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28 gennaio
modificaLeonardo da Vinci di Carlo De Blasis (1872)
4 febbraio
modificaPensieri di Iginio Ugo Tarchetti (1869)
- L’amore è Dio, Dio è l’universo, e l’universo è amore.
- I giovani che non si sono trovati per gran tempo al contatto della società, a cui lo studio e il ritiro hanno conservato qualche cosa di vergine nella loro natura, concepiscono raramente degli affetti colpevoli. Il loro primo amore è sempre un amore purissimo, talora tutto ideale, sdegnoso di un pensiero che lo contamini, e spinto al puritanismo più rigoroso; oltre a ciò l’amore non sembra proprio che dell’età dell’innocenza — epoca in cui si ama tutto e non si odia nulla — e coloro che non amarono in quell’età, amarono difficilmente nel resto della vita. Vediamo non meno come gli stessi uomini corrotti non si astengano mai dal rendere un omaggio all’amor puro e costante, e tutta l’umanità operi, e parli, e scriva di esso o per esso dacchè è sulla terra, e lo consideri come la religione più nobile e più sublime dell’anima umana. Da tutto ciò parmi poter dedurre una cosa, la natura celeste di questo sentimento.
11 febbraio
modificaOrdini e istruzioni per gli esposti del R. Spedale di S. Maria degl'Innocenti di Firenze
Tanto i Maschi che le Femmine si vuole che siano istruiti nell’Agricoltura, come l’arte più adatta a procurar loro col tempo una sussistenza permanente, e solo si permette che attendano ad un Esercizio meno laborioso qualora fossero di gracile costituzione.
Desiderando inoltre che i nostri Gettatelli vengano educati cristianamente, e non languiscano nell’ozio si pregano i Signori Parrochi a farli intervenire tutti alla Dottrina Cristiana, ed alle sacre Funzioni, ad invigilare che frequentino, subito che ne siano capaci, i SSmi. Sacramenti, e si raccomanda egualmente alla loro carità di osservare che non vadano vagando per le pubbliche strade, ed in special modo alla questua, e trovando che i Tenutari manchino a questi sacri doveri, ne daranno pronto avviso allo Spedale.11 marzo
modificaLa coscienza di Zeno di Italo Svevo (1923)
Di psico-analisi non parlerò perchè qui dentro se ne parla già a sufficienza. Debbo scusarmi di aver indotto il mio paziente a scrivere la sua autobiografia; gli studiosi di psico-analisi arricceranno il naso a tanta novità. Ma egli era vecchio ed io sperai che in tale rievocazione il suo passato si rinverdisse, che l'autobiografia fosse un buon preludio alla psico-analisi. Oggi ancora la mia idea mi pare buona perchè mi ha dato dei risultati insperati, che sarebbero stati maggiori se il malato sul più bello non si fosse sottratto alla cura truffandomi del frutto della mia lunga paziente analisi di queste memorie.
18 marzo
modificaStorie incredibili di Edgar Allan Poe (1840), traduzione dall'inglese di Baccio Emanuele Maineri (1869)
Vi sono segreti che non si debbono dire.
Vi ha degli uomini che muoiono alla notte nei loro letti, storcendo le mani degli spettri cui si confessano, e intensamente covandoseli con occhio di pietà profonda; — degli uomini che muoiono con la disperazione nel cuore e le convulsioni alla gola in causa dell’orrore dei misteri che non vogliono punto essere disvelati. Ohimè, ohimè! non di rado la umana coscienza sopporta tale fardello di sì penoso orrore, che non le riesce alleggerirsene se non sotto le mute zolle della tomba. E così l’essenza del delitto perdura mistero inesplicabile e profondo.25 marzo
modificaEros di Giovanni Verga (1884)
— Che rumore è cotesto? domandò dopo un lungo silenzio.
— La carrozza del signor marchese.
— Così presto! mormorò essa soffocando uno sbadiglio. La cameriera era per chiudere l’uscio del salottino che metteva nelle stanze del marchese, allorchè entrò bruscamente un uomo in abito da maschera, col passo malfermo, e la fronte altera.
— Cecilia dorme? domandò senza fermarsi.
— L’ho lasciata or ora, signor marchese: rispose la cameriera mal dissimulando la sorpresa.
— Domandatele se può accordarmi cinque minuti.1 aprile
modificaConsiderazioni sui diritti delle donne di Isabella Gabardi-Brocchi (1878)
La parola dunque ha infinite varietà di modificazioni, appunto come la luce, ed esse valgono ad esprimere il significato dell’Idea, la quale dalla sua prima, unità si divide e ammodella in molteplici particolarità.
Osserva bene, amica mia! per esempio: Emancipazione non è abilitazione nè rivendicazione; e abilitazione non implica diritto, perchè è una concessione; soggezione non è schiavitù nè servitù, come, mi converrai, istruire non è educare.29 aprile
modificaSulle antiche miniere di Bergamo di Giovanni Maria Finazzi (1860)
6 maggio
modificaIl vero nella matematica di Giuseppe Veronese (1906)
In quest’aula, che religiosamente custodisce le glorie secolari della università nostra, donde intorno a noi si libra lo spirito del Galilei, che fondò la filosofia della Natura sull’osservazione e sull’esperienza, cercando nelle discipline matematiche il principale strumento delle sue ricerche; in quest’aula, ove per costante tradizione di anno in anno uno dei colleghi è chiamato a rendere omaggio alla scienza, che d’ora in ora accresce la comune dottrina, eleva lo spirito e contribuisce allo svolgimento ordinato e al benessere dell’umanità; io cultore di una scienza, che ebbe qui insigni maestri, mi sento trepidante dinanzi alla maestà della storia di questa nobile scuola nel parlare a Voi intorno al vero nella matematica, alla certezza che è in esso e al suo valore nella scienza pura e nella scienza applicata. Se le mie argomentazioni non possono far vibrare in quest’ora solenne le corde del sentimento e del consenso delle anime vostre, tuttavia compiendo un dovere, oso sperare, signore e signori, nella vostra benevola cortesia.
13 maggio
modificaVoci di campanili di Sofia Bisi Albini (1896)
Molte teste si sporsero a guardarle, sorprese. Di dove venivano? scendevano dai camini della casa? no, pareva venissero più di lontano, e, trovata la loro via incanalata fra i tetti delle alte case, se ne andassero così a portare per la città, gravi e solenni, la notizia di una sventura già compiuta.
10 giugno
modifica17 giugno
modificaLa Veste d'Amianto di Flavia Steno (1913)
Egli s’inchinò in un saluto correttissimo mentre il lampo degli occhi e la stretta della mano esortavano ancora e pregavano insieme:
— Coraggio!
Ella susurrò rapida:
— Che Dio ti assista, caro!
E dal suo sguardo intenso d’angoscia e di speranza parve sprigionarsi una carezza ardente e tenera che volesse avvolgere il diletto come un possesso e una protezione.
Subito furono staccati.
L’onda della folla travolse Eva fin oltre lo steccato, la spinse verso le tribune e la lasciò — diradandosi, sciogliendosi, sparendo — sola e sperduta all’angolo estremo del breve viale tagliato fra lo steccato di cinta all’aereodromo e le tribune.24 giugno
modificaLa polpetta del Re di Ferdinando Fontana (1894)
La Rosa e La Scianna.
La Rosa, portinara a San Caloss,
guardée ben cossa la gà in scoss.
La gà in scoss la soa scianna
cont el pel longh ona spanna;
on pel negher e inscì fin
che l’è mej che nè on guantin!
Che bella Scianna coi oeucc gris!...
La portinara la ghe dis:
«Scianna-sciannetta, — sta quietta.
Ona notizia te vuj dà
che dev mett sottsôra la cà!
Doma adess l’è andada via,
te vist anch’ti, la sura Lussìa...
Te set perchè l’è stada chì?
Perchè la voeur on gatt tò de ti!»
1 luglio
modificaAlla scoperta dei letterati di Ugo Ojetti (1899)
Bologna, agosto del ’94.
Fin dal bel principio purghiamo dalle ortiche il campo dove la grande rovere si innalza. Letterati e pubblico di tutta Italia, ancora memori d’altri tempi, credono che Bologna sia l’Atene italiana, il centro illuminante, l’essenza quinta del profumo poetico nostro.
Otto e anche dieci anni fa ogni più bel tropo sarebbe stato giustificato. Le pubblicazioni letterarie di Nicola Zanichelli furono iniziate nel 1874 coi Funeralia del Panzacchi; e, verso quel tempo, lo stesso Panzacchi, in una sala dell’Archiginnasio, per una conferenza presentò al pubblico bolognese tra molto plauso Enotrio Romano, quasi annunciando habemus ponteficem. Infatti nel 1876 lo Zanichelli pubblicò le Nuove poesie del Carducci. Poi nel 1877 i Postuma dello Stecchetti (e fu il primo elzevir di quell’editore) mossero tanto romore di fama intorno all’autore, allo Zanichelli ed a Bologna intellettuale che la cosi detta chiesuola apparve formata.8 luglio
modificaRe Baldoria di Filippo Tommaso Marinetti (1920)
I GUATTERI SACRI.
Questo atto si svolge in mezzo al gran parco reale, in una vasta spianata formata dal viale di mezzo, che si prolunga, verso il fondo della scena, fino al Castello dell’Abbondanza. In fondo, a cento metri dalla ribalta, s’erge il castello, le cui vetrate ogivali lustreggiano e che somiglia esattamente a un colossale pasticcio scintillante, con merli di zucchero roseo e con quattro torricciuole verdi dalle feritoie bianche da cui sembra trabocchi del lattemiele. I marmi carnicini della scalea, qua e là coperti d’una vegetazione fruttifera, attirano lo sguardo, allettandolo, verso l’estremità del viale.
Il castello e il parco reale sono dominati da enormi e appetitose architetture digradanti sullo sfondo del cielo. Sembrano, da lontano, colonnati di cioccolatta, terrazze imbutirrate d’oro, balconi di torrone traforato e verande ornate di festoni di frutti canditi, che pendono perpendicolarmente dalle nuvole.
E’ un saporoso meriggio di maggio, color di miele, tutto profumato.15 luglio
modificaIl nuovo palazzo per la Biblioteca Nazionale centrale di Firenze: Progetto di Desiderio Chilovi (1892)
Ma, per ragioni più che altro edilizie, l’area generosamente offerta in dono dal Comune fu cambiata, e sostituita, nel marzo del 1890, con altra più grande, sempre nel centro della città.
Questa nuova offerta era fatta alla condizione che il Governo dovesse, a suo tempo, cedere al Comune una parte dell’edifizio che la Biblioteca occupa presentemente per potere allargare la Via dei Castellani ed assicurare così il R. Archivio di Stato e le Reali Gallerie da ogni pericolo d’incendio. Il Comune voleva inoltre che lungo uno dei lati del nuovo palazzo della Biblioteca fossero fabbricati dei portici destinati a pubblico passeggio.22 luglio
modificaPiceno Annonario, ossia Gallia Senonia illustrata di Antonio Brandimarte (1825)
Confine, e nomi, che ebbe il Piceno Annonario.
Essendo stato lo scopo mio d’illustrare il Capitolo decimo terzo del libro terzo di Plinio Seniore, non parlai di molte Città distrutte, che anticamente erano situate nella Marca Anconitana nel libro, che diedi alla luce otto anni sono. Imperocchè non formavano esse parte del Piceno, ma appartenevano alla Gallia togata, che Plinio pone nella sesta Regione dell’Italia. Siccome questa fu chiamata in appresso Piceno Annonario, e forma la metà della mia Provincia, cioè della Marca, così di essa presentemente trattar voglio, e ritogliere da un genere di morte le città, che perirono, le quali per servirmi dell’espressioni di Lucano
- Pulvere vixFonte/commento: Pagina:Piceno Annonario ossia Gallia Senonia illustrata Antonio Brandimarte 1825.djvu/219 tectœ poterunt monstrare ruinæ.
Ma per procedere con tutta la chiarezza possibile è necessario, che prima delinei il confine della Gallia, e riporti i nomi, co’ quali fu chiamata ne’ diversi tempi.
29 luglio
modificaGli Alpini di Cesare Battisti (1916)
Infiniti sono infatti i titoli di benemerenze della «Dante Alighieri» verso di noi. Nessuna associazione ci è stata così come questa fedelmente e costantemente amica nei lunghi oscuri anni della nostra soggezione, nessuna ha studiato allora con altrettanto amore la nostra intricata e disperata situazione. Essa è stata il vincolo fra noi e la nazione; col suo tramite noi avemmo comunanza di spirito con la più pura rappresentanza dell’arte e della cultura italica; essa è stata generosa del suo contributo per la fondazione di scuole italiane e per quella molteplice attività che ci salvò dalla rovina estrema.
5 agosto
modificaAl signor di Montgolfier di Vincenzo Monti (1784)
Quando Giason dal Pelio
Spinse nel mar gli abeti,
E primo corse a fendere
Co' remi il seno a Teti;
Su l'alta poppa intrepido
Col fior del sangue acheo
Vide la Grecia ascendere
Il giovinetto Orfeo.
Stendea le dita eburnee
Sulla materna lira;
E al tracio suon chetavasi
De' venti il fischio e l'ira.
Meravigliando accorsero
Di Doride le figlie,
Nettuno ai verdi alipedi
Lasciò cader le briglie.
12 agosto
modificaIl duomo di Spoleto di Giuseppe Sordini (1908)
E la ragione di ciò va ricercata, in gran parte, nel fatto che il Duomo di Spoleto non è un edificio sorto tutto in un tempo, con un solo e schietto carattere stilistico, a cancellare completamente il quale, nei secoli di decadenza, non riescono nemmeno i più dissennati trasformatori; ma è, invece, un vero musaico architettonico, di epoche e stili diversi, cui quel gran pittore che, particolarmente nell’Umbria, è il tempo, ha data un’apparenza, solennemente lieta, di armonia mirabilissima.
19 luglio
modificaLa vecchia casa di Neera (1900)
Quel delizioso passaggio della stagione, quando il caldo è lontano e il freddo non molesta ancora, dava rilievo alla generale intonazione di compostezza e di calma. Una luce smorta, muta, coloriva dolcemente le cose. Se nel centro della città l’andirivieni affrettato della folla e le mostre appariscenti dei negozi rompevano la gamma monotona del grigio, nei quartieri deserti, giù per i navigli, la sinfonia del colore neutro si sbizzarriva sui lunghi muri degli orti e dei conventi, al di sopra dei quali alcuni radi ciuffi di platano e di castagno rameggiavano flosci, tinti di un giallo moribondo.
26 agosto
modificaIl ventre di Napoli di Matilde Serao (1884)
2 settembre
modificaDella scienza e di Cesare Beccaria di Teodoro Pertusati (1870)
A questo nobile ufficio di insegnare per la virtù dell’esempio, come meglio si adempii al dovere, e di destare negli animi vostri giovinetti la santa emulazione del bene, non era già chiamato io quest’anno, ma quegli del quale piangiamo ancora la perdita, il Preside nostro, il nostro fratello, il vostro affettuoso padre, l’amico del cuore. Poveretto! per rispondere cortese alla cortese ospitalità che qui da più anni riceveva, e della quale Brescia diè poi al splendida prova che anco tuttora io ne sono commosso per gratitudine, egli si era offerto a tessere le lodi di uno de’ più distinti concittadini vostri, dell’egregio architetto Vantini, e negli ultimi giorni del viver suo già accingevasi al lavoro con quella operosità indefessa che solea porre in ogni cosa che reputasse buona. A me, scelto dopo tanta e si improvvisa sciagura a supplirlo, non resse l’animo di continuare i suoi studi; troppo mi era viva nel cuore la sua imagine perchè il mio pensiero potesse, per così dire, incontrarsi ad ogni istante col suo, eppure serbasse quella serena tranquillità che è necessaria a chi medita. Però mi volsi ad altro argomento, e l’affetto imperava alla mente per guisa che le indettava la scelta; così mentre essa avrebbe forse chiesto del pensatore sottile che delle dottrine metafisiche avesse rischiarato la fitta tenebria, l’animo, a conforto del vivo dolore che ancor lo pungea, voleva mettersi tutto nei sentimenti di chi, per generoso entusiasmo di recare altrui giovamento, si fosse meritato l’universale gratitudine. Pensai tosto a Cesare Beccaria, del quale non so se la potenza dell’ingegno dalta bontà dell’animo fosse vinta, o questa da quella, ma certo l’una e l’altra furono singolari, l’una e l’altra dirette di continuo al bene, l’una e l’altra intese a sollevare l’uomo dai mali maggiori, a volgerne in meglio le sorti.
9 settembre
modificaDella decollazione di S. Giovanni Battista di Aristide Sala (1863)
16 settembre
modificaViaggio sentimentale di Yorick
— A questo in Francia si provvede meglio, diss’io —
— Ma, e vi fu ella? mi disse quel gentiluomo; e mi si volse incontro prontissimo, e trionfò urbanissimamente di me. — Poffare! diss’io, ventilando fra me la questione; adunque ventun miglio di navigazione (da Douvre a Calais non ci corre nè più nè meno) conferiranno sì fatti diritti? — Vo’ esaminarli. E lasciando andare il discorso, m’avvio diritto a casa: mi piglio mezza dozzina di camicie, e un pajo di brache di seta nera. — «L’abito che ho indosso (diss’io, dando un’occhiata alla manica) mi farà». — Mi collocai nella vettura di Douvre: il navicello veleggiò alle nove del dì seguente: e per le tre mi trovai addosso a un pollo fricassè a desinare — in Francia — e sì indubitabilmente, che se mai quella notte mi fossi morto d’indigestione, tutto il genere umano non avrebbe impetrato, che le mie camicie, le mie brache di seta nera, la mia valigia e ogni cosa non andassero pel droit d’aubain in eredità al re di Francia — anche la miniatura ch’io porto meco da tanto tempo, e che io tante volte, o Elisa, ti dissi ch’io porterei meco nella mia fossa, mi verrebbe strappata dal collo. — Vedi scortesia! — e questo manomettere i naufragi di un passeggiere disavveduto che i vostri sudditi allettano a’ loro lidi — per Dio! Sire, non è ben fatto: e sì che mi rincresce d’avere che dire col monarca di un popolo tutto cuore e sì incivilito e cortese e sì rinomato per la gentilezza de’ sentimenti —
Ma tocco appena i vostri dominj —23 settembre
modificaLe donne che lavorano di Virginia Tedeschi Treves (1916)
Voi, mie fedeli lettrici, vi sorprenderete che dopo avervi parlato della casa come del miglior centro dell’operosità femminile, io venga ora a dirvi:
La casa è bell’e buona come rifugio per riposare dalle fatiche della lotta per resistenza; ma voi pure dovete combattere, uscire dal vostro guscio e procurare di aver la vostra parte al banchetto della vita».
È, che dal giorno ch’io scrissi Il regno della donna il mondo è mutato, e le mie idee si sono andate modificando, come si è modificato l’ambiente in cui viviamo.
La ferrovia, l’elettricità, la diffusione delle idee col mezzo della stampa, le macchine perfezionate, tutto questo ha rimpicciolito e trasformato il mondo, tanto che la vita esteriore ha preso il sopravvento sulla vita interna e l’umanità va prendendo il posto della famiglia. Non so se la trasformazione della casa e della donna sarà un bene o un male, ma è una necessità; e chi non sa piegarsi e modificarsi secondo l’ambiente, muore intristito come il fiore che si piega sullo stelo, quando tutto intorno a lui risorge al soffio vivificante della primavera.30 settembre
modificaSopra alcune qualità della seta di Adolfo Targioni Tozzetti (1866)
Le esplorazioni più estese di paesi men noti prima, i commerci più facili e più frequenti con tutti hanno permesso oggi non solo di ripigliare il filo di quelle antiche indicazioni, ma di averne molte altre, l’importanza delle quali è naturalmente aumentata dopo che la produzione serica in Europa si è trovata gravemente compromessa per causa della malattia degli animali che la sostengono.
Per queste diverse ragioni gli annunzi di animali serigeni, conosciuti o non conosciuti in antecedenza, si sono moltiplicati, si sono mostrati i prodotti dell’uno o dell’altro, e quando poi taluno degli animali preconizzati è stato recato fra noi vivente, festevoli si son fatti intorno ad esso uomini di scienza, uomini d’industria, società di acclimatazione, amatori, e ammiratori.7 ottobre
modificaCanzone alla Morte di Pandolfo Collenuccio (XV secolo)
Qual peregrin nel vago errore stanco
De’ lunghi e faticosi suoi viaggi
Per lochi aspri e selvaggi,
Fatto già incurvo per etate e bianco,
Al dolce patrio albergo
Sospirando s’affretta e si rimembra
Le paterne ossa e la sua prima etate:
Di sè stesso pietate
Tenera il prende; e le affannate membra
Posar disía nel loco ove già nacque,
E il buon viver gli piacque:
Tal io, che ai peggior anni oramai vèrgo,
In sogni, in fumo, in vanitate avvolto,
A te mie preghe volto,
Rifugio singolar, che pace apporte
Allo umano viaggio, o sacra Morte.
14 ottobre
modificaLa Ferrovia Genova-Piacenza di Comitato promotore della ferrovia Genova-Piacenza (1898)
Sin da quel tempo, ed è ornai trascorso un quarto di secolo, gli accorti rappresentanti del commercio genovese intravedevano i futuri bisogni, e il Consorzio ordinava il progetto di dettaglio della nuova linea all’Ingegnere Soldati, che lo presentava ai committenti il 28 febbraio del 1874.
Quel progetto, quantunque compilato da un tecnico, la cui competenza in materia è fuori di questione, risentiva i tempi. Vi si riscontrano pendenze sino al 25‰, usando le quali ben si comprende come altre difficoltà di percorso e quelle economiche di costruzione si possano facilmente superare.
E così il progetto misurava all’incirca 123 chilometri fra le due città; aveva la massima galleria di soli 3930 m.; il tracciato saliva ad un’altitudine di 744 m., e dal Bisagno per passare in Trebbia entrava nella testata di Scrivia, ossia nella valle del Laccio.21 ottobre
modificaLa grotta del monte Ginguno detta di Frasassi - Canto di Vincenzo Rotondo da Fabriano (1873)
M’è dolce rimembrare il dì sereno,
Quando tocche dal Sole
Nell’annual suo giro
Del celeste Lïon le case ardenti,
N’andai fra stuol d’amici
Verso il Ginguno, dove
Per valli e per pendici
Nobil disio ne muove
Romper de’ prischi tempi l’alta notte,
E lampi trarre di saper novello
Da inesplorate grotte.
28 ottobre
modificaDaniele Cortis di Antonio Fogazzaro (1906)
Vento, pioggia e chiacchiere.
Le palle cozzarono insieme due volte, forte.
«Tac tac!» fece il conte Perlotti guardandole correre attento, con il gesso nella destra e la stecca nella sinistra.
«Santo diavolo!» esclamò il senatore. «Non c’è taglio. Che stecche avete, contessa Tarquinia? Non si può giuocare.
«E dàlli!» disse la contessa, sottovoce, fra un gruppo di signore.
«Genero mio benedetto» soggiunse allargando le braccia, «più che scrivere e riscrivere che me ne mandino!
Si voltò alla Perlotti che sorrideva silenziosamente guardando il tempo dall’uscio a vetri.
«Bello, sai» brontolò. «Sarà la ventesima volta che me lo dice. Vuole che le faccia io le stecche?
«Che tempo!» disse la signora, prudente. «Fa paura.»25 novembre
modificaItinerario per escursioni ed ascensioni alle più alte cime delle Alpi Apuane di Emilio Bertini, Ismaele Triglia (1876)
indicazioni utili
Vetture. — Tutti i giorni un barroccino a nove posti parte dall’albergo della Campana in Lucca per Castelnuovo di Garfagnana. Il prezzo di ciascun posto è di L. 2. — L’orario varia qualche volta; ma la partenza ordinariamente è fissata dopo l’arrivo del primo convoglio della mattina da Firenze, in coincidenza a Pistoja con quello che viene dall’alta Italia, essendochè questo barroccino fa anche il servizio di Posta. — Partenza da Castelnuovo per Lucca tutti i giorni alle ore 9, 30 antimeridiane. — Vi ha pure una diligenza che va da Castelnuovo a Lucca il martedì e il venerdì e da Lucca a Castelnuovo il mercoledì e sabato, prezzo L. 3.
Da Castelnuovo per S. Donnino e Piazza non vi sono vetture fisse; ma è facile trovare uno de’ soliti barroccini a nove posti che porta fino a S. Donnino per L. 1 a testa.2 dicembre
modificaGrotta di Frasassi nei subappennini dell'Italia centrale di Ascanio Ginevri Blasi (1875)
Volgeva l’anno 1179 quando Federico I Imperatore colle sue soldatesche invadeva l’Italia, e le orde tedesche in Toscana e nell’Umbria osavano perfino deridere gli Italiani come gente pusillanime, senza forza, senza esperienza nelle militari discipline. Un giovanetto diciasettenne, leggiadro e gentile, mal soffrì l’insulto al nome italiano, e sfidò in Perugia a singolar certame Ulrico, uomo fra gli Imperiali assai prudente e valoroso. Sulle prime questi ricusò accettare la sfida, ma vinto dai rimproveri e dalle minaccie si dichiarò pronto alla pugna.
9 dicembre
modificaFedele, ed altri racconti di Antonio Fogazzaro (1887)
— Alle dame — gli rispose per me la signorina Prina toccandomi il braccio con la penna. — Avanti! Detti! Mi, co te vedo, sento Un certo non so che; e poi?
— Scusi, generale — diss’io dopo aver mossa una pedina a caso. — E digo che nol sento, E digo che nol gh’è.
— Fa piacere, Filippo! — disse la signorina a suo fratello che cercava inutilmente sul piano il motivo dell’Aria di Chiesa di Stradella.16 dicembre
modificaSui monti, nel cielo e nel mare di Luigi Barzini (1917)
Gennaio 1916.
Nella residenza del Comando Supremo dell’Esercito vi è un uscio che, simile a quello fatato della leggenda indiana, restituisce gli uomini sempre diversi da come sono entrati. Nessuno lo riattraversa con la stessa anima di prima.
Esso s’inquadra sulla parete chiara di un ampio salone, arioso, profondo, inondato dalla luce che irrompe da grandi vetriate, oltre le quali si profila la grigia balaustra di un lungo balcone sulle nebulosità lontane di alberi nudi. Inoltrandosi nella nobile sala vien fatto istintivamente di abbassare la voce e di camminare con cautela per non fare rumore. Vi si respira la solenne atmosfera di rispetto e di raccoglimento di un luogo sacro. Varie porte in giro si aprono e si chiudono continuamente al passaggio rapido e discreto di ufficiali affaccendati, ma ad una sola gli sguardi e il pensiero dei presenti si volgono al minimo rumore con una fissità improvvisa che sembra densa di indefinibile attesa.