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novella settima 123

la sua raccontando; per la qual cosa egli, che obedientissimo era, incominciò:

Malagevolmente, piacevoli donne, si può da noi conoscer quello che per noi si faccia, per ciò che, sí come assai volte s’è potuto vedere, molti estimando, se essi ricchi divenissero, senza sollecitudine e sicuri poter vivere, quello non solamente con prieghi a Dio addomandarono, ma sollecitamente, non recusando alcuna fatica o pericolo, d’acquistarlo cercarono: e come che loro venisse fatto, trovarono chi per vaghezza di cosí ampia ereditá gli uccise, li quali, avanti che arricchiti fossero, amavan la vita loro. Altri di basso stato per mille pericolose battaglie, per mezzo il sangue de’ fratelli e degli amici loro saliti all’altezza de’ regni, in quegli somma felicitá esser credendo, senza le infinite sollecitudini e paure di che piena la videro e sentirono, conobbero non senza la morte loro che nell’oro alle mense reali si beveva il veleno. Molti furono che la forza corporale e la bellezza, e certi gli ornamenti con appetito ardentissimo disiderarono, né prima d’aver mal disiderato s’avvidero, che altressí quelle cose loro di morte essere o di dolorosa vita cagione. Ed acciò che io partitamente di tutti gli umani disidèri non parli, affermo, niuno poterne essere con pieno avvedimento, sí come sicuro da’ fortunosi casi, che da’ viventi si possa eleggere; per che, se dirittamente operar volessimo, a quello prendere e possedere ci dovremmo disporre che Colui ci donasse il quale solo ciò che ci fa bisogno conosce e puolci dare. Ma per ciò che, come che gli uomini in varie cose pecchino disiderando, voi, graziose donne, sommamente peccate in una, cioè nel disiderare d’esser belle, intanto che, non bastandovi le bellezze che dalla natura concedute vi sono, ancora con maravigliosa arte quelle cercate d’accrescere, mi piace di raccontarvi quanto sventuratamente fosse bella una saracina alla quale in forse quattro anni avvenne per la sua bellezza di fare nuove nozze da nove volte.

Giá è buon tempo passato che di Babilonia fu un soldano il quale ebbe nome Beminedab, al quale ne’ suoi di assai cose secondo il suo piacere avvennero. Aveva costui, tra gli altri