Wikisource:Testo in evidenza/Archivio/2019
20 gennaio
modificaIl segreto dell'uomo solitario di Grazia Deledda (1921)
Subito si fermò, con un senso di curiosità misto a rabbia e ad angoscia; ricordava che Ghiana, la contadina che ogni tanto gli portava il latte e le uova da un cascinale delle colline, gli aveva appunto annunziato la vendita di quel terreno e la probabilità che ci venisse costrutta una casa.
Ecco dunque la minaccia avverarsi: i due uomini che misurano il prato facendo come a chi ha più lungo il passo, seguiti sull’erba dorata dal tramonto dalle loro ombre gigantesche, hanno l'aspetto di operai: quello più alto e tozzo, col viso d’un rosso mattone, è senza dubbio un capo-mastro; e il terreno è il più adatto dei dintorni per fabbricarci una casa: ombreggiato da un gruppo di pini e con un pozzo d’acqua potabile, è una vera oasi in quel deserto di sabbia e di scopeti che scende dalle colline a nord e va a perdersi nel mare. Solo un poco più giù verdeggia un altro mazzo d’alberi, ma bassi, stentati, tormentati dal vento marino.27 gennaio
modificaMemoria intorno alla progettata strada a ruotaje di ferro in rapporto a Bergamo di Commissione Bottaini (1837)
3 febbraio
modificaLa mia vita, ricordi autobiografici di Ida Baccini (1904)
10 febbraio
modificaIl grillo del focolare di Charles Dickens (1845), traduzione dall'inglese di Grazia Pierantoni Mancini (1869)
Non aveva ancora l’orologio finito di suonare e su di esso il piccolo mietitore menando a destra ed a manca la sua falce non aveva reciso più d’un mezzo jugero di fieno immaginario, che già il grillo si era fatto anch’esso della partita!
Che io di rado affermi le cose ognuno lo sa nè farei valere la mia opinione contro quella della signora Peribingle se non ne avessi le buone prove: niuno invero m’indurrebbe a tanto. Ma cotesta è quistione di fatto, e il fatto è appunto che il paiuolo incominciò almeno cinque minuti prima che il grillo desse segno di vita! Contradditemi ed io dirò dieci.17 febbraio
modificaConsiderazioni sul sentimento del sublime e del bello di Immanuel Kant (1764), traduzione dal tedesco di N. M. C. (1826)
10 marzo
modificaDal Trentino al Carso di Luigi Barzini (1917)
Venezia, 18 agosto 1916.
È l’ora in cui essi arrivano.
La luna è già alta sull’Isola di Sant’Elena e il suo chiarore si è disteso sulle acque; ha messo ai piedi degli edifici di Venezia la stessa opalescenza che è nel cielo. Venezia oscura si libra in una pallida e quieta serenità, naviga in un’atmosfera di sogno. È l’ora in cui essi arrivano.
Hanno bisogno del lume di luna. Le spiagge in queste serate si disegnano nere sul mare imbevuto di luce ed è facile, volando, trovare la rotta per piombare su Venezia. La ragione delle loro incursioni sulla Laguna, quasi quotidiane in questi giorni, è il plenilunio. Quando si presentano delle condizioni favorevoli per commettere degli atti abominevoli, bisognerebbe non essere austriaci per non commetterli. Le più belle notti veneziane sono ora notti di bombardamento. Sulla tranquillità profonda luminosa, dolce, fatata di Venezia, sulla sua pace mistica, fulmineamente la guerra irrompe col suo tumulto feroce. Tutta la città la aspetta adesso, muta, fiera, sdegnosa. Iersera non vennero, verranno questa sera. L’aria è limpida e calma: il tempo che ci vuole per dar battaglia ai monumenti.17 marzo
modificaFavole di Esopo (Antichità), traduzione dal greco di Giulio Landi (1545)
DELLA VOLPE, ED IL LEOPARDO.
Una Volpe, ed un Leopardo vennero a lite insieme della bellezza, ed il Leopardo lodava la sua pelle di varj, e diversi colori, e la Volpe non potendo lodare la sua, disse: O quanto io son più bella di te, perchè, non il corpo, ma l’animo ho di varj, e diversi colori.
Sentenza della favola.
24 marzo
modificaI Figli dell'Aria di Emilio Salgari (1904)
Le immense cupole a scaglie azzurre dai riflessi dorati dei giganteschi templi buddisti; i tetti gialli dal lampo acciecante degli sterminati palazzi della corte imperiale; i mille ghirigori di porcellana del tempio dello spirito marino che racchiude le tre incarnazioni del filosofo Laotsz; i candidi marmi del tempio del cielo; le tegole verdi del tempio della filosofia; la foresta immensa di guglie e d’antenne sostenenti mostruosi draghi dorati cigolanti alla brezza; le punte arcuate di metallo dorato delle torri, dei bastioni, delle muraglie enormi della città interdetta, scomparivano fra le brume della sera. Il fragore però che si ripercoteva in tutti gli angoli della città mostruosa, quel fragore sordo e prolungato prodotto dal movimento di tre milioni d’abitanti, dal rotolare di miriadi di carri e di carretti e dal galoppare di cavalli, quella sera non accennava a cessare, malgrado il proverbio cinese che dice: «la notte è fatta per dormire».
31 marzo
modificaIl martirio dei monumenti di Ugo Ojetti (1918)
È un errore. Esso deriva, prima di tutto, dall’avere per troppi anni separato l’arte della vita, e considerato l’arte non più un bene e un bisogno di tutti, una continua e viva funzione sociale, un’espressione sincera del nostro carattere nazionale, un documento solenne e inconfutabile della nostra storia. Ce le avevano seppellite sotto l’erudizione le nostre statue, le nostre pitture, i nostri monumenti, prima di demolirceli a cannonate, questi nostri nemici occhialuti e maligni. Le saccate dietro le quali avete difese persino le porte del vostro Battistero e le statue del vostro Orsanmichele che, state tranquilli, nessuna ira nemica riuscirà mai a colpire, non sono tanto spesse ed ermetiche quanto quelle trincee e quelli sbarramenti di carte erudite con le quali esse erano ormai state escluse dal nostro godimento quotidiano, dalla nostra semplice ammirazione, dal nostro lieto orgoglio di italiani legati quasi da un’intimità familiare a quelle serene bellezze, sangue del nostro sangue, pietre dei nostri monti, volti della nostra razza, sorrisi della nostra fede.
14 aprile
modificaLa guerra dell'Italia spiegata al popolo di Unione generale degli Insegnanti (1916)
Lorenzo. — Buon giorno, signor Dottore.
Il medico. — Buon giorno, Lorenzo. Come si va?
Lorenzo. — Eh, signor Dottore, come si può andare, quando due figli grandi sono alla guerra e rimangono in casa tre giovinette e un ragazzo di otto anni? Male si va!
Il medico. — Pazienza, pazienza. I guai sono per tutti.
Lorenzo. — I guai sono per la povera gente.
Il medico. — Tu vedi che sono partiti insieme per la guerra i tuoi figli, il figlio del sindaco, il figlio e il genero del marchese…
Lorenzo. — Ma il marchese, se gli muore il figlio, ha sempre la stessa rendita.
Il medico. — Caro Lorenzo, un figlio è un figlio, per tutti; pel marchese come per te. Credi che il dolore d’un padre e d’una madre si misurano con le rendite o coi bisogni? Ai tempi nostri la guerra è una disgrazia che pesa su ogni classe di persone.21 aprile
modificaAl fronte di Luigi Barzini (1915)
Ho vissuto i primi sei giorni della guerra sulla fronte friulana. Al settimo giorno tutte le persone che non abitano permanentemente quelle terre, giornalisti compresi, sono state invitate a ritirarsi. In questo momento e nelle condizioni attuali la misura è giustificata.
L’opinione pubblica non interpreti l’allontanamento della stampa dai campi di battaglia come un provvedimento di politica interna. Sento il dovere di dirlo subito, altamente, onestamente: il popolo non si lasci trascinare da quel fondo vago di diffidenza che è nel nostro carattere per immaginare che il momentaneo esilio dei corrispondenti dalla guerra abbia lo scopo di nascondere alla nazione dei possibili mali. Vi sono molte cose da nascondere, è vero, ma al nemico. E per celarle a lui bisogna celarle a tutti.28 aprile
modifica5 maggio
modificaNovelle rumene di Ion Luca Caragiale (1914), traduzione dal rumeno di Costantino Petrescu (1914)
Leiba Zibal, l’oste di Podeni, sta pensieroso ad un tavolo sotto la pergola davanti alla bottega, aspettando la diligenza che dovrebbe essere arrivata da molto tempo; c’è un ritardo di quasi un’ora.
È lunga e non troppo allegra la storia della vita di Zibal; ma così com’è, tormentato dalla febbre, è sempre un piacere per lui ricordare ad una ad una le vicende principali della sua vita.
Merciaiolo ambulante, rivendugliolo, sensale, qualche volta forse peggio, rigattiere, poi sarto e smacchiatore in un vicolo tristo di Iassi, tutto aveva tentato dopo l’accidente che gli aveva fatto perdere il suo posto di garzone in un grande negozio di vini.12 maggio
modificaLe Mille ed una Notti di Anonimo (X secolo), traduzione dall'arabo di Antoine Galland, Eugène Destains, Antonio Francesco Falconetti (1852)
Dopo un lungo e glorioso regno, questo re esalava la grand’anima, e Schahriar salì al trono. L’altro fratello, escluso da ogni diritto d’eredità per le leggi dell’impero, e costretto a vivere come un semplice privato, invece di palesarsi invidioso della fortuna del maggiore, pose ogni studio a cattivarsene il favore; nè molto costògli a riuscirvi. Schahriar, già per natura incline ad amarlo, fu assai commosso dalla di lui compiacenza, e tanta stima ne concepiva, che volle farlo partecipe de’ suoi domini, affidandogli il governo della Grande Tartaria. Schahzenan andò tosto a pigliarne possesso, fissando dimora a Samarcanda, capitale del regno.
19 maggio
modificaRicordi di Parigi di Edmondo De Amicis (1879)
Eccomi preso daccapo a quest’immensa rete dorata, in cui ogni tanto bisogna cascare, volere o non volere. La prima volta ci restai quattro mesi, dibattendomi disperatamente, e benedissi il giorno che ne uscii. Ma vedo che la colpa era tutta mia, ora che ci ritorno
...composto a nobile quiete,
perchè guai a chi viene a Parigi troppo giovane, senza uno scopo fermo, colla testa in tumulto e colle tasche vuote! Ora vedo Parigi serenamente, e la vedo a traverso all’anima d’un caro amico, che mi fa risentire più vive e più fresche tutte le impressioni della prima volta.
Ed ecco quelle del primo giorno, come le può rendere una mente stanca e una penna presa ad imprestito dall’albergatore.26 maggio
modificaIl diavolo nell'ampolla di Adolfo Albertazzi (1918)
— Mulattiere!
Al vicino, che gli chiedeva del suo servizio, rispose con l’impeto d’una coscienza aperta a tutti i doveri e a tutti i pericoli della carica. E per dimostrarne meglio la gravità, aggiunse:
— Addetto al vettovagliamento!
Anche la voce, forte, sonora, era espressione di vigoria.
— Di dove venite?
— Dal Trentino.
— E siete in licenza?
— Sì. Otto giorni di licenza straordinaria. Vado a casa a divertirmi.
Ora sorrise; ma l’ironia si adattava così male a quella sua faccia di uomo sano e florido e a quei suoi occhi chiariti dall’anima schietta e semplice, che gli ascoltatori rimasero incerti.2 giugno
modificaCristina di Matilde Serao (1908)
— Chi sarà? — pensava ella, aguzzando gli occhi.
Infine qualche cosa di bianco che si agitava, attirò la sua attenzione. Dietro la casa dei Marcorelli, a una piccola finestra di casa Fiorillo, una pezzuola si agitava, mossa da una mano.16 giugno
modificaChiama chiama — ed alcun non le risponde —
la Donna prigioniera nella Trappa:
dello spiraglio ai ferri ella s’aggrappa,
livida tra le sparse ciocche bionde:
notte e giorno, alba e vespro, estate e inverno,
chiama ed attende, chiama e spera, chiama
e piange: — taglia l’aria come lama
lo stridor vano del singhiozzo eterno.
“Sorella Anna, tu che insonne vegli
sulla torre più alta, e conti gli astri
e le nuvole in cielo, e i violastri
veli dell’alba cingi a’ tuoi capegli:
se è ver che la Speranza t’assomiglia
e che il tuo sguardo scorge oltre il mistero,
mira se lungi appaia un cavaliero
lanciato a corsa su disciolta briglia.
23 giugno
modificaGl'italiani della Venezia Giulia di Luigi Barzini (1915)
Se la statistica, la cui sincerità ufficiale non vogliamo mettere in dubbio, indica nelle sue cifre generali l’aumento della marea slava su quelle terre, la fisionomia e l’anima delle città sono finora immutate. La marea invade a preferenza i campi, mentre gl’italiani si mantengono compatti nei grossi centri. Nell’interno dell’Istria varie città sono già come delle grandi fortezze investite dall’invasione, ma verso il mare, ininterrottamente lungo le rive, dove si accumulano i tesori meravigliosi dell’arte, della cultura e della storia italiana, l’italianità è incontaminata, piena, generosa, ardente e fieramente combatte per la sua vita millenaria.
30 giugno
modificaUna porta d'Italia col Tedesco per portiere di Luigi Barzini (1922)
Questo libro è stato pubblicato in rete dalla Biblioteca Comunale di Prato |
7 luglio
modificaFenomeni fisico-chimici dei corpi viventi di Carlo Matteucci (1844)
Troverete in Opere anche molto accreditate di Fisiologia, raccolte in quadri le differenze, le opposizioni dirò anzi, che si sono credute potere stabilire fra i corpi inorganici e i corpi organici. Troppo lungo sarei, e lo sarei inutilmente, se volessi qui intrattenervi del poco o niun valore di molte fra queste differenze. Gli animali e i vegetabili crescono per intususcepzione, i minerali per sovrapposizione; o ciò che torna l'istesso, nei primi due l’accrescimento si fa per sovrapposizione interna, negli altri per sovrapposizione esterna, e ciò perchè in quelli è nell’interno che trovasi il liquido che contiene disciolti gli elementi delle nuove formazioni, mentre negli altri questi elementi si trovano al di fuori. Si direbbe che i tubi che conducono le acque delle sorgenti, crescono come i vegetabili e gli animali, per ciò solo che sulle loro interne pareti si depone il carbonato calcare?
14 luglio
modificaL'infedele di Matilde Serao (1897)
21 luglio
modificaFotografie matrimoniali - Farfalle nere e farfalle bianche di Neera (1900)
Gigi Ghieri. (trentasette anni, alto, ben fatto, barba intera, profilo corretto, espressione indecisa; occhiali: abito blu, uose di panno color pan bruciato, soprabito idem, cappello a cencio, guanti grigi). Hai freddo?
Sofia. (magrolina, elegante, simpatica; lungo ulster color lontra foderato di rosso, tocco di lontra, manicotto di lontra, guanti scamosciati color lontra, un piccolo velo che copre gli occhi, taglia a mezzo il nasino e lascia tutta scoperta la bocca; ventiquattro anni). Freddo? Che idea ch’io possa aver freddo oggi?
Entrano nella sala d’aspetto di prima classe, lugubre come il teatro Filodrammatico in un giorno di conferenza. Sofia continua a masticare la singolare domanda di suo marito. Freddo? nel primo giorno di nozze? È distratta piuttosto, è vaporosa; perduta la coscienza del proprio essere le pare di trovarsi nei panni di un’altra. Ieri appena, fanciulla; oggi, sposa. Ieri al di là dell’abisso, oggi al di qua. Ma e l’abisso? dov’è…28 luglio
modificaLe idee di una donna di Neera (1904)
Sulla tomba di Ruskin è stato detto che la specie di religione da esso fondata, più che religione della Bellezza il di cui culto può restare solitario, fu religione dell’Armonia, la quale ha una ben più vasta portata sociale.
Così si ristabilisce un po’ d’ordine nell’elevato concetto della Bellezza, materializzato e immiserito da una pleiade di sedicenti esteti che vogliono imprigionare la Bellezza in date forme e farne il monopolio di pochi privilegiati a cui dovrebbe accarezzare i sensi raffinati e freddi; mentre nella significazione di Ruskin e di qualche altra anima ardente la vera bellezza, la bellezza ideale fecondatrice, larga di felicità agli uomini, non è la sensazione, squisita se si vuole ma povera, che un capolavoro d’arte dà agli iniziati o la sensazione più grossolana ed egualmente fredda degli appetiti soddisfatti; non infine un tributo che dalle cose viene a noi, sibbene una scintilla che dall’animo nostro partendo si slancia verso le cose e le comprende e le ama. Mi spiegherò meglio con un esempio.4 agosto
modificaLa metà del mondo vista da un'automobile di Luigi Barzini (1908)
— Pronto! Con chi parlo?
— Buongiorno — riconobbi subito la voce di Luigi Albertini, Direttore del Corriere della Sera. — Ho assoluto bisogno di parlarle; venga da me.
— Subito?
— All’istante.
— Corro.11 agosto
modificaLe tentazioni di Grazia Deledda (1899)
In un angolo della tavola da pranzo, che riflettendo la luce gialla del lume risplendeva come una lastra di rame, Diego e Maria giocavano appassionatamente a carte. Essi conoscevano a perfezione ogni partita, dalla scopa al tresette, dalla briscola al lanzichenecco e all’asino, e sempre giocavano, sino ad esaurirsi. Fuori imperversava il vento e gelava, tanto che il fuoco del camino e del braciere non bastavano a riscaldare il freddo ambiente della vasta stanza bianca, scarsamente arredata; ma i due giovanissimi giocatori non si accorgevano di nulla, non provavano freddo, non sentivano il vasto soffio del vento che scuoteva le inferriate e passava con un possente fruscìo come di mille giganti in corsa; e non pigliavano parte alla conversazione o meglio alle conversazioni. Giacchè la numerosa famiglia era divisa per la vasta stanza in altri tre gruppi distinti.
18 agosto
modificaIl Fiore delle Perle di Emilio Salgari (1901)
Il naufragio della cannoniera
— È dunque vero?...
— Tutti ne parlano a Binondo.
— E le autorità spagnuole?...
— Confermano la notizia.
— Tutti perduti?...
— Chi lo sa?...
— Ma... Romero... il maggiore... la Perla?...
— Si ignora se siano morti o se si siano salvati.
— Parla sottovoce.
— È sveglia la povera Than-Kiù?...
— Pochi minuti or sono non si era ancora addormentata.
— Che cosa dirà apprendendo la terribile notizia?
— Non bisognerà comunicargliela, Pram-Li. Potrebbe morire: è ancora debole dopo tanto sangue perduto!... Che colpo!... Hang-Tu e Romero in una sola volta!... Sarebbe stato meglio, per la povera fanciulla, che fosse spirata sul petto sanguinante del fiero chinese.25 agosto
modificaCome l'onda di Luigi Capuana (1921)
I.
Sono passati tanti anni, ma ancora ricordo lucidamente i più minuti particolari di questo episodio della mia vita.
I cavalli scalpitavano impazienti nella strada, un po’ distante dalla porticina dell’orto dove io stavo a origliare. Sentivo, di quando in quando, il rumore delle catenelle e di tutti gli arnesi a ogni scossone che i poveri animali accompagnavano con una specie di sternuto. Mi pareva impossibile che non nitrissero, e col pensiero li ringraziavo della intelligente riserbatezza mostrata in quel punto.
Aspettavo da un’ora.
Era nuvolo. Il vento stormiva furioso fra gli alberi e mi recava interrottamente all’orecchio rumori cupi, lontani, che somigliavano a urli, a lamenti, a grida confuse e mi facevano trasalire.
Provavo intanto vivissima compiacenza di quelle sensazioni notturne. Passare, d’un tratto, dalla monotona vita di provincia a una bizzarra avventura, che aveva la doppia attrattiva del pericolo e dell’ignoto, per uno che languiva nella noia era anche un po’ troppo. Sentivo ridestato in fondo al cuore qualcosa rimasto lì da lungo tempo a dormire; respiravo più liberamente; riconoscevo con sodisfazione che non ero già vecchio a trentasei anni.1 settembre
modificaIl libro di mio figlio di Neera (1891)
È certo che per te non temo l’ambiguità della interpretazione, nè mi credo obbligata a soggiungere: sii galantuomo. Tuttavia per galantomismo non intendo quella onestà rudimentale che consiste nel non rubare e che per una classe numerosissima di persone sarebbe affatto senza valore; nella stessa guisa che il pudore personale si chiama virtù solamente quando è applicabile alle donne e l’ubbidienza quando si tratta di frati, di soldati e di bambini.
L’onestà deve abbracciare tutto il carattere, tutte le classi, tutte le età. Deve essere la base e il coronamento, stendersi ai lati più lontani, penetrare e cementare l’intero edificio. Si potrà poi riuscire spiritosi o imbecilli, lavoratori o pigri, educati o villani — è una questione di più e di meno — l’indispensabile è di essere onesti, esserlo da cima a fondo; perchè l’onestà, che non guida sempre alla fortuna, basta a farci sopportare le disgrazie ove essa sia ampia e superiore.
Una mezza onestà invece è spesso un guaio; difficilmente resiste alle tentazioni, dunque non è valida; d’altra parte ci lascia sentire il rimorso, dunque non ci rende felici.8 settembre
modificaDuemila leghe sotto l'America di Emilio Salgari (1888)
L’Ingegnere Webher.
La notte del 20 Novembre 1869, mentre una fitta pioggia scrosciava sul terreno e sui tetti delle case e un vento indiavolato e rigidissimo fischiava attraverso gli spogli rami degli alberi, un vigoroso cavallo inzaccherato di fango fino al collo, montato da un uomo armato d’una lunga carabina, entrava di galoppo in Munfordsville, piccola borgata di nessuna importanza, situata quasi nel cuore dello Stato di Kentucky dell’America settentrionale.
Se qualcuno degli abitanti avesse visto quell’individuo percorrere a quell’ora tarda e con quell’orribile tempo le vie del villaggio, non avrebbe senza dubbio esitato a rinchiudersi in casa e a sprangare la porta e le finestre per paura di aver a che fare con qualche cattivo scorridore.
Infatti quel cavaliere colla sua statura elevata, col suo cappellaccio di feltro adorno d’una piuma, col suo ampio mantello, i suoi stivaloni alla scudiera e la sua carabina, di primo colpo doveva fare sull’animo di chiunque un certo effetto.15 settembre
modificaL'Argentina vista come è di Luigi Barzini (1902)
Dall’Italia emigrarono nello scorso anno mezzo milione di abitanti. L'emigrazione nostra, sorta, continuata e aumentata fino a queste spaventose proporzioni in mezzo a troppa indifferenza, è venuta ad un tratto ad imporsi alla nostra preoccupazione come uno dei problemi più gravi, più complessi e più urgenti.
È questa emigrazione un indice della nostra forza, del bisogno d’espansione nostro, o della nostra miseria, o della nostra ignoranza, o di tutto un po’? Ubbidisce essa a leggi naturali e ineluttabili, o è — in parte almeno — provocata artificialmente — profittando della credulità, della duttilità e della ignoranza delle masse infime della nostra popolazione — a scopo di lucro da parte di agenti d’emigrazione o a scopo di rinsanguare e rinforzare della nostra forza e del nostro sangue lontane nuove regioni? Nell’emigrazione non ci sarebbe forse un po’ della “tratta„ - Le nuove condizioni nelle quali viene a trovarsi l'emigrante italiano sono migliori o peggiori di quelle che lascia? Quali sono i vantaggi o gli svantaggi diretti e indiretti che da tale emigrazione vengono alla Madre Patria? Quali i rimedi possibili ai mali? Ecco i quesiti la cui soluzione s’è imposta.22 settembre
modificaLa Donna e il suo nuovo cammino di Giannina Franciosi, Ester Danesi Traversari, Maria Loschi, Eloisa Battaglini, Lucy Re Bartlett, Emmelina De Renzis, Antonia Nitti Persico (1919)
Quando fui nominata alla presidenza della sezione insegnamento del Lyceum Romano confesso che, dopo aver esitato alquanto ad accettare, mi domandai quale contributo avrei potuto portare in un campo apparentemente quasi estraneo ai miei studi letterari ed artistici. Una breve meditazione sul significato stesso della parola: insegnamento valse a indicarmene la direttiva e a darmi l’entusiasmo sempre necessario a mettere in pratica anche la più umile idea. Non abbraccia forse tale parola dal latino in-signis, il vasto senso di segnalare, di dar cognizione, e, in senso figurato, d’insegna e di bandiera? La turba degli ignavi infernali, tra i lividi riflessi della palude persegue invano l’insegna non conosciuta nella vita:
Ed io che, riguardai vidi un’insegna
che girando correva tanto ratta
che d’ogni posa mi pareva indegna.
E dietro le veniva si lunga tratta
di gente, ch’io non avrei mai creduto
che morte tanta n’avesse disfatta.
29 settembre
modificaLettere d'una viaggiatrice di Matilde Serao (1908)
6 ottobre
modificaMarocco di Edmondo De Amicis (1877)
13 ottobre
modificaGalateo insegnato alle fanciulle di Teresa De Gubernatis (1872)
20 ottobre
modificaGiovani di Federigo Tozzi (1920)
Marta era vedova da dieci anni, e Gertrude zitella con i capelli grigi. Stavano lì fin quasi da ragazze; ma si facevano visita soltanto le feste solenni, e poi nessuna di loro entrava più nella casa dell’altra. Anche queste visite erano brevi quanto bastava a parlare del tempo e della salute, e avvenivano la mattina dopo la messa e prima che cominciassero a preparare il pranzo.
Marta diceva:
— Mi son comprate queste siringhe per le scarpe.
— Io avevo bisogno di una sottana meno sporca.
— Speriamo che l’anno novo passi meglio!
— Speriamo!
— A rivederla: io non le do più fastidio.
— Poso il libro delle preghiere e vengo a trovare lei.
— Vedrà: la mia casa è ancora in disordine.
E si lasciavano.27 ottobre
modificaMeditazioni sull'Italia di Leo Ferrero (1939)
Le donne sono belle, sorridenti e gravi. Il mare stesso sembra offrire alla penisola, per incorniciarla, non so che sogno di lontananza. Ma è certo stabilito dal Destino che gli uomini scontino con delle pene invisibili la voluttà di vivere in un paese fatto di preziose apparenze. Anche per i pochi che lo conoscono è difficile capire come tanti monumenti siano stati eretti da quelli che vorrei chiamare i capimastri delle rovine.
8 dicembre
modificaVita di Jacopo Durandi di Gaspare de Gregory (1817)
15 dicembre
modificaOrigine della lingua italiana di Luigi Morandi (1891)
Le parole: Origine della Lingua italiana, presentano la questione nel modo come è concepita dai più, e sono anche il titolo più comune, col quale viene trattata. Io quindi le ho messe nel frontespizio, per non rendermi singolare, ma insieme per aver subito occasione di dimostrare, che esse non rispondono bene a una trattazione rigorosa della materia, e conducono necessariamente fuori di strada chi le accetta per guida.
Infatti, è o non è lingua italiana quella usata da monsignor Giovanni della Casa nel suo famoso Galateo? Sicuro, è lingua italiana; e così bisogna chiamarla, non foss’altro, perchè non si saprebbe chiamare diversamente.
Eppure, io trovo che la prima parola di codesto libro è un conciossiacosachè, parola che di certo non fu mai usata parlando; e trovo che il cavalier Lionardo Salviati, volendo fare il maggiore degli elogi al medesimo libro, dice che in esso, “cosa che appena par da credere, l’Autore la moderna legatura delle parole, ed il moderno suono, mentre continuo l’aveva nell’orecchie, si potette dimenticare.„
Quindi, accanto a quella usata dal Casa, e da essa più o meno diversa per vocaboli e per costrutti, c’era un’altra lingua italiana, cioè la parlata. Di quale, dunque, di queste due lingue dovrò io raccontare l’origine?22 dicembre
modificaRegolamento del Real Collegio Liceo Cicognini
Questo libro è stato pubblicato in rete dalla Biblioteca Comunale di Prato |
«Niuno è forse che visitando la città di Prato, fiorente per industrie, e ricca di benefici Istituti; e passando la prima volta innanzi al Collegio Cicognini, non si fermi a contemplare quella mole, la quale, come ogni vasto monumento, possiede certa virtù, che opera sulla facoltà visiva non meno che sulle intellettuali. Quella facciata simmetrica, severa, avente più di centoquaranta braccia di larghezza, e oltre a sessanta di altezza, quantunque guasta e ròsa dalle ingiurie di quasi duegento anni, è tale fuor di dubbio da imprimere non so quale sentimento di ammirazione; e le sue linee architettoniche, sebbene accennino a un gusto alquanto depravato, e diano alla fabbrica un’impronta tra il sacro ed il profano, manifestano ampiezza di concetti e di mezzi in chi la ideò e la trasse a compimento. Peccato che di fronte al sontuoso palazzo non si stenda un largo piazzale, sicché una proporzionata lontananza giovi a far meglio spiccare le diverse parti, e a rendere più bella l’armonia delle parti col tutto.
29 dicembre
modificaLe Pastorali con un Discorso su la Buccolica di Alexander Pope (1709), traduzione dall'inglese di Emidio De' Vincenzi (1767)
PRIMA PASTORALE
AL SIGNOR GUGLIELMO TRUMBAL.
IL primo io son, che in queste arene provomi
Alle note silvane, e per gli amabili
Prati di Windsor sollazzar mi inanimo,
Tu, bel Tamigi, intanto il corso modera,
Gentil dal sacro fonte, ora che cantano
Sull’alme rive tue le muse sicule.
Scherzi l’aura soave di Favonio
Per li tremuli salci, e i canti rustici
Per rupi, e valli in Albion risuonino.