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368 nota


(duna, segue «uscí dall’altra»), II 29914 «dal Saladino» (del)1; 2) tra di e in, I 641 «de’ verdi prati» (ne, ma dipende da «ornamento», e poi «de’» si trova nella replica di quest’esordio in II 512), I 40115 «della natura» (nella, ma qui è da intendere peccato della natura ossia peccato naturale, contrapposto a «accidental vizio»), II 956 «nella camera» (della)2; 3) tra di e ad, I 5831 «di rimpetto» (arrimpetto, cfr. p. 361 e n. 4), II 17119 «contessa di Civillari» ad, ma cfr. II 16810); 4) tra da e ad, I 1596 «da fare a far sia» (affare affar3); rientra in questo gruppo la ricca serie dei casi in cui infino ad ora sta per la forma corretta infino da ora: I 20417, 21430, 2894, 33816, 40332, 4043, II 9322, 16411, 6921, 192184;

da scambio tra congiunzioni: I 20631 «o le prediche» (e, ma subito dopo si hanno due «o»), I 38031 «e piansero» (o, ma precede e segue «e»), II 19620 «o egli» (e, ma segue «o»5);

da scambio tra pronomi o particelle pronominali: I 1238 «d’acquistarlo» (acquistarle, corr. in G6), I 22233 «ne la lasciasse» (nel), I 25028 «le mostrasse» (gli), I 32424 «a lei avvenuto» (lui), I 33029 «piacendole» (piacendogli), I 37617 «fatta l’avea» (gli), I 4049 «le disse» (gli), II 9426 «le mi» (la mi), II 1344 «le calesse» (gli), II 14935 «avvenirnele» (negli), II 22611 «lor convenne» (gli), II 30725 «gli piacesse» (le), II 3242 «poterle» (poterlo)7;
  1. I passi I 202, II 124 e 191 furon corretti nella vulg.; I 308, II 162 e 299 erano stati giá corretti da L; in II 219 L conservò «d’una» e subito dopo corresse «dell’altra». Tutti gli altri luoghi rimasero in L, e quindi nella vulg., come li rese B.
  2. Il terzo passo fu corretto in L, gli altri due rimasero nella vulg. tali e quali.
  3. Questo modo di dire, ch’è ben chiarito dal contesto, importa senza dubbio ciò che noi diremmo: «se fa l’uno, faccia l’altro»; di qui la necessitá di ristabilire il rapporto da...... a. Il Fanf. intese rettamente (I, p. 182, n. 3), ma conservò la lezione errata.
  4. Tutti questi infino ad ora passarono nella vulg., meno l’ultimo, compreso in una clausola che il Mannelli copiando saltò a piè pari (ella infino adhora timpone). Il Fanf. con la consueta disinvoltura affermò che infino ad ora vale fin da questo momento e fu spesso usato dagli antichi (I, p. 244, n. 1): il che è mera affermazion sua. Correttamente B scrisse infino da ora piú d’una volta, p. es. I 6823 (e qui L ridusse infino ad hora), I 3047, II 13032 ecc.
  5. Poiché la e si trova proprio in fin di riga, potrebbe darsi che l’amanuense intendesse di scrivere non tanto la congiunzione (nel qual caso avrebbe usato come quasi dappertutto altrove la nota tironiana) quanto la prima sill. di egli, che poi diede per intero in principio della riga successiva; L a buon conto la tralasciò.
  6. Cfr. Hecker, Die Berl, Dec.-Hs. cit., p. 9.
  7. Il passo II 226 fu giá corr. da L, che però invertí convenne lor; i quattro precedenti e quello II 324 furono egualmente emendati in L: gli altri passarono nella vulg., ed il Fanf. non die’ segno di rilevare che il terzo, giustificandolo come solecismo (I, p. 284, n. 3). Imperdonabile non aver rilevato in I 324 quell’a lui, quando si parla di cosa che si riferisce alla Salvestra.