Invece la Gazzetta Rada Russka (il Consiglio Russo) e la rivista mensile Nauca (Scienza, Istruzione) sono periodici popolari, diretti con molto talento e con molta utilità pratica. Solamente un gran difetto ne’ detti periodici [p. 41 modifica]sono le loro idee teoretiche, religiose, razionali e politiche troppo ristrette ed intolleranti. Benchè il direttore (un prete rustico signor Naumovitsh) appartenga al partito panrusso, egli scrive i suoi giornali in lingua popolare ukraino-galliziaca, abbastanza pura e viva17.

Oltre le dette pubblicazioni periodiche bisogna nominare anche quelle, che di tempo in tempo stampano le società letterarie rutene in Gallizia. Le principali tra dette società sono due: Matiza Rusca (Istituto materno ruteno), fondata nell’anno 1848, che possiede in Lvov una casa ed un capitale di più che 20,000 fiorini, diretta pel partito clericale, ma non mostra al presente un gran calore per la letteratura e l’istruzione popolare, che era il suo principale scopo, — e pubblica solamente alla distanza di 12-18 mesi la «Raccolta letteraria», articoli storici ed archeologici e documenti principalmente per la storia ecclesiastica del paese. Un’altra società più recente e più povera, Prosvita (Rischiarimento), formata nell’anno 1867 principalmente dai professori dei ginnasi e dell’Università in Lvov lavora più energicamente per l’istruzione popolare, stampando almanacchi e raccolte di letture pel popolo delle campagne e crestomazie e manuali per i ginnasi e seminari. Nel tempo del Ministero dell’Hohenwart, quando si trattava dell’accordo (Ausgleich) fra tutti i popoli austriaci ed anche fra i ruteni e polacchi (la proposta ne è stata rimessa dalla maggioranza polacca alla dieta di Lvov ad calendas graecas, benchè le reclamazioni rutene fossero modestissime) — il comitato della dieta galliziaca accordo alla Prosvita il sussidio annuo di 1000 fiorini.

Dal nostro saggio sul movimento letterario russo in Galizia il lettore potè vedere, che ai partiti russi in questo paese resta ancora molto a lavorare, ma il sentimento nazionale ne è già [p. 42 modifica]finalmente svegliato e la sempre crescente unione del patriotismo ruteno colle idee democratiche e liberali del nostro secolo lascia la speranza che l’ottenimento del loro scopo cioè l’incivilimento del popolo e la sua liberazione non sarà troppo lontano.

Speriamo anche, che il partito positivo liberale e democratico, il quale incomincia a formarsi fra i polacchi in Gallizia, riconoscerà i diritti del popolo ruteno a vivere ed a svilupparsi secondo la sua volontà; non violando i diritti dei suoi vicini polacchi. Questo riconoscimento e la costituzione del modus vivendi fra i russi e polacchi in Gallizia è tanto più a desiderarsi, che essa deve produrre le conseguenze più favorevoli in tutto il mondo slavo, reagendo anche sulla posizione de’ polacchi fuori della Gallizia, principalmente nell’Impero russo. Quante sono persone istruite e liberali in Russia augurano la indipendenza della nazionalità polacca nei suoi veri limiti etnografici; — e ciò fa la differenza fra la questione polacca in Russia e la stessa in Prussia.18[p. 43 modifica]Ma nè la società russa, nè lo stato non possono esser quieti, le idee dell’autonomia provinciale e della uguaglianza nazionale non possono prender in Russia il loro corso naturale, finchè una minorità polacca nella Russia Occidentale, e l’emigrazione contro la storia ed alla etnografia, contro la volontà delle masse popolari, aspirerà alla dominazione di un troppo vasto territorio ed alla distruzione dell’unione de’ rami del popolo russo, tanto difficilmente acquistata. La riconoscenza dei diritti del popolo russo in Gallizia dalla parte dei polacchi mostrerà, che non solamente sia possibile

[p. 44 modifica]una pacifica convivenza delle masse popolari polacca e russa in un solo corpo politico, ma anche che la minoranza aristocratica polacca abbia capito il problema di tutte le prudenti minoranze nel nostro tempo: e la necessità di rinunciare ai privilegi, di soccorrere l’istruzione popolare, di organizzare meglio la vita economica del popolo di aiutare ad una pacifica transizione di questa crisi nella vita intellettuale e sociale, il cominciamento del quale vediamo in tutti i paesi d’Europa. La minorità polacca nella Russia Occidentale e nella Gallizia deve esser tanto più prudente, che fra essa e le masse popolari esiste non solamente la differenza intellettuale ed economica, ma ancora la differenza etnografica e le ostili reminiscenze storiche. Questo non dispensa anche i rappresentanti del popolo russo in Russia come in Gallizia dal dovere di mostrare la stessa prudenza e paziente tolleranza verso l’elemento polacco: essi devono sapere, che il cambiamento delle idee inveterate, dei pregiudizii stessi, le trasformazioni nell'ordine morale e sociale non possono provenire altrimenti che dalle trasformazioni nel mondo organico, cioè lentamente ; non devono essi obbliare, che anche dalla parte russa fossero dati esempi d’ingiustizia e d’intolleranza verso i polacchi. In quanto alla Gallizia parzialmente, — l’iniziativa della menzionata prudenza e tolleranza bisogna che piglino i più forti e privilegiati, cioè i polacchi, — perchè l’attuale statuto austriaco mette tutta la vita politica in Gallizia nelle mani de’ polacchi e principalmente della loro aristocrazia. Possiamo dire, che non solamente la sorte futura di Gallizia, ma anche la sorte della nazionalità polacca e l’avvenire dipende dalla giustizia e dalla prudenza del contegno dei polacchi in Gallizia verso il popolo russo di detto paese. Dunque in Gallizia si riscontrano molte importanti questioni, che danno alle nazionali relazioni e alle cose letterarie di questa provincia un considerevole interesse per tutto il mondo slavo.


Note

  1. La storia letteraria del movimento ukrainofilo fu ben raccontata dal prof. Pypin nella sua «Storia delle letterature slave» (Pietroburgo 1865). La politico-sociale importanza del detto movimento nella lotta del popolo russo contro la predominazione della minoranza polacca nella Russia occidentale fu un soggetto di una recente discussione in uno degli articoli della più considerevole rivista russa, il Viestnik Evropy (Messaggiere di Europa). 1872, numero III. È curioso, che i movimenti come provenzale, catalano, brettone, gallesiano, fiammingo ecc., benchè siano centrifughi nelle letterature e negli stati dentro i quali essi sono formati, non sono senza colore panromano, pancelto, panneerlando, panslavo ecc.; — cioè prova che tutti questi movimenti, essendo più o meno democratici, sono più federali, che separatistici, cosa, che loro promette un importante avvenire, malgrado le modeste dimensioni che alcuni di essi abbiano ora; anzi ora questi movimenti formano un certo legame fra Francia e Spagna (e in parte Italia) tra Francia e Irlanda, Ingihlterra, e Belgio, fra Belgio e Paesi-Bassi e Bassa Germania, fra Russia e Austria ecc.
  2. Facciamone la recapitolazione, poichè la poesia popolare russa richiama a sè l’attenzione degli studiosi nell’Europa occidentale, ma le raccontate difficoltà per la giusta comprensione del termine russo, e la difficoltà di procurarsi le molte edizioni piccolo-russe fanno che la poesia popolare della Russia meridionale è quasi totalmente negletta da nuovissimi interpreti europei della nazionalità russa. Così, per esempio, il tanto lodato nuovo libro del signor Ralston The popular songs of Russian people che non nomina tra le sue fonti, che le raccolte dei canti e dei racconti della Russia grande, sarebbe meglio chiamare The popular songs of greatrussian people.
  3. Il Maximovitch ha tradotto in piccolo russo anche il canto d’Igor (1185) frammento prezioso della già ricca poesia russa avanti i tatari, il quale ha una evidente somiglianza coi duini ukraini.
  4. Bodenstedt dice che la lingua piccolo-russa è la più musicale di tutte le slave.
  5. Queste parole troviamo nell’opera che molti conoscono: Allgemeine Gesch, d. Litteratur. 1872, 4 ed. 383-392. Ma quanto l’illustre e dotto autore sia capace di giudicare ed insegnare la letteratura russa, vediamo da questo, che egli nomina presso Gogol i certi incerti, come Karlhof, Stshukin, ec., e pone l’Herzen fra i «critic: estetici e storici della letteratura» ia compagnia con Gretsch, — pubblicista ufficiale di Nicolò I, «und der geistvolle Fürst Wäsemskj» il quale, secondo il prof. Scherr, «ha avuto abbastanza onestà per confessare (or sono 40 o 50 anni) che il popolo russo aspetta ancora la sua letteratura.»
  6. In Inghilterra l’edizione e l’imitazione della poesia popolare incominciò fino dal secolo XVIII; tenne il primato la poesia della moribonda nazionalità gaelo-celtica, come lo provano l’edizioni dell’Evans-Specimens of the ancient Welsh poestry (1769), ed il famoso pseudo-Ossian del Macpherson (1738-1796); poi seguono le collezioni della antica poesia anglosassone (Perey, Reliques of ancient english poetry, 1765) e della poesia popolare di Scozia nell’edizione del W. Scott (Minstresly of the Scottish border, 1802-1803) e Chambers (The Scottish songs, 1829). Senza dubbio il Macpherson e il W. Scott sono i padri dello studio della poesia popolare, che occupa tanto il nostro secolo. In Russia la prima edizione stampata di canti popolari gran-russi e piccoli-russi fu fatla da Tshulkov nel 1788 (4 vol.), poi vennero le nominate raccolte dei canti piccolorussi, e l’edizione de’ canti granrussi del Sacharov (1838), Kiriejervki (1860-71), Rybnikov ( 1861 ) ecc. Negli altri paesi slavi le prime edizioni di poesie popolari sono: Canti boemi (ed alcuni russi, polacchi ec.) del Celacovski (4 vol. 1822-1827), Canti serbi del Karadgitsh (4 vol. 1823) e del Miliutinovice (1837), Canti polacchi del Voizizki (1836), Canti polacchi biancorussi e piccolorussi del Cecet (1838), ec. In Germania dopo Die deutsche Heldensage del W. Grimm (1829), Die historische Volkslieder d. Deutschen Volks del Wolf furono editi nel 1830, la raccolta dell’Erlach nel 1834 37, l’importante raccolta del Firmenich (Germaniens Völkerstimmen) nel 1843. In Italia i recenti tanto copiosi lavori per lo studio della poesia popolare inaugurò il Tomaseo nel 1841. In Francia anche finora occupano il primo posto i lavori del celtista Villemarquè Chants pop. de la Bretagne, 1846 ec.), Champfleury, Chants pop. de provinces de France (1860), Arbaud, Chants pop. de la Provence (1862), Puymaigre, Chants pop. dans le pays messin (1865 ec.).
  7. È inevitabile oltre l’illustre favoleggiatore Kryloff (1768-1844) il nominare anche il poeta, nato povero mercante in Voronege, Kolzoff (1809-1842), con i suoi canti in stile popolare gran-russo, il quale per 30 o 40 anni stette più o meno isolato nella letteratura russa e ha poco toccato le condizioni sociali della vita popolare.
  8. La società di soccorso ai letterati in Pietroburgo decise di comprare la terra per i fratelli e la sorella del Scevcenko avanti la loro emancipazione dal servaggio.
  9. Finora la migliore biografia e caratteristica del Scevcenco ce la offre un opuscolo polacco del barone Guido de Battaglia (Lemberg, 1865), il quale critica severamente gli attacchi delle riviste e gazzette polacche contro il poeta ukraino e la loro ingiustizia verso il partito popolare ruteno in Gallizia il quale proclamò Scevcenko il suo maestro e la guida non solamente per le lettere, ma anche politico sociale. Il Kobzar fu tradotto dai migliori poeti russi; ed una parte considerevole ne fu pure tradotta in polacco. Un professore ruteno in Gallizia, il signor Partizki, ha cominciato un largo studio sopra Scevcenko, ma ne uscì solamente la prima dispensa, intitolata: «Le idee dominanti negli scritti del Scevcenko» (Lemberg, 1872), scritta con molta abilità.
  10. Ecco un esempio, del come parlasse uno scrittore polacco, che si chiamò un oukraïnien, nel libro citato di Lad. Mickicvic nel 1863: «Les roussomanes (ou les russiens, des jeunes gens de toutes classes, des hommes sans fortune, des esprits faux et des demi-savants.... (p. 5-6. Un recueil de différentes poesies telles que Kobzar, Haidamaki, (parte del Kobzar come abbiamo veduto) Chata, Narodni Opovidanné, Azbuki, (cioè l’alfabeto-poesies?) Gramatki etc. forment une enorme ballerie, dirigé contre les seigneurs ou, pour dire la pure vérité, contra les plus richies seulement. L’organe qui concentre toutes les idées d’un communisme dėstructeur et d’un faut socialisme, c’est l’Osnowa, qui sort de Pétersbourg. Ce journal est plus nuisible aux polonais, que Dzien (il Giorno, già l’organo del partito slavofilo di Mosca) à cause d’une certaine habilité et du choix circonspect de ses dacteurs. Ces écrits trouvent un timide et faible écho dans le slowo de Leopol; mais le dernier journal mérite à peine qu’on fasse mention de lui.... (p. 24-25). In queste parole è nominato l’opuscolo del Kulish Gramatka, cioè l’alfabeto. È curioso, che i rappresentanti della nobiltà polacca del governo di Kijev in corpo chiamarono dal general governatore e hanno ottenuto nel 1839 la proibizione nei governi di Kijev, Volynia e Pudolia di questo alfabeto, che secondo i suoi nobili critici «ha scopo di produrre una nuova rivoluzione sociale nella patria del più grande de’ rivoluzionari, — Hoelnizki.» Nel 1862, i nobili polacchi del governo di Kijev reclamarono la demolizione del tumulo funerario di Scevcenko, il quale tumulo, posto sul monte alla riva destra del Dnieper presso la città di Kanev molte volte menzionato nella storia del paese, era chiamato ne’ giornali polacchi «la Mecca de’ rivoluzionarii mosco-ruteni e della plebe tumultuosa ukraina.
  11. Qualche idea di alcune incriminazioni della Gazzetta di Mosca possono dare gli articoli di Eug. Garcin contro il provenzalismo (Croisade du Provençal contre le Francais à la Revue moderne 1869 ec.) e l’agitazione dei centralisti francesi contro la ligue de décentralisation méridionale proposta da G. Arnouldt nel 1868, contro la ligue méridionale de la defence nationale ec. Un’idea di aspirazioni analoghe allě ukraine può dar l’articolo del Gaidoz, «La Poésie Bretonne pendant la guerre» a la Revue des deux Mondes 1871, déc. 15. Curiose sono le parole colle quali finisce il suo rendiconto del movimento letterario-pedagogico bretone il dotto celtista: «La classe moyenne veut garder la direction morale et politique du pays. Mais elle doit la mériter en étant dans la nation la classe la plus instruite, la plus active, la plus dévouée au bien public. Qu’elle se mette donc à l’oeuvre de l’éducation populaire dans les campagnes aussi bien que dans les villes!....... Si un régime de liberté peut s’etablir définitivement en France, ce sera, en appuynt fortement sur les paysans, à la condition qu’ils soient instruits et qu'ils s’intéressent aux affaires publiques; on les y intéressera non seulement en travaillant à leur apprentissage politique par le maniement des affaires communales et départementales, mais aussi en entreprenant leur éducation dans la langue, qu’ils comprennent. C’est, à l’heure incertaine ou nous sommes, un des plus pressants devoirs du parti libéral en province.» — Confr. le parole in favore della parte de’ patois nell’istruzione popolare nel libro del prof. Bréal: Quelques mots sur l’instruction publique en France, Paris 1872, pag. 65, e il libro tedesco del Richter Unterricht in der Muttersprache und seine nationale Bedentung. Leipzig, 1872. Ai pareri del separatismo in questa occasione possono esser il miglior responso le parole di un giornale italiano (Corriere di Milano) a proposito di alcune pubblicazioni siciliane: a’ taluni questo patriottismo locale potrà sembrare eccessivo, — non a noi, ché in esso crediamo la miglior base del patriottismo nazionale.
  12. Il Bodenstedt dice: «Da per tutto (nella poesia popolare d’Ukraina) si mostra la dominazione della donna, come in generale nella storia d’Ukraina si trovano le traccie della vita cavalleresca del medioevo.» — I cosacchi sono spesso chiamati nei canti i ryzzeri.
  13. I tshumachi rappresentano una delle più curiose traccie della antica vita democratica slavo-russa, una delle coincidenze delle istituzioni primitive cogli ideali sociali contemporanei. Come abbiamo detto, i tshumachi sono i mercanti popolari; ma essi non sono nè casta, nè una classe speciale, sebbene sia diviso dalla sua vita ed interessi della massa popolare. Ogni contadino che avesse un paio di bovi e una piccola somma di danaro entrava nella libera associazione de’ tshumachi, che una o due volte nell’anno andavano verso il Don (andare sul Don nell’espressione popolare significa occuparsi di commercio), sul mare d’Azoff, in Crimea, sul Mar Nero, portarvi i prodotti rustici e comprarvi il sale, il pesce ed ancora parecchi prodotti stranieri, opportuni al popolo. Nel villaggio tali tshumachi occupavansi anche dell’agricoltura nel frattempo delle loro spedizioni commerciali; — nelle città essi formavano una borghesia prossima al popolo. Il progresso del commercio negli ultimi decenni, il quale sviluppavasi in condizioni poco favorevoli alla iniziativa popolare, distrusse quasi totalmente queste associazioni del commercio popolare. Il tshumacho a poco a poco diviene solamente un trasportatore delle merci altrui. Le ferrovie dovranno totalmente distruggere il tshumachismo. Della curiosa istituzione economica popolare, traccie della quale, come de’ cosacchi, i quali anche occupavansi del commercio o difendevano le spedizioni de’ tshumachi dai nomadi tatari, possono esser trovate fin dai tempi delle spedizioni de’ russi nelle colonie greche ed italiane in Crimea, X-XVI sec., rimasero solamente i canti, che raccontano delle preparazioni de’ tshumachi pel viaggio, delle notti nelle steppe, delle cure amichevoli prestate ai «bovi grigii,» degli amori alla «vergine fedele,» ec. Questi canti simpatici, coi loro motivi musicali mostrano, che il tshumaco era non solamente un mercante, come anche un altro figlio dell’antica Ukraina il cosacco non era solamente un guerriero, ma ancora un uomo.
  14. Non possiamo finir la bibliografia della poesia e novella rutena in Gallizia senza menzionare le novelle, che un certo Sacher-Masoch ha pubblicato in tedesco e che la Revue des deux Mondes stampa ora in francese con zelo, degno d’un migliore scopo, sotto il titolo Récits de la Gallicie o Récits de la petite Russie (Don Juan de Colomea, Dmitri Balaban, Marcella). La onorevole direzione della grande rivista francese è stata mistificata e mistifica, senza volerlo, i suoi lettori dei due emisferi, racomandando il Sacher Masoch come «uno scrittore-realista piccolo-russo.» In nome del pubblico russo possiamo avvertire l’onorevole rivista, chè nè tali bojari come Don Juan de Colomea, nè conti, che insegnano alle fanciulle rustiche i canti del Kolzof, le Anime Morte, Onèghine, e traducono per loro il Faust nel dialetto dei contadini piccolo-russi, come fa il conte Komarof non esistono punto in Gallizia, dove tutti i nobili e conti sono polacchi, contadini romantici come Dmitri Balaban e scene prive di senso come quelle che passano fra il conte Komarof Marcella (principalmente a pag. 120, 133) sono impossibili ne’ due emisferi del mondo, e non solamente in Gallizia, e che la filosofia del Sacher Masoch, — la quale, secondo la Revue des deux Mondes rappresenta lo spirito nazionale russo e piccolo-russo, sia niente altro, che una chiaccherata da studente tedesco, che in Katzenjammer, fra due mascherale pubbliche nella Diana-Sal a Vienna ha letto alcune pagine d’«un boudhiste comtemporain,» Schopenhauer. La Revue des deux Mondes, che conta fra suoi collaboratori il Turghenief, il quale ha tradotto le migliori novelle piccolo-russe, potrebbe prender migliori informazioni sulla attualità della piccola Russia o sullo spirito nazionale e sul realismo russo.
  15. Se la vendetta fosse cosa ragionevole, sarebbe questa una piccola rappresaglia di quanto il governo russo bismarchiano ha, pur troppo, fatto in Polonia, per distruggervi la lingua nazionale polacca e sostituirvi la lingua ufficiale russa. Noi non sapremmo tuttavia consigliare ai polacchi simili rappresaglie; la libertà non fa paura che ai timidi impotenti.

    La Direzione.

  16. Noi non conosciamo, in verità, alcuna idea più generosa di questa; e vorremmo soltanto che potesse diffondersi molto. Ma ne dubitiamo, poichè non si può da questo scritto notevolissimo di un Ukraino rilevare abbastanza quella simpatia fra il popolo ruteno e la razza polacca, tanto necessaria per fondare tra di loro alcuna grande federazione politica.

    La Direzione.

  17. Ultimamente Osnova ha cessato di uscire per la mancanza di abbonati, — ma invece s’incominciò a pubblicare un foglio umoristico Strachopud (lo Spauracchio), il quale benchè simpatizzante alle idee panrusse, attacca l’alto clero che non produce quasi niente per il rialzamento del popolo e pretende essere l’unico rappresentante del popolo ruteno. Negli ultimi giorni è avvenuta una viva polemica fra Slovo e l’alto clero ultramontano, e il consiglio metropolitano ha interdetto ai clerici d’abbonarsi allo Slovo, cosa che promette la formazione (in Gallizia) nella compagna col partito ukraino popolare di un altro partito anche laico e popolare e facilita la concordante azione di questi due partiti.
  18. Che lo spirito del pubblico russo non è ostile alla nazionalità polacca ne’ suoi limiti etnografici, — il lettore potrebbe persuadersene dall’esempio, che la più diffusa tra le riviste russe, il Viestnik Evropy (8000 abbuonati, e vicino ai 2000 in Pietroburgo; 1872) ha pubblicato nel 1872 una serie di articoli: «La politica orientale di Germania e la Russificazione (di Polonia),» nella quale era criticato il sistema centralistico russo, che esiste dal 1866 in Polonia, ed era dimostrato, che questo sistema, eccettuate le misure agrarie e la costituzione delle comuni rurali, tanto favorevole al popolo e per conseguenza alla nazionalità polacca, non è che una imitazione per parte de’ dottrinarii burocratici russi del sistema prussiano in Posnania, non corrispondente ai veri interessi ne dello stato, nè del popolo russo. Simili idee ha espresse anche la rivista di Mosca, Besieda. Le altre riviste russe, Otecestvennyja Zapiski (le Memorie della Patria; 4595 abbon. fuori di Pietroburgo; 1871), Dielo (l’Azione; 4421 abbon. fuori di Pietroburgo; 1871), Nedielja (la Settimana; 1097 abbon. fuori di Pietroburgo; 1871), sono anche ostili alle idee del centralismo nazionale. Bisogna dire che le riviste in Russia rappresentino meglio lo spirito del pubblico che le gazzette, le quali solamente soro citate nella stampa europea, quando essa parla dell’opinione pubblica in Russia. Ma anche delle gazzette russe la Gazzetta di Pietroburgo (7601 abbon., 1869; 4134 abbon. fuori di Pietroburgo, 1871), Novoje Vremja (il Tempo Nuovo; 1352 abbon.; 1869) sono dell’avviso del Viestnik Evropy, e fra le gazzette più o meno stimate in Russia solamente il Golos (non sempre) (la Voce, 5290 abbon., 1869; 4981 fuori di Pietroburgo, 1871) e la Gazzetta di Mosca (4500-5000 abbon.) rappresentano le idee del centralismo nazionale. I patrioti polacchi hanno sempre cercato alleanze presso i nemici d’ogni sorta non solamente dello stato russo, ma anche del popolo russo, presso turchi, ultramontani e presso ambiziosi guerrieri e diplomatici come i Bonaparte, — o in parte) presso il debole partito rivoluzionario russo, — non hanno ottenuto nulla. Crediamo che lo spirito della stampa russa ci dia il diritto di dire, che i risultati possono esser più favorevoli alla nazionalità polacca, se i sinceri ed istruiti patrioti polacchi cercheranno l’alleanza pratica col loro proprio popolo e si affratelleranno coi partiti riformatori della società russa, e se renderanno giustizia al popolo russo. Come uno de’ grati segni della apparizione di questa giustizia nella società aristocratica polacca verso il popolo russo in Gallizia, nominiamo la pubblicazione recentissima degli Aforismi di un morto proprietario e già deputato Fedorovitsh (Aforyzmy Jana Fedorowicza. Krakow, 1873) , — il quale pone all’aristocrazia polacca nel paese, dove il popolo ė russo, un dilemma: o l’emigrazione in paese schiettamente polacco, o l’assimilazione col popolo russo, e in ambedue i casi un onesto lavoro per il popolo. Noi crediamo, che per i migliori rappresentatori della nobiltà polacca nei paesi russi e principalmente in Gallizia non sia bisogno di rompere bruscamente colla nazionalità polacca nè anche col loro passato: basterà per ora solamente di rinunciare all’aspirazione di trasformare il popolo russo secondo le loro fantasie e contro la sua volontà, e principalmente bisogna estendere i loro ideali politici e sociali ed applicare questo calore nobile, che hanno spesso mostrato i sinceri patrioti polacchi, difendendo nella Russia Occidentale malgrado tutte le frasi solenni, la causa di una classe, al lavoro positivo per tutta la popolazione. Colle nostre idee sembra accordarsi anche l’autore dell’opuscolo polacco, uscito nel 1870 a Parigi. «La voce all’intelligenza russa.» Facciamo anche menzione dell’opuscolo: «La Pologne et la Russie dans la Slavie» par Ch. Mikoszewski, ancien membre du comitè central et du gouvernement provisoire de Pologne en 1863. Genève, 1872, (Vedi La Rèp. Française, 25 fèvrier 1873). Più ancora promette nell’avvenire questo spirito scientifico positivo e l’indipendente critica colla quale guarda nel presente e nel passato la Rivista Settimanale polacca in Varsavia, il Przegled Tygodniowy e la Pochodnia in Crakovia.