Poetica descritione d'intorno all'inventioni della sbarra combattuta in Fiorenza/Poetica descritione d'intorno all'inventioni della sbarra combattuta in Fiorenza nel cortile del palagio de' Pitti

Poetica descritione d'intorno all'inventioni della sbarra combattuta in Fiorenza nel cortile del palagio de' Pitti

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Al serenissimo Sig. Don Francesco de' Medici



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R A N O già i volanti deſtrieri portatori della diuina luce nell'onde d'Heſperia attufati: & all'oſcure tenebre della ſoprauegnente notte dalla fredda Delianō impedite haueuano interamente ceduto i chiari ſplendori del trapaſſato giorno, la cui prima hora fu da Mercurio ſignoreggiata: quando nel gran cortile delle reali caſe; al cui ſuperbo edificio in prima da Luca Pitti incominciato, hanno dato da poi i gran Duci de' Toſcani regni ampio, e glorioſo fine; furono acceſi con mirabile preſtezza infiniti fuochi, la maggior parte de quali da bianchiſsima cera, e non pochi dal dolce humore della pallida Oliua erano mantenuti. Incominciando queſti a ſpiegare in alto le loro fiammelle, fecero vn ſi gran lume d'intorno, che pareua vn'altro nouello giorno al già paſſato continuarſi. All'hora il gran cortile per opera di dotto Architetto in forma di natural teatro ridotto; di mille vaghi fregi di proſpettiua, e di pittura adornato, nel ſuo ſolare a guiſa d'vn verde prato ſparſo di variati fiori dimoſtrandoſi; ſi fece piu bello. Ne molto ſtette, che vditoſi in prima grandiſsimo tuono di pifferi, e di tamburi, e d'altri barbari ſtormenti, ſi vide da poi dalla parte del gran cortile riuolta a mezo giorno vna gran tenda cadere a terra, la quale copriua la

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spatioſa entrata d'vna grotta dentro di ſe rappreſentante con mirabile artificio di proſpettiua vn'ampio corridore da gratioſo ordine di belle colonne circondato, ſopra le quali nel piu leggiadro modo, che ſi può dall'arte deſiderare, vna gran volta poſaua. Queſte coſe componeuano vna merauiglioſa loggia, la quale pareua tra le ſue colonne ſcoprire vn larghiſſimo mare, oue tra molte notabili coſe la ſuperba città, che quaſi vn miracolo de gli Dij è fondata nell'onde, appariua. Di qui incominciarono i ſonatori de' detti ſtormenti, & i paggi portanti i lucidi elmi, & gli ſcudi, & le lunghe picche, gli vni & gli altri di ricchiſſime liuree ſecondo i gradi loro veſtiti, a vſcir fuori. Veniuano dopo queſti tre padrini di nobili veſtimenti coperti, i quali andauano innanzi ad vn ſuperbiſsimo carro da due Indiani Elefanti tirato. Queſto nel candido auorio, del quale egli appariua eſſer fatto, da maeſtreuole mano adorno di gratioſi partimenti di pittura, & in molte parti, oue dal buon giudicio del ſapiente artefice fu giudicato conuenirſi, di finiſſimi ſmalti, e d'oro lauorato ſi vedeua. Dalla parte dinanzi ſopra due pilaſtri, i quali diuideuono tre ſcale con ordine vago d'Architettura alla di lui piu alta parte ſalenti, portaua due moſtruoſe Sfingi. Haueua ancora con ordine ben' inteſo d'intorno alle ſcale, & a tutto l'altro reſtante leggiadri balauſtri ſoſtenenti vn'ampia cornice d'oro, & di [p. 7 modifica]

ſpatioſi colori riccamente fregiata, e dipinta: ſopra la quale la piu chiara virtù del piu ſublime elemento in molte parti poco vna dall'altra diſtanti coſi viuamente riſplendeua, che io riſolutamente credo, i veloci carri del Sole nō eſſere ſtati adorni di tanta luce, quando colui, della cui alta rouina diuenne il Re de' fiumi famoſo, mal per ſe de' paterni raggi veſtito; incominciò per lo cielo a guidarli. Sopra il miracoloſo carro tre gran Caualieri di Perſia di bianche, e lucenti arme fregiate d'oro, e ſontuoſamente veſtiti, acconciamente ſedeuono, il gaio, e leggiadro aſpetto de' quali era pieno di tanta maeſtà, ch'io non ſo, ſe con tale vadano per la via lattea al ſuperno conciſtoro i celeſtiali Dij. Sopra l'honorata, e ſaggia teſta d'vno di quelli nel mezo de gli altri due in piu alto luogo riſedente, era vna regal corona da due alati fanciulli in aria ſoſtenuta. Hauendo elli da poi con queſta ſolennità il grande ſteccato girato d'intorno, colà, d'onde vſcire s'erano in prima veduti ſmōtarono a terra. Quiui dal maſtro del Campo honoreuolmente riceuti, s'offerſero arditi ciaſcuno per ſe di mantenere con l'armi; alla ſua bella donna niuna altra di bellezza, d'ornati coſtumi, di ſenno, e di valore pari ritrouarſi. E poi che tolte ſopra le robuſte ſpalle le lunghe picche, hebbero delle loro valoroſe perſone fatta nuoua, e leggiadra moſtra, ſopra ricchiſſime ſeggie s'aſſettarono. [p. 8 modifica] Fermati queſti nel detto luogo, venne d'altra parte vna pellegrina donzella, la quale, ſecondo che ne' ſuoi ſcritti moſtraua, era nobile, & ricca Signora di Dalmatia. Preſo coſtei conſiglio dall'oracolo d'Apollo, come far doueſſe a liberare da ſtrano incanto il caro marito, riceuutone benigno reſponſo, & promeſſa di fauoreuole aiuto; comparue l'inuocato Dio ſopra vn carro, lo quale da due Affricani Leoni tirato veniua: & pregando fuoco dal Cielo, fu in vno ſtante da vno acceſo folgore vna montagna percoſſa, la quale dopo molti fuochi, che mandò fuora, s'aperſe: & d'eſſa ſi vide vſcire vno ſpauentoſo moſtro, lo quale horribili fiamme ſpirando, camminò tanto per lo campo, che al carro del luminoſo Dio fatto vicino, chinata a terra vna teſta di lione, cui egli nel mezo d'altre quattro, che, di ſerpente haueua, di ricchiſſimo cerchio coronata portaua, alla pellegrina donzella offerſe quella corona, della quale niuna donna poteua il crine adornarſi, che Prencipeſſa, e di merito ſopra l'altre non foſſe. Queſta; come a tal donna; fu donata alla Sereniſs. Gran Ducheſſa. Riceuuta ſua Altezza la corona, & per quello finito l'incanto, vſcì tra l'ali del Serpente in habito d'armato Caualiero il marito della pellegrina donzella. Coſtui; paſſeggiato il campo, fermandoſi alla ſolita reſidenza de' Venturieri; a gli altri, che doueuano dopo lui comparire diede luogo. [p. 9 modifica] L'oſcura notte; la quale, da ſuoi humidi ſentieri vſcita fuori, haueua due hore innanzi incominciato per lo tenebroſo Cielo a diſtenderſi, vedendo di lontano la non vſata luce, la quale da tante, e tante facelle, che nel ſuperbo teatro riſplendeuano, naſceua; ſubito contro al giorno acceſa di ſdegno, temendo non egli forſe voleſſe innanzi tempo ſenza licenza di lei le ragioni de' ſuoi tenebroſi regni impedire: piegati a terra i neri gioghi, che delle ſue torbide carra ſono ſoſtenitori, irata in quella parte diſceſe, oue i raggi del non ſolito lume haueua innanzi veduto. Compatiua quiui, & della grande adunanza di gentili huomini, e donne ſtupita, i quali con ordine merauiglioſo intorno al ricco teatro riſedeuano: contemplando con che bell'arte erano ſtati con maeſtreuoli partimenti da dotto Architetto gli acceſi lumi ordinati, & in che nuoua, & bella inuentione di variate lumiere acconciamente poſauano: grandemente ſi compiacque di riguardare il miracolo della bellezza, & della gratia di molte donne gentili, che quiui erano ragunate, tra le quali la Sereniſsima Gran Ducheſſa, non altramenti che ſi faccia tra le piu minute ſtelle il chiaro Sole, riſplendeua. Conoſciuta dalla Dea la cagione del nuouo lume, poſto a terra ogni ſdegno, per fauorire il piaceuole combattimento, [p. 10 modifica]

fece quiui due armati Canalieri apparire, i quali in difeſa delle circoſtanti Donne la loro forza adoperaſſero. Nel qual tempo prendendo ella in mano vna dolce lira, fece ſentire di quella, e d'altri inuiſibili ſtormenti diletteuole conſerio, al ſuono de' quali cantando ella ſoauemente porſe all'attendente popolo incredibile diletto. Contemplando io dette coſe, tanto dal piacere, e dalla merauiglia fui preſo nell'animo, che tutto tra me ſteſſo era in dubbio, che non forſe, dormendo io, alcuna di quelle finte larue, delle quali tutto il carro della notte era pieno, la fantaſia mi moueſſe a trauedere quelle forme.

La fama ſubita portatrice dell'occorrenti coſe, conduſſe ancora la nouella della querela de' tre ſorti Caualieri di Perſia al gratioſo Cithero. Peruenuta queſta alle ſante orecchie della bella Dea di quel monte, chiamato ella a ſe l'alato fanciullo, che fa l'incredibile valore delle ſue cocentiſsime fiamme, non ſolamente per la ſpatioſa terra, ma ancora ne' dolenti regni di Dite, e negli altri ſeggi degli immortali Dij potentemente ſentire. Figlio, li diſſe, tu ottimamente ſai, che hauendo noi per manifeſta proua conoſciuto, eſſere con quello affetto di deuotione, che da noſtri petti piu feruente ſi deſidera, tutto lo ſtudio de' cuori de gli huomini a' noſtri ſacrificij riuolto, deſioſa di riuedere gli amati ſeggi del [p. 11 modifica]

noſtro Cielo: volendo innanzi la noſtra partenza dal mondo laſciare in vece di noi, chi, godendo il primo vanto della bellezza, con auueduto conoſcimento la fede, e la deuotione dell'vniuerſa terra ci conferuaſſe: dopo debita, & diligente ricerca, in niun'altra parte del mondo mortal donna ritrouammo, che piu al noſtro intendimento faceſſe, che colà doue dal continuo fluſſo, & refluſſo dell'Adriano mare ſono l'altere mura della ſuperba Venetia percoſſe. Quiui tu fai, che la bella, & ſapiente B i a n c a gentile virgulto del famoſo ceppo della nobiliſſima Caſa Cappello giouane donzella, ſecōdo il deſiderio de' noſtri cuori, ci eleggēmo. Tu ſai parimente, che in queſto non a pieno contenta del noſtro giudicio, domandammo di lui alla madre Natura conſiglio, la quale ſecondo la verità ci riſpoſe. Alla noſtra ſaggia elettione niuno, che d'intelletto dotato foſſe, potere ragioneuolmente contradire: auuenga che ella nella creatione di queſta nobile creatura (acciò che foſſe ſenza pari) ogni ſuo piu diligente ſtudio adoperaſſe. Ci mancaua ſolo (per ſodisfatione della gente volgare, la quale, ſe non ne gli alti ſeggi de' Prencipi, l'humane perfetioni non conſidera, o ſe pure altroue le mira, non prezza) a far sì, che l'eccellenze, & le perfetioni di queſta Donna foſſero in perſona di Principeſſa conoſciute: & inſieme, accioche eſſendo ella di ſuprema autorità, doue il noſtro [p. 12 modifica]

ſeruigio l'haueſſe richieſto, haueſſe altrui dimoſtrato, che quello, che non con la piaceuolezza ſi foſſe fatto, haueria potuto con la forza ottenere. Perche ne queſto ancora foſſe impedimento alla noſtra piena ſodisfattione; tu ſai, che dall'eccelſo Tonante datore di tutti i regni per gratia impetrammo, che il piaceuole Himeneo con quel prencipe, che foſſe ornamento del mondo, in matrimoni la congiungeſſe. Ottenuta la deſiderata gratia, & dal donatore di lei dichiarato, chi foſſe quel fortunato Prencipe, che poſſeſſore, e marito di queſta valoroſa Donna eſſer doueſſe: tu ſai, che, per mio comādamento, lei dalle riue d'Adria, oue alle dolci acque d'Arno le ſuperbe mura della bella Flora fanno ſponda, conduceſti. Arriuata ella quiui, tu naſcondendoti ne' ſuoi begli occhi, quando opportuna hora ti parue, al giouane, & valoroſo Principe di quei regni innanzi la preſentaſti, lo quale meraugliando della nuoua bellezza, & fiſſando nelle vaghe luci della giouane Donzella, oue tu con gran piacere naſcoſo ti ſtaui, gli occhi ſuoi, reſtò dalle tue inuiſibili ſaette profondamente ferito: & furono in quello ſtante per opera tua i cuori dell'vno, & dell'altra di loro del tuo foco coſi potentemente acceſi, che fino a tanto, che mortali ſaranno, s'ameran ſempre. Paſſarono molti tempi, per occulta cagione ripoſta ne' ſegreti petti de gli Dij (tutto per beneficio degli huomini, alla conſeruatione [p. 13 modifica]

de' quali le diuine menti ſono ſempre intēte) che l'eſſecutione della riceuuta gratia non venne. Quando poi all'eterno Gioue piacque di torreſe a queſto obligo della promeſſa gratia, & noi fare de' noſtri deſideri contenta: a punto è tanto di tempo paſſato, quanto dall'entrata del Sole nella caſa di Cancro, all'arriuo di lui in quella di Scorpione traſcorre: che fu manifeſto al mondo, eſſere la da noi eletta Donna, per volere de gli Dij, del detto gran Prencipe nouella ſpoſa. Celebrandoſi hora per queſto felice congiungimento ſolenniſſime nozze, tra le molte feſte, che di lui ſi fanno, vn gentiliſſimo torneo ſi combatte. Noi deſideroſa d'honorare, & fauorire quanto ſi può maggiormente colei, la quale eſſempio della noſtra bellezza, & dominatrice de noſtri regni in terra vogliamo laſciare, habbiamo reſoluto queſta notte del feſteuole combattimēto cōdurre due forti guerrieri in quel campo, i quali le ragioni di lei valoroſamente ſoſtengano: & a lei patenti ampliſſime, e contraſegni di queſto noſtro intendimento portare. Tra queſti, il pomo; che nelle fortunate ſelue, le quali d'hauer veduto ignude le noſtre delicate membra ſi tengono altere, e ſuperbe, dal Troiano giudice per merito della noſtra bellezza riceuemmo; le doneremo. Tacendoſi nel fine di queſte parole la ſanta Dea, coſi il gratioſo figliuolo le riſpoſe. Ancora che della merauiglioſa gratia, & bellezza della [p. 14 modifica]

virtuoſa B i a n c a Signora de' Toſcani regni, non ſia biſogno, che a me ſia fatta fede, anzi eſſendo, che piu toſto altrui ſi faccia da me, mentre, ſcherzandole io piaceuolmente d'intorno, hor quà, hor là per le parti delle ſue bellezze volando, mi fo viſibile a gli occhi humani, di maniera, che qual ſi voglia, che priuo del beneficio della mente non ſia, può facilmente conoſcerlo, e dire. Queſta nuoua bellezza è nido d'Amore: & ancora che io d'ogni ſua gloria, & contento ſia piu toſto ingordo, che deſioſo, non di meno non vorrei, ch'ella da noi tanto fauorita ſi conoſceſſe, che non eſſempio di voi, ma voi ſteſſa ſi giudicaſſe, & fatta delle ſue bellezze ſuperba diueniſſe vſurpatrice de noſtri regni. Sorridendo all'hora la vezzoſa Citherea ſoggiunſe coſi. Figlio a noi caro, quanto l'amate pupille de gli occhi noſtri, grato ci è ſtato il dubbio, che t'è nato nell'animo, auuenga che noi per eſſo conoſchiamo, quāto tu ſij geloſo della conſeruazione de' noſtri honori: ma ne gli animi ſaggi, come è quello della da noi eletta Donna, nō ha da temerſi, che ſiano per naſcere queſti arroganti, e vitioſi penſieri, o almeno nō potendo il naſcer loro vietarſi, che ſiano nodriti. Ella ha ben veduto riuolgendo le antiche carte, con quanta pena ſiano ſtati ſempre puniti coloro, i quali temerariamente hanno hauuto ardire contendere di parità, o maggioranza con gli Dij, & come auueduta Donna, non [p. 15 modifica]

vorrà perderſi per vile atto di ſuperbia quello, che da Cieli le è ſtato ordinato: Che ella dopo queſta vita mortale negli alti ſeggi de gli immortali Dij fatta compagna di quelli, come coſa diuina, eternamēte viua. Appreſta dunque i noſtri carri, & colà, doue in honore di lei ſi combatte, n'andiamo. Contento il piaceuole figliuolo di queſta riſpoſta, ſenza altro ſoggiugnere, legati i volanti Cigni a' ſoliti carri, eſſendone egli auriga, montatoui ſopra inſieme con la bella madre, & con gli altri amori, incominciarono con miracoloſa preſtezza verſo la feſteggiante Etruria a fender l'aria, & nello adorno teatro, oue erano i gran Caualieri di Perſia mantenitori, a punto diedero a terra in quell'hora, che i guerrieri dall'humida notte condotti, haueuano per lo campo il ſolito paſſeggio finito. Comparita quiui la gratioſa dominatrice del terzo Cielo, riempì d'incredibile merauiglia, & diletto gli animi de' circoſtanti popoli, e dopo vn largo giro fermate le ſue carra, oue la Sereniſsima Gran Ducheſſa riſedeua: hauendo in loda di lei fatto a' cari figli cantare alquanti verſi, donatole il ricco pomo, ſodisfatto ſeco interamente a' corteſi complimenti, e laſciatole i due Caualieri, i quali tra ſuoi ſeguaci di valoroſa ſtima haueua eletti: tutta ridente quindi partì, per condurre con altra leggiadra inuentione nuoui Campioni alla battaglia.

Al minore de' tre fratelli, al quale, poi che [p. 16 modifica]

fu leuato di regno l'antico Saturno, venne in ſorte il dominio de' tenebroſi regni, oue il nero Acheronte la doloroſa Dite circonda, diſceſe ancora la nouella del piaceuole torneo, lo quale in honore della Sereniſsima nuoua gran Ducheſſa ſi combatteua: Et volendo egli dimoſtrare, che queſta nobile Signora era da lui non meno fauorita, che da gli altri Dij per piu ricco adornamento di quella ſuperba feſta, tra le felici ombre de' cāpi Eliſei, quella di colui, che ſolo ſopra il ponte di contraſtare a Toſcani eſerciti hebbe valoroſo ardire, eleſſe. Riueſtitala poi di quella carne, che le fu indiuiſa compagna in terra, datoli due ſoli paggi in cōpagnia, che l'vno lo ſcudo, e l'altro l'elmo le portaſſe, la fece a punto nel teatro apparire in tempo, che ſubito, dopo i due Caualieri condotti da Venere, il campo paſſeggiaſſe.

Le ſante Dee, le quali delle tre parti della terra prima conoſciute ſono protettrici, e ſignore, ancora eſſe propoſero, per fauorire la nouella ſpoſa, alla ſontuoſa Sbarra tre potenti Caualieri de'loro ampli regni condurre, & in quella Iſola, che del mare Mediterraneo è la maggiore, per queſto trattare, inſieme conuenute, l'Aſia, per importanti biſogni de' ſuoi popoli eſſendole forza non ſenza molto dolore quindi partire, coſi parlando alle care compagne ſi volſe. Il ſommo Gioue amate ſorelle di tutti i penſieri delle noſtre menti veditore, apertamente conoſce l'affanno, che io ſento [p. 17 modifica] [p. 18 modifica] [p. 19 modifica] [p. 20 modifica] [p. 21 modifica] [p. 22 modifica] [p. 23 modifica] [p. 24 modifica] [p. 25 modifica] [p. 26 modifica] [p. 27 modifica] [p. 28 modifica] [p. 29 modifica] [p. 30 modifica] [p. 31 modifica] [p. 32 modifica] [p. 33 modifica] [p. 34 modifica] Hauendo coſtui tra gli altri venturieri preſo luogo: eſſendo di già incominciata la terza vigilia della notte: vedendo il Maſtro del campo, che à combattere piu Caualieri non compariuano, per dar principio alla battaglia, fece date ne bellici ſtormenti. S'udì in vn tempo percuoter l’aria da coſi gran romore di tamburi, e di trombe, che ſe Gioue all'hora gli ſpauentatori de' Gigāti haueſſe mandati, non ſi ſariano vditi. Si vide in queſto mentre vno de mantenitori dall'una, & vno de venturieri dall'altra parte della Sbarra muouerſi incontro; e dapoi che con molta brauura ſi furono queſto à quello moſtrati; quaſi cō valoroſi geſti inuitandoſi alla battaglia; andarono con le picche à incontrarſi: delle quali, poiche i tronconi ſi videro volar per l'aria, poſero mano a' taglienti ſtocchi; & andati arditamente à ferirſi, tanto tempo combatterono, quanto le leggi del piaceuole combattimento comportauano. Con queſto ordine hora con uno, & hora con l'altro de' mantenitori tutti i venturieri ſi prouarono. Finita poi la battaglia: e dati à quei Caualieri, che di loro furono giudicati più degni, ricchi doni; vſciti i combattenti del campo, tutta la moltitudine dello ſpettante popolo alle ſue caſe fece ritorno.

I L  F I N E.

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Al Sereniſs. Sig. D. FRANCESCO de' Medici

Gran Duca di Toſcana.

S o n e t t o  d e l l'  a v t o r e.

L'
Hauer voi con tant' arte inuidia, e ſcorno

Recato à la Natura, e quella vinto
Ne la bell' opra, ond' è tant oltre ſpinto
Trà le memorie il Pratolino adorno;
Ed in riua al Tirreno hauer Livorno
Fatto ampia terra, e d'alte mura cinto;
L'Elba reſa piu forte; e ſempre accinto
Col penſiero à gran geſti eſſer d'intorno:
Il richiamar le venerande figlie
Del ſommo Gioue ad habitar la terra,
Già gran tempo di loro pouera, e ſola:
Son le cagion, che rare merauiglie
Spiega del valor voſtro, ouunque vola
La preſta Dea, cui nulla il paſſo ſerra.


Nella coronatione della Sereniſſima Signora

B i a n c a Cappello Gran Ducheſſa

di Toſcana.

S o n e t t o  d e l  m e d e s i m o.

M
Entre aſcendono al Ciel fumi, & odori

D'eletti incenſi, e di deuoti fuochi;
Acciò propitio il ſommo Dio s'inuochi,
Onde piouon quà giù gratie, e ſplendori:
Quando d'Etruria, e d'Adria vniti i corsi
Iuan là sù volando, oue da pochi
S'ottien ſalire, e ne gli Empirei lochi
Impetrauano altrui lumi, e fauori:
Ecco d'alto venir fregio il più degno,
Che'n terra ſcenda, e l'aureo crine adorno
Di B i a n c a fronte coronar ſi vide:
E s'udì riſonar l'aria d'intorno.
Donna, al cui pregio ogni intelletto arride,
Queſto è del suo valore vn picciol ſegno:

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I N    F I R E N Z E,

Nella Stamperia de' Giunti.

M D L X X I X.


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EE
R A N O già i volanti destrieri portatori della divina luce nell'onde d'Hesperia attufati: & all'oscure tenebre della sopravegnente notte dalla fredda Delianon impedite havevano interamente ceduto i chiari splendori del trapassato giorno, la cui prima hora fu da Mercurio signoreggiata: quando nel gran cortile delle reali case; al cui superbo edificio in prima da Luca Pitti incominciato, hanno dato da poi i gran Duci de' Toscani regni ampio, e glorioso fine; furono accesi con mirabile prestezza infiniti fuochi, la maggior parte de quali da bianchissima cera, e non pochi dal dolce humore della pallida Oliva erano mantenuti. Incominciando questi a spiegare in alto le loro fiammelle, fecero un si gran lume d'intorno, che pareva un'altro novello giorno al già passato continuarsi. All'hora il gran cortile per opera di dotto Architetto in forma di natural teatro ridotto; di mille vaghi fregi di prospettiva, e di pittura adornato, nel suo solare a guisa d'un verde prato sparso di variati fiori dimostrandosi; si fece piu bello. Ne molto stette, che uditosi in prima grandissimo tuono di pifferi, e di tamburi, e d'altri barbari stormenti, si vide da poi dalla parte del gran cortile rivolta a mezo giorno una gran tenda cadere a terra, la quale copriva la

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spatiosa entrata d'una grotta dentro di se rappresentante con mirabile artificio di prospettiva un'ampio corridore da gratioso ordine di belle colonne circondato, sopra le quali nel piu leggiadro modo, che ſi può dall'arte deſiderare, una gran volta posava. Queste cose componevano una merauigliosa loggia, la quale pareva tra le sue colonne scoprire un larghissimo mare, ove tra molte notabili cose la superba città, che quasi un miracolo de gli Dij è fondata nell'onde, appariva. Di qui incominciarono i sonatori de' detti stormenti, et i paggi portanti i lucidi elmi, et gli scudi, et le lunghe picche, gli uni et gli altri di ricchissime livree secondo i gradi loro vestiti, a uscir fuori. Venivano dopo questi tre padrini di nobili vestimenti coperti, i quali andavano innanzi ad un superbissimo carro da due Indiani Elefanti tirato. Questo nel candido avorio, del quale egli appariva esser fatto, da maestreuole mano adorno di gratiosi partimenti di pittura, et in molte parti, ove dal buon giudicio del sapiente artefice fu giudicato convenirsi, di finissimi smalti, e d'oro lavorato si vedeva. Dalla parte dinanzi sopra due pilastri, i quali dividevono tre scale con ordine vago d'Architettura alla di lui piu alta parte salenti, portava due mostruose Sfingi. Haveva ancora con ordine ben' inteso d'intorno alle scale, et a tutto l'altro restante leggiadri balaustri sostenenti un'ampia cornice d'oro, et di [p. 7 modifica]

spatiosi colori riccamente fregiata, e dipinta: sopra la quale la piu chiara virtù del piu sublime elemento in molte parti poco una dall'altra distanti cosi vivamente risplendeva, che io risolutamente credo, i veloci carri del Sole non essere stati adorni di tanta luce, quando colui, della cui alta rovina divenne il Re de' fiumi famoso, mal per se de' paterni raggi vestito; incominciò per lo cielo a guidarli. Sopra il miracoloso carro tre gran Cavalieri di Persia di bianche, e lucenti arme fregiate d'oro, e sontuosamente vestiti, acconciamente sedevono, il gaio, e leggiadro aspetto de' quali era pieno di tanta maestà, ch'io non so, se con tale vadano per la via lattea al superno concistoro i celestiali Dij. Sopra l'honorata, e saggia testa d'vno di quelli nel mezo de gli altri due in piu alto luogo risedente, era una regal corona da due alati fanciulli in aria sostenuta. Havendo elli da poi con queſta solennità il grande steccato girato d'intorno, colà, d'onde uscire s'erano in prima veduti smontarono a terra. Quivi dal mastro del Campo honorevolmente riceuti, s'offersero arditi ciascuno per se di mantenere con l'armi; alla sua bella donna niuna altra di bellezza, d'ornati costumi, di senno, e di valore pari ritrovarsi. E poi che tolte sopra le robuste spalle le lunghe picche, hebbero delle loro valorose persone fatta nuova, e leggiadra mostra, sopra ricchissime seggie s'assettarono. [p. 8 modifica] Fermati questi nel detto luogo, venne d'altra parte una pellegrina donzella, la quale, secondo che ne' suoi scritti mostrava, era nobile, et ricca Signora di Dalmatia. Preso costei consiglio dall'oracolo d'Apollo, come far dovesse a liberare da strano incanto il caro marito, ricevutone benigno responso, et promessa di favorevole aiuto; comparve l'invocato Dio sopra un carro, lo quale da due Affricani Leoni tirato veniva: et pregando fuoco dal Cielo, fu in uno stante da uno acceso folgore una montagna percossa, la quale dopo molti fuochi, che mandò fuora, s'aperse: et d'essa si vide uscire uno spaventoso mostro, lo quale horribili fiamme spirando, camminò tanto per lo campo, che al carro del luminoso Dio fatto vicino, chinata a terra una testa di lione, cui egli nel mezo d'altre quattro, che, di serpente haveva, di ricchissimo cerchio coronata portava, alla pellegrina donzella offerse quella corona, della quale niuna donna poteva il crine adornarsi, che Prencipessa, e di merito sopra l'altre non fosse. Questa; come a tal donna; fu donata alla Sereniss. Gran Duchessa. Ricevuta sua Altezza la corona, et per quello finito l'incanto, uscì tra l'ali del Serpente in habito d'armato Cavaliero il marito della pellegrina donzella. Costui; passeggiato il campo, fermandosi alla solita residenza de' Venturieri; a gli altri, che dovevano dopo lui comparire diede luogo. [p. 9 modifica] L'oscura notte; la quale, da suoi humidi sentieri uscita fuori, haveva due hore innanzi incominciato per lo tenebroso Cielo a distendersi, vedendo di lontano la non usata luce, la quale da tante, e tante facelle, che nel superbo teatro risplendevano, nasceva; subito contro al giorno accesa di sdegno, temendo non egli forse volesse innanzi tempo senza licenza di lei le ragioni de' suoi tenebrosi regni impedire: piegati a terra i neri gioghi, che delle sue torbide carra sono sostenitori, irata in quella parte discese, ove i raggi del non solito lume haveva innanzi veduto. Compativa quivi, et della grande adunanza di gentili huomini, e donne stupita, i quali con ordine meraviglioso intorno al ricco teatro risedevano: contemplando con che bell'arte erano stati con maestrevoli partimenti da dotto Architetto gli accesi lumi ordinati, et in che nuova, et bella inventione di variate lumiere acconciamente posavano: grandemente si compiacque di riguardare il miracolo della bellezza, et della gratia di molte donne gentili, che quivi erano ragunate, tra le quali la Serenissima Gran Duchessa, non altramenti che si faccia tra le piu minute stelle il chiaro Sole, risplendeva. Conosciuta dalla Dea la cagione del nuouo lume, posto a terra ogni sdegno, per favorire il piacevole combattimento, [p. 10 modifica]

fece quivi due armati Canalieri apparire, i quali in difesa delle circostanti Donne la loro forza adoperassero. Nel qual tempo prendendo ella in mano una dolce lira, fece sentire di quella, e d'altri invisibili stormenti dilettevole conserio, al suono de' quali cantando ella soavemente porse all'attendente popolo incredibile diletto. Contemplando io dette cose, tanto dal piacere, e dalla meraviglia fui preso nell'animo, che tutto tra me stesso era in dubbio, che non forse, dormendo io, alcuna di quelle finte larve, delle quali tutto il carro della notte era pieno, la fantasia mi movesse a travedere quelle forme.

La fama subita portatrice dell'occorrenti cose, condusse ancora la novella della querela de' tre sorti Cavalieri di Persia al gratioso Cithero. Pervenuta questa alle sante orecchie della bella Dea di quel monte, chiamato ella a se l'alato fanciullo, che fa l'incredibile valore delle sue cocentissime fiamme, non solamente per la spatiosa terra, ma ancora ne' dolenti regni di Dite, e negli altri seggi degli immortali Dij potentemente sentire. Figlio, li disse, tu ottimamente sai, che havendo noi per manifesta prova conosciuto, essere con quello affetto di devotione, che da nostri petti piu fervente si desidera, tutto lo studio de' cuori de gli huomini a' nostri sacrificij rivolto, desiosa di rivedere gli amati seggi del [p. 11 modifica]

nostro Cielo: volendo innanzi la nostra partenza dal mondo lasciare in vece di noi, chi, godendo il primo vanto della bellezza, con avveduto conoscimento la fede, e la devotione dell'universa terra ci conservasse: dopo debita, et diligente ricerca, in niun'altra parte del mondo mortal donna ritrovammo, che piu al nostro intendimento facesse, che colà dove dal continuo flusso, et reflusso dell'Adriano mare sono l'altere mura della superba Venetia percosse. Quivi tu fai, che la bella, et sapiente B i a n c a gentile virgulto del famoso ceppo della nobilissima Casa Cappello giovane donzella, secondo il desiderio de' nostri cuori, ci eleggemmo. Tu sai parimente, che in questo non a pieno contenta del nostro giudicio, domandammo di lui alla madre Natura consiglio, la quale secondo la verità ci rispose. Alla nostra saggia elettione niuno, che d'intelletto dotato fosse, potere ragionevolmente contradire: avvenga che ella nella creatione di questa nobile creatura (acciò che fosse senza pari) ogni suo piu diligente studio adoperasse. Ci mancava solo (per sodisfatione della gente volgare, la quale, se non ne gli alti seggi de' Prencipi, l'humane perfetioni non considera, o se pure altrove le mira, non prezza) a far sì, che l'eccellenze, et le perfetioni di questa Donna fossero in persona di Principessa conosciute: et insieme, accioche essendo ella di suprema autorità, dove il nostro [p. 12 modifica]

servigio l'havesse richiesto, havesse altrui dimostrato, che quello, che non con la piacevolezza si fosse fatto, haveria potuto con la forza ottenere. Perche ne questo ancora fosse impedimento alla nostra piena sodisfattione; tu sai, che dall'eccelso Tonante datore di tutti i regni per gratia impetrammo, che il piacevole Himeneo con quel prencipe, che fosse ornamento del mondo, in matrimoni la congiungesse. Ottenuta la desiderata gratia, et dal donatore di lei dichiarato, chi fosse quel fortunato Prencipe, che possessore, e marito di questa valorosa Donna esser dovesse: tu sai, che, per mio comandamento, lei dalle rive d'Adria, ove alle dolci acque d'Arno le superbe mura della bella Flora fanno sponda, conducesti. Arrivata ella quivi, tu nascondendoti ne' suoi begli occhi, quando opportuna hora ti parve, al giovane, et valoroso Principe di quei regni innanzi la presentasti, lo quale meraugliando della nuova bellezza, et fissando nelle vaghe luci della giovane Donzella, ove tu con gran piacere nascoso ti stavi, gli occhi suoi, restò dalle tue invisibili saette profondamente ferito: et furono in quello stante per opera tua i cuori dell'uno, et dell'altra di loro del tuo foco cosi potentemente accesi, che fino a tanto, che mortali saranno, s'ameran sempre. Passarono molti tempi, per occulta cagione riposta ne' segreti petti de gli Dij (tutto per beneficio degli huomini, alla conservatione [p. 13 modifica]

de' quali le divine menti sono sempre intente) che l'essecutione della ricevuta gratia non venne. Quando poi all'eterno Giove piacque di torrese a questo obligo della promessa gratia, et noi fare de' nostri desideri contenta: a punto è tanto di tempo passato, quanto dall'entrata del Sole nella casa di Cancro, all'arrivo di lui in quella di Scorpione trascorre: che fu manifesto al mondo, essere la da noi eletta Donna, per volere de gli Dij, del detto gran Prencipe novella sposa. Celebrandosi hora per questo felice congiungimento solennissime nozze, tra le molte feste, che di lui si fanno, un gentilissimo torneo si combatte. Noi desiderosa d'honorare, et favorire quanto si può maggiormente colei, la quale essempio della nostra bellezza, et dominatrice de nostri regni in terra vogliamo lasciare, habbiamo resoluto questa notte del festeuole combattimento condurre due forti guerrieri in quel campo, i quali le ragioni di lei valorosamente sostengano: et a lei patenti amplissime, e contrasegni di questo nostro intendimento portare. Tra questi, il pomo; che nelle fortunate selve, le quali d'haver veduto ignude le nostre delicate membra si tengono altere, e superbe, dal Troiano giudice per merito della nostra bellezza ricevemmo; le doneremo. Tacendosi nel fine di queste parole la santa Dea, cosi il gratioso figliuolo le rispose. Ancora che della meravigliosa gratia, et bellezza della [p. 14 modifica]

virtuosa B i a n c a Signora de' Toscani regni, non sia bisogno, che a me sia fatta fede, anzi essendo, che piu tosto altrui si faccia da me, mentre, scherzandole io piacevolmente d'intorno, hor quà, hor là per le parti delle sue bellezze volando, mi fo visibile a gli occhi humani, di maniera, che qual si voglia, che privo del beneficio della mente non sia, può facilmente conoscerlo, e dire. Questa nuova bellezza è nido d'Amore: et ancora che io d'ogni sua gloria, et contento sia piu tosto ingordo, che desioso, non di meno non vorrei, ch'ella da noi tanto favorita si conoscesse, che non essempio di voi, ma voi stessa si giudicasse, et fatta delle sue bellezze superba divenisse usurpatrice de nostri regni. Sorridendo all'hora la vezzosa Citherea soggiunse cosi. Figlio a noi caro, quanto l'amate pupille de gli occhi nostri, grato ci è stato il dubbio, che t'è nato nell'animo, avvenga che noi per esso conoschiamo, quanto tu sij geloso della conservazione de' nostri honori: ma ne gli animi saggi, come è quello della da noi eletta Donna, non ha da temersi, che siano per nascere questi arroganti, e vitiosi pensieri, o almeno non potendo il nascer loro vietarsi, che siano nodriti. Ella ha ben veduto rivolgendo le antiche carte, con quanta pena siano stati sempre puniti coloro, i quali temerariamente hanno havuto ardire contendere di parità, o maggioranza con gli Dij, et come avveduta Donna, non [p. 15 modifica]

vorrà perdersi per vile atto di superbia quello, che da Cieli le è stato ordinato: Che ella dopo questa vita mortale negli alti seggi de gli immortali Dij fatta compagna di quelli, come cosa divina, eternamente viva. Appresta dunque i nostri carri, et colà, dove in honore di lei si combatte, n'andiamo. Contento il piacevole figliuolo di questa risposta, senza altro soggiugnere, legati i volanti Cigni a' soliti carri, essendone egli auriga, montatovi sopra insieme con la bella madre, et con gli altri amori, incominciarono con miracolosa prestezza verso la festeggiante Etruria a fender l'aria, et nello adorno teatro, ove erano i gran Cavalieri di Persia mantenitori, a punto diedero a terra in quell'hora, che i guerrieri dall'humida notte condotti, havevano per lo campo il solito passeggio finito. Comparita quivi la gratiosa dominatrice del terzo Cielo, riempì d'incredibile meraviglia, et diletto gli animi de' circostanti popoli, e dopo un largo giro fermate le sue carra, ove la Serenissima Gran Duchessa risedeva: havendo in loda di lei fatto a' cari figli cantare alquanti versi, donatole il ricco pomo, sodisfatto seco interamente a' cortesi complimenti, e lasciatole i due Cavalieri, i quali tra suoi seguaci di valorosa stima haveva eletti: tutta ridente quindi partì, per condurre con altra leggiadra inventione nuovi Campioni alla battaglia.

Al minore de' tre fratelli, al quale, poi che [p. 16 modifica]

fu levato di regno l'antico Saturno, venne in sorte il dominio de' tenebrosi regni, ove il nero Acheronte la dolorosa Dite circonda, discese ancora la novella del piacevole torneo, lo quale in honore della Serenissima nuova gran Duchessa si combatteva: Et volendo egli dimostrare, che questa nobile Signora era da lui non meno favorita, che da gli altri Dij per piu ricco adornamento di quella superba festa, tra le felici ombre de' campi Elisei, quella di colui, che solo sopra il ponte di contrastare a Toscani eserciti hebbe valoroso ardire, elesse. Rivestitala poi di quella carne, che le fu indivisa compagna in terra, datoli due soli paggi in compagnia, che l'uno lo scudo, e l'altro l'elmo le portasse, la fece a punto nel teatro apparire in tempo, che subito, dopo i due Cavalieri condotti da Venere, il campo passeggiasse.

Le sante Dee, le quali delle tre parti della terra prima conosciute sono protettrici, e signore, ancora esse proposero, per favorire la novella sposa, alla sontuosa Sbarra tre potenti Cavalieri de'loro ampli regni condurre, et in quella Isola, che del mare Mediterraneo è la maggiore, per questo trattare, insieme conuenute, l'Asia, per importanti bisogni de' suoi popoli essendole forza non senza molto dolore quindi partire, cosi parlando alle care compagne si volse. Il sommo Giove amate sorelle di tutti i pensieri delle nostre menti veditore, apertamente conosce l'affanno, che io sento [p. 17 modifica] [p. 18 modifica] [p. 19 modifica] [p. 20 modifica] [p. 21 modifica] [p. 22 modifica] [p. 23 modifica] [p. 24 modifica] [p. 25 modifica] [p. 26 modifica] [p. 27 modifica] [p. 28 modifica] [p. 29 modifica] [p. 30 modifica] [p. 31 modifica] [p. 32 modifica] [p. 33 modifica] [p. 34 modifica] Havendo costui tra gli altri venturieri preso luogo: essendo di già incominciata la terza vigilia della notte: vedendo il Mastro del campo, che à combattere piu Cavalieri non comparivano, per dar principio alla battaglia, fece date ne bellici stormenti. S'udì in un tempo percuoter l’aria da cosi gran romore di tamburi, e di trombe, che se Giove all'hora gli spaventatori de' Giganti havesse mandati, non si sariano uditi. Si vide in questo mentre uno de mantenitori dall'una, et uno de venturieri dall'altra parte della Sbarra muoversi incontro; e dapoi che con molta bravura si furono questo à quello mostrati; quasi con valorosi gesti invitandosi alla battaglia; andarono con le picche à incontrarsi: delle quali, poiche i tronconi si videro volar per l'aria, posero mano a' taglienti stocchi; et andati arditamente à ferirsi, tanto tempo combatterono, quanto le leggi del piacevole combattimento comportavano. Con questo ordine hora con uno, et hora con l'altro de' mantenitori tutti i venturieri si provarono. Finita poi la battaglia: e dati à quei Cavalieri, che di loro furono giudicati più degni, ricchi doni; usciti i combattenti del campo, tutta la moltitudine dello spettante popolo alle sue case fece ritorno.

I L  F I N E.

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Al Sereniss. Sig. D. FRANCESCO de' Medici

Gran Duca di Toscana.

S o n e t t o  d e l l'  a u t o r e.

L'
Haver voi con tant' arte invidia, e scorno

Recato à la Natura, e quella vinto
Ne la bell' opra, ond' è tant oltre spinto
Trà le memorie il Pratolino adorno;
Ed in riva al Tirreno haver Livorno
Fatto ampia terra, e d'alte mura cinto;
L'Elba resa piu forte; e sempre accinto
Col pensiero à gran gesti esser d'intorno:
Il richiamar le venerande figlie
Del sommo Giove ad habitar la terra,
Già gran tempo di loro povera, e sola:
Son le cagion, che rare meraviglie
Spiega del valor vostro, ovunque vola
La presta Dea, cui nulla il passo serra.


Nella coronatione della Sereniſſima Signora

B i a n c a Cappello Gran Ducheſſa

di Toſcana.

S o n e t t o  d e l  m e d e s i m o.

M
Entre ascendono al Ciel fumi, et odori

D'eletti incensi, e di devoti fuochi;
Acciò propitio il sommo Dio s'invochi,
Onde piovon quà giù gratie, e splendori:
Quando d'Etruria, e d'Adria uniti i corsi
Ivan là sù volando, ove da pochi
S'ottien salire, e ne gli Empirei lochi
Impetravano altrui lumi, e favori:
Ecco d'alto venir fregio il più degno,
Che'n terra scenda, e l'aureo crine adorno
Di B i a n c a fronte coronar si vide:
E s'udì risonar l'aria d'intorno.
Donna, al cui pregio ogni intelletto arride,
Questo è del suo valore un picciol segno:

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I N    F I R E N Z E,

Nella Stamperia de' Giunti.

M D L X X I X.