Pagina:Rivista italiana di numismatica 1897.djvu/147


sulle restituzioni 139

episodio finale e, come dice la stessa parola, consacrazione dell’estinto, e d’altronde queste monete non portano mai il nome di chi le ha coniate; ma le monete postume e di restituzione non v’ha dubbio che devono essere collocate ed attribuite a chi le ha fatte coniare, qualunque sia il nome che esse vogliono ricordare e l’effigie che portano, la quale costituisce il rovescio e non il dritto della moneta.

L’aver considerato come dritto il lato della testa fu il primo malinteso che portò l’errore di collocamento delle monete restituite; mentre il dritto è quello che porta il nome dell’Augusto che fece coniare la moneta1, e se, per una semplice accidentalità o, diremo più precisamente, per l’indole della moneta stessa, il rovescio, invece di una rappresentazione storica, allegorica, religiosa od altro, porta un ritratto d’un principe trapassato, ciò non ne modifica punto la natura e non ne muta la proprietà. Si lasci dunque che Tito e Domiziano abbiano nella serie delle proprie monete quelle da essi restituite al nome d’Augusto, di Livia, d’Agrippa e via dicendo, Nerva monete colla testa d’Augusto e d’Agrippina madre, Trajano tutte le numerose sue restituzioni repubblicane ed imperiali; sarà assai più ragionevole che disseminarle in un periodo di quattro secoli. Le teste di G. Cesare, d’Augusto, di Galba o qualunque altra e tutti gli antichi tipi repubblicani non faranno che aumentare le varietà de’ rovesci dei diversi restitutori, mentre le monete sono e resteranno sempre vere e proprie monete di chi le ha fatte coniare e non mai dei principi restituiti. Fare altrimenti e seguire l’antico sistema di classificazione sarebbe come attribuire ad Anco Marzio o a Numa Pompilio alcune monete dei Calpurni e dei Marci perchè

  1. E così le ho disposte nella tavola.