Prediche volgari/Predica XXVII

Predica XXVII

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Predica XXVI Predica XXVIII

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XXVII.

Come si de’ domandare a Dio che c’insegni a fare
la sua volontà.

Doce me facere voluntalem tuam, quia Deus meus es tu (Psalm. cxlij). Le parole prealegate, dilettissimi, so’ di David profeta a cxlij psalmì, parlando inverso Idio per modo d’orazione e supplicazione, dicendoli: — O Signore, insegnami a fare la tua volontà,cperò che tu se’ ’l mio Dio. — Elli ci è di quelli che si possono lagnare di me, dicendo: costui non parla se non di bossoli e di parti, e a noi non toca nulla. E io vi rispondo, che mi convien fare ogni cosa. pure a vostro utile. Sai come dice Paulo? Omnibus omnia factus sum, ut omnes facerem salvos.1

Adunque, stamane diremo cosa che toca2 all’universo popolo.

Adunque, noi faremo3 stamane tre contemplazioni e considerazioni; dove noi potremo cognoscere la volontà di Dio d’ogni pensiero che viene nella nostra mente.

Prima, vedremo la loro distinzione.

Sicondo, la loro cognizione.

Terzo, la loro discrezione.

E qui fondaremo il dire della nostra predica d’oggi [p. 324 modifica] e di domane, per cognoscere la volontà di Dio dentro in noi.

Prima della distinzione. Prima ti conven vedere la volontà che tu hai, la quale volontà ha due modi:

Primo, artifizioso.

Sicondo..... Vediamoli anco più chiari. Distingue le volontà nostre in tre generazioni:

Prima, alcuna volta so’ buone.

Seconda, alcuna volta so’ gattive.

Terza, alcuna volta non so’ nè buone nè gattive.

Prima, dico, che viene alcuna volta in noi le buone volontà con buone operazioni, e queste vengono da Dio.

Siconda, che alcuna volta viene in noi le gattive volontà con gattive operazioni, e queste vengono da’ dimoni.

Terzo, che alcuna volta viene in noi volontà che non so’ nè buone nè gattive. Vengono queste in noi naturalmente, come quando tu hai fame, che tu hai volontà di mangiare: quando hai freddo, hai volontà di scaldarti; quando tu hai sonno, hai volontà di dormire, e molte altre le quali ci porge la natura, e queste so’ quelle che non so’ nè buone nè gattive.

Io voglio che noi le vediamo più generalmente. Sette generazioni d’ispirazioni e volontà vengono in noi e perduconci a fare quello che noi facciamo.

Prima volontà è divina e viene da Dio.

Siconda volontà è angelica, e viene dalli angioli.

Terza volontà è virtuosa4, e viene da virtuosità.

Quarta volontà è diabolica, e viene da’ dimoni. [p. 325 modifica]

Quinta volontà è iniqua, e viene da propria malizia.

Sesta volontà è necessaria, e viene da la necessità.

Settima volontà è conveniente, e viene da alcuna convenienzia.

La prima volontà è divina, la quale viene da Dio; e a questa di Dio faremo il nostro fondamento. Quando ti viene una buona spirazione, sempre viene da Dio: più giù lo intendarai meglio. Hai volontà d’abandonare il mondo? — Sì. — Viene da Dio. Hai volontà di tenere la virginità? — Sì. — Da Dio. Hai voglia d’osservare castità? Da Dio. Hai volontà di sovenire il pòvaro? Da Dio. Hai volontà di levar via le soperchie vanità? — Sì. — Da Dio viene. Tutte queste volontà e simili a queste so’ buone e vengono da Dio. Quia omne datum optimum et omne donum perfectum desursum est, descendens a Patre luminum (lacomo)5: — Ogni cosa ottima che viene in noi, è dono il quale ci dà Iddio e discende da la parte di sopra 6 in nói. — Adunque, quando ti viene questa tale volontà, fa’ che subito tu t’acosti a essa, e seguitala. Ode come t’insegna Davit profeta, quando ti viene una volontà: Declina a malo, et fac bonum:7 — Fuggitevi dal male, e corre a fare il bene. — E questa è da Dio.

La siconda volontà è angelica, e viene dalli angioli. David: Angelis suis mandavit de te, ut custodiant te in omnibus viis tuis, a lxxx salmi: — Iddio ha comandato alli angioli suoi che ti guardino in tutte le tue vie. — Ognuno ha due angioli in guardia: l’uno è buono, l’altro è gattivo. E sai la mattina quando tu se’ nel letto o in [p. 326 modifica] casa levato, e elli suona a predica, e l’angiolo buono dice; va a la predica. Talvolta che tu dormi, e la campana suona, e elli ti desta perchè tu venga a la messa e a la predica. Doh, udirai un poco più giù. O donne, che vi pare di questo tempo da predicare? Quanto ch’è da me, io dico che me ne pare molto bene, che elli è uno boccone ghiotto furato al diavolo: elli non piove, elli non è freddo, elli non è caldo, non vento. Elli è uno diletto in barba al diavolo. Io voglio ben dire che io ci ingrasso, e peso più una lira8 quando ho predicato, che prima ch’io predichi. — A casa. — E hai la siconda,. angelica.

La terza è grazia virtuale, che viene da le virtù proprie; come so’ di quelli che sono pieni di virtù. Molti saranno pieni di pazienza: chi pieno di speranza; chi pieno d’astinenzia; chi pieno di costanzia; chi pieno di fede; chi pieno d’umiltà; chi pieno di carità e di molte virtù che si possono acquistare in questa vita. Queste volontà vengono da le virtù proprie.9 Quella volontà che ti viene la mattina, quando tu ti desti per tempo, d’andare a orare o di venire a la predica, o d’andare a fare qualche opera virtuosa,^10 donde credi che venga? Quello viene proprio dall’anima virtuosa, che t’induce a fare quel bene. Sai, quando tu ti desti la mattina inanzi la campana, che tu subito vuoi corrire a la predica; quello viene da la virtù che tu hai presa. Piglia questo essemplo. Hai tu mai veduto balestrare? Quando e’ si balestra in su verso l’aria, tu vedi andare la guiera in su. Quello è contrario alla naturale condi[p. 327 modifica]zione, però che naturalmente quella guiera è più atta a andare in giù, che in su; ma per la virtù del balestro va in sue. Simile dico del corpo nostro e dell’anima. Quando la mattina tu ti desti e corri alla predica, è l’anima che manda la carne in su per forza de la sua virtù, chè la carne di sua natura sempre va in giù. L’anima va in su e così vorebbe tirare il corpo, e ’l corpo ch’è grave, vorebbe sempre stare in giù, sicchè l’uno va a contrario dell’altro. Caro concupiscit adversus spiritum: spiritus autem adversus carnem:11 — La carne è sempre contraria allo spirito, e lo spirito contra a la carne. — Sempre è stata questa contrarietà fra l’uno e l’altro o nella virtù o nel vizio. Adunque, se l’anima sarà virtuosa, non mancando ne le sue virtù farà abituare il corpo nelle buone operazioni. Doh,12 elli mi viene a memoria uno essemplo a nostro proposito d’uno, il quale aveva presa una buona usanza. Elli fu uno il quale aveva costumato e costumava di dire l’ufizio suo; io non t’affermo però donde si fusse. E uno dì avendo avute molte faccende, dimenticò di dire compieta. La sera costui se ne va al letto come era usato. Egli sta una ora, sta due; costui non s’adormenta: sta tre ore, anco non si può adormentare. Egli comincia a pensare: — o che vorebbe dir questo? Questo non mi suole adivenire. — E così pensando aveva grande meraviglia, chè soleva come giogneva al letto, subito a èssare adormentato. In tutto, pensando e ripensando, elli si ricorda come elli non aveva detta compieta. Subito elli si leva su, e disse compieta; [p. 328 modifica] e ritornato poi a letto, non prima sotto, che elli cominciò a sarnacare.13 Chi poteva èssare stato a fare che costui non dormisse? Poteva èssare l’angiolo, e anco Iddio, e anco la virtù propria per la consuetudine sua; che non pare che l’anima si possa riposare, s’ella non fa la sua usanza.14

La quarta volontà è diabolica, che viene da’ dimonij. Oh quanti ne so’ che sempre soffiano la malizia loro! Quanti ne so’ che seminano la zizania fra i buoni! E hai nel Vangelo:15 Nonne bonum semen seminasti in agro tuo? Unde ergo habet zizania? — Non seminasti tu il buono seme nel tuo campo? Unde c’è nata16 la zizania? — Ode chi la seminò: Inimicus homo hoc fecit:17 — Questo è stato il nimico dell’uomo, — cioè il dimonio, il quale non semina mai altro che male. Elli non semina altro che peccati, lussuria, superbia, invidia, avarizia, omicidio, usure, odii, rancori, bugie, bastemie. Tutte queste cose vengono da’ dimoni: inimicus homo hoc fecit. Adversarins diabolus sic fecit.18

La quinta volontà è iniqua, e viene da propria malizia. Sai, quando è un’anima pregna di veleno indiavolata, che vuole stare in ogni ostinazione di sua volontà; se è scomunicata, scomunicata si vuole stare. Queste tali anime hanno tanto vizio in corpo, che senza il diavolo vi s’im[p. 329 modifica]paccì o il sospenga a fare male niuno, elli è sufficiente da sè medesimo. Quando elli è così pieno, e il diavolo non vi perde tempo, però che non bisogna, elli si conduce sè stesso allo inferno. E di questi tali dice David:19Ibunt in adinventionibus suis: — Ellino andaranno nelle loro inventive. — Dice Iddio di costoro: — Io l’ho posta la briglia in collo: faccino a loro modo: ellino so’ tanto gattivi, che eglino fanno il male con diletto. — Oh, questi tutti stanno quanto male! Sai, quando lo infermo è sì gravato da la infermità, che ’l medico lo sfida, che dice; — lassatelo contentare di ciò che elli vuole; — quello è il segno che non può guarire. Così fa il diavolo: datali la infermità, e elli vuole stare con essa, cognoscendo il suo difetto e non vuole èssare aitato da Dio, e Iddio il lassa: — va’, fa’ a tuo modo: se tu vuoi male e tu ne ârai. — Inde disse Isaia a lvij cap.: Cor impii, quasi mare fervens, quod quiescere non potest:20— El cuore de l’impio è come uno mare ondeggiante, el quale non si può riposare. — Sai, cotali che mai non hanno posa di dire e di fare e di commettere quanto male possono, non risparmiandola a persona. Udiste mai di Ghionasso? 21^ Oh, elli fu di quelli! Elli fu il più compiuto gattivo omo ch’io abbi udito ricordare da uno tempo in qua. Elli aveva uno grande diletto d’andare alla strada a fare qualche omicidio o rubarie. E perchè come elli sentiva persona, subito voleva essere a’ fatti, aveva detto a’ suoi compagni: — sapete quello che voi fate: fate che mai voi non m’andiate dinanzi: andatemi sempre dietro. — Ellino portavano cotali [p. 330 modifica] falcioni con loro. Diceva Ghianasso: — se voi m’andate dinanzi, forse che mi verrebbe una volta voglia di fare un bel colpo. — E questa è volontà iniqua.

La sesta volontà si chiama necessaria, e questa viene per necessità. Sai quale è? È quando tu hai freddo, che tu hai volontà d’andarti a scaldare. Simile, quando tu hai fame, che tu hai volontà di mangiare; quando tu hai sonno, che tu hai volontà di dormire. Queste tali volontà non vengono nè da Dio nè dal dimonio nè da’ tuoi pensieri, ma solo per necessità. Sai, donna, quando elli piove che tu ti poni la manica in capo, oh, quella manica viene bene dal dimonio, però che fu elli che te la fece fare. Donne, che quando io vi vego con poteste vostre maniche grandi e lònghe, che v’è tanto panno, che mentre che voi andate, vi danno impaccio in su le braccia, che apena le potete portare; e voi le gittate22 in su la spalla, e anco in su la spalla vi dànno impaccio;23 * oh perdimento d’animo e di robba! Elli ci so’ di quelle che hanno riparato, che non lo’ dà tanto affanno, che l’hanno fatte fesse insino da capo e mostrano le bracciolina! O perchè non starebono meglio24 innude! Eh, eh, eh! Ahi, ribaldarìa, che non vi vergognate di nulla, che ben vi dovarete vergognare! Doh, vedeste voi mai niuna meretrice che avesse cotali portature nuove, che subito non sia presa da voi? E perchè la pigli tu, se non per parere una meretrice anco tu? Queste tali, e simili a queste, vengono dal dimonio; non vengono dal dimonio quelle volontà che sono necessarie. [p. 331 modifica]

La settima e ultima volontà si chiama conveniente, però che viene da alcuna convenienzia25. E sai perchè tu la fai quella volontà? Perchè ti pare da dover far così. Voresti donna? — Sì. — Tu una fanciulla26 bella e savia e di buono parentado vorestila per moglie? Hai questa volontà? Sai cheti dico? Conventisi gio’27 di tuo paraggio. E quanti e quante ne so’ che vorebbe la dota grande con buono parentado, co la bontà della fanciulla, che ella fusse savia, che ella fusse bella, di nobile sangue. Che se tu mira chi tu se’, elli ti conviene pigliare gio’ di tuo paraggio; simile dico di lei. E questa è buona convenienzia. Anco ci so’ altre convenienzie. O donna, hai il tuo marito? Conveniente cosa è che tu il ricucia, quando tu li vedi sdrucita28 la calza. Hane volontà? Conveniente cosa è. Quando ha salavi i panni, conveniente cosa è a farli bianchi e darglieli a’ bisogni. Quando non ha de le camicie, conveniente volontà è a rifarneli. Così dico, quando tu hai il fanciullino picolo29 quando eli il piangie, e tu il leva. Ha bisogno di sfasciarlo? E tu lo sfasci. Se ha bisogno di lattarlo, lattalo: conveniente è. Quando ha sonno, che egli piagne, anco si díe ponere a dormire. Quando ha bisogno di nettarlo, anco si díe nettare. Tutte so’ volontà convenienti; e quando tu seguiti queste volontà, tu non meriti e non pecchi. — O come non merito a governare il mio marito e ’l mio figliuolo che so’ criature di Dio? — No, che tu non meriti, se tu non hai prima il rispetto a Dio. Se tu hai prima il tuo rispetto a Dio, che a sua laude tu fai quello che tu fai, [p. 332 modifica] ogni cosa meriti. E però tu puoi sempre meritare, governando te medesima e tua famiglia e’ tuoi figliuoli e la tua casa: avendo prima il rispetto a Dio, e che a suo onore e gloria sia, subito tu meriti. Or diciamo che basti per la prima parte principale.

Mettiamo mano alla siconda parte, che è della loro cognizione; dove ci conviene vedere tre regole per le quali potremo cognósciare quando una volontà ci viene, se viene da Dio o no. Le prime tre e anco la quarta ch’io ho dette, non si possono cognosciere donde èsse vengono: quando pare che vengono30, da Dio, quando dair angiolo, e quando dall’anima. Inde volse dire Paulo: Ipse se trasfigurat in angelum lucis31: dice del dimonio, dice che ’l dimonio si trasfigura talvolta in angiolo di luce. — Adunque, è buono di vedere perchè elli non si cognosce, e se tu attendarai, forse che cognoscerai quando vengono da Dio e quando non vengono da Dio. Ora attende a queste ragioni che so’ tre: principio e mezo e termino.

Prima si è il principio: mira come principia.

Siconda si è il mezo: guarda come seguita.

Terzo si è termine: guarda come si finisce.

Prima il principio: guarda come comincia; però che talvolta la volontà che ti viene, viene dal diavolo ed è fatta come quella che viene da Dio o da l’angiolo o da l’anima; che verrà talvolta una virtù nell’anima buona, come quella che manda Iddio o l’angiolo o l’anima, e non la cognosci, e sarà il diavolo. Sì, anco la buona volontà la manda il diavolo, sì; ma egli la manda a gattivo fine. Non è così quella di Dio, che Iddio la [p. 333 modifica] manda a buono fine. El diavolo mandarà talvolta una buona volontà a l’anima a buono principio e buono mezo, ma al fine è gattivo. Sai come può èssare? Or vedelo. El diavolo ti farà talvolta fare uno digiuno, e non potrai cognósciare se elli tei fa fare a buona intenzione. Ogni volta che la volontà viene da Dio o dal dimonio, il fine tel mostra: mira il fine. El diavolo ti farà talvolta fare uno digiuno per farti cadere uno grande crepaccio. Dice il diavolo; — io farò tanto digiunare costui, che egli indibilirà tanto forte, che elli si romparà, e faròlli rómpare il collo. — Non fa così la volontà che viene da Dio: quella di Dio dice sempre in te medesimo: — digiuna, ma non digiunare per modo che tu caschi, cioè che tu venga a indebilire: va’ in sul saldo, va’ con regola, va’ per via che tu possa perseverare. — Sai che vorebbe el diavolo? Elli vorrebbe che tutte le persone del mondo facessero bene, e alla fine della vita loro facessero male, e che venissero a cascare. Non vuole così la volontà di Dio, chè Iddio dice: Qui autem perseveraverit usque infinem, hic salvus erit32: — Colui che persevererà insino alla fine, colui sarà salvo. — E però può essere che ’l diavolo abbi condotto assai in paradiso, però che elli ha indotto uno a fare uno bene per farlo cascare, e elli si è saputo mantenere in far bene, e ha perseverato; e poi per lo suo perseverare è ito in vita eterna. El diavolo l’aitò, e avelo condotto il suo perseverare. — Ou, ou ou! — Che hai? Sì che ’l diavolo aita a mandare altrui in paradiso, sì; ma elli non sel credeva: elli mirava di farlo traboccare quando elli faceva bene; poi non potè. Doh! Io ti voglio insegnare a giocare alle braccia col diavolo, e venciarai: [p. 334 modifica] io voglio insegnarti che quando tu giuocarai con lui, tu gli darai uno gambetto e gittaràlo in terra. Or guarda ne l’Ecclesiastico a xj cap. Dice così: Attende tibi a pestifero, ut una hora non induca super te subsannationem33: — Guardati34 dal pestilente diavolo, acciò che elli non truovi mai una ora in te, che elli ti digrigni. — Sai quando elli ti digrigna? Quando tu fai poi in fine tanto male, che elli ti conduce a dannazione e pena. Deh! Sappiatevi mantenere in virtù in principio e in mezo e in fine, seguitando la volontà di Dio e non quella del diavolo, che può méttarti la sua volontà buona in cuore, la quale viene con buono principio e con buono mezo, ma con pessima fine, dove tu ti perdi ogni bene che tu facesti mai. Vuole Iddio che la sua volontà sia usque in finem: — insino alla fine sia buona.

Or piglia ora la quarta volontà che è diabolica, e la quinta che è della propria malizia. Tutte due queste non so’ intese; imperò che talvolta sarà una volontà diabolica, e a te ti parrà che venga da propria malizia; e per opposito talvolta ti verrà una volontà da propria malizia, e a te ti parrà che ella sia diabolica: non puoi cognoscere l’una dall’altra. Or pigliane uno essemplo. Egli averrà che tu averai uno figliuolo il quale sarà gattivo di sua condizione: 35 tu non potrai cognoscere donde questo sia. Per tre modi il comprendi essere così: tre ragioni vediamo. Nel principio la prima.

Prima, ti dico che tu non puoi vedere donde si viene la sua gattiva condizione: dal principio. [p. 335 modifica]

Siconda. Tu non puoi sapere donde venga quando elli ti dirà una bugia, quando elli mandarà una bastemia, quando elli porrà una infamia, quando elli farà una méschia: tu non puoi comprèndare quando viene dalla sua iniquità, e quando viene dal dimonio. E questo è in mezo.

Terzo. Similmente anco non puoi cognoscere quello che seguita36 circa al fine, sì che questa anco è malagevole a poterla cognoscere.

L’altre due volontà, cioè la sesta che è necessaria, e la settima che è conveniente, anco non si possono cognoscere, ma ben ti dico che non bisogna che tu le cognosca; però che in sè non hanno e non vengono da iniquità maligna, e non ti possono fare nè dannare nè salvare. E però lassale andare e non le cercare altramente. Doh, diciamo che basti! Tu hai veduto la loro distinzione e la loro cognizione. Vediamo la terza parte, della loro discrezione.

La terza parte principale si è che noi vediamo della loro discrezione, dove noi potremo comprendere quando una volontà viene in noi, se ella piace a Dio o no. E per poterla bene comprendere, noi vedremo dieci regole, delle quali ne diremo tre stamane, e l’avanzo diremo domattina. E vedele senza numerarle, però che elle sono artifiziose; e prima le dichiararemo insieme. (Attende tu che scrivi, e scrivete bene, acciò che tu non pìgli errore). Sempre è volontà di Dio quando ti viene il buono pensiero, ed è di sua natura croce, non avendo rispetto a volontà o diletto, a robba temporale, a creatura nata; nè diletto corporale nè carnale in te, o in altro naturalmente amato. [p. 336 modifica]

Prima, quando il pensiero viene che sia buono e di Dio, è di sua natura croce. Questo è che sia con virtù. Dimmi: che cosa è pazienzia? È forte a portare37: questa è la croce. Fa’come io ti dirò: fa’ uno legno che vada in su e un altro ne fa’ che vada a traverso: quello che va in su, tiene quello che va a traverso. E però non puoi fare che quello che è di sua natura croce, come è astinenzia, come so’ viaggi che so’ di sua natura fadiga. — Oh, tu dirai! Oh, colui che fa queste cose, e falle volentieri, non li pare fadiga! — Rispondoti ch’egli è vero; ma pure quello viene da Dio ed è di sua natura croce, fallo tanto volentieri, che non se ne cura. O Lorenzo, che fu quello che ti fece stare in su la graticola del fuoco con tanta allegrezza? E’ fu solo Iddio, il quale misse delle sue spezie, in tante fadighe. Così similemente d’una donna, quando ella è tanto tribulata, e ella le porta38 con pazienzia più che ella può, e talvolta dirà a Dio: — O Signor mio, doh! mandami un poco de le tue spezie, accio che ele39 mi diano un poco d’apetito: io non posso mangiare questa vivanda, se tu non m’aiti, tu! — Hâmi inteso? Anco m’intendarai meglio. Sai tu come sta questa croce? La croce ha due legni, l’uno va a traverso e l’altro in su. Sai che significano nell’uomo virtuoso? Quello del traverso significa fadiga: quello che è per lo dritto significa virtù; e se tu hai meno uno di questi due, tu hai perduto ogni cosa, e non puoi cognoscere nulla. Vuoi comprèndarlo chiaramente? — Sì — Or dimmi: o avaro, che duri tanta fadiga per ragunare della roba, e mai non ti ristai [p. 337 modifica] dì nè notte; e tu donna, similemente ingegnandoti40 di ragunare per insino a filare uno fuso, e talvolta lassami la messa o la predica per quella miseria d’avarizia; oh, se tu duri questa fadiga, che merito ne credi tu avere? Non ninno; però che questa tua fadiga non è croce. E però dico, non avendo rispetto nè a diletto nè a robba temporale, tu potresti bene durare fadiga e di lavorare e d’esercitare la tua persona, e sarebbe croce come se tu durassi fadiga di ragunare per rispetto di darne ai pòvari per l’amore di Dio. E quanto lo’ pare buona cosa a’ richi a durare fatiga per ragunare robba, è vero? Dicono questi lavoratori: — noi siamo noi che duriamo fadiga: noi ne duriamo tanta, che noi siamo come martori tutto l’anno: dàlle, dàlle, dàlle e mai non aviamo requia.41 Se ’l sole è caldo, elli ci abruscia: o voliamo noi o non, ci conviene patirlo al segare, al tribiare e al miètare. Simile di verno, alle nevi, a’ freddi, a’ venti; e se non facessimo così, non si potrebbe ricògliare. Voi frati avete ’l più bel tempo del mondo: di state al fresco, e di verno al sole. — Aspetta aspetta, io ti vo’ rispondere. E’ sònne forse uno, che dicono a questo modo? Elli mi pare ch’io dirò a molti quello ch’io voglio dire. Se questa è così piacevole vita, come voi dite, e che no’ godiamo tanto, d’una cosa mi maraviglio molto,42 che più gente non ci viene a stare fra tanto agio: io non vego troppi che agrappino a questo buon bocone. Tu dici forse, che raguni il grano nel granaio, e imbotti il vino nelle botti; e per chi? Per te, e anche per noi. [p. 338 modifica] Tu dici il vero: ma sta’ pure un poco saldo, e ode uno essemplo, e poi dirai a tuo modo. E dirotti uno essemplo da portarnelo43 e da non dimenticarlo, di quelli che non so’ scritti nel Dialogo;44 chè ben se ne possono [dire] di quegli che non so’ iscritti, perchè non siano di quelli del Dialogo di santo Gregorio. Questo intervenne a uno nostro luogo.45 Elli era uno apresso a uno nostro luogo, el quale spesso spesso andava a ragionare con quelli nostri frati; e fra l’altre parole che elli una volta disse, sì disse: — io non cognosco chi abbi il più bel tempo che voi avete voi; — assegnando sue ragioni, dicendo: — noi andiamo a lavorare quando co la zappa, quando co la vanga, al freddo, al caldo, a’ venti, a’ nievi, a grandine, a tempeste; e tutto l’anno stentiamo, e non potiamo mai avanzare nulla; che se noi duriamo fadiga, noi compriamo a mille, doppi el pane e ’l vino che noi logriamo. Voi vi state qui riposati: quando legete, quando scrivete: quando vi fa caldo, e voi al fresco; quando vi fa fresco e voi al fuoco. Yoi vi date in sul più bello godere del mondo. Se voi volete del pane, voi n’avete ogni dì di fresco; così del vino e di ciò che voi avete di bisogno. — Dice il guardiano, quando costui ha detto ciò che elli vuole: — vuoi tu durare la fatica che noi, e noi duraremo quella che tu duri, e vedrai quale è più dilettevole? — Disse quel contadino: — sì, bene. — Dice il guardiano: — oltre: qual voliamo provare prima, o la tua o la nostra? — Risponde colui: — provia[p. 339 modifica]mo prima la vostra. — Dice el frate: — a le mani46: viene stasera e cominciaremo, e pruova otto dì. — Colui rimane contento. La sera giógne all’Ordine47, e gli dettero cena. Elli cenò di quello che loro gli dettero. Poi fu menato a dormire vestito in sul sacone de la paglin, come loro, sul quale non v’era se non una schiavina, e forse che era pieno di pulci. La notte a mezza notte ellino vanno a bussare a la càmara di costui all’ora che agli altri frati: — su su a mattino, o compagno, su. — Costui si leva e vassene in chiesa cogli altri. El guardiano li die’ uno paio di paternostri, dicendoli: — tu non sai l’ufficio: sta’ qui e dirai de’ paternostri tanto, quanto noi peniamo a dire mattino; e quando noi siediamo noi, e tu siede; e quando noi stiamo ritti, e tu sta’ ritto. — E così insegnatoli, e ellino incominciano a dire il mattino: Domine, labia mea aperies. Costui non era uso a stare desto: elli incomincia a chinarsi dal lato d’innanzi. Dice el frate: — sta’ su, fratello, sta’s u; non dormire. — Elli si desta isbalordito48, e ritorna a dire e’ paternostri. Sta un poco, e elli piega all’adietro: e’ patarunostri li caggiono di mano. Dice el frate: — sta’ su di buon’ora: dì de’ patarnostri: vedi che ti so’ caduti in terra! Cogliali. — In somma, elli non fu fornito di dire mattino, essendo costui destato molte volte, che elli disse: — oh, fate voi così ogni notte? — Egli rispuose: — questo continuamente ci convien fare ogni not[p. 340 modifica]te. — El contadino disse: — alle vangnele49, io non ne vo’ più già io! — E saziossi in una notte50 di tanto bel tempo, quanto noi aviamo; e rizzossi su, e disse: — apritemi, ch’io me ne voglio andare. — E perchè51 costui fecesse quello bene, non si poteva salvare, però che noi faceva con amore verso Iddio52: non avendo il rispetto a Dio, non può adoperare bene niuna cosa. Simile dico dì colui che raguna robba a utile e diletto di sè o di sue genti: quella non è croce. Simile dico di colui e di colei che va a udire la predica, e stavi a udirla o perchè gli piace il modo del dicitore, o per la buona loquela del predicatore, non attendendo all’utile e a la cagione, per che è detta: anco non è quella volontà di Dio a stare a udire in quel modo. Nè anco non è volontà di Dio di colui che va a udire el vèsparo e la messa per udire sonare gli organi, però che egli non ha il rispetto se non solo53 ^ a quelli suffili. Che anco udendo potrebbe considerare cose utili e suavi, se elli considerasse quello che díe èssare in vita eterna: non avendo questo rispetto, quel tuo udire non è volontà di Dio. Iddio vuole che tu pensi più su che quel suffilare. Così anco di colui che sta a udire per avere il diletto del canto del coro. Anco non è volontà di Dio, non avendo il rispetto suo più su. Simile dico di queste donne, che [p. 341 modifica]hanno la loro figliuola e voglianla mandare a marito, e vuolle fare le paramenta, io non dico d’altare, ma quelle ornamenta a le quali ella dura tanta fatiga, come so’ di fare le tende con tanti bottoni e tante frasche: così di fare le camicie con tante reticelle e spinapesci: così di tante fòdare di guanciali, e simile co l’armi e mille imbratti. Costei noi fa per amore di Dio; anco il fa per vanità, solamente perchè la figliuola sua, quando ne va a marito, si dica e si vega: — queste le die’ la sua madre. — Io ti dico che ella non è volontà di Dio; anco è volontà del nemico di Dio, che t’induce a fare quello peccato. Tutte queste cose sono mal fondate, e però so’ di pecca54.

Nota questo ch’io ti dirò. Tutte le cose le quali tu ami, possono venire da questi tre amori:

Prima, da amore naturale.

Siconda, da amore sensuale.

Terzo, da amore carnale.

E sappi che ogni volta che tu duri fatiga per niuno di questi tali amori, ogni volta tu pechi; però che non so’ croce. Or vedelo. Se tu duri fatiga per lassare ricchi i tuoi figliuoli, questo si viene da amore naturale; e guarda ben quel ch’io ti dico. Sebben tu ragunassi di buono acquisto, non prestando a usura, non facendo niuno mal contratto, ma guadagnando lecitamente, dico che quello non è croce. Sai perchè? Perchè e’ v’è l’amore naturale che t’inchina ad amare naturalmente, e per questo duri fatiga. Questa fatiga non è croce, non è ben dritta a onore di Dio, e però pechi.

El sicondo amore si è l’amore sensuale; come è di [p. 342 modifica] uno che amasse uno religioso o un altro servo di Dio: non tanto li porta amore per amore di Dio, quanto per...... tu m’intendi: perchè vedi che elli è bello, e hâne55 piacere sensuale. Non far dico, none; ma io non dico che ci sia peccato niuno: io dico solo il pensiero che elli è bello della sua persona senza andare più in là.56 Tu duri fatiga in lui di ricucirlo, di mandargli qualche cosa, di starti talvolta un poco con lui. — Oh, io nol fo per male niuno! — Io ti dico: non fare. — Doh, io li fo cotali coselline delle quali egli ha bisogno! Egli è pure mercè! Elli non ha persona per sè che gli faccia nulla: elli mi pare pur fare bene: io vi duro et ho durata molta fatiga, e non ci è stato peccato niuno. — E tu te l’abbi durata nella tua malora!. — Oh, oh, come non si vuole amare il prossimo, quando elli ha bisogno? — Io ti dico: mai no a cotesto modo.57 Doh, una volta vi vorrei fare una predica, come non si vuole amare il prossimo. — Come, daresti centra aL comandamento di Dio?— Io ti dico che non amarlo sarebbe58 comandamento di Dio. Lassiamlo stare ora.

Terzo amore è amore carnale; che anco puoi amare con questo amore carnale che è con pecato, e non è volontà di Dio. Se tu hai il tuo marito e amilo naturalmente, il tuo pensièro è ben..... So io che dico! Chè quello amore non è volontà di Dio: elli è amore car[p. 343 modifica]naile, e amilo, e non è croce la fadiga che tu duri in lui. Questo non intende il diavolo. Doh, torniamo un poco adietro. È volontà di Dio se è di sua natura il tuo pensiero croce, non avendo il rispetto o volontà a ben temporale nè in te nè in altro naturalmente amato; nè anco a carnale o a sensuale. Adunque, ogni volta che non poni il tuo amore con regola, sempre pechi. E quanti so’ quelli che naturalmente amano, e non hanno niuno rispetto a Dio! Forse ce n’è uno? E di quelli che so’ contrarii a la volontà di Dio, oh, di quelli ce n’è assai! Sónci delli smemorati; e se lo smemorato dura fatica, elli sel sa ben lui! A me mi pare di sì, pensando e considerando quello che elli si mette a fare. Tali che di notte non si restano mai di caminare,; e quanti disagi, e quanti stenti! Egli sta alcuna volta a nievi, a venti, a aqua, a freddi, e non gli pare malagevole per amore della sua smemorata. Simile anco di dì va giù, va su; s’ella in contado, e elli in contado: se è per Siena, ella va di qua, e elli di qua; se ella di là, e egli di là. Oh, e quando egli non la sa, oh quanta passione credi che egli abbi nella mente! Credi che sia croce questa? Non è croce di Dio; anco ogni volta se’ in pecato mortale, e morendo in tale stato, vai a casa del diavolo. Anco, della dònna, la quale dura fatiga ne’ suoi figliuoli, la sua famiglia, el marito, e’ fratelli: duri fatiga? Non n’hai merito niuno, però che non l’hai fatto secondo Iddio. Se l’avessi fatto col méttarvi prima Iddio, tu potevi meritare. E hànne già una regola. Vediamone ora la ragione, l’alturità e l’essemplo.

La ragione. Elli è di ragione che noi ci doviamo salvare, e a questo Iddio ci ha data la via e ’l modo; e ’l mezo si è la virtù e la fatiga che noi patiamo e seguitiamo. Doviamo sempre avere principale Iddio, e [p. 344 modifica]allora potiamo e doviamo seguire la volontà sua, però che elli non si può andare e aquistare vita eterna calzato e vestito. Altro si vuole che suono di terza a volere mangiare! Doh! Io vorrei insegnare come voi vi potete godere e salvarvi! Nemo invitus bene agit: — Niuno fa bene per forza. — Che vuol dire volontà? Vuol dire che la cosa che tu fai, sia volontaria: io non dico volontà rìa; anco dico che la cosa che tu fai, che in sè è virtù, che ella sia fatta volentieri. L’alturità tu l’hai a xvj cap. di santo Matteo: Qui vult venire post me, abneget semetipsum, et tollat crucem suam et sequatur me59: — Chi vuole venire doppo me, tòlla la sua croce e seguitimi. — Sai che vuol dire? Dice che tu tòlla la tua croce, cioè la virtù de la pazienzia ne le avversità, e che tu seguiti le virtù, salendo di virtù in virtù, a poco a poco, nè mai l’abandoni, ma sempre le seguiti. Non vedi tu che chi volesse salire in su la sommità della Torre60, si conviene che vi vada a scalone a scalone, e non può fare che non vi duri fatiga, e se cominciasse e non seguitasse, mai non v’anderebbe? Così se fusse presso che da capo, volendo tornare in giù, elli ne può venire senza durar fatiga niuna a gittarsene61, e ârassi perduta tutta la fatiga durata. Sai come fa Iddio in verso di noi? Elli accetta la cosa come tu ti disponi. Sei tu disposto a volere andare in questa virtù? — Sì. — Subito l’accetta62, come tu rimetti il piè dentro. Simile del vizio: se tu fussi salito in sulla Torre, o presso che da capo, per le virtù che tu hai seguitate, e elli ti ve[p. 345 modifica]nisse uno pensiero di cascare e gittartene giù, e così cominciassi a méttarlo in effetto, che tu ti gittasse: e come fusse gittatoti e tu gridasse e pentissiti del male che tu fai, dicendo: — soccorritemi, soccorritemi, chè mi pento del male ch’io fo; — dico che questo pentire non ti vale: elli ti converrà cadere e crepare in terra, e hai perduto tutto il tempo che tu hai durata fatiga. Io ti dico che bisogna che tu duri fatiga a volere intrare in gloria; che tu resista a le tentazioni, che tu operi le virtù. Oh, noi aviamo di Cristo: (Pavolo)63 Oportuit pati Christum, et ita intrare in gloriam suam: — Elli bisognò che Cristo patisse pena in questo mondo, se elli volse salire nella sua gloria: — e non potè intrare nella gloria sua, se elli non patì pena, e era sua la gloria. Oimè, che doviamo dire noi, chè elli era giusto, innocente e puro, e noi siamo iniqui e pecatori quasi ostinati, e crediamvi entrare? Non andarà così, ti prometto: ella andarà altromenti, se ci vorremo salvare. Dice Iddio a coloro che vogliono andare a vita64 nella sua gloria: Filii, intrate per angustam portam:65 — Entrate per la porta stretta; — cioè, vuol dimostrare che grandissima fatiga si vuole durare chi vuole salire a tanta beatitudine. E inde disse Angustino:66 Angusta via est quae nos ducit ad vitam: — Stretta e difficile è la via che mena l’uomo a vita eterna. — Anco dico che ella è tanta 67 stretta, che non vi si può andare senza grandissima fatica. Vuoi te la inse[p. 346 modifica]gni? Se tu hai una infamia68 fa’ che tu l,a porti volontaria e con pazienzia. Hai una tentazione? Fa’ che tu la vinca, e siane contento d’averla per vinciarla: portala volontieri per l’amor di Dio. Fa’ che ogni aversità che tu hai, tu le comporti pazientemente per l’amore del tuo creatore, che patì tanto per te; e ogni volta che tu le comportarai con pazienzia, sempre meritarai. Or piglia ora la siconda, che ti parrà migliore della prima, e sarà il sale della prima.

Tu hai veduto e compreso che non si può piacere a Dio senza fatiga. Fa’ come io ti dirò: non entrare in anfania; témpara il liuto69. Ogni volta che tu tòlli a portare una fatiga al corpo in qualunque modo si sia, fa’ che tu non gli facci portare più fatiga che elli possa portare. Che se tu gli dai più fatiga che elli non può, ella non è volontà di Dio, però che elli non vuole da noi più che noi potiamo. Queste regole de’ religiosi, come dice santo Angustino, il quale ordinò la sua regola con perfettissimo ordine, vuole che ella sia osservata per coloro che possono osservarla70. Non dire che ella non si possa osservare, chè tu non diresti il vero: ella si può osservare, ma non per ognuno. Dice la regola di santo Agostino, che tu digiuni quello che tu puoi., e quanto tempo tu puoi; e quando tu non puoi più, tu non vi se’ più obligato a quello. Così dico della regola di santo Francesco; chè so’ di quelli che dicono: — ella è tanto aspra, che non si può osservare: non pensi tu el non portare camicia, el non [p. 347 modifica] toccare denari! — Oh quanto tu se’ sciocco! Io ti dico che coloro che ordinare le religioni, l’ordinarono con perfettissima discrezione, e tutte si possono osservare. E ogni volta che tu dici che elleno non si possono osservare, tu biastemmi prima Iddio, e dici male del Santo che l’ha ordinata quella religione, e biastemmi la santa Chiesa che ha confermata e approvata quella regola. Io parlo di quelle che so’ state aprovate dalla santa Chiesa. Egli è vero che la nostra regola dice, che non si díe portare se none una tonica; ma elli ci si agiógne un’altra parola, poichè dice: secundum lempus et loca: — Sicondo i tempi e sicondo i luoghi dove tu stai. — Se è paese freddoso, tu ti puo’ méttare indosso tanti panni che ti basti a non ghiacciare; e anco sopra alle tonache e l’abito puoi anco tòllere el mantello. Questo fate voi medesimi: quando voi non avete tanti panni che vi bastino, e voi ve ne mettete più. Se tu dici: — l’Ordine dice che si díe andare scalzo, io non potrei andare di verno; — anco ha ordinato che sicondo i luoghi e sicondo i tempi e anco sicondo la qualità della persona: se è vechio che non li torna caldo adosso, ben sai che non può fare come fa uno giovano. Se tu dicesse: — oh, eliino non possono tocare denari; — questo è vero: nè vechio nè giovano non possono tocare denari, nè in niuno luogo. Ma io ti domando: che ci bisognano questi danari? Questa fadiga perchè? Io non credo che fusse mai niuno di voi che ne tocate cotanti, che mai ne mangiasse per potere meglio vivare. Io mi credo che nè secolare nè frate mangino mai danari. Io dico di me: io no ne mangiai mai niuno, e così mi credo ch’aviate fatto voi. E che bisognano questi danari, se l’uomo può avere ciò che li bisogna? A me non me ne bisognano: elli mi basta, chè io ho di quelle cose che si comprano co’ denari. [p. 348 modifica] Se tu vuoi dire del dormire, o questo è quello che non è inteso! Oh, elli è una sanità il dormire vestito? Vuolo vedere? Ecci niuna donna rogniosa? Fanciulli, ècci ninno che abbi de la rogna? Quando io ci penso talvolta, io ne fo da me stesso le più belle risa. Doh, io vi voglio insegnare a guarire de la rogna. Vuoi guarire? Or dorme vestito e dorme senza camicia; e se tu farai così, io ti prometto che non ti bisognarà mai andare al Bagno a Petriuolo, nè a Maciareto71. Vuoi vederlo per pruova? Mai di religioso ch’io abbi veduto72 di nostro Ordine, ha auto rogna. Hâmi inteso? E però ti dico, che chi ha ordinato le regole, l’ha ordinate con discrezione, e che si possono73 mantenere. Adunque, colui che l’avesse ordinata, o l’ordinasse per modo che non si potesse mantenere, non sarebbe croce, e non sarebbe regola di croce di Dio, però che Iddio vuole che ella si possa portare. E però disse Cristo: Tollat crucem suam, et sequatur me: — Tòlla la sua croce, e seguitimi. — Non sarebbe tua croce, se tu non la potesse portare. La ragione si è che Iddio non odiò mai cosa che elli facesse lui, però che lui ci diè essemplo di quello che noi dovessimo fare. Nihil odisti, Domine, eorum quae fecisti74: — Signore, tu non hai odiato mai niuna di quelle cose75 che [p. 349 modifica] tu hai fatte. Elli vuole ed è contento e piaceli che l’uomo gastighi la sua carne, ma non vuole che l’uomo s’amazi. Inde disse Paulo76: Morientes, et ecce vivimus: — Morendo noi al mondo, e vivendo co la volontà di far penitenzia. — O giovanetti, e anco voi giovanotte, fate che voi pigliate le vostre penitenzie per modo, che voi le potiate77 mantenere, acciò che voi piacciate a Dio nel vostro vivare, e che voi potiate dire con David profeta78: Fortitudinem meam ad te custodiam: — Signor mio, io guardarò la mia forteza a te. — Adunque, fa’ che tu ti metta a fare tal cosa che tu ne possa uscire con onore. Pónti tal soma, che tu la possi portare: tal cosa potrà fare uno, che non la potrà fare un altro. Elli so’ di quelli che non possono mangiare se non una volta il dì — volendosi avezzure a mangiar più, ellino morebbono in poco tempo. Non ti volere méttare a quello, tu: non volere mai pigliare la stremità79. D’ogni cosa si vorebbe pigliare la via dei mezo. O tu che ti se’ posto in cuore di non bere vino, mira quello che tu fai. Vuoi far bene? Or pigliane consiglio, e fa’ come tu se’ consigliato da buono uomo e discreto. Se tu pigliasse consiglio da me, io ti direi che tu ne beiesse; ma che tu el beiesse temperato coll’aqua; e quell’altro che non vuole mangiare carne, doh, mira che tu non sia ingannato da chi t’ha dato quello consiglio! Non crédare così legieramente: abbine consiglio da più, e che sieno buoni. Piglia consiglio da coloro che so’ sporti in queste cose, che sanno il dritto e ri[p. 350 modifica]vercio:80 quelli tali ti sapranno consigliare bene. Noi aviamo uno nostro dottore che disse così, dando consiglio al ben vivare. Dice81 che se uno avesse usata o volesse usare una penitenzia, pigli quella croce per tal modo, che se uno82 3 avesse a vivare cento anni, elli la potrebbe83 portare, perseverandola sempre. Presa questa via, se elli vivesse solamente otto dì, elli ne va poi di volo a vita eterna. Non volere pigliarla tanto agra e aspra, che tu venga a mancare per modo, che la vita tua manchi. Ode Salomone nella Cantica al cap. primo: Ideo adolescentulae dilexerunt te nimis:84 — l’anime giovanette hanno amato tanto che è troppo; — però che eglino hanno voluto fare, come fa el cavallo corso, che va tanto in uno dì, che in tre non può tornare tanto a dietro.

Oh, elli è il grande pericolo! Elli so’ stati molti che so’ voluti andare in vita eterna in uno passo e in uno salto; e molte volte se ne so’ trovati impazzati; che per la troppa astinenzia l’è poi mancato il cèlabro; al modo che intervenne a uno che credo che voi il cognosceste. Io nol voglio nominare; ma quello non gli intervenne per altro, che per la troppa astinenzia: tanto fece che egli impazò. E fummi detto che io il dovessi tenere al luogo:85, e tenemolo; e sai che intervenne una volta? Che standomi io a favellarre con uno frate, e costui m’era dietro così dall’uscio con una stanga in mano, e non me n’avedevo, [p. 351 modifica] ch’io gli vòllevo le spalle, e il compagno gli veniva a vòllere il volto. E quando costui alzò la stanga che era come uno modello, el mio compagno si chinò a terra: volse Idio che elli non giónse anco a me! Elli giunse intro l’uscio; e quando elli si fu raveduto, elli mi domandò, e disse: — avesti paura? — Io risposi e dissi il vero, ch’io non l’ebbi mai maggiore, e sì bene la maggiore ch’io avesse mai. Quello dico non l’intervenne se non per la troppa penitenzia; e però dico che il troppo si versa. Inde disse Pietro nella prima pistola al quarto capitolo: Fratres, nolite peregrinari in fervore qui ad tentationem vobis fit, quasi novi aliquid vobis contingat:86 — Non voliate peregrinare in fervore; però che quello fervore è premesso a tentazione. — Donne, o donne, perchè questo tocò già a me di questo fervore, io ve ne posso dire qualche cosa: e vôvi dire il primo miracolo ch’io facesse mai, e fu innanzi ch’io fussi frate, che fu doppo i Bianchi87. Elli me venne una volontà di volere vivare come uno angelo, non dico come uno uomo. — Deh, state a udire, che Iddio vi benedica! — Elli88 mi venne uno pensiero di volere vivare d’acqua e d’erbe, e pensai di andarmi a stare in uno bosco, e cominciai a dire da me medesimo: — che farai tu in uno bosco? Che mangiarai tu? — Respondevo così da me a me, e dicevo: — bene sta, come facevano e’ santi padri: io mangiarò dell’erba quando io ârò fame, e quando io ârò sete, berò dell’aqua. — E così deliberai di fare; e per vivare si[p. 352 modifica]condo Iddio, deliberai anco di comparare una Bibbia per lègiare e una schiavina per tenere indosso. E comparai ìa Bibbia, e andai per comparare uno quoio di camoza, perchè non passasse l’acqua dallato dentro, perchè non si mollasse la Bibia. E col mio pensiero andava cercando dove io mi potesse appollaiare89, e deliberami d’andare vedendo in sino a Massa90; e quando io era per la valle di Bocheggiano, io andavo mirando quando su questo poggio quando su quell’altro; quando in questa selva, quando in quell’altra91; e andavo dicendo da me a me: — oh, qui sarà il buono esserei Oh, qua sarà anco migliore! — In conclusione, non andando dietro a ogni cosa, io tornai a Siena e deliberai di cominciare a provare la vita che volevo tenere. E andâmi costà fuore dalla Porta a Follonica92, e incominciai a cogliere una insalata di cicerbite e altre erbuccie, e non avevo nè pane nè sale nè olio; e dissi: cominciamo per questa prima volta a lavarla e a raschiarla, e poi l’altra volta e noi faremo solamente a raschiarla senza lavarla altromenti; e quando ne saremo più usi, e [p. 353 modifica] noi faremo senza nettarla, e dipoi poi e noi faremo senza cògliarla. E col nome di Iesu benedetto cominciai con uno bocone di cicerbita, e messamela in boca cominciai a masticarla. Mastica, mastica, ella non poteva andare giù. Non potendola gollare93, io dissi: oltre, cominciamo a bere uno sorso d’aqua. Mieffe! l’aqua se n’andava giù; e la cicerbita rimaneva in boca. In tutto, io bebbi parechi sorsi d’aqua con uno bocone di cicerbita, e non la potei gollare. Sai che ti voglio dire? Con uno bocone di cicerbita io levai via ogni tentazione; chè certamente io cognosco che quella era tentazione. Questa che è seguitata poi, è stata elezione, non tentazione. Oh, quanto si vuole bilanciare, prima che altri seguiti quelle volontà che talvolta riescono molto gattive, e paiono cotanto buone!94 Inde disse Bernardo: Non semper credendum est bonae voluntati: — Non si vuole credere ogni volta a la buona volontà, no. — O e’ santi antichi, come al tempo de’ santi padri, come facevano ellino? Pure vivevano d’erbe. — Io ti rispondo: Distingue tempora; et concordabis scripturas: — Distingue i tempi. — Sai che cosa facero i Santi, che tu non le poresti95 far tu? — O santo Francesco come fece, che digiunò quaranta dì, che non mangiò mai? — Potello far lui, nol potrei far io. E dicoti ch’io nol vo’ far già, io; e non vorrei che Iddio me ne desse la voglia. Così ti dico di santo Pietro: non sai tu che elli andò su per l’aqua, come si va in su per la terra? Non mi ci mettarei già io! Adunque, non voler fare quello [p. 354 modifica] che tu puoi pensare che noi potresti fare; che se tu pure il volesse fare, tu te ne moresti. Pensa che se il contadino ponesse la soma all’asino, maggiore che elli non la potrebbe portare, elli lo scorticarebbe: ella se li vuol pónare96, e pónarglili nel luogo dove esso ha la forza. Se egli la ponesse in sul collo, egli lo scorticarebbe; e così se gli ponesse in su la coda: ponendolili in mezzo, la potrà portare. Simile, non vedi tu quanto sarebbe grande pericolo a cavalcare uno pollero brado senza la briglia e senza la sella? Chi salisse in su uno polliero sfrenato, senza sella, è pericolo97 di pericolare te e lui a uno tratto. Inde disse santo Iacomo nella sua pistola al terzo cap.: Potest etiam freno circumducere totum corpus. Si autem equis frena in ora mittimus ad consentiendum nobis, et omne corpus illorum circumferimus. El fervore è uno cavallo da non potersi vincere98. E però dico che la religione è ottima via a volere vénciare questo cavallo; e però fu ordinata per méttare il freno a questi fervori; e quando hanno così il freno, si possono fare saltare, trottare, andare di passo piano e ratto, come bisogna. E questo sia per la siconda regola. A l’altra.

La terza regola che ti convien seguitare si è che mai tu non ponga allo spirito più croce, che elli si possa portare. Sai perchè? Non omnes capiunt: — Non lo intende ognuno, no. — Vuoi che ti dica la ragione? Perchè tanta tanta penitenzia in uno tratto è pretensione. Sai [p. 355 modifica] che viene da presunzione? Sai, una donna quando li viene di subito uno buono proposito, che dirà: — io voglio dire ogni dì mille paternostri e mille avemarie; — e diralli tre dì, e poi le rincresce. E dirà: — doh, io li voglio dire più divotamente, ma io ne voglio dir meno: io ne dirò cinque cento. — E così dûrrà99 qualche otto dì. E anco in capo d’otto di le parrano troppi, e recarassi a cento per dì: ogni buono cotto per quarto ritorna.100 E anco le parranno troppi, e recarassi a dirne dieci il dì, dicendo: — oh, le faccende crescono e la divozione va non so come! — Sai che ha fatto questa tale? Ella ha fatto il volo dell’oca: fa il busso grande, e in fine non ha fatto nulla. E però è meglio che tu pigli la penitenzia tua con discrezione, e non con presunzione; che se tu farai co la presunzione, tornando poi a la ragione, non potrai fare tanto bene quanto tu vorresti. Una anima ben disposta non si vorrà mai méttare così leggermente in ogni grande pelago, no: ella vorrà andare pesata pesata, per temenzia che la volontà buona che elli ha, non fusse tentazione. Sai che dice Iddio a questi cotali? Va’, leggelo al sicondo cap. de l’Apocalipsa: Odisti facta Nicolaitarum, quae et ego odi: — Tu hai auto in odio i fatti de’ Nicolaiti, i quali io ho aûti in odio. — E sai come si può intèndare questo? Puocisi avere tre intelletti:

Primo intelletto il chiamano intellettuale.

Sicondo intelletto è morale.

Terzo intelletto è spirituale. [p. 356 modifica]

Primo è intellettuale. Per darti a intendere di questo Nicolao, questo Nicolao era diacano, e ricevè lo Spirito Santo cogli altri Apostoli; e poi che elli ebbe ricevuto lo Spirito Santo, sì li fu data la cura delle vedove. Costui aveva moglie et era bellissima, e elli n’era sì fortamente impazato, che elli non pensava in altro Iddio che la moglie. Gli altri servi di Dio s’avegono di questo fatto, e riprendono costui, che elli fa male a tenere quelli modi. Elli per sua scusa diceva che non era vero, e per dimostrare che elli dicesse il vero, diceva che chi volesse la sua donna se la pigliasse. Così, detto fatto: ella era bella del corpo, e era giovane, e eravi degli altri giovani, i quali la presero e molto volentieri; e così ebbe altra soma che ella non doveva. E sai che fece questo Nicolaio per dare più fede all’oste? Egli cominciò a dire che le moglie dovevano essere comuni a ognuno. Udendo questo uno dottore di quelli da Grosseto, 101 disse: Omnia communia praeter muglim:102 — Ogni cosa sia comuna, salvo che la moglie. — Oh, di che mi ricordo io! Egli è anco in parte,103 che vi si tiene questo maladetto ordine ch’io vi dirò, che la sera di notte si ragunano tutti uomini e donne in uno luogo, e fanno uno brodetto104 di loro, e hanno uno lume, e quando lo’ pare tempo di spégnarlo, lo spengono, e poi a chi si abatte s’abatta, sia chi vuole. Ou, ou, ou! Odi maledizione che l’intra105 adesso! E sònne di queste tali genti [p. 357 modifica] qua in Piemonte,106 e sôvi andati già cinque inquisitori per levar via questa maladizione, e’ quali so’ stati morti da queste male genti. E più, che non si truova inquisitore che vi voglia andare per méttarvi mano. E sai come si chiamano questi tali? Chiamansi quelli del barilotto.107. E questo nome si è perchè eglino pigliaranno108 uno tempo dell’anno uno fanciullino, e tanto il gittano fra loro de mano in mano, che elli si muore. Poi che è morto, ne fanno pólvare, e mettono la pólvare109 in uno barilotto, e dànno poi bere di questo barilotto a ognuno; e questo fanno perchè dicono che poi non possono manifestare niuna cosa che ellino faccino. Noi aviamo uno frate del nostro Ordine, il quale fu di loro, e hamme detto ogni cosa, che tengono pure e’ più disonesti modi ch’io creda che si possine tenere. E però voglio dire a voi donne alcuna cosa, e tenetela a mente: se mai voi sapeste che niuno fusse di quelli ribaldi, che vi dicesse per qualunque cagione si fusse, la più bella cosa che fusse mai o che mai sia, sie l’umanità di Cristo, e per questo dire vi volesse vedere innude; sapete che voi fate? Gridate: — al fuoco, al fuoco, — e non vi ristate mai, insino che qualche cosa non ne seguiti. Oimè, se voi perdete la pudicizia vostra, e che rimanete voi? Non è nella donna la più cara cosa di quella: sappiatela matenere. E questo — sia per lo primo intelletto. [p. 358 modifica]

Sicondo intelletto è morale. Non ci dico se non solo due parole, di coloro che si pongono più peso che non possono portare. Questi so’ Nicolaiti.

Passiamo al terzo.

Terzo intelletto è spirituale; e questo anco il puoi intèndare per volersi pónare più peso, che e’ non può portare: come sarà talvolta uno che non sa lèggiare, e vorrà imparare a lèggiare con questa intenzione, che quando elli saparà lèggiare, elli vorrà confessare, o vero vorrà predicare; e quando elli cominciarà a imparare, elli sarà vechio. Questo se gli può dire, nicolaito spirituale. Simile, anco de la donna, la quale usa e pratica e confidasi con uno uomo spirituale; e per la tanta usanza viene poi a cascare per non sapersi tenere: anco so’ Nicolaiti. (Simile, di molti che usano con persone riligiose, e loro so’ secolari, e verranno in tanta dimestichezza, che verranno a dire, e poi anco a’ fatti, di molto male: anco so’ costoro Nicolaiti).110 Oh, quanti lacciuoli ci so’ in questo mondo, che tutti so’ stati tesi dal dimonio per pigliare queste anime, le quali rimangono prese spesso spesso per lo non sapersi guardare come dovarebono! Quante cose ci so’ a dicere e a facere, che non si dicono e non si fanno! Doh, póvaretti, non vi voliate rifidare in voi medesimi! Pigliate consiglio da chi è sperto delle cose del mondo, e guidati secondo il loro consiglio, e capitarai bene.

Coglie insieme tutto il mio dire di stamane: Doce me facere voluntatem tuam, quia Deus meus es tu. Dove ti posi tre parti principali, dove si può cognoscere la volontà di Dio, la quale doviamo seguitare. Prima, la [p. 359 modifica] loro distinzione; siconda, la loro cognizione, el terzo, la loro discrezione. Ne la prima vedesti alcuna volta le volontà nostre esser buone, alcuna volta gattive, [e alcune volte nè buone nè gattive], le buone vengono sempre da Dio, le gattive vengono da’ dimonii. Quelle che non so’ nè buone nè gattive, vengono da qualche necessità. E dissiti di sette volontà: prima, divina, da Dio; siconda, angelica, dagli angioli; terza, virtuosa, da virtù; quarta, diabolica, da le dimonia; quinta, iniqua, da malizia; sesta, necessaria, da necessità; settima, conveniente, da alcuna convenienzia; e questa fu tutta la prima parte. Nella siconda parte vedemo di queste volontà tre stremità: circa al principio, doventi dissi che tu ti guardasse quando una volontà ti viene subita, che tu la consideri molto bene. La siconda volontà circa al mezzo dissi, che tu guardasse per che mezzo ella passa: se passa per buono mezzo debbi rimanere. Alla terza, cioè che tu guardi circa al fine, dove si riposa la tua volontà. Se truovi che ella passi per queste vie, e in fine si riposa in buono fine, tiene che ella è volontà di Dio; e questa fu la siconda parte principale, cioè la loro cognizione. La terza parte principale fu della loro discrezione, dove ti dimostrai di dieci regole, de le quali ne dicemo tre; dove io dissi, che sempre è volontà di Dio quando ti viene il buono pensiero, ed è di sua natura croce, non avendo tu rispetto a volontà o a diletto o a robba temporale, a criatura nata, nè diletto o temporale nè carnale, nè in te nè in altrui. Dove ti mostrai tre amori: amore naturale, amor sensuale, amore carnale; per li quali amori passando, quasi non si può meritare; però che la pena che si pate in questa vita, vuole essere volontaria per l’amore di Dio, che volontario patì tanto per noi; dove vedesti la penitenzia che tu vuoi pigliare, che tu la pigli [p. 360 modifica] co’ modi, non tanto picola che sia quasi nulla, nè tanto grande che tu facesse caso al corpo, cioè che tu venisse a mancare la vita tua; ma tanto moderata, che tu viva in essa perseverando tutto il tempo che tu stai in questa vita; e ultimamente, quando Iddio ti vorrà nell’altra, che tu vada a lui tutto giocondo, tutto allegro; per la qual cosa elli ti viene a dare vita eterna, ad quam ille vos perducat in saecula saeculorum, amen.



Note

  1. Epistola prima ad Corinthios, cap. nono, vers. 22. Il passo è bensì nei Codd. scorrettissimo.
  2. Il Cod. Pal. tocherà.
  3. Gli altri Codd.: E in questo dire faremo ec.
  4. Il Cod. Sen. 6, virtuale.
  5. Epistola catholica, cap. primo, vers. 17.
  6. Gli altri due Codd., dal Padre di sopra ec.
  7. almo xxxyj, vers. 27.
  8. Cioè, una libbra.
  9. Gli altri Codd., prime.
  10. I detti Codd., a fare qualche altra cosa o opera virtuosa..
  11. Epistola di san Paolo ad Galatas, cap. quinto, vers. 17.
  12. Questo che segue è il diciottesimo dei Racc. san Bernard., editi da Zambrini, pagg. 43-45.
  13. Il Zambrini annota: „cioè sornacchiare, russare; quel russo che alcuni fanno dormendo; puotesi auche intendere propriamente per lo dormire che l’uomo fa, quasi sonnecchiare, sonniferare.„ E vedi in questo a pag. 187, n. 3.
  14. Qui ha termine il succitato Racconto.
  15. San Matteo, cap. xiij, vers, 27.
  16. Il Cod. Pal.: Donde ci è nata ec.
  17. Vangelo detto, vers. 23.
  18. Non trovo nel detto Vangelo queste ultime parole, ma sivvero nel vers. 39 le seguenti: Inimicus autem qui seminavit ea, est diabolus.
  19. Salmo lxxx, vers. 13.
  20. Non così la Volgata che al vers. 20 di quel cap. così dice: Impii autem quasi mare fervens, ec.
  21. Poco appresso, Ghianasso; meglio negli altri Codd., Ghinazzo o Ghinasso, peggiorativo di Ghino, intorno a cui v. in questo vol. a pag. 183.
  22. È sottinteso: io esclamo, io dico.
  23. Cioè, aperte per tutta la loro lunghezza per far pompa della beltà delle braccia, o come ironicamente dice il Santo, delle bracciolina. Gli altri due Codd. leggono, fesse infino alle spalle.
  24. Negli altri Codd., non sarebbe meglio.
  25. Segue negli altri Codd.: Anco ci sono altre convenienzie. E sai ec.
  26. Il Cod. Pal.: Tu vedi una fanciulla ec. Il Cod. Sen. 6: Se tu vedi una fanciulla ec.
  27. E così ripete poco sotto, in luogo di giovane.
  28. Il Cod. Sen. 6, iscucita; e il Cod. Pal. isdrucita.
  29. Gli altri Codd., picolino.
  30. Negli altri Cod., venghino.
  31. Ipse enim Satanas ec. (Epist. seconda ai Corinti, cap. xj, vers. 14).
  32. Vangelo di san Matteo, cap. x, vers. 22.
  33. Ecco come veramente dice l’Ecclesiastico al vers. 35 del detto cap.: Attende tibi a pestifero, fabricat enim mala; ne forte inducat super te subsannationem in perpetuum.
  34. Il solo Cod. Pal: Guârti.
  35. Cioè, di natura sua.
  36. Negli altri Codd, seguitarà.
  37. Vuol dire; pazienza è la forza di portare le avversità.
  38. Sottinteso, le tribolazioni.
  39. E negli altri Codd., elleno.
  40. Negli altri Codd., similmente sempre ingegnandoti dì e nocte ec.
  41. Il solo Cod. Pal., requie.
  42. È forse un solo, son forse pochi che dicono o pensano a questo modo?
  43. Gli altri Codd., da portatenelo.
  44. Il Cod. Sen. 6, di quegli che non so’ iscritti nel Dialogo di santo Ghirigoro.
  45. Questo che segue è il XIX dei Racc. S. Bernard., edit. da F. Zambrini, pagg. 45-48.
  46. Intorno a questa locuzione, altre volte trovata (cf. Vol. 1, pag. 283, n. 4) così scrive il Zambrini: “A le mani tien luogo d’avverbio, e sigfifica, orsù, alla buon’ora, incominciamo: ha, più sopra la parola oltre.”.
  47. Intendasi, al convento.
  48. Il Cod. Pai., tutto isbalordito.
  49. Gli altri Codd. e la stampa, guagnele; «modo basso, annota il Zambrini, detto a guisa di giuramento; vale per lo Vangelo: fu dagli scrittori posto sempre in bocca d’uomini rozzi e plebei». Senza contraddire a ciò, osservo che questo, sia pure idiotismo, è frequente negli Statuti volgari sanesi del tre e quattrocento.
  50. La stampa, seguendo gli altri Codd., in una notte sola.
  51. Cioè, sebbene, abbenchè, come già a pag. 338.
  52. Nella stampa ha termine qui il Racconto decimonono.
  53. Il Cod. Pal. ., non ha il rispetto a Dio., ma solo ec. Il Cod. Sen. 6, se none a quelli suffili.
  54. Scritto, pecha. Negli altri due Codd., peccato.
  55. Cioè, ne hai. Il Cod. Pal., perchè vedi che elli è bello della sua persona, senza andare più là, e hâne ec.
  56. Sembra doversi intendere; dico solo che il pensièro che egli è bello della persona t’induce ad amarlo, senza aver considerazione a nissuna qualità dell’animo o della mente.
  57. Il Cod. Pal.: Io ti dico de sì, ma none a cotesto modo.
  58. Gli altri Codd.: Io ti dico che io ti farei tocare che a non amarlo sarebbe ec.
  59. Si quis vidi post me venire, ec. È il vers. 24 del detto Cap.
  60. La torre, cioè, bellissima del palazzo pubblico, detta del Mangia.
  61. Gli altri Codd., a gittarsene giù.
  62. Negli altri Codd., l’ha accettata.
  63. Correggi, Vangelo di san Luca, cap. xxiiij, vers. 26.
  64. Gli altri Codd., a vita eterna.
  65. Vangelo di san Matteo, cap. vij, vers. 13.
  66. Non sant’Agostino, ma lo stesso Evangelista san Matteo, al detto cap., vers. 14, dice: Quam angusta porta, et arcta via est, quae ducit ad vitam.
  67. Così nel Testo, giusta il linguaggio popolare.
  68. Cioè, una cattiva fama.
  69. Pare da intendere, non ti aggirare in soverchie parole, vieni a una conclusione.
  70. Il periodo è irregolare ugualmente in tutti i Codici; e vuol forse significare, che le regole dei religiosi, come saut’Agostino dice della regola propria, debbono osservarsi da coloro che osservarle possono.
  71. Il Bagno di Petriuolo, a quindici miglia da Siena sulla via di Maremma, era ai tempi del Santo il più accreditato del territorio senese, e frequentato molto da infermi anche di altre parti d’Italia. Gli crebbe riputazione la dimora fattavi nel 1461 dal pontefice Pio II, pel cui esempio altri principi vi si recarono pure in seguito, cercando salute da quelle acque, abondanti di zolfo e di allume. Già da più tempo, questo Bagno, come l’altro di Maciareto, poco più che a dieci miglia da Siena e cinque da Petriolo, sono in grandissima decadenza, poco frequentati, e generalmente da povera gente.
  72. Non uno di quanti religiosi io abbia veduto ec.
  73. Negli altri Codd., si possino.
  74. Sapienza, cap. xj, vers. 25.
  75. Gli altri Codd., delle cose.
  76. Quasi morientes ec. (Epist. seconda ai Corinti, cap. 6, vers. 9).
  77. Il Cod. Pal., che tu le possi.
  78. Salmo lviij, vers. 10.
  79. Il Cod. Pal. l’estremità. Non andar mai agli eccessi.
  80. Il Cod. Pal. il ritto e il rivescio, e rivescio legge pure il Cod. Sen. 6.
  81. Il Cod. Sen. 6: Disse.
  82. Meglio negli altri Codd., che se elli.
  83. Il Cod. Sen. 6, elli la possi. E poco appresso, perseverando.
  84. Nimis manca alla Vulgata.
  85. Cioè, al convento nostro. Così in un documento sanese del secolo xv: al luogo de’ frati minori. Era locuzione assai usata.
  86. Vers. 12, e comincia: Charissimi, nolite ec.
  87. Frate Bernardino fu accolto nell’Ordine de’ Francescani con deliberazione capitolare de’ 5 settembre 1402 (Cf. la Prefazione, vol. primo, pag. iv e nota 2).
  88. Il racconto che segue è il vigesimo di quelli pubblicati da F. Zambrini, pag. 49-52.
  89. Veramente nel testo si legge apolliare, ma negli altri Codd., e nella stampa, appollaiare; vocabolo (comenta il Zambrini) “preso qui per similitudine dell’andare che fanno i polli a dormire: vale posarsi, ricoverare e riposare in qualche luogo. „
  90. La città, come ricorda il lettore, che fu patria del Santo.
  91. Nella stampa; quanto in quell’altra; ma il nostro Testo ha chiaramente quando. Il Zambrini annota:» Di quanto, in luogo di quando, non trovo fatta menzione negli annotatori delle scritture sanesi. Il Gigli nel suo Vocabolario Cateriniano non fa osservazioni se non a quanto in signif. di quale. Vuolsi consultare il Nannucci alle Nozioni preliminari del suo Manuale.
  92. Era questa Porta presso alla chiesa di S. Giovannino in Pantaneto, in quel tratto delle mura che furou demolite quando per piacere a Pio II, il convento di S. Francesco, dove quel Pontefice aveva preso stanza nel 1460, si volle chiuso entro la cerchia della città. Conserva tuttora il nome di quella Porta un’antica Fonte a tre arcate, ridotta oggi in pessimo stato.
  93. In signif. di ingoiare, inghiottire, non registrasi dai vocabolaristi (Z).
  94. Il predetto Racc. ha qui il suo termine.
  95. Negli altri Codd., non la potresti; ma qui tuttavia c’è sempre difetto di lezione.
  96. Qui pure manca nei Codd. qualche parola, come sarebbe: adatta, proporzionata alle forze.
  97. Il solo Cod. Pal., è possibile.
  98. Nel nostro Testo e nel Cod. Pal. vedesi dopo questa parola una breve lacuna: nel Cod. Sen. 6, no; forse manca la versione dell’addetto passo latino.
  99. Apocope di, durerà. Negli altri Cedd., dura.
  100. Erroneamente il nostro Cod. ha, per quatro. È più comune il sentire a dire: ogni buon cotto a mezzo torna; proverbio di facile intelligenza.
  101. Ironicamente; cioè di cerve! grosso. Così pure altrove.
  102. Così in tutti i Codd., e certo per continuare, con tale sgrammaticatura, ed accrescere l’ironia.
  103. Cioè, in un paese, o in una parte di mondo.
  104. Il Cod. Pal., brodetto; e qui per metafora vale, mescuglio.
  105. Negli altri Codd., è entrata.
  106. Allude manifestamente alla setta dei Valdesi, stanziati fin dal secolo decimoterzo in Val d’Aosta.
  107. Furono appellati anche Barbetti, da barbi, zii, che erano gli anziani, sotto la cui direzione reggevansi. E poichè altrove trovammo barletto per barile o barilotto, mi nasce il dubbio che nell’uso popolare la voce barbetta o barbetti restasse alterata nell’altra di bariletti o barilotti, atta a crescer fede nell’opinione volgare al disumano racconto che segue.
  108. Così nei Codd.; ma sembrerebbe che dovesse leggersi, pigliano.
  109. Il Cod. Pa., mettella per mettonla.
  110. Le parole tra parentesi mancano per error di copia al solo nostro Testo. Così non molti versi dopo.