delle gatte dipigneva, bene averlo co’ suoi onor preso, che egli si dispose d’aprirgli l’animo suo; e soli essendo, gli disse: — Bruno, come Iddio sa, egli non vive oggi alcuna persona per cui io facessi ogni cosa come io farei per te, e per poco, se tu mi dicessi che io andassi di qui a Peretola, io credo che io v’andrei; e per ciò non voglio che tu ti maravigli se io te dimesticamente ed a fidanza richiederò. Come tu sai, egli non è guari che tu mi ragionasti de’ modi della vostra lieta brigata, di che sí gran disidèro d’esserne m’è venuto, che mai niuna altra cosa si disiderò tanto. E questo non è senza cagione, come tu vedrai se mai avviene che io ne sia, ché infino da ora voglio io che tu ti faccia beffe di me se io non vi fo venire la piú bella fante che tu vedessi giá è buona pezza, che io vidi pur l’altranno a Cacavincigli, a cui io voglio tutto il mio bene: e per lo corpo di Cristo, che io le volli dare diece bolognin grossi ed ella mi s’acconsentisse, e non volle. E però quanto piú posso ti priego che m’insegni quello che io abbia a fare per dovervi potere essere, e che tu ancora facci ed adoperi che io vi sia: e nel vero voi avrete di me buono e fedel compagno ed orrevole. Tu vedi innanzi innanzi come io son bello uomo e come mi stanno bene le gambe in su la persona, ed ho un viso che pare una rosa; ed oltre a ciò, son dottore di medicine, che non credo che voi ve n’abbiate niuno, e so dimolte belle cose e di belle canzonette: e vo’tene dire una — e di botto incominciò a cantare. Bruno aveva sí gran voglia di ridere, che egli in se medesimo non capeva, ma pur si tenne. E finita la canzone, ed il maestro disse: — Che te ne pare? — Disse Bruno: — Per certo con voi perderieno le cetere de’ sagginali, sí artagoticamente stracantate. — Disse il maestro: — Io dico che tu non l’avresti mai creduto, se tu non m’avessi udito. — Per certo voi dite vero — disse Bruno. Disse il maestro: — Io so bene anche dell’altre: ma lasciamo ora star questo. Cosí fatto come tu mi vedi, mio padre fu gentile uomo, benché egli stesse in contado, ed io altressí son nato per madre di quegli da Vallecchio: e come tu hai potuto vedere, io ho pure i piú be’ libri e le piú belle robe che medico di Firenze. In