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196 giornata nona

essendo stoltissimi, maestri degli altri si fanno e gastigatori, li quali, sí come voi potrete comprendere per la mia novella, la fortuna alcuna volta e meritamente vitupera: e ciò addivenne alla badessa sotto la cui obedienza era la monaca della quale debbo dire.

Sapere adunque dovete, in Lombardia essere un famosissimo monistero di santitá e di religione, nel quale, tra l’altre donne monache che v’erano, v’era una giovane di sangue nobile e di maravigliosa bellezza dotata, la quale, Isabetta chiamata, essendo un dí ad un suo parente alla grata venuta, d’un bel giovane che con lui era s’innamorò: ed esso, lei veggendo bellissima, giá il suo disidèro avendo con gli occhi concetto, similmente di lei s’accese, e non senza gran pena di ciascuno questo amore un gran tempo senza frutto sostennero. Ultimamente, essendone ciascuno sollecito, venne al giovane veduta una via da potere alla sua monaca occultissimamente andare; di che ella contentandosi, non una volta ma molte, con gran piacer di ciascuno, la visitò. Ma continuandosi questo, avvenne una notte che egli da una delle donne di lá entro fu veduto, senza avvedersene o egli o ella, dall’Isabetta partirsi ed andarsene: il che costei con alquante altre comunicò. E prima ebber consiglio d’accusarla alla badessa, la quale madonna Usimbalda ebbe nome, buona e santa donna secondo l’oppinion delle donne monache e di chiunque la conoscea; poi pensarono, acciò che la negazione non avesse luogo, di volerla far cogliere col giovane alla badessa, e cosí taciutesi, tra sé le vigilie e le guardie segretamente partirono per incoglier costei. Or, non guardandosi l’Isabetta da questo né alcuna cosa sappiendone, avvenne che ella una notte vel fece venire; il che tantosto sepper quelle che a ciò badavano. Le quali, quando a lor parve tempo, essendo giá buona pezza di notte, in due si divisero, ed una parte se ne mise a guardia dell’uscio della cella dell’Isabetta ed un’altra n’andò correndo alla camera della badessa, e picchiando l’uscio, a lei che giá rispondeva, dissero: — Su, madonna, levatevi tosto, che noi abbiam trovato che l’Isabetta ha un giovane nella cella. — Era quella notte la badessa