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sulle restituzioni 125

l’effigie dell’Augusto, del Cesare o dell’Augusta passata nel numero degli Dei, al rovescio un emblema della consacrazione, il rogo, l’aquila, il carpento o simili, e la costante leggenda CONSECRATIO, senza alcuna indicazione del nome, né l’effigie di chi ne ordinò la coniazione e senza alcuna data. Ciò che del resto sarebbe superfluo, essendo evidente che tali monete venivano emesse nell’occasione indicata e quindi immediatamente dopo l’apoteosi del principe commemorato, per ordine del suo successore.

Nelle monete di restituzione finalmente, al nome del principe che fa coniare la moneta in onore d’un antecessore più o meno lontano, viene aggiunta, a spiegazione del fatto, la parola RESTITVIT.

In ordine cronologico apparvero per le prime quelle di semplice commemorazione, le quali incominciano al principio dell’impero. Seguirono le restituzioni inaugurate da Tito e Domiziano, e vennero per ultimo le consacrazioni incominciate al tempo d’Adriano.

Il senato romano non si decise che tardi ad imprimere sulle monete da lui emesse, l’effigie dell’ imperatore regnante, e assai prima l’avevano impressa i triumviri, i dittatori, i prefetti della flotta e i comandanti le truppe (imperatores) sulle monete da essi direttamente coniate, ossia sull’oro e sull’argento.

Allorché il senato iniziò la sua coniazione in Roma, il che fu sotto Tiberio, per un certo tempo di Tiberio non vi pose che il nome da un lato, mentre sull’altro vi collocava la testa d’Augusto. Tale fu l’origine delle monete postume, e se ne ha la spiegazione assai naturale nella ritrosia che il senato, geloso della propria autorità, aveva ad imprimervi l’effigie dell’imperatore regnante, e nella preferenza a vedervi piuttosto quella dell’imperatore defunto.

L’origine e l’adozione delle monete di consa-