Sulle restituzioni
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APPUNTI
di
NUMISMATICA ROMANA
XLIV.
SULLE RESTITUZIONI.
Monete postume in genere — Periodo delle Restituzioni
Definizioni e caratteri — Origine e scopo
Classificazione e collocamento — Descrizione.
(Tavola III).
Fra le caratteristiche di concetto che distinguono la monetazione imperiale romana da qualunque altra, v’ha quella delle Restituzioni. Tutti conoscono tali monete; ogni trattato di numismatica, per quanto elementare, ne parla, più o meno diffusamente, e tutte le collezioni ne posseggono. Di esse, come di tutto ciò che ha attinenza alla numismatica romana, si occuparono parecchi vecchi autori1, i quali, anche in questo come in molti altri argomenti, volendo troppo supporre e troppo indovinare, aumentarono le difficoltà reali, ne crearono anche di immaginarie, entrarono in disquisizioni lunghissime e fecero delle ipotesi talvolta anche assurde o strampalate, unius digna Harduini ingenio, come dice Eckhel nella sua aurea Doctrina, nella quale2 rende conto di tutto e, riassumendo il meglio, ne fa una chiara esposizione; ma, dopo di lui, le Restituzioni non formarono più, per quanto io mi sappia, oggetto di uno studio speciale.
Può darsi quindi che, a un secolo di distanza, uno sguardo generale e sintetico, che tutte le abbracci, presenti ancora qualche interesse, e non abbiano a riuscire affatto inutili alcune considerazioni su quella serie di monete presa nel suo complesso.
Chi scrive non ha menomamente la pretesa di dir cose molto profonde ne di esporre idee molto ardite. Dirà invece cose molto semplici ed esporrà idee molto piane; ma può darsi che la naturalezza valga meglio delle ipotesi artificiose e che la semplicità spieghi meglio d’un ragionamento troppo complicato.
MONETE POSTUME IN GENERE.
Le monete di restituzione, come lo dice il nome, vanno collocate fra le postume, relativamente all’Augusto che viene restituito; e formano anzi uno dei tre gruppi nei quali le monete postume vanno divise. Ci conviene osservare dapprima questi tre gruppi nel loro insieme, onde vederne la concatenazione e la naturale discendenza. Formano il primo gruppo le monete di semplice memoria, il secondo quelle di consacrazione, il terzo quelle di restituzione.
Le monete semplicemente postume, sono quelle coniate da un principe in memoria e ad onore del suo immediato antecessore, e portano da un lato l’effigie del principe che si intende ricordare, dall’altro il nome — raramente l’effigie — di quello che le fece coniare, accompagnato spesso da una data.
Le monete di consacrazione, coniate come le prime dall’imperatore o dal senato, portano al dritto l’effigie dell’Augusto, del Cesare o dell’Augusta passata nel numero degli Dei, al rovescio un emblema della consacrazione, il rogo, l’aquila, il carpento o simili, e la costante leggenda CONSECRATIO, senza alcuna indicazione del nome, né l’effigie di chi ne ordinò la coniazione e senza alcuna data. Ciò che del resto sarebbe superfluo, essendo evidente che tali monete venivano emesse nell’occasione indicata e quindi immediatamente dopo l’apoteosi del principe commemorato, per ordine del suo successore.
Nelle monete di restituzione finalmente, al nome del principe che fa coniare la moneta in onore d’un antecessore più o meno lontano, viene aggiunta, a spiegazione del fatto, la parola RESTITVIT.
In ordine cronologico apparvero per le prime quelle di semplice commemorazione, le quali incominciano al principio dell’impero. Seguirono le restituzioni inaugurate da Tito e Domiziano, e vennero per ultimo le consacrazioni incominciate al tempo d’Adriano.
Il senato romano non si decise che tardi ad imprimere sulle monete da lui emesse, l’effigie dell’ imperatore regnante, e assai prima l’avevano impressa i triumviri, i dittatori, i prefetti della flotta e i comandanti le truppe (imperatores) sulle monete da essi direttamente coniate, ossia sull’oro e sull’argento.
Allorché il senato iniziò la sua coniazione in Roma, il che fu sotto Tiberio, per un certo tempo di Tiberio non vi pose che il nome da un lato, mentre sull’altro vi collocava la testa d’Augusto. Tale fu l’origine delle monete postume, e se ne ha la spiegazione assai naturale nella ritrosia che il senato, geloso della propria autorità, aveva ad imprimervi l’effigie dell’imperatore regnante, e nella preferenza a vedervi piuttosto quella dell’imperatore defunto.
L’origine e l’adozione delle monete di consacrazione pure si spiegano assai facilmente, essendo monete commemorative dell’ultimo glorioso episodio dell’Augusto divinizzato; mentre quelle che diedero più a pensare ai nummografi furono le monete restituite. Intorno ad esse si formò un complesso di problemi, alla soluzione o alla eliminazione dei quali potrà forse contribuire l’esposizione piana e precisa dello stato di fatto, il che è ciò che tenterò di far(;, prima di entrare ad indagarne l’origine e lo scopo.
PERIODO DELLE RESTITUZIONI.
Le Restituzioni non sono molto numerose; pochi sono i nomi che vi figurano come restituiti e pochissimi quelli dei restitutori; breve è quindi il periodo in cui quest’uso durò presso i romani. Le più antiche sono quelle di Tito e Domiziano, le più recenti quelle di M. Aurelio e L. Vero, senza che neppure vi sia una continuazione di nomi in questo breve lasso di tempo.
Tito e Domiziano inaugurarono questa serie con monete di bronzo e non furono seguiti che da Nerva; o, per esprimere la cosa più esattamente, fu il senato che, durante il regno di questi tre imperatori, restituì alcuni de’ suoi bronzi, sesterzii, dupondii ed assi (tutti portano le lettere S C) coi nomi di precedenti imperatori, incominciando da Augusto.
Al nome di Tito il senato restituì monete di Augusto, Livia, Agrippa, Tiberio, Druso, Nerone Druso, Germanico, Agrippina Madre, Claudio e Galba.
Al nome di Domiziano, monete di Augusto, Agrippa, Tiberio, Druso, Germanico, Claudio.
Al nome di Nerva finalmente, monete d’Augusto e d’Agrippina Madre.
L’imperatore Tito, l’inauguratore delle restituzioni, ne fu anche il più abbondante produttore. Domiziano si accontentò di riprodurre una parte di quelle emesse da Tito; Nerva fu ancora più parco di restituzioni, quantunque le sue, per la maggior parte non siano riproduzioni di quelle de’ suoi antecessori Con Nerva cessano le restituzioni senatoriali e incominciano quelle coniate direttamente dagli imperatori. Quattro soli sono gli imperatori che restituirono monete imperiali d’argento: Nerva, Trajano Adriano e M. Aurelio associato con L. Vero; il solo Trajano coniò le restituzioni in oro. Aggiungerò anzi che le restituzioni di Nerva, Adriano e M. Aurelio possono considerarsi quasi come eccezioni, non essendocene pervenuto che un solo tipo o due per ciascheduno, mentre la sola vera serie è quella di Trajano.
Nerva restituì un denaro d’Augusto che a noi pervenne in unico esemplare. Adriano un denaro di Trajano e un medaglione asiatico d’Augusto l’uno e l’altro conosciuti per uno o due esemplari; Marco Aurelio e L. Vero pure restituirono un solo denaro, quello della Legione VI di M. Antonio, del quale però ci pervennero esemplari in numero grande, così da renderli comuni in tutte le collezioni.
Trajano è il solo che ci fornisca una vera serie di restituzioni in oro e in argento. Conosciamo finora 51 denari repubblicani d’argento restituiti e precisa mente delle famiglie: Aemilia, Caecilia, Carisia, Cassia Claudia, Cornelia, Cornuficia, Decia, Didia, Eppia Horatia, Julia, Junia, Livineia, Lucretia, MamiHa Marcia, Maria, Memmia, Minucia, Norbana, Numonia Pompeia, Porcia, Quinctia, Rubria, Scribonia, Servilia, Sulpicia, Titia, Tullia, Valeria, Vipsania, più alcuni denari incerti.
Le sue restituzioni imperiali finora conosciute sono 16 in oro, che ricordano i nomi di Giulio Cesare, Augusto, Tiberio, Claudio, Galba, Vespasiano, Tito e Nerva; una in argento in memoria d’Augusto.
Dopo Trajano l’uso delle restituzioni è abbandonato, e non è se non a un secolo e mezzo di distanza, ossia all’epoca di Filippo o di Gallieno, che troviamo una nuova serie di restituzioni imperiali coniate coll’argento di bassa lega che allora correva; ma queste si chiamano abusivamente restituzioni, o per lo meno non lo sono nel senso in cui intendiamo le restituzioni ordinarie. Sono denari coniati al nome e ad onore di antichi imperatori e precisamente di Augusto, Vespasiano, Tito, Nerva, Trajano, Adriano, Antonino Pio, Marco Aurelio, Commodo e Settimio Severo, col costante rovescio della consacrazione, rappresentato o dall’ara accesa o dall’aquila; ma senza la minima intenzione di arieggiare una riconiazione d’antiche monete, meno forse un’unica eccezione, quella che riproduce al rovescio di Trajano il tipo della VIA TRAIANA.
L’epoca di tale coniazione non è bene precisata ma deve certo oscillare fra il regno di Filippo e quello di Gallieno; dal tipo però si attribuirebbero più volentieri al primo che non al secondo e potrebbe darsi che fossero state coniate in occasione della celebrazione del millennario di Roma, fatta una eccezione pel denaro sopra accennato col rovescio della Via Trajana, il quale, dalla fabbricazione, si direbbe coniato al tempo di Gordiano Pio.
DEFINIZIONE E CARATTERI DELLE RESTITUZIONI.
Contrariamente alle monete postume dei primi due gruppi, che sono di conio affatto originale, le restituzioni portano nel loro stesso nome il significato d’una rievocazione. Difatti ecco come esse sono definite nei trattati di numismatica:
" Monete restituite sono quelle che furono riconiate in epoca posteriore a quella della prima loro emissione e che portano il nome del principe che le fece coniare seguito dalla parola RESTITVIT o più comunemente REST. „
oppure:
" Restituite si chiamano quelle monete sia consolari che imperiali, le quali, oltre al tipo primitivo e alla primitiva iscrizione, porrtano il nome dell’imperatore che le fece riconiare, aggiuntovi REST o RESTITVIT. „
Dalle quali definizioni, parrebbe che le monete restituite dovessero essere perfette riconiazioni di monete già coniate da altro principe, ossia esatte riproduzioni di monete anteriori.
Questo è appunto il concetto che generalmente e volgarmente ne è risultato, mentre il fatto non è tale e le restituzioni non sono tutte né sempre riproduzioni di monete preesistenti.
Come si può vedere dalla descrizione che accompagna questa memoria, le restituzioni dei denari repubblicani eseguite da Trajano sono le più fedeli agli archetipi. Vengono appresso quelle coniate dal senato, le quali per lo piij, ma non sempre, riproducono nello stesso modulo monete originariamente coniate dal principe che si intende ricordare; e per ultimo, come le meno fedeli agli antichi tipi, le restituzioni imperiali d’oro e d’argento. E il perchè di questo fatto non è difficile indagarlo. I denari repubblicani hanno tipi così speciali e individuali che non era possibile confondere l’uno coll’altro, senza produrre un anacronismo o una dissonanza; e, volendo ricordare una data famiglia, era necessario riprodurre fedelmente il dritto e il rovescio di una data moneta coi suoi tipi e colle sue leggende. È con queste norme che esse vennero coniate, e le troviamo tutte fedelissime agli originali, meno forse qualche lieve ed eventuale eccezione, piccolo particolare, di cui qui non è il caso di occuparci.
Nelle restituzioni imperiali invece varie differenze di tipo, di leggenda e di modulo s’incontrano già in quelle di bronzo, ove troviamo degli assi che portano il tipo d’un antico sesterzio, e qualche tipo anche vi appare che non figurò mai nelle monete originarie. Tali differenze poi sono assai maggiormente accentuate nelle restituzioni d’argento e d’oro.
Ebbi già occasione di rilevare questo fatto nell’anno 18883, quando diedi la descrizione di una nuova restituzione di Trajano. Riassumendomi ora brevemente, mi limiterò a richiamare come dalla unita descrizione risulti che oltre la metà delle restituzioni imperiali è costituita da monete di cui non esistono gli archetipi, e precisamente su 17 restituzioni conosciute non ne contiamo che 7, nelle quali i dritti e i rovesci corrispondano a quelli delle monete originarie e vi corrisponda pure il metallo.
La definizione delle Restituzioni si può dunque rettificare come segue:
" Monete restituite sono quelle che un principe coniò in memoria e coll’effigie di un suo predecessore, apponendovi anche il proprio nome seguito dalla parola REST o RESTITVIT „ e si può aggiungere: Tali monete sovente riproducono più o meno esattamente vere monete del principe commemorato, talvolta invece non vi hanno alcun riscontro. „
In termini più brevi:
" Le monete restituite sono vere supposte riproduzioni di monete anteriori, sulle quali viene aggiunto il nome del principe che ne fece la coniazione seguito — quasi sempre — dalla parola RESTITVIT. „
ORIGINE E RAGIONE DELLE RESTITUZIONI.
Abbiamo visto nel principio di questa memoria come avessero origine le monete postume e come da queste siano derivate le restituite. Il nome d’Augusto s’imponeva sempre ed esercitava sempre il suo fascino sull’impero da lui fondato. È naturale quindi che questo nome, glorificato subito dopo la sua morte sulle monete di Tiberio coll’epiteto di PATER PATRIAE e di DIVVS, venisse rievocato anche più tardi e la rievocazione fu opera del senato, il quale inaugurò così il sistema delle restituzioni.
E qui sorgono addirittura le cento dimande che diedero luogo alle più o meno serie — e alcune anche amene, — supposizioni dei numismatici antichi, che qui non è più il caso di riportare, perchè ormai definitivamente abbandonate; ma alle quali una risposta esauriente non venne finora data neppure dai moderni4. Perchè tale iniziativa nella monetazione romana venne presa dal senato e non dall’imperatore stesso? Perchè la coniazione di tali monete senatorie ha un sì breve periodo? Perchè, al cessare di questa, incomincia, pure per un breve periodo, la coniazione da parte degli imperatori?
E, venendo poi a discutere e vagliare i nomi dei principi restituiti: con quale criterio se ne fece una scelta? Non certo appoggiandosi ai meriti personali, giacchè, se non abbiamo restituzioni di Caligola e di Nerone, ne abbiamo però di Tiberio e di Claudio. E perchè, per esempio, Nerva restituì solo monete d’Augusto e d’Agrippina madre e non del buon Tito o del grande Vespasiano? E perchè M. Aurelio e L. Vero, dopo alcuni anni che le restituzioni erano cessate, pensarono a restituire l’unica Legione VI di M. Antonio?
Ecco altrettanti problemi che sarebbe certo interessante l’indagare; e, pensando ai quali, fui io pure lungamente dubbioso, finché un bel giorno mi venne la convinzione, che, se essi rimarranno probabilmente per sempre insoluti presi ad uno ad uno nei loro particolari, per la spiegazione dei quali ci mancano ormai i necessari elementi, considerati invece in modo generale, presentano una soluzione molto piana. Mi pare anzi che i diversi problemi accennati, meglio che sciogliere singolarmente, si debbano eliminare in blocco. E, per bene esprimere il mio concetto, mi si permetta di esporre come io, riportandomi a quei tempi, immagino che realmente siano andate le cose.
Premettiamo che uno dei più prepotenti tiranni che dominano le umane vicende, è l’uso; ed anzi, per adoperare un’altra parola, la quale, sotto una veste più leggera e con un’apparenza assai poco scientifica, esprime però più precisamente il mio pensiero, la moda. Questa dea o semidea, che sembra portare con se il profumo della freschezza e della novità, è vecchia quanto il mondo e venti secoli or sono esercitava il suo fascino precisamente come lo esercita al giorno d’oggi e come verosimilmente lo eserciterà sui mortali fin che questi passeggeranno sotto la volta del cielo.
Orbene, senza ricercare cause recondite e profonde, io penso che a lei sola si debba attribuire l’apparizione, la successiva trasformazione e il cessare delle restituzioni. Una modificazione nella monetazione romana è un semplice episodio che riesce assai facilmente spiegabile con quella sola causa, alla quale vanno attribuiti avvenimenti di ben maggiore importanza. Tito e Domiziano, volendo rievocare la memoria d’Augusto, fanno la trovata delle restituzioni, il che avviene probabilmente nell’anno 80 o 81 dell’era volgare, poiché buona parte delle restituzioni di Tito portano appunto la data del suo ottavo consolato. L’idea piace e, dietro alle prime, se ne fanno altre, finché la volubile moda si volge ad altro e le restituzioni cessano con Trajano, per fare poi ancora una eccezionale apparizione sotto Adriano e più tardi sotto Marc’Aurelio e Lucio Vero5.
La monetazione romana, per sé stessa eminentemente commemorativa, come ordinariamente registrava, raffigurandoli sui rovesci, tutti gli avvenimenti che si andavano giornalmente svolgendo, si occupava egualmente degli avvenimenti passati, di mano in mano che si andavano commemorando e li celebrava, rievocando con una restituzione, il nome di uno dei precedenti imperatori o d’un personaggio insigne, il cui nome fosse collegato coll’avvenimento commemorato. Il culto degli anniversari non è certamente una novità dei nostri tempi; era anzi vivissimo presso i Romani (informino i voti, le feste e i giuochi), ed è da essi che noi l’abbiamo ereditato.
Se tutte le restituzioni portassero una data — ed è deplorevole che invece non ve ne sia che un certo numero di quelle di Tito coli’ unica data, di cui si fece cenno più sopra — vi troveremmo probabilmente molte coincidenze interessanti. Durante il regno di Tito e Domiziano cade il centenario della morte d’Agrippa, il cinquantennario della morte d’Agrippina, di Tiberio e di Claudio, e difficile sarebbe il dire oggi di quanti altri importanti avvenimenti relativi agli altri personaggi restituiti cadessero gli anniversari in quel periodo. Fatto sta che la monetazione se ne impadroniva, senza troppo sottilizzare se il nome, cui l’avvenimento si riferiva, fosse veramente glorioso, oppure semplicemente opportuno al momento. E ciò significherebbe che la scelta dei personaggi non va molto indagata, non essendo sempre libera e spontanea; ma dipendendo bene spesso da circostanze o da casualità passaggere. Di quanti fra i nostri anniversari i posteri cercheranno invano la ragione!
E da ciò si può anche dedurre che la restituzione si riferiva al personaggio, non già alla moneta. Lo spirito della restituzione non era certamente quello di riconiare una precisa moneta di tempi anteriori, bensì di ricordare un principe passato. Per far questo si coniava una moneta che ne riproducesse il nome e l’effige e si sceglieva generalmente un rovescio che avesse appartenuto alle sue monete; ma, anche quando si seguiva questa norma — il che non era costante — non s’andava allo scrupolo nella riproduzione dei particolari. Inutile quhidi il sottilizzare sulla maggiore o minore fedeltà delle riproduzioni, superflue le indagini per trovare ad ogni restituzione il suo archetipo e vana la frase assai comune che di una data restituzione l’archetipo non si è ancora trovato. Non si è trovato e non si troverà mai per la semplice ragione che non ha mai esistito.
Tutto ciò vale per le restituzioni imperiali, intorno alle quali i diversi problemi non avrebbero dunque più ragione di esistere. Ma, al cessare di queste, ci troviamo di fronte alle repubblicane di Trajano le quali, per quanto ci si presentino sotto un aspetto più chiaro e più facilmente spiegabile, non mancarono di dar luogo esse pure a lunghe dispute fra i cercatori di difficoltà. Osserviamo anche queste dalla loro origine.
Durante il primo secolo dell’impero continuarono ad essere in corso gli antichi denari della Repubblica; ma, siccome, per quanto consunti dalla lunga circolazione, pure avevano sempre un intrinseco superiore a quello dei denari imperiali, si presentava come regola di saggia amministrazione economica quella di una rifondita generale e Trajano decise di adottarla. Eseguendo tale riforma, era anche naturale che gli dispiacesse rinunciare completamente alle tradizioni gloriose che questi denari repubblicani ricordavano, e da ciò pare naturalissimo sia sorta l’idea di conservarne una memoria, riconiando un certo numero di monete che riproducessero gli antichi tipi.
Ecco l’origine molto naturale e facilmente accettabile delle restituzioni di Trajano. Essa venne infatti generalmente accettata; ma le difficoltà nacquero invece al punto di indagare o di indovinare quali furono i criteri che presiedettero alla scelta delle monete da restituire; perchè, mentre ci mancano fra le restituzioni quelle di molte famiglie patrizie ed illustri, ne abbiamo altre di famiglie plebee e quasi ignote. Dato che si voglia entrare nel merito della questione, bisogna osservare in primo luogo che molte famiglie le quali ora per noi riescono oscure e certi nomi che sono affatto ignoti al giorno d’oggi, assai probabilmente non erano tali allora; in secondo luogo che noi non possiamo valutare le influenze che avranno esercitato famiglie tuttora esistenti, che contavano antichi magistrati monetarii fra i loro antenati e che avevano i loro nomi iscritti sulle monete, le private ambizioni, gli interessi personali e via dicendo.
Una considerazione però è superiore ad ogni altra ed è che tutti questi ragionamenti sono fatti in base ai soli monumenti che ci sono pervenuti, mentre non sappiamo quanti ce ne restino ignoti.
La coniazione di queste restituzioni pare sia stata molto ristretta, e certo limitatissima in confronto alla sterminata monetazione di Trajano, dimodoché è certo che noi non la conosciamo che assai incompletamente, scarsissimo essendo il numero degli esemplari che ci sono pervenuti.
I denari repubblicani furono restituiti non al peso originario, ma al peso dei denari del tempo di Trajano, ciò che era appunto nello spirito della riconiazione generale e quindi entrarono nella circolazione, come evidentemente appare dallo stato di conservazione in generale mediocre o cattivo, caso comune a tutte le monete rare, fra cui non v’ha scelta e ogni esemplare è scrupolosamente conservato. Dall’arte finissima di queste restituzioni, anche relativamente al resto della coniazione di Trajano, appare evidentemente che i con! furono apprestati con cura speciale, probabilmente dagli artisti addetti all’incisione di quelli dell’oro; quindi è probabile che di ciascun tipo non si fossero incisi che pochissimi coni. Non oserei certo dire, come alcuno vorrebbe supporre, che fosse stato fatto un solo conio di ogni tipo perchè, quantunque le poche volte che mi occorse di vedere la stessa moneta in due esemplari, (caso che è naturalmente raro, vista l’estrema rarità di queste monete) mi parve di poter quasi sempre verificare che i diversi esemplari erano prodotti dallo stesso conio, mi avvenne però anche il caso contrario, e cito l’esempio del mio denaro della Cornelia (Bah. N. 17) già nella Coli. Gosselin, poi Bclfort, il quale è prodotto da un conio diverso da quello dell’esemplare di Vienna.
Ad ogni modo resta assodato che i denari e gli aurei restituiti di Trajano, rari nel loro complesso, sono tutti singolarmente rarissimi e possiamo dire con sicurezza che fra le monete di Trajano le più rare sono le sue restituzioni. Difatti, un secolo fa non se ne conosceva che la metà di quelle che ora si conoscono, qualcheduna appare di tempo in tempo e ne va mano mano aumentando la serie; molte poi non sono conosciute che per un unico esemplare. Può darsi che alcune altre esistano in piccole collezioni ignorate e, assai più che nelle collezioni, altre parecchie possono giacere ancora nascoste in quel gran serbatojo che è la terra, da dove forse non usciranno mai. Di altre infine, data l’esiguità della coniazione, è assai probabile che non ne sia rimasto più alcun esemplare, che fra l’esserne sopravissuti pochissimi, uno solo o nessuno la differenza è assai piccola. E dunque lecito supporre che il numero delle famiglie, cui venne reso l’onore della restituzione, fosse assai più grande di quello che a noi consta. Io penso che fosse estesissimo e andrei volontieri fino ad ammettere, come ipotesi più naturale, che tutte le monete repubblicane ancora in circolazione al tempo di Trajano fossero restituite. Col che intendo dire che, se alcuni tipi non lo furono, la ragione si deve ricercare in ciò, che probabilmente quelli, di cui era stata più scarsa in origine la coniazione, erano già scomparsi dal mercato monetario, e certo non è a supporsi che Trajano, si sia occupato a completare la serie delle sue restituzioni con quella cura assidua e paziente che impiegherebbe oggidì un raccoglitore; ma si sia accontentato di restituire quei denari che naturalmente gli cadevano sotto mano. Ammesso ciò, rimarrebbe levato di mezzo completamente anche per queste il famoso problema della scelta.
E così, da quanto finora siamo andati dicendo, risulterebbe che tutta la faccenda delle restituzioni, sia repubblicane sia imperiali, invece di presentarsi irta di difficoltà, di dubbii e di stranezze inesplicabili, apparirebbe facile e piana, come del resto è naturale che sia, perchè nell’ordine dei fatti non è strano se non ciò che ignoriamo o che conosciamo male.
" Forse per più sottil persona si vedrebbe in ciò più sottile ragione; ma questa è quella ch’io ne veggio e che più mi piace6.»
CLASSIFICAZIONE E COLLOCAMENTO
DELLE RESTITUZIONI.
Lasciando ora il campo della speculazione, veniamo ad una questione positiva di fatto.
In tutti i cataloghi e in tutte le collezioni, le restituzioni sono collocate sotto il nome del principe restituito e, dirò anzi in via più generale, tutte le monete postume sono collocate sotto il nome del principe commemorato; così noi vediamo attribuite ad Augusto i bronzi coniati in Roma al suo nome sotto Tiberio, e le sue restituzioni coniate tanti anni dopo da Tito, Domiziano, Nerva, Trajano o Adriano.
Ciò è evidentemente un anacronismo. Può passare che le monete di consacrazione facciano quasi un seguito alle monete dell’imperatore consacrato, come impresse immediatamente dopo la sua morte, quasi episodio finale e, come dice la stessa parola, consacrazione dell’estinto, e d’altronde queste monete non portano mai il nome di chi le ha coniate; ma le monete postume e di restituzione non v’ha dubbio che devono essere collocate ed attribuite a chi le ha fatte coniare, qualunque sia il nome che esse vogliono ricordare e l’effigie che portano, la quale costituisce il rovescio e non il dritto della moneta.
L’aver considerato come dritto il lato della testa fu il primo malinteso che portò l’errore di collocamento delle monete restituite; mentre il dritto è quello che porta il nome dell’Augusto che fece coniare la moneta7, e se, per una semplice accidentalità o, diremo più precisamente, per l’indole della moneta stessa, il rovescio, invece di una rappresentazione storica, allegorica, religiosa od altro, porta un ritratto d’un principe trapassato, ciò non ne modifica punto la natura e non ne muta la proprietà. Si lasci dunque che Tito e Domiziano abbiano nella serie delle proprie monete quelle da essi restituite al nome d’Augusto, di Livia, d’Agrippa e via dicendo, Nerva monete colla testa d’Augusto e d’Agrippina madre, Trajano tutte le numerose sue restituzioni repubblicane ed imperiali; sarà assai più ragionevole che disseminarle in un periodo di quattro secoli. Le teste di G. Cesare, d’Augusto, di Galba o qualunque altra e tutti gli antichi tipi repubblicani non faranno che aumentare le varietà de’ rovesci dei diversi restitutori, mentre le monete sono e resteranno sempre vere e proprie monete di chi le ha fatte coniare e non mai dei principi restituiti. Fare altrimenti e seguire l’antico sistema di classificazione sarebbe come attribuire ad Anco Marzio o a Numa Pompilio alcune monete dei Calpurni e dei Marci perchè portano le teste di quei re. Nelle monete della Repubblica a nessuno è mai venuto il pensiero di fare una simile classificazione perchè l’anacronismo e l’assurdo sarebbero troppo evidenti; si è adottato invece generalmente per le imperiali perchè s’è cominciato da principio a scambiare il dritto pel rovescio e perchè l’anacronismo non riusciva così patente; esso però esiste egualmente ed è da augurarsi che l’errato sistema cessi nelle classificazioni che aspirano al nome di serie.
DESCRIZIONE DELLE RESTITUZIONI.
RESTITUZIONI DI TITO.
A Augusto.
1. Sesterzio. — Sconosciuto a Cohen. Coll. Gnecchi8.
2. Sesterzio. — Coh. suppl. 68.
3. Sesterzio. — Coh. 481.
Di queste quattro varietà di un tipo simile, quelle coli’ ara accesa hanno il loro archetipo nel sesterzio d’Augusto coniato sotto Tiberio (Coh. N. 27). Le prime sono due varietà in cui l’ara venne soppressa.
5. Dupondio. — Coh. 488.
6. Dupondio. — Coh. 487.
Questo tipo della Vittoria è pure conosciuto in un dupondio d’Augusto coniato sotto Tiberio (Coh. N. 280).
7. Asse. — Coh. 483.
8. Asse. — Coh. 484.
9. Asse. — Coh. 484 var.
10. Asse. — Coh. suppl. 70.
11. Asse. — Coh. suppl. 69.
12. Asse. — Coh. Aggiunte N. 5, pag. 417.
13. Asse. — Coh. 485.
14. Asse. — Coh. 486.
L’aquila sul globo è rappresentata in un asse d’Augusto coniato sotto Tiberio (Coh. N. 282); sul fulmine e sul cippo non la troviamo nei bronzi d’Augusto.
16. Asse. — Coh. 489.
17. Asse. — Coh. 489 var.
18. Asse. — Coh. Aggiunte 4.
Anche quest’ultimo tipo è conosciuto e anzi comunissimo in un asse d’Augusto coniato sotto Tiberio (Coh. N. 272).
B Livia.
1. Dupondio. — Coh. 6.
2. Dupondio. — Coh. 7.
3. Dupondio. — Coh. 8.
4. Dupondio. — Var. del prec. Coll. Gnecchi.
5. Dupondio. — Sconosciuto a Coh. Coll. Gnecchi9.
I due tipi ivstitia e pietas dei dupondii di Livia sono esattamente riprodotti nelle Restituzioni. Potrebbe darsi che si ritrovasse anche la restituzione del terzo che porta la leggenda salvs avgvsta, del quale nell’archetipo esiste l’asse e il dupondio. Nei primi due tipi non vidi mai che dupondii.
C Agrippa.
1. Asse. — Coh. 5.
Questa Restituzione riproduce fedelissimamente (comprese le leggende originali, a cui viene aggiunta quella di Restituzione) il comune medio bronzo d’Agrippa.
D' Tiberio.
1. Sesterzio. — Coh. 57.
Esatta riproduzione del bronzo di Tiberio (Coh. N. 51).
2. Asse. — Coh. 58.
3. Asse. — Coh. 59.
4. Asse. — Coh. 60.
5. Asse. — Coh. 60 var.
Questi quattro assi riproducono, colla semplice mutazione della leggenda nel rovescio, quelli descritti ai Numeri 30 a 33 di Cohen.
6. Asse. — Coh. 61.
Simile all’asse descritto al N. 37 di Tiberio.
E Druso.
1. Asse. — Coh. 4.
2. Asse. — Coh. 5.
Riproduzione dei due assi di Druso. Coh. N. 2 e 3.
F Nerone Druso.
1. Sesterzio. — Coh. 7.
Archetipo sconosciuto. Di Nerone Druso non abbiamo che un solo sesterzio coniato sotto Claudio, sul cui rovescio, Druso è rappresentato seduto in mezzo a delle armi. La descritta restituzione non è conosciuta che per un esemplare appartenente già alla collezione Duprè.
G Germanico.
1. Asse. — Coh. 8.
2. Asse. — Coh. 9.
3. Asse. — Coh. suppl. 4.
Le tre restituzioni riproducono i tre assi di Germanico (Coh. 2, 3 e 4) coniati sotto Caligola e l’altro (Coh. 6) coniato sotto Claudio, i quali tutti non hanno al rovescio che le lettere s e con leggenda commemorante l’imperatore che le fece coniare.
H Agrippina Madre.
1. Sesterzio. — Coh. 3.
Riproduzione del sesterzio coniato da Claudio in onore d’Agrippina (Coh. N. 2); solo che la leggenda originale riferentesi a Claudio venne sostituita da quella di restituzione.
I Claudio.
1. Sesterzio. — Coh. gì.
2. Sesterzio. — Coh. 90.
- La stessa, con testa laureata a sinistra.
Tipo esatto del sesterzio colla leggenda spes, descritto al N. 88 di Cohen.
3. Dupondio. — Coh. 92.
Tipo identico del dupondio colla leggenda ceres avgvsta, descritto al N. 72 di Cohen.
4. Asse. — Coh. 93.
5. Asse. — Sconosciuto a Cohen. Coll. Gnecchi.
Questi due ultimi assi hanno il tipo dell’asse colla leggenda constantiae avgvsti, descritto al N. 37 di Cohen.
6. Asse. — Coh. 94,
7. Asse. — Coh. 95.
La stessa con testa nuda a sinistra.
Tipi dell’asse senza leggenda, ma colla rappresentazione di Pallade battagliera, descritto al N. 87 di Cohen.
K Galba.
1. Sesterzio. — Coh. 247.
2. Asse o Dupondio? — Coh. 248.
3. Dupondio. — Sconosciuto a Cohen. Coll. Gnecchi10.
P P P COS VIII RESTITVIT. In doppia leggenda. Nel campo S C.
Di Galba non si conoscono bronzi colle semplici lettere s c al rovescio.
4. Asse o Dupondio? — Coh. 249.
Molti sono i bronzi (assi e dupondii) di Galba col tipo della Libertà e colle leggende libertas avgvsta o libertas pvblica. — Vedi Cohen da N. 134 a 155.
5. Asse o Dupondio? — Coh. 250.
La Pace con questi emblemi è rappresentata in un dupondio di Galba descritto al N. 173 di Cohen, colla leggenda paxs avgvsti.
RESTITUZIONI DI DOMIZIANO.
A Augusto.
1. Asse. — Coh. 490.
Vedansi i tipi simill di Tito. (5, 6, 7, 8).
2. Asse. — Coh. 491.
Vedasi il tipo simile di Tito (N. 13).
Il Cohen (Suppl. N. 71) pubblica, come altra restituzione di Domiziano, la seguente:
E nella II Edizione aggiunge che questo bronzo è di fabbrica asiatica. Quanto a me inclinerei a credere che sia un bronzo barbaro, nel quale venne mutato per errore il t in un d, perchè il nome di Vespasiano non si vede mai associato a quello di Domiziano e si tratterebbe quindi del Dupondio restituito da Tito.
B Agrippa.
1. Asse. — Coh. 6.
Tipo del bronzo comune d’Agrippa, come la restituzione di Tito.
C Tibebio.
1. Asse. — Coh. 62.
Tipo di alcuni bronzi di Tiberio, come le restituzioni di Tito (N. 2, 3. 4. e 5).
D Druso.
1. Asse. — Coh. 6.
Tipo identico alla restituzione di Tito (N. 1).
E Germanico.
1. Asse. — Coh. IO,
Tipo identico alla restituzione di Tito (N. 1).
F Claudio.
1. Sesterzio. — Coh. 96.
Tipo identico alla restituzione di Tito (N. 1).
2. Asse. — Sconosciuto a Cohen, Coll. Romussi a Milano.
3. Asse. — Coh. suppl. 14.
4. Asse. — Sconosciuto a Cohen, Coll. Gnecchi.
Vedi i tipi identici alle restituzioni di Tito. (N. 6 e 7).
RESTITUZIONI DI NERVA.
(Argento).
A Augusto.
1. Denaro11. — Coh. 492 d’Augusto.
Riproduzione del denaro N. 52 di Cohen.
2. Sesterzio. — Coh. 493.
3. Sesterzio. — Coh. 494.
I sesterzi d’Augusto colle lettere s c occupanti il campo del rovescio e con leggenda relativa a Tiberio (mutato qui nella leggenda di restituzione) non hanno mai al dritto la testa d’Augusto, bensì la sua figura seduta colla leggenda divvs avgvstvs pater (quali furono restituiti da Tito), oppure il carro tirato dagli elefanti o finalmente lo scudo coi capricorni. Dimodoché il vero archetipo si può dire che non esiste.
4. Sesterzio. — Coh. 499.
Il dritto è imitato dal sesterzio coniato da Tiberio (Coh. 27) colla leggenda divvs avgvstvs pater, alla quale, eccezionalmente venne sostituita la leggenda di restituzione, che solitamente è posta al rovescio. Al rovescio venne di conseguenza collocata la leggenda del dritto abbreviata in divvs avgvstvs.
5. Dupondio. — Coh. 495.
Il tipo del timone su di un globo non si conosce fra le monete d’Augusto, ma solamente fra quelle di Tiberio (V. Coh. N. 26, 27, e 28), e sono assi.
6. Asse. — Coh. 496.
Tipo dell’asse N. 272, a cui venne soppressa la leggenda provident.
7. Asse. — Coh. 497.
Tipo dell’asse N. 281.
8. Asse. — Coh. 498.
9. Asse. — Sconosciuto a Cohen, Collez. Doimo Savo a Spalato.
B Agrippina Madre.
1. Sesterzio. — Coh. suppl. 2.
Riproduzione del sesterzio coniato da Claudio in onore d’Agrippina; solo che alla leggenda originale del rovescio venne sostituita quella di restituzione.
RESTITUZIONI DI TRAJANO12.
A Giulio Cesare.
1. Aureo13. — Coh. 53.
L’archetipo di questa restituzione non esiste. Il rovescio della Venere Vittoriosa, quale viene qui rappresentato, non appare che sotto Augusto ed è poi riprodotto da Tito.
2. Aureo. — Coh. 54.
Anche di questa restituzione l’archetipo non esiste. La Nemesi non è introdotta che nelle monete di Claudio.
B Augusto.
1. Denaro. — Coh. 500.
Manca l’archetipo. Il tipo della sedia curule viene introdotto solamente da Tito e Domiziano.
2. Aureo. — Coh. 501.
Manca l’archetipo. Il rovescio dell’Aquila romana fra le due insegne è proprio del solo Nerone.
3. Aureo. — Coh. 502.
{{indentatura|2em|D/ — CAESAR AVGVSTVS DIVI F PATER PATRIAE. Testa laureata a destra. — R/ — Leggenda di restituzione c. s. Coccodrillo a destra.}}
La rappresentazione del coccodrillo è riprodotta dal denaro d’Augusto che porta la leggenda aegypto capta. (Coh. 41). È variata anche la leggenda del dritto, la quale nel denaro originale è caesar cos vi, ed è levato il bastone augurale che pure figura nell’originale dietro la testa d’Augusto. Di più la testa d’Augusto, nuda nel denaro, qui è laureata.
C Tiberio.
1. Aureo. — Coh. 63.
Questa restituzione riproduce esattamente l’aureo o il denaro di Tiberio col rovescio di Livia meno la leggenda pontif maxim del rovescio.
D Claudio.
1. Aureo. — Coh. 97.
L’archetipo manca. Il tipo della Concordia, come qui rappresentato, non appare che sotto Vitellio e viene poi adottato da Vespasiano e da Tito.
2. Aureo. — Coh. Suppl. 15.
È il tipo di un sesterzio comune di Claudio, il quale porta la leggenda spes avgvsta; manca però sia nell’oro che nell’argento.
3. Aureo. — Sconosciuto a Cohen, Coll. Gnecchi14.
L’archetipo manca, e la rappresentazione di Vesta è contemporanea a Trajano.
- E Galba.
1. Aureo. — Coh. N. 251.
Esiste un aureo di Galba con questa rappresentazione al rovescio accompagnata dalla leggenda libertas pvblica. Al dritto porta imp galba.
F Vespasiano.
1. Aureo. — Coh. 507.
Questo rovescio non appare che sotto il regno di Tito.
2. Aureo. — Coh. 508.
Anche questo rovescio non appare che sotto il regno di Tito.
3. Aureo. — Coh. suppl. 94.
L’archetipo di questa moneta non solo ci manca fra le monete di Vespasiano, ma ci è affatto sconosciuto. Potrebbe darsi si trattasse d’una moneta estremamente rara, di cui non giunse alcun esemplare fino a noi.
G Tito.
1. Aureo. — Coh. 317.
La moneta è conosciuta fra quelle di Tito, con leggenda indicante una data al rovescio.
2. Aureo. — Coh. 318.
Nel rovescio è qui riprodotta una vera moneta di Tito, senza la leggenda, che nelle monete originarie porta varie date. Questo rovescio è quello che appare anche nell’aureo che lo stesso Trajano restituì di Vespasiano, e che fu descritto al N. 12. Anzi aggiungerò che i due esemplari della mia collezione, uno col nome di Vespasiano l’altro con quello di Tito, hanno il rovescio prodotto dall’identico conio.
H Nerva.
1. Aureo. — Coh. 124.
L’archetipo manca fra le monete di Nerva. Un rovescio simile, se non identico, è conosciuto in un aureo di Nerone e Agrippina.
2. Aureo. — Coh. 125.
Moneta comune fra gli aurei e i denari di Nerva, con leggenda indicante una data.
RESTITUZIONI D’ADRIANO.
A Augusto.
1. Medaglione d’argento di conio asiatico. Coh. 503.
In questo medaglione troviamo eccezionalmente la parola ren (ovavit) in luogo di rest (ituit), motivo pel quale la moneta non la si vorrebbe ritenere una vera restituzione, argomentando che più probabilmente potesse riferirsi al rinnovamento di qualche tempio o di qualche monumento; e anche Eckkel, dopo aver citate le diverse opinioni, conclude dicendo: Arbitretur lector, cujus explicatio videatur praeferenda. Quanto a me, considerando che il verbo renovare ha molto prossimamente lo stesso significato del verbo restituire, che si tratta di una coniazione asiatica, il che può far ammettere una piccola differenza linguistica, e che infine si tratta di una rievocazione come è nell’indole di tutte le altre restituzioni, non esisterei a collocarla fra queste.
B Trajano.
1. Denaro. — Coh. 541.
Il tipo non esiste fra le monete di Traiano. Pare che Adriano si sia piuttusto ispirato alle monete proprie, riproducendo il tipo di un suo denaro che porta la leggenda vota pvblica, e accompagnando colla propria figura sacrificante l’omaggio figliale d’una rievocazione dell’effigie paterna. A questa dunque unicamente si riferisce la restituzione.
RESTITUZIONE M. AURELIO E LUCIO VERO.
(Argento).
A M. Antonio.
1. Denaro. — Coh. 84.
Questa restituzione riproduce esattamente il denaro della Leg. VI di M. Antonio, meno la differenza di leggenda, la quale nel denaro originario è semplicemente ant avg in luogo di antoninvs avgvr.
Prospetto riassuntivo delle Restituzioni imperiali
Francesco Gnecchi.
Note
- ↑ Bimard, Le Beau, ecc.
- ↑ Vol. V, Capo XVII, pag. 97 e segg.
- ↑ Riv. It. di Num. Appunti di Num. Romana, N. 1.
- ↑ Difatti anche l’Articolo consacrato alle Restituzioni nel recentissimo: Dictionary of roman coins di Stevenson Smith e Madden (Londra 1888) si chiude con queste parole: " It must be confessed that the restorations in question are stili left among the unsolved riddles of ancient numismatism. „
- ↑ Un esempio che si acconcia benissimo al caso l’abbiamo nella coniazione delle monete multiple (piéforts) nella numismatica italiana ed estera medioevale, coniazione che fiorì qua e là a brevi periodi, e un altro l’abbiamo nella medaglistica italiana durante il principio di questo secolo. La produzione delle medaglie, da qualche tempo limitatissima, prende uno straordinario sviluppo all’epoca dell’epopea napoleonica. Le medaglie si coniano a centinaia, ogni fatto grande o piccolo viene commemorato con una apposita medaglia. E l’esuberanza raggiunge tali limiti che, non bastando più gli eroi né gli uomini grandi nelle arti, nelle lettere o nelle scienze, vengono coniate medaglie in onore di tutte le celebri cantatrici, delle vezzose seguaci di Tersicore e persino dei coreografi! La febbre durò pochi anni e la produzione delle medaglie si ridusse ben presto alle sue giuste proporzioni. Il raccoglitore di medaglie italiane che verrà fra molti anni non potrà spiegarsi quel periodo che abbraccia il primo quarto del nostro secolo, fecondissimo e specia’mente fecondo di tnedaglie per gli eroi e le eroine da teatro, se non dicendo: fu un capriccio della moda! e sarà nel vero. Io penso che la stessa cosa sia avvenuta per le restituzicni romane.
- ↑ Dante, La Vita Nuova. § XXX.
- ↑ E così le ho disposte nella tavola.
- ↑ Vedi Gazzetta Numismatica di Como. Anno 1886.
- ↑ Vedi Gazzetta Numismatica di Como 1886.
- ↑ Pubblicato nella Gazzetta Numismatica di Como anno 1886.
- ↑ L’esemplare riprodotto alla tavola appartiene al Museo Britannico e forse è unico.
- ↑ Si omette la serie delle restituzioni repubblicane le quali sono troppo note e d’altronde qui non avrebbero interesse, essendo, come si disse, la riproduzione esatta dei denari originali.
- ↑ Tutte le restituzioni di Trajano riprodotte nella tavola appartengono alla mia collezione.
- ↑ Pubblicato nella Riv. It. di Num. 1888. Appunti di Num. Rom. N. 1. Vedi riproduzione nella unita tavola III.
- ↑ Cohen dice con una patera; ma è evidentemente un errore, perchè Cohen descrive l’esemplare di Londra, e l’esemplare di Londra è quello che figura pel primo nell’unita tavola, ove si vedono chiaramente due spighe nella destra dell’imperatore. Il secondo esemplare della stessa tavola III (che ho creduto pure di riprodurre, trattandosi forse dei due soli esemplari esistenti da questa rarissima moneta) appartiene alla mia collezione. Come si vede è prodotto da altro conio e nella mano dell’imperatore si vedono tre spighe. Riesce tanto più strana la descrizione di Cohen, perchè anche Eckhel, il quale riportava la moneta da Vaillant (Vol. II, pag. 30), come esistente nel Museo Apostolo Zeno (e forse è il medesimo esemplare del Museo Britannico) dice: Figura togata stans d. duas spicas praefert, sinistra togae involuta (Vol. V, pag. 102).